RAMPOLLINI, Matteo
RAMPOLLINI, Matteo (Mattio). – Fu battezzato a Firenze il 2 giugno 1497 insieme al gemello Romolo. La famiglia apparteneva alla parrocchia di S. Felice in Piazza, ma il padre, Jacopo di Mattio, aveva casa e poderi anche a Castelfiorentino.
Niente è noto dei suoi anni di formazione da musicista e sacerdote.
Il 23 febbraio 1515 il Capitolo di S. Lorenzo lo elesse maestro di canto fermo e figurato per i chierici della chiesa con un salario di 4 lire al mese che gli fu corrisposto fino al giugno successivo. Dalla metà del 1520, e fino alla dismissione della cappella musicale avvenuta nel 1528, il suo nome compare nei libri contabili della cattedrale di S. Maria del Fiore. A più riprese rivestì la funzione di maestro di cappella: dapprima in luogo di Bernardo Pisano, che aveva lasciato Firenze per Roma, e ancora, saltuariamente, fra il 1524 e il 1526, sebbene Philippe Verdelot ricoprisse il medesimo incarico dal 1523. È dunque probabile che i due si alternassero, oppure che si rimpiazzassero a vicenda durante le assenze o nei periodi di sovraccarico lavorativo. Verdelot guidava infatti allo stesso tempo la cappella del battistero di S. Giovanni (smantellata nel giugno del 1527) che, pur formalmente separata e autonoma, di fatto funzionava in osmosi con la cattedrale, spesso condividendone i membri. E infatti quando nel dicembre del 1523 Verdelot si trasferì un paio di mesi a Roma per prendere parte alle cerimonie di insediamento del nuovo pontefice, il fiorentino Clemente VII, a subentrargli temporaneamente in S. Giovanni fu Rampollini. Il quale, nell’agosto del 1526, del battistero fu nominato cantore (in questa circostanza si trova menzionato per la prima volta nei registri come sacerdote), mansione ricoperta pure durante gli ultimi mesi di servizio a S. Maria del Fiore, cui tornò a collaborare almeno un’altra volta, nel 1533, per preparare la musica della settimana santa.
Il 16 novembre 1530 fu eletto cappellano di S. Lorenzo in sostituzione di Bernardo Pisano, che aveva rinunciato alla cappellania l’anno precedente. Rampollini stesso poi la lasciò nel settembre del 1534.
Nel 1539 partecipò, fornendo due madrigali, ai sontuosi festeggiamenti per lo sposalizio di Cosimo de’ Medici, duca di Firenze, con Eleonora di Toledo. Il 6 luglio, a conclusione del banchetto tenuto nel secondo cortile di palazzo Medici, dinanzi agli sposi e agli altri convitati si presentarono diverse figure mitologiche e allegoriche: muse, ninfe e prosopopee di città e fiumi toscani, via via introdotte da un Apollo cantore sulla lira, riverirono gli sposi suonando e intonando versi di Giovan Battista Gelli musicati da Francesco Corteccia, Costanzo Festa, Giampiero Masacone, Baccio Moschini; a Rampollini si devono gli interventi encomiastici delle città di Pisa, Lieta per onorarte, e Pistoia, Ecco la fida ancella, entrambi a 4 voci trattate in maniera omoritmica così da renderne intelligibili le parole (ed. moderna in A Renaissance entertainment, 1968, pp. 180-184, 210-214). Le composizioni eseguite durante l’intero ciclo festivo furono subito stampate a Venezia, da Gardano, con il titolo Musiche fatte nelle nozze dello illustrissimo Duca di Firenze il signor Cosimo de Medici et della illustrissima consorte sua mad. Leonora da Tolleto (ed. facsimile Peer 1984).
Rampollini rese pubblico omaggio al patronato mediceo da cui fin dapprincipio erano dipese le sue sorti professionali dedicando a Cosimo Il primo libro de la musica [...] sopra di alcune canzoni del divin poeta M. Francesco Petrarca (Lione, Jacques Moderne; ed. moderna Music of the Florentine Renaissance, VII, a cura di F.A. D’Accone, in Corpus Mensurabilis Musicae, 32, s.l. 1974), pubblicazione non datata ma collocabile fra il 1540 e la morte dell’autore, che nella dedicatoria si dice ormai agli sgoccioli della vita.
Nella dedica nomina i compositori Josquin, Adrian Willaert e Jachet Berchem che, a suo dire, meglio di lui avrebbero potuto confrontarsi con le «sì alte dolce et musical parole» di Francesco Petrarca. Innovativa la disposizione del volume, costituito da sette canzoni petrarchesche rese come altrettanti cicli madrigalistici. Si tratta di Sì è debile il filo a cui s’attene, Se ’l pensier che mi strugge, Standomi un giorno solo a la fenestra, Solea da la fontana di mia vita, Che debb’io far? che mi consigli, Amore?, Poi che per mio destino e Di pensier in pensier, di monte in monte. In quel torno d’anni singoli cicli di canzoni o d’altre forme metriche articolate, come il sonetto, comparivano sempre più spesso in raccolte madrigalistiche, ma nessuna di esse si fonda interamente su una stessa forma metrica di uno stesso autore, salvo le coeve Cinquanta stanze del Bembo di Jacques du Pont (Venezia, Gardano, 1545). In genere Rampollini inscrive ciascuna canzone entro un’architettura musicale unitaria, sia pur spartita in tanti madrigali quante sono le stanze; e benché ognuno dei 49 madrigali si presenti anche come un’entità in sé conchiusa, specie per il frequente mutare del numero di voci fra l’uno e l’altro, tutti quelli di uno stesso ciclo risultano quasi annodati grazie alle corrispondenze melodiche, ritmiche e modali che li attraversano. Perfino fra madrigali di cicli diversi si riscontrano affinità. È rilevante, per dire, che dalla voce superiore del madrigale di apertura Sì è debile il filo a cui s’attene derivi il soggetto del canone per Canzon, io sento già stancar la penna, segmento conclusivo di Poi che per mio destino. A chiusura del libro c’è un intruso: il madrigale su versi di Pietro Bembo Che giova saettar un che si muore, forse messo lì dallo stampatore per colmare il fascicolo: Rampollini non ne fu l’autore, dato che in altre fonti compare adespoto oppure attribuito a Hubert Naich (Primo libro d’i madrigali de diversi eccellentissimi autori a misura di breve [...] quatuor vocum, Venezia, Gardano, 1542) o a Berchem (La eletta di tutta la musica intitolata corona [...] libro primo, Venezia, de Zorzi, 1569).
D’altronde, all’epoca, le fluttuazioni attributive erano consuete in musica, in ispecie nelle miscellanee. Tanto che uno dei madrigali petrarcheschi di Rampollini, Standomi un giorno solo a la fenestra, è attribuito a Jhan Gero nel Secondo libro de li madrigali [...] a misura di breve [...] a quatro voci (Venezia, Gardano, 1543) e a Jacques Arcadelt nelle ristampe della stessa raccolta (1549 e 1552). Pure incerta la paternità di un altro madrigale tramandato in una miscellanea, Per inospiti boschi, versi di Lodovico Martelli: adesposto nel citato Primo libro [...] a misura di breve del 1542 (ed. moderna: The anthologies of black-note madrigals, a cura di D. Harrán, in Corpus Mensurabilis Musicae, 73, I, prima parte, n. 2, Neuhausen-Stuttgart 1978), ascritto invece a Hubert Naich nella riedizione del 1543, a Costanzo Festa in quella del 1546 e a Rampollini in quella del 1547.
Press’a poco in questi anni Cosimo Bartoli fornì del musicista un giudizio lusinghiero nei Ragionamenti accademici: «nel comporre et nel rimettere ancora è valoroso, presto et accorto» (Venezia, Francesco de Franceschi, 1567, cc. 36v-37r; Haar, 1988, pp. 55 s.).
Le ultime notizie su Rampollini, «cantore», datano al 1552: risultava residente nel quartiere di S. Croce, in un’abitazione acquistata cinque anni prima. Con lui alloggiava il fratello minore Giovanbattista (detto Squitti), anch’egli prete e musicista, che fu maestro dei figli di Cosimo I e, nei primi anni Cinquanta, musico privato del duca.
Morì a Firenze il 23 dicembre 1553.
Altre fonti a stampa: 4 madrigali (di cui 2 non editi prima: Basciami vita mia sì dolcemente e Qual sarà mai sì miserabil canto) in Il primo libro delle Muse, a tre voci, Venezia, Scotto 1562; 2 madrigali in Della scelta di madrigali de piu eccellenti autori de’ nostri tempi a tre voci. Libro primo, Firenze, Marescotti, 1582. Un Laudate Dominum de caelis manoscritto è conservato nell’Archivio del Duomo di Pistoia, ms.215, cc. 82v-91r.
Fonti e Bibl.: C. Bartoli, Ragionamenti accademici, Venezia, Francesco de Franceschi, 1567, cc. 36v-37r; P. Mini, Difesa della città di Firenze et de i Fiorentini, Lione, Tinghi, 1577, p. 180; M. Poccianti, Catalogus scriptorum Florentinorum omnis generis, Firenze, Giunta, 1589, p. 125; G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, p. 408; R. Eitner, Biographisch-bibliographisches Quellen-Lexikon der Musiker und Musikgelehrten, VIII, Leipzig 1903, p. 125; C. Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, II, Milano 1929, p. 339; A. Einstein, The Italian madrigal, Princeton 1949, I, pp. 135, 288 s., II, p. 840; M. Fabbri, La vita e l’ignota opera-prima di Francesco Corteccia musicista italiano del Rinascimento, in Chigiana, s. 2, XXII (1965), pp. 187, 194 s.; Id., Una preziosa raccolta di musica sacra cinquecentesca: il “Codice 215” dell’Archivio del Duomo di Pistoia, in Collectanea Historiae Musicae, IV, a cura di M. Fabbri, Firenze 1966, p. 109; A Renaissance entertainment. Festivities for the marriage of Cosimo I, duke of Florence, in 1539, a cura di A.C. Minor - B. Mitchell, Columbia (Mo.) 1968, pp. 51, 57, 60, 180-184, 210-214; S.F. Pogue, Jacques Moderne: Lyons music printer of the sixteenth century, Genève 1969, pp. 26, 44, 59 s., 62, 94, 206, 213-218; F.A. D’Accone, The musical chapels at the Florentine cathedral and baptistry during the first half of the 16th century, in Journal of the American musicological Society, XXIV (1971), pp. 17 s., 20 s.; H.W. Kaufmann, Music for a noble Florentine wedding (1539), in Words and music: the scholar’s view, a cura di L. Berman, Cambridge (Mass.) 1972, pp. 171, 173; F.A. D’Accone, M. R. and his Petrarchan canzoni cycles, in Musica Disciplina, XXVII (1973), pp. 65-106; J. Haar, Cosimo Bartolin on music, in Early music history, VIII (1988), pp. 55 s., 61 s.; Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti. Le biografie, VI, Torino 1988, pp. 228 s.; A.C. Minor, R., M., in The new Grove dictionary of music and musicians, XX, London-New York 2001, pp. 814 s.; F.A. D’Accone, R., M., in Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIII, Kassel 2005, coll. 1260 s.; F. Piperno, «Sì alte, dolce e musical parole». Petrarca, il petrarchismo musicale e la committenza madrigalistica nel Cinquecento, in Petrarca in musica, a cura di A. Chegai - C. Luzzi, Lucca 2005, pp. 237, 330, 337 s., 341-343, 346.