PAGANO, Matteo
– Di questo incisore su legno, stampatore ed editore del XVI secolo si conosce il nome del padre, Pietro, mentre restano ignoti data e luogo di nascita: le poche notizie che si possiedono su di lui non offrono conferme documentarie agli estremi cronologici del 1515 e del 1588, talora addotti (Shirley, 2009, p. 32).
Gli inizi della sua attività sono incerti. Pare condivisibile l’ipotesi (Lotz, 1933, pp. 126-128) che individua in Pagano l’illustratore di parecchie edizioni veneziane (tra cui la Bibbia di Antonio Brucioli, Venezia, Giunti, 1532), di cui Essling (1907-14) ha elencato i numerosi monogrammi. È tuttavia dubbio che la serie sia riferibile a un’unica persona: dopo la prima attestazione («Mateo da Trevixo», su di un legno della Chiromantia di A. Corvo, Venezia 1520) occorre attendere undici anni prima delle seguenti, che si succedono, in forme diverse, fino al 1538 (e ancora nel 1549 e 1554), prive però di qualificazioni geografiche, per cui l'origine trevigiana di Pagano resta aleatoria. Le sigle successive al 1531 dovrebbero riferirsi con maggiore sicurezza a Pagano, data la presenza di una di esse («M†P») nel fregio ornamentale presente sul frontespizio di alcuni libri da lui stampati (Giardineto amoroso, 1557; Opera... nella quale si contiene un bel giuoco de primiera, 1558; Salvaor, Pronostico alla villota sopra le putane, 1558). Ulteriore elemento è il lavoro svolto da Pagano sui Modelbücher o libri di ricami (per esempio il Convivio delle belle donne, Venezia, N. Zoppino, 1532), di cui fu il maggior produttore in Italia. È dunque rilevante quanto Pagano afferma nella dedica di uno di questi (Ornamento de le belle et virtudiose donne, da lui stampato nel 1543), ricordando la propria passione per il disegno («già molt’anni, et quasi dalla mia prima fanciulezza delettandomi di questa muta poesia, che è il disegno»): il connubio tra capacità grafiche e intaglio è dato importante per uno stampatore attivo nel settore cartografico.
Dalla segnalazione sui Testamenta virorum dell’Archivio di Stato di Venezia si apprende che il 24 novembre 1554 Pagano aveva depositato testamento (oggi non rinvenibile) presso il notaio Pietro Contarini. In un atto del 1535 (testamento di Marietta di Grigi) si presenta come «intaiador»: l’attestazione precede di tre anni i suoi primi lavori in proprio (carte di Creta e Cipro) e conferma che a quella data lavorava per conto d’altri. Anni dopo, nel testamento di Giovanni Antonio Benalio, del 1550, si qualificò «libraro»: scelta che dimostra una valutazione positiva del mutamento di status. Nulla può dirsi, tuttavia, in merito ai risultati economici di un impegno professionale dalla durata trentennale; di certo, l’assenza del suo nome sulle redecime del 1537, 1566, 1581 pare escludere che detenesse proprietà immobiliari.
Pagano è noto soprattutto per le sue carte geografiche: con Giovanni Andrea Vavassore, detto Guadagnino, proseguì l’opera silografica dei fiorentini Francesco Rosselli e Luca Antonio Degli Uberti e dell’istriano Pietro Coppo, contribuendo all’eccellenza della produzione cartografica veneziana prima dell'inizio, verso il 1555, della stagione dell’incisione su rame. Poiché le carte pervenuteci sollevano più di un problema e sono solo ciò che resta di un insieme certamente più vasto, questo aspetto della sua produzione è di ardua valutazione. Pagano non fu cartografo nel senso tecnico del termine: ricorse alla copia di prodotti già disponibili sul mercato o cercò la collaborazione con cartografi di vaglia come Giovan Domenico Zorzi da Modone e Giacomo Gastaldi, forse incentivati, a loro volta, a ricorrere alla sua abilità di intagliatore. Il maggior merito di Pagano fu la sua padronanza del processo tecnico: il che si tradusse da un lato nella realizzazione di carte su molti fogli e di grande effetto; dall’altra comportò il definirsi di uno stile, evidente nella logica compositiva delle carte migliori, dove la rappresentazione si propone come chiara sintesi razionale dello spazio raffigurato.
Le carte attribuibili con certezza a Pagano sono 21. Metà di esse è datata: 1) Il vero disegno di tutta la isola de Candia, «adi 24 luio 1538» (carta assai rozza per Almagià, 1939B, che l'assegna agli inizi della carriera); 2) la stessa, riedita nel 1558 (Ratti, 1979); 3) Isola de Cipro, 1538; 4) Vera descriptio totius Europae..., carta di Zorzi, del 1545; 5) La vera descrittione di tutta la Ungheria, Transilvania, Valachia..., opera di Gastaldi, del 1546; 6) La vera descrizione de la gran città del Caiero del 1549, disegnata da Zorzi in base agli elementi forniti da Guillaume Postel; 7) Il Piamonte..., di Gastaldi, del 1555; 8) Britanniae insulae... descriptio, del 1555, copia della carta di George Lily del 1546; 9) Hispania brevis descriptio..., del 1558, seconda edizione della carta di Vincenzo Paletino da Curzola (Vinko Paletin), pubblicata a Venezia nel 1551 e protetta da un privilegio di dieci anni che Pagano non rispettò, tralasciando forse per questo ogni indicazione di autore e stampatore, salvo la marca; 10) Venetia, pianta prospettica della città, pervenutaci nella ristampa (1567) di Francesco di Tommaso da Salò, recante la data dell’originale: 1559.
Altre nove carte sono prive di data: 11) La vera descriptione de tuto el Piamonte, databile al 1538; 12) Il vero ritrato dela cita de Algeri, attribuibile al 1541 (Tibor, 1992); 13) Descriptio Palestinae nova, riproduzione della carta di Wolfgang Wissenburg del 1537-38 databile agli anni Quaranta; 14) Venezia, pianta prospettica più piccola della n. 10, tra 1559 e 1563; 15) Dell’Universale. L’Universale orbe della terra..., carta di Gastaldi del 1546, in cui l’America è unita all’Asia: la copia di Pagano è databile tra 1548 e 1552/53 (Caraci, 1936, p. 133); 16) Chorographia Tusciae, riduzione della carta di Girolamo Bellarmato del 1536, stampata negli anni Cinquanta; 17) Nova et verissima totius Germaniae descriptio, da una carta perduta di Heinrich Zell, anch’essa degli anni Cinquanta; 18) Perfetta et vera descrittione... del Mare Adriatico, riduzione di un’analoga carta di Vavassore del 1539; Pagano la stampò forse nel 1558, assieme con quello che potrebbe essere il testo di accompagnamento: Portolano. Opera nova qual narra tutte le isole, Terre, Città, Castelli, Porti... cominciando a Venetia, andando per la Schiavonia fino a Corfù, la Grecia, la Morea, Arcipelago... con tutto il Levante; 19) Tuto el contado di Zara e Sebenicho, di autore ignoto, senza data.
A Pagano va poi attribuito 20) il «mappamondo di fogli dodici grandi reali», per cui il 18 agosto 1561 ottenne privilegio di stampa quindecennale dal Senato veneziano. Lo stesso anno pubblicò un’operetta di Gastaldi, L’Universale descrittione del mondo, ristampata l’anno seguente in italiano e in latino, in cui per la prima volta l'autore sosteneva la separazione di America e Asia: pare dunque ovvio attribuire a Gastaldi anche il mappamondo. Nel 1939 fu scoperto nella British Library un planisfero in nove fogli, datato 1561: la Cosmographia universalis et exactissima... Privo di indicazione dello stampatore, è attibuito a Gastaldi e «ad alcuni altri espertissimi cosmografi» in una legenda; la presenza dello stretto di Anian tra America e Asia riflette le concezioni esposte da Gastaldi nell’opuscolo di accompagnamento, ma per vari motivi, e soprattutto per la presenza di un’enorme terra incognita australe, mai concepita dal piemontese, Roberto Almagià (1939A) giudicò l’opera una contraffazione e perduto il planisfero originale: conclusione ancor oggi sottoscrivibile. L’ultima carta attribuibile a Pagano sarebbe 21) la Illyria segnalata a Weimar e non più rintracciabile (Shirley, 2009, p. 38 n. 21).
Altre 11 carte sono state attribuite a Pagano senza le necessarie cautele filologiche. La prima è un Universale di Zorzi, la cui pubblicazione a Venezia nel 1545 con la carta d’Europa (n. 4) è attestata da fonte coeva attendibile (Simler 1555, c. 62r: «Ioannes Dominicus Methonaeus mappas aliquot geographicas confecit, Europam et universalem, impressas Venetiis anno D. 1545»), ma la responsabilità certa di Pagano per l’Europa non può, in assenza di altri elementi, trasferirsi all’altra carta. Andrà del pari sospesa l’attribuzione della carta di Corfù, proposta da Tooley (1939) sulla base della sigla «P. S.» (sciolta come «P[agano] S[tampato]»), mai usata da Pagano. Discorso analogo va fatto per le silografie del I e III volume delle Navigationi di Giovan Battista Ramusio (Venezia 1550 e 1556), che Woodward (1996, p. 34) e Shirley (2009, p. 39, nn. 24-31) attribuirono a Pagano su una base puramente ipotetica. Infine, l’attribuzione a Zorzi e a Pagano (Destombes, 1973) della grande veduta di Gerusalemme del 1546, oggi perduta, si scontra con la dubbia identificazione (Bier 1937) tra il cartografo Giovan Domenico Zorzi da Modone e il pittore Domenico Dalle Greche, menzionato in una tarda (1569) edizione praghese della veduta.
Per un laboratorio come quello di Pagano era naturale la stampa di silografie dedicate a eventi o personaggi noti. Quanto resta di questa produzione occasionale si caratterizza per pulizia del tratto e plastica leggibilità: è il caso dei ritratti di papa Paolo III (Vienna, Albertina); di Solimano (ispirato certamente al ritratto di scuola tizianesca oggi a Innsbruck, castello di Ambras) e della sua favorita «Roxelana» (Londra, British Museum). Altri prodotti documentano la tendenza a cimentarsi con soggetti di maggiore difficoltà: è il caso di un’altra incisione conservata al British Museum, la Vittoria del Canaletto, provveditore della armata, dedicata allo scontro tra le galere veneziane di Girolamo Canal e i corsari musulmani, nel novembre 1533, ma pubblicata da Pagano più tardi, assieme con due opuscoli, pure senza data, dal titolo analogo: Vittoria del Canaletto, provedador de l’armata venitiana contra fra Philippo... e Vittoria del Canaletto, proveditor dell’Armata venetiana, contra il Moro d’Alessandria. Ancora, una sua rara incisione contiene la più antica istruzione per suonare il liuto (Sparr, 1987). La più nota tra le stampe di Pagano (British Library), realizzata tra 1556 e 1561 a partire da disegno d’autore ignoto, illustra uno dei momenti topici del rituale civico veneziano, la processione dogale.
Pagano si dedicò anche alla fusione di medaglie: è lui infatti il «Matthæus a Fide» nominato nelle ultime volontà di Tommaso Giannotti Rangoni come autore di alcune delle medaglie recanti l’effigie del testatore, che per i tipi di Pagano pubblicò due operette, ossia Mali Galeci sanandi... (1545) e Come l’huomo può vivere più de CXX anni (1556). Due delle tre medaglie attribuite a Pagano sono prive di data, ma riconducibili al 1560; la terza è del 1562.
L’attività di Pagano si dispiegò intensamente anche nell'ambito della produzione libraria. Chi scrive ha censito 158 edizioni realizzate tra 1542 e 1563, di cui tre sole latine, tendenti a concentrarsi – 76 edizioni sulle 109 datate – tra 1550 e 1558. Sede dell’attività la bottega «in Frezzaria», cioè il luogo della città, tra S. Marco e Rialto, dove erano concentrati i librai, «a l’insegna della Fede». La marca tipografica più usata da Pagano è appunto una Fede in figura femminile, seduta o in cammino, distinta da calice e croce, con o senza il motto «Senza di me l’huom fassi a dio ribello». L’insegna non protesse Pagano dai rigori della Controriforma: il 20 agosto 1558 fu convocato, con il collega Zuan de la Speranza, di fronte ai Savi all’eresia «per haver contrafatto ale lege in far stampar cose prohibite senza expressa licentia», ossia non meglio specificate «Istorie et altre opere». I due confessarono, chiedendo perdono «ex causa ignorantie» e pagando una multa di tre ducati a testa.
Il catalogo di Pagano si connota per la forte vocazione commerciale. È composto per un terzo di stampe popolari, spesso prive di data o di indicazioni tipografiche, talora abbellite da modeste silografie. I testi poetici, con pochi nomi di spicco (Ludovico Ariosto, Luigi Tansillo), coprono un altro terzo. Una ventina di edizioni propongono prose di vario genere: vi si incontrano i titoli più corposi, dal Decameron al Guerin Meschino, ma anche libri di viaggio come Marco Polo e Ludovico Varthema. Un ultimo segmento della produzione a stampa (8 titoli per 30 edizioni in totale), riguarda opere di grande specializzazione, i Modelbücher, a cui Pagano si dedicò per l’intero arco della propria attività. Le loro silografie esibiscono modelli di ricami e merletti di grande effetto, a uso delle «belle, et virtudiose donne», cui Pagano dedica anche un sonetto (nel Giardineto novo di punti tagliati et gropposi..., sette edizioni tra 1542 e 1558).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Savi all’Eresia (Santo Ufficio), Processi, b. 14, fasc. 1 (1551-58), cc. n.n.; Notarile, Testamenti, Girolamo Canal, b. 190, test. 465 (Marietta di Grigi, 30 gennaio 1535); Ibid., Agostino Pellestrina, b. 768, test. 203 (Giovanni Antonio Benalio, 2 giugno 1550); I. Simler, Appendix Bibliothecae C. Gesneri, Tiguri, Ch. Froscoverum, 1555, cc. 62r, 82v; J.D. Passavant, Le peintre graveur, VI, Leipzig 1864, p. 243; Prince d’Essling, Les livres à figures vénitiens, Firenze-Paris 1907-14, nn. 147, 1787 e III, pp. 249 s.; G. Caraci, Note critiche, in Rivista geografica italiana, XLIII (1936), pp. 120-137, 202-237; E. Bier, Unbekannte Arbeiten des Domenico delle Greche, in Maso Finiguerra, II (1937), pp. 207-218; R. Almagià, Monumenta Italiae Cartographica, Firenze 1929, pp. 16, 20, 27, 74; A. Lotz, Bibliographie der Modelbücher, Leipzig 1933, ad ind.; R. Almagià, Intorno a un grande mappamondo perduto di G. Gastaldi (1561), in La Bibliofilia, XLI (1939), pp. 259-266; Id., La carta dei paesi danubiani..., Città del Vaticano 1939, pp. 5, 10-12; Id., Monumenta cartographica Vaticana, II, Città del Vaticano 1948, pp. 24 s., 38, 51, 108, 115-120; III, Città del Vaticano 1952, pp. 17, 67; R.V. Tooley, Maps in Italian Atlases..., in Imago Mundi, III (1939), nn. 6, 162, 172, 179, 448, 565; L. Bagrow, M. P., Jenkintown 1940; G.H. Beans, Some notes from the Tall Tree Library, in Imago Mundi, V (1948), pp. 72 s.; VI (1949), pp. 31-33; A. Codazzi, Una descrizione del Cairo di G. Postel, in Studi in onore di C. Manaresi, Milano 1954, pp. 169-206; J. Schulz, The printed plans and panoramic views of Venice, Firenze 1970, ad ind.; Tiziano e la silografia veneziana del Cinquecento, a cura di M. Muraro - D. Rosand, Vicenza 1976, pp. 147 s.; M. Destombes, La grande carte d’Europe de Z.D. Zorzi (1545) et l’activité cartographique de M. P. à Venise de 1538 à 1565, in Id., Contributions sélectionnés à l’histoire de la cartographie, a cura di G. Schilder et al., Utrecht-Paris 1987, pp. 443-459; A. Ratti, Le carte geografiche di Candia del Museo Civico Correr, in Bollettino dei Musei civici veneziani, XXIV (1979), p. 89 e tav. 54; A. Del Col, Il controllo della stampa a Venezia e i processi di A. Brucioli (1548-1559), in Critica storica, XVII (1980), pp. 457-510; R.W. Shirley, The mapping of the world, London, 1984, nn. 89, 107; G. Zappella, Le marche dei tipografi e degli editori, Milano 1986, ad ind.; K. Sparr, An unknown and unique broadside lute instruction, in The Lute, XXVII (1987), pp. 30-34; S. Tibor, Hazánk elsó ismert nyomtatott haditerképének... (Esame della prima carta militare a stampa nota dell’Ungheria...), in Cartographica Hungarica, I (1992), pp. 6-19 e tav. 9; R.W. Karrow Jr., Mapmakers of the Sixteenth century and their maps, Chicago 1993, ad ind.; D. Woodward, Maps as prints in the Italian Renaissance, London 1996, ad ind.; R.W. Shirley, Something old, something new from Paris and Nancy, in Journal of the International Map Collectors’ Society, XVII (1996), pp. 32-36; Id., M. P.’s Map of the British Isles, 1555, ibid., XVIII (1997), pp. 29-31; G. Toderi - F. Vannel, Le medaglie italiane, I, Firenze 2000, nn. 692-694; M. Bury, The print in Italy, 1550-1620, London 2001, pp. 170, 183 s.; S. Urbini, Libri di modelli, in La collezione Gandini, a cura di Th. Schoenholzer Nichols - I. Silvestri, Modena 2002, pp. 41-54; L. Lago, Imago Italiae, Trieste 2002, pp. 315, 322; N. Warner, The true description of Cairo, London 2006, ad ind.; R.W. Karrow Jr., The Italian Map Trade, 1480-1650, in History of Cartography, III, 1, Chicago-London 2007, pp. 773-803; R.W. Shirley, Vavassore & Pagano, in Journal of the International Map Collectors’ Society, XXX (2009), pp. 31-39.