THUN, Matteo
THUN (Thunn, Thun-Hohenstein), Matteo. – Nacque a Trento il 28 novembre 1812, figlio unico del conte Leopoldo Ernesto e della contessa bresciana Violante Martinengo Cesaresco. Fu battezzato il 28 gennaio 1813 nella cappella di palazzo Thun, celebrante il cugino Emanuele Maria Thun, vescovo di Trento succeduto nel 1800 a Pietro Vigilio Thun (v. la voce in questo Dizionario), prozio di Matteo.
Benché la carica di vescovo di Trento fosse tuttora in mano alla famiglia Thun, che aveva portato quattro suoi esponenti al soglio vescovile, nei dodici anni trascorsi dalla morte di Pietro Vigilio (1800) tutto era cambiato: il vescovo di Trento aveva perso i poteri temporali a seguito della pace di Lunéville (1801), i privilegi feudali erano stati aboliti dai governi rivoluzionari e il territorio trentino era stato separato dal tradizionale legame con l’area imperiale e collegato politicamente e geograficamente al Regno d’Italia. Il conte Leopoldo Ernesto aveva preso in moglie l’esponente di una delle più consistenti famiglie nobili bresciane, con importanti legami parentali e amicali tra l’aristocrazia lombarda.
Cresciuto tra il castello di Thun, in Valle di Non, e il palazzo di famiglia a Trento, Thun ebbe come precettore il sacerdote Giuseppe Pinamonti e come riferimenti adulti gli esponenti dei circoli colti della città che facevano capo alla contessa Violante, con interessanti estensioni verso la Milano di Andrea Maffei. Risalgono al periodo della formazione anche i legami con i futuri protagonisti della cultura e della politica trentine, come Giovanni a Prato e Antonio Gazzoletti. Un’intensa corrispondenza unì il giovane Thun al coetaneo erudito veronese Giovanni Battista Carlo Giuliari. Il legame spirituale e culturale con la madre e, per suo tramite, con gli ambienti della cultura e della committenza in Italia spinse Thun a intraprendere un ambizioso progetto di rinnovamento del palazzo di famiglia, affidato all’architetto bresciano Rodolfo Vantini e realizzato tra il 1831 e il 1839.
Furono questi anche gli anni della formazione sociale e sentimentale. Nel 1833 trascorse del tempo a Milano e a Torino, frequentando teatri e ambienti colti; nel 1837 si recò a Salisburgo, Vienna e Trieste in compagnia dell’inseparabile cugino Guidobaldo Thun. In questa occasione conobbe la giovane Raimunda Thurn-Hofer Valsassina, per tutti Raimondina, che sposò a Venezia il 22 gennaio 1839 e che morì di parto insieme al figlio due soli anni dopo, il 2 gennaio 1841. La scomparsa della moglie lasciò in eredità a Thun solidi rapporti con la famiglia d’origine, in particolare con la cognata Teresa, moglie di Egon von Hohenlohe, e con il cerchio di amicizie della defunta, che comprendeva gli Spaur di Venezia e le famiglie ducale di Modena e vicereale di Milano.
Il 12 giugno 1843 sposò in seconde nozze Carolina Arsio, appartenente a una famiglia della nobiltà locale, di nove anni più giovane di lui. Fu questa volta un matrimonio duraturo. Carolina sopravvisse al marito e gli diede sei figli: Violante, nata nel 1844, Giovanna (1845), Leopoldo Francesco (1846), Antonia (1849), Maria (1852) e Francesco Augusto (1854). Con Carolina entravano negli orizzonti parentali di Thun altre famiglie e altri ambienti, per lo più locali: gli Arsio e gli a Prato, i Sizzo e i Manci, inoltre i bresciani Fisogni.
I Quaranta furono gli anni dell’ascesa sociale e politica di Thun, che si legò ai circoli liberali e autonomisti attivi in città. Non ci sono notizie certe circa un suo diretto coinvolgimento nel finanziamento della Giovine Italia, come sostenuto dalla storiografia irredentista trentina. È verosimile che il lungo viaggio intrapreso nel 1842 lungo la penisola, con soste a Venezia, Firenze, Roma e Napoli, contribuisse a creare rapporti e aderenze. E certo Thun fece parte dell’Istituto sociale di Trento, con il quale organizzò l’Esposizione di arti, mestieri e prodotti industriali (1846); nel 1847 partecipò al Congresso degli scienziati italiani in Venezia e fu aggregato all’Accademia olimpica di Vicenza; nel 1848 fu aggregato all’Accademia roveretana degli Agiati.
L’8 aprile 1848, subito dopo la dichiarazione di guerra da parte del Piemonte, le autorità austriache disposero l’arresto di Thun insieme ai compagni Gaetano Manci, Giuseppe Festi e Pietro Sizzo, incarcerandolo prima a Trento, quindi a Innsbruck e infine a Salisburgo. La detenzione ebbe durata breve, anche per l’intervento del potente cugino boemo Leo Thun (che sconfessò l’operato del parente); Thun rientrò e seguì da vicino i lavori delle assemblee costituenti di Francoforte e Vienna, attirandosi peraltro le critiche dei deputati trentini più radicali, come Giovanni a Prato, che non condividevano la sua prudenza intorno all’ipotesi di distacco definitivo del Trentino dal Tirolo tedesco e aggregazione al Lombardo Veneto.
Thun visse il decennio del neoassolutismo austriaco sulla falsariga di molti altri reduci, non rinnegando l’ideale e l’impegno, ma declinandoli in una chiave meno politica e più civica. Nel 1851 fu eletto consigliere comunale e nominato corrispondente per Trento della Centralcommission für Baudenkmale di Vienna; entrò in numerose società per lo sviluppo economico del territorio; propugnò la costruzione della ferrovia del Brennero; partecipò ai lavori della locale sezione della Società agraria tirolese, di cui fu anche presidente. Palazzo Thun e Castel Thun furono luogo di ritrovo dei liberali sconfitti, tra i quali Giovanni Prati e Tommaso Gar, che mise mano all’archivio di Castel Thun pubblicandone la prima descrizione a stampa. Rinomati erano gli appuntamenti musicali a palazzo Thun e le iniziative organizzate presso il Teatro Sociale di Trento, del quale la famiglia era fondatrice e sostenitrice.
Il ruolo pubblico e il buon nome di Thun furono macchiati all’inizio degli anni Sessanta da un improvviso e radicale fallimento economico, dovuto non tanto alla sua presunta generosità nei confronti della causa italiana, ma a più ordinarie ragioni, legate a investimenti sbagliati, amministratori corrotti, ingenuità e debolezza di carattere. Si può leggere, nel rapido declino dell’ultimo grande aristocratico di Trento, anche il riflesso del prevalere dei nuovi ceti commerciali sostenuti dalle politiche del neoassolutismo.
Nel 1864 si recò a Vienna per ottenere l’appoggio del Creditanstalt di fronte a creditori sempre più aggressivi; trasferì tutta la famiglia a Padova, ricostruendo nella città veneta la rete di relazioni che stava perdendo a Trento. A Padova combinò il matrimonio della figlia Giovanna con il conte Francesco Galeazzo Ferri e fece studiare i due figli maschi: il maggiore, Leopoldo Francesco, sposò poi l’aristocratica toscana Giulia Gori Pannilini, intraprendendo una carriera nelle prefetture del Regno che avvicinò ulteriormente la famiglia agli ambienti politici e diplomatici italiani.
In Trentino le proprietà Thun conobbero importanti cessioni. Oltre a numerosi masi e terreni, dovettero essere venduti anche beni simbolici per l’identità familiare: i cannoni in bronzo regalati alla famiglia dall’arciduca Ferdinando; metà dell’archivio di castello, ceduto nel 1879 ai cugini di Boemia desiderosi di dare sostanza alle proprie radici aristocratiche; persino il palazzo di Trento, passato nel 1873 al Comune, che ne fece la propria sede.
Le difficoltà non impedirono a Thun di partecipare al dibattito degli anni Settanta e Ottanta, con interventi su temi strategici per la costruzione politica e identitaria del Trentino, quali la storia e la costituzione dei comuni, la feudalità e l’allodializzazione, il bilancio commerciale dell’agricoltura trentina.
L’ultimo quindicennio della sua vita si svolse nel palazzetto di Mezzocorona, a nord di Trento, acquistato anni prima dal padre, in compagnia della moglie e della figlia Maria, rimasta nubile e vera amministratrice dell’azienda familiare negli anni del declino. Vicini ai genitori rimasero anche Antonia, con il marito Roberto Bassetti, e Francesco Augusto, che dopo la laurea in ingegneria a Padova era rientrato in Trentino.
A Mezzocorona Thun morì il 14 gennaio 1892.
Fonti e Bibl.: Trento, Archivio provinciale, Archivio Thun di Castel Thun.
C. Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaiserthums Österreichs, XLV, Wien 1882, p. 45; M. Bellabarba, La famiglia Thun di Castel Thun: note storiche, in Arte e potere dinastico. Le raccolte di Castel Thun dal XVI al XIX secolo, a cura di M. Botteri - L. Dal Prà - E. Mich, Trento 2007, pp. 41-59; E. Rollandini, M. T. e le arti. Le collezioni, il palazzo e il castello attraverso il suo epistolario (1827-1890), Trento 2008.