PONZONE, Matteo
PONZONE (Ponzoni), Matteo. – Nacque a Venezia, nella parrocchia di San Moisè, il 3 novembre 1583. Era figlio di Claudio, un cappellaio di origini cremonesi, e di Agnesina Negro.
Prima della scoperta dell’atto di battesimo (Moretti, 1986), si riteneva che egli fosse nativo di Arbe (l’odierna Rab, in Croazia). Questa notizia figura per la prima volta in un passo di Francesco Scannelli (1657, p. 266), dove Ponzone è definito «dalmatino», per essere poi ripresa da Antonio Maria Zanetti (1733, p. 82), che gli attribuì anche il titolo di cavaliere, benché senza alcun riscontro. Il malinteso sulla sua provenienza ha forse avuto origine dal lungo soggiorno in Dalmazia e dai legami di parentela (da parte di madre) con importanti famiglie dalmate. Fu infatti nipote di Marcantonio De Dominis, noto fisico e matematico di Arbe, che resse l’arcidiocesi di Spalato fino al 1615, quando subentrò Sforza Ponzone, fratello di Matteo (Prijatelj, 1970, p. 11).
Poco è dato sapere sui suoi inizi, ma è certo che svolse l’apprendistato nella bottega di Sante Paranda, secondo quanto assicura Carlo Ridolfi (1648, p. 273) e come certifica una sua testimonianza del 1627 resa in favore di Francesco Peranda, figlio dell’artista (Moretti, 1986). Sempre a detta di Ridolfi (1648, p. 274), egli affiancò il maestro a Mirandola nella reggia del duca Alessandro di Pico. L’informazione concorda con una lettera, datata 1609, con la quale il duca concesse a Peranda di recarsi a Modena (Pallucchini, 1981, p. 86). A dispetto di quanto registrò Marco Boschini nel 1675 (L. Procacci - U. Procacci, 1965, p. 100), sembra invece improbabile un suo discepolato presso Palma il Giovane, con il quale aveva lavorato al cantiere di Mirandola.
Rientrato a Venezia verso il 1611, si mise in proprio, aprendo bottega nella contrada di Santa Marina.
La sua iscrizione ai registri della fraglia dei pittori, tra il 1613 e il 1633, attesta la raggiunta condizione di maestro autonomo (Favaro, 1975, p. 150). Se ne ha riprova da un documento del 1620, in cui «Mattheus quondam Claudii Ponzoni, Venetus, pictor, de confinio Sanctae Marinae» fu chiamato a deporre sullo stato libero di un suo allievo, impiegato come garzone «per il spatio di anni sette» (Moretti, 1986).
Le opere ascrivibili con certezza al periodo giovanile di Ponzone sono piuttosto scarse. Tra le sue primizie è da considerare la pala con S. Giorgio che uccide il drago tra i ss. Girolamo e Clemente, eseguita per la chiesa veneziana di S. Giovanni del Tempio. L’opera è datata al 1615 da Rodolfo Pallucchini (1981, p. 86) ed è oggi visibile nella chiesa veneziana di S. Maria dell’Orto (in deposito dalle Gallerie dell’Accademia). Non si hanno tuttavia testimonianze sicure prima del 1617, anno in cui Ponzone consegnò due pitture per il Duomo di Cividale: la prima raffigura la Madonna con il Bambino e i ss. Giovanni Evangelista, Nicola e Zeno, mentre la seconda le Ss. Caterina, Veronica, Dorotea, Elisabetta e Agata (Marioni - Mutinelli, 1958, p. 281).
I suoi primi lavori rivelano un’educazione pittorica eclettica, improntata al gusto tardomanierista di ascendenza tintorettesco-veronesiana. Se la carriera di Ponzone esordì in piena continuità con la lezione di Sante Peranda, si svolse comunque sul solco tracciato da Palma il Giovane, che non a caso è indicato come uno dei suoi modelli di riferimento.
Questo è evidente, ad esempio, nelle due pale di Visinada (Vižinada, Croazia), con la Presentazione di Gesù al Tempio e la Madonna del Rosario. In queste opere, da poco restituite al suo pennello con una datazione al terzo decennio, si riconosce la matrice palmesca declinata secondo l’accezione fornita da Peranda, sia nella tavolozza sia nella gestualità dei personaggi (Kudiš Buric, 2003).
Da un documento reso noto da Emanuele Antonio Cicogna, il 9 maggio 1622 Ponzone si impegnò a realizzare dodici quadri con «li ritratti del Beato Nicolò Giustiniano, et s. Gerardo et li dieci principi di Venetia fatti nostri monaci» (Cicogna, 1834, p. 350). Probabilmente si tratta dei quadri oggi esposti nella cappella Morosini (detta anche della Natività) presso la Madonna dell’Orto, a Venezia.
Verso il 1629 licenziò due grandi tele per la chiesa di S. Teonisto a Treviso con l’Adorazione dei Magi e l’Annunciazione, confluite in seguito nel locale Museo civico.
Prima del 1631 prese parte al ciclo pittorico per palazzo Mocenigo con Zaniberti, Padovanino e Matteo Ingoli. A Ponzone furono commissionati, in particolare, i due teleri che rievocano gli episodi della Conquista di Zara e dell’Ambasceria turca a Tommaso Mocenigo (Ivanoff, 1965).
Forse su invito del fratello Sforza, allora arcivescovo di Spalato, dopo il 1633 egli si trasferì per circa un decennio in Dalmazia; un soggiorno cui corrispose una fase abbastanza prolifica dal punto di vista artistico. Secondo Kruno Prijatelj (1974), Ponzone nel 1632 era ancora a Venezia quando stava lavorando a un ciclo di tele per il Duomo della città spalatina; in esse sono raffigurati sei santi e due papi, cui si aggiungono otto Storie dell’Eucarestia (Spalato, Duomo).
Nel 1635 si trovava a Spalato, dove partecipò come testimone al battesimo del nobile Paolo Kavanjin (Cavagnini), fratello del poeta Girolamo, come precisato da Prijatelj (1970, p. 12).
Al convento francescano di Sebenico, nel 1638, inviò due tele di argomento sacro: la prima con i Ss. Antonio di Padova e Chiara e la seconda con i Ss. Agostino e Stefano. Sempre a Ponzone è riconducibile un’altra pittura nella stessa chiesa, con i Ss. Francesco e Girolamo (Prijatelj, 1966). Questo periodo è del resto segnato da una ricca serie di pale d’altare, seppure condotte in termini prosaici e stringati, talora con accenti rustici, per assecondare esigenze devozionali più provinciali. Tra queste si ricorda il Miracolo di Soriano per il convento dei domenicani di Curzola (Korčula), mentre un’opera con lo stesso soggetto fu consegnata alla chiesa di Bua (Čiovo), dove di Ponzone si conserva anche una Madonna del Rosario (Prijatelj, 1966). Dall’altare maggiore della chiesa benedettina di S. Michele a Traù (Trogir) proviene invece la tela contenente S. Michele con i ss. Benedetto e Giovanni Battista, assegnata al pittore in tempi recenti (Tomić, 2001).
Con la morte improvvisa del fratello vescovo, nel 1640, egli interruppe la decorazione del Duomo spalatino, dove era impegnato a dipingere alcune Storie di s. Doimo. Nel 1641 era ancora in Dalmazia, ma di lì a poco sarebbe tornato a Venezia, senza però perdere i contatti con quei luoghi. Al 1655 risale infatti una ricevuta in cui è registrato il compenso destinato al pittore per una pala d’altare (ora perduta) nella chiesa di S. Francesco a Sebenico.
Ripresa l’attività in laguna, si dedicò a numerose commissioni, di carattere sia sacro sia profano, tra le quali si annoverano: la Vergine che appare a s. Giorgio (Praglia, Abbazia); Ester davanti ad Assuero (Rovigo, Pinacoteca del Seminario); la Visita del doge a S. Giacometto di Rialto e Lo sbarco del doge a S. Vio (Venezia, Palazzo ducale); la Circoncisione (Piazzola, Villa Camerini).
Come si evince dal contratto di allogazione, pubblicato da Cicogna, il 24 gennaio 1648 gli venne richiesto «un quadro di San Giorgio di altezza et larghezza come l’altare dove va posto ch’è il terzo a man sinistra dopo l’altar della Madonna, conforme al disegno […] ampliando l’historia di San Giorgio con bella e vaga forma» (Cicogna, 1853, p. 831). Il documento si riferisce evidentemente alla pala che si trova tuttora nella chiesa di S. Giorgio Maggiore a Venezia.
Nonostante la fedeltà indiscussa alla tradizione veneziana, in questo torno di anni si assiste a una progressiva maturazione del suo stile che, da un fare genericamente palmesco, evolve verso un cromatismo più vibrante, per l’effetto di una tavolozza schiarita e una pennellata di macchia che accentuano il carattere dinamico delle sue composizioni (Pallucchini, 1981).
In questa congiuntura artistica sono da collocare due quadri per la città di Padova: uno, destinato al Duomo, rappresenta la Sacra Famiglia con s. Giovannino; mentre l’altro, una Madonna con s. Francesco che intercede per le anime del Purgatorio (1652), è custodita nella chiesa del Santo.
Della sua attività di ritrattista rimangono oggi pochi numeri: degni di nota sono il ritratto di Elena Pesaro, datato 1649 (Venezia, collezione privata) e quello di Carlo Ridolfi (San Pietroburgo, Ermitage), dipinto alla fine del quinto decennio (Savvateev, 2008), dove emerge chiaramente il suo interesse per l’espressività del volto piuttosto che per la resa del dettaglio.
La data precisa della morte non è conosciuta, ma è da situare tra il 1663, quando Giustiniano Martinioni lo definì «pittor vecchio e classico» (1663, p. 22) e il 1675, anno in cui è citato come defunto (L. Procacci - U. Procacci, 1965, p. 100).
Carlo Ridolfi gli tributò parole di sincero apprezzamento, lodando specialmente due opere oggi perdute: l’Incontro di Gioacchino e Anna alla porta del tempio, allora nella chiesa dei Crociferi, e un Miracolo della Vergine, già presso S. Maria Maggiore (Ridolfi, 1648, 1924, p. 274). Boschini, invece, lo indicò come il custode della scuola veneziana, ovvero il «vaso, che mantien el grato odor / Dela maniera grave Veneziana; / El so posto è la sedia soprana, / E dela giostra l’e ’l mantegnidor» (1660, 1966, p. 525).
Sotto il profilo critico egli ha goduto in seguito di alterne fortune, anche a causa di un catalogo di livello non sempre omogeneo. In effetti la sua opera pittorica, il cui giudizio era condizionato da quello su Palma il Giovane, è stata recuperata solo in tempi relativamente recenti.
È ricordato, inoltre, per essere stato maestro di alcuni validi pittori, che in diversi momenti frequentarono la sua bottega; tra questi figurano i nomi di Andrea Celesti, Antonio Zanchi, Giovanni Carboncino e Pietro Negri (L. Procacci - U. Procacci, 1965, p. 100).
Fonti e Bibl.: C. Ridolfi, Le maraviglie dell’arte (1648), a cura di D.F. von Hadeln, II, Berlin 1924, pp. 273 s.; F. Scannelli, Il microcosmo della pittura, Cesena 1657, p. 266; M. Boschini, La Carta del navegar pitoresco (1660), a cura di A. Pallucchini, Venezia-Roma 1966, p. 525; G. Martinioni, Quinto Catalogo de gli pittori di nome, che al presente viuono in Venetia, in F. Sansovino - G. Martinioni, Venetia città nobilissima et singolare [...] con aggiunta di tutte le cose notabili [...], Venetia 1663, p. 22 (aggiunta); M. Boschini, Le minere della pittura veneziana, Venezia 1664, passim; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, IV, Venezia 1834, p. 350, VI, Venezia 1853, p. 831.
A.M. Zanetti, Descrizione di tutte le pubbliche pitture della città di Venezia, Venezia 1733, passim; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, II, Bassano 1795-1796, p. 154; F. Stelè, P., M., in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXVII, Leipzig 1933, p. 255; G. Marioni - C. Mutinelli, Guida storico-artistica di Cividale, Udine 1958, p. 281; N. Ivanoff, Su M. P. e Girolamo Pilotti, in Arte figurativa antica e moderna, VII (1959), 4, pp. 21-23; L. Menegazzi, Due dipinti di M. P., in Emporium, LXVI (1960), 7, pp. 18-21; R. Pallucchini, Contributi alla pittura veneziana del Seicento, in Arte veneta, XVI (1962), pp. 121-137; N. Ivanoff, Un ignoto fregio del Seicento con i fasti di Tommaso Mocenigo, ibid., XIX (1965), pp. 157-161; L. Procacci - U. Procacci, Il carteggio di Marco Boschini con il cardinale Leopoldo de’ Medici, in Saggi e memorie di storia dell’arte, IV (1965), pp. 85-114; K. Prijatelj, Le opere di M. P. in Dalmazia, in Arte veneta, XX (1966), pp. 147-156; C. Donzelli - G.M. Pilo, I pittori del Seicento veneto, Firenze 1967, pp. 336-338 (con bibl.); C. Fiskovic, Prilog životopisu i djelu Slikara Ponzonija (Contributo alla biografia e alle opere del pittore P.), in Mogućnosti, XV (1968), 3, pp. 350-354; K. Prijatelj, Matej Ponzoni-Pončun, Split 1970; Id., Un ciclo di dipinti di M. P. nel Duomo di Split, in Arte veneta, XXVIII (1974), pp. 255-258; E. Favaro, L’arte dei pittori in Venezia e i suoi statuti, Firenze 1975, p. 150; K. Prijatelj, Ancora quattro schede per il Ponzoni, in Arte veneta, XXX (1976), pp. 176-179; R. Pallucchini, La pittura veneziana del Seicento, I, Milano 1981, pp. 86 s.; B. Suida Manning, Palma Giovane and M. P. in New York private collections, in Notizie da Palazzo Albani, XII (1983), 1-2, pp. 170-175; L. Moretti, Nuovi documenti sul Ponzone e sul Forabosco, in Arte veneta, XL (1986), p. 224; M. Monticelli, P., M., in La pittura in Italia. Il Seicento, II, Milano 1989, pp. 848 s.; Dai depositi delle Gallerie dell’Accademia, II, Filippo Zaniberti, M. P.: due storie di Tommaso Mocenigo (catal.), a cura di G. Nepi Scirè, Venezia 1996; R. Tomić, Nova zapazanja o Mateju Ponzoniju-Poncunu (Nuove osservazioni su M. P.), in Peristil. Zbornik radova za povijest umjetnosti, XLIV (2001), pp. 75-80; N. Kudiš Buric, Due pale d’altare dalla parrocchiale di San Girolamo a Visinada, in Arte in Friuli, arte a Trieste, XXI-XXII (2003), pp. 119-124; S.K. Savvateev, ‘Portret Karlo Ridolfi’ Matteo Ponconi v sobranii Ėrmitaža (Il ritratto di Carlo Ridolfi di M. P. nelle collezioni dell’Ermitage), in Soobščenija Gosudarstvennogo Ermitaža, LXVI (2008), pp. 93-98; R. Tomić, Nuovi dipinti e alcuni spunti per M. P., in AFAT, XXXII (2013), pp. 181-188.