CANONICI, Matteo Luigi
Nato a Venezia il 5 ag. 1727 da Andrea e da Margherita Rossi, compì i suoi primi studi a Bologna, donde la famiglia era originaria e dove - entrato giovanissimo (15 ott. 1743) nella Compagnia di Gesù (provincia veneta) - frequentò i due anni della prima e seconda probazione sotto la guida di Antonio Massarini. A Piacenza nel 1746 studiò retorica, avendo come maestri Leonardo Cominelli e Vincenzo Piombini, e in questa città pronunciò i primi voti religiosi; trasferitosi poi a Ferrara, in quel collegio gesuitico insegnò, negli anni 1746-47 e 1747-48, umane lettere e grammatica; alla fine del 1748 passò nel collegio di S . Lucia a Bologna per studiarvi filosofia con Lelio Antonio Arrighi, Cesare Calini ed Enrico de Sarego e per continuarvi l'insegnamento di grammatica: insegnò successivamente a Parma per due anni (1751-52 e 1752-53) umanità e nei due anni successivi (1753-54 e 1754-55) retorica nel collegio di S. Rocco. Dal 1755 al 1759 seguì poi, con dichiarato profitto, i corsi di teologia e di morale tenuti, nello stesso collegio di S. Rocco, da Scipione Sereno, Licurgo Orti, Giacomo Felice Vecchi, Marino Cabrini, Camillo Calini e Bartolomeo Camuccio.
Ordinato sacerdote nel 1757, fece l'anno della terza probazione a Busseto (1759-60) e ritornò quindi a Parma col titolo di Academicus, cioèdirettore degli studi, nel convitto dei nobili, nel quale tenne l'incarico fino al 1767, avendo reso quasi subito, il 2 febb. 1761, la professione solenne dei quattro voti nella chiesa di S. Rocco: e nel collegio di S. Rocco si trasferì durante l'anno scolastico 1767-68. Le relazioni che strinse in questi anni a Parma con uomini di grande erudizione e cultura gli valsero la successione al Bettinelli nell'Accademia degli Scelti, che aveva sede nello stesso convitto dei nobili, e l'amicizia del duca.
In questo periodo il C. compose in esametri due poemetti latini sulla musica, da lui stesso recitati a Parma, rimasti manoscritti e ora irreperiti, di mediocre levatura, come sembra di poter arguire dal prudente elogio del Moschini (II, p. 71), e le due sole opere a stampa che di lui si conoscano, pubblicate entrambe a Parma dal Carmignani rispettivamente nel 1760 e nel 1761, le Proposizioni storico-critiche intorno alla vita dell'imperatore Costantino sostenute da Vincenzo Cigola bresciano e le Notizie storico-critiche concernenti all'arte degli antichi negli assedi e nella difesa delle piazze,pubblicate e difese dal conte Francesco Trotti padovano, brevi scritti accademici, anch'essi di scarso merito (forse tesi stese per un collegiale, secondo il giudizio del Morelli). Di una terza operetta, Descriptio collectionis iconum aere incisarum D. Comitis I. Durazzo (1784, in-4º), dà indicazione il Sommervogel, senza peraltro citare né il luogo di stampa né il nome dello stampatore, ma non se ne reperiscono oggi esemplari.
La biografia bodleiana, più oltre citata, riporta che la sua "indole amabile e la soavità del carattere" non solo "obbligava[no] gli animi" dei suoi giovani allievi del collegio, ma anche quelli dei loro genitori e parenti, i quali, risaputo "il genio del p. Matteo Luigi per la storia e le antichità, anche per attestargli gratitudine per l'amore alla lor prole, incominciarono a regalarlo, chi di medaglie antiche, e chi delle storie migliori e statuti delle città d'Italia"; e così "invogliatosi egli... di ampliare e perfezionare questa raccolta, vi pose uno studio svisceratissimo, non lasciando via intentata per condurla a fine, consultando col carteggio non li nostri solamente, ma la massima parte dei letterati d'Italia, valendosi del favore delle principali nobili famiglie e dei ministri della corte parmense" (c. 52r, cit. in Merolle, p. 11).
Il nome del C. è soprattutto raccomandato alle cospicue raccolte che, composte in tempi successivi e orientate in diverse direzioni documentarie, egli andò riunendo presso di sé e a propria esclusiva cura. Prime, in ordine di tempo, quella degli statuti e delle storie di tutte le città italiane e quella numismatica: l'una divenuta celebre in breve tempo, l'altra che finì per contare oltre diecimila monete, che fu apprezzata da Jean-Jacques Barthélemy, antiquario del re di Francia, nel viaggio ch'egli fece in Italia fra il 1755 e il 1757: ambedue passate poi, con la soppressione della Compagnia nel ducato di Parma (7 febbr. 1767), nella Biblioteca e nel Museo parmensi.
Il C. ebbe successivamente un modesto incarico nel collegio di S. Lucia a Bologna, dove rimase fino alla soppressione della Compagnia (1773), e dove aveva riunito una scelta collezione di dipinti d'argomento sacro (Dandolo), ceduta poi, con grande suo rincrescimento, per gli esagerati scrupoli di Iacopo Belgrado, superiore di quel collegio (al quale sembrò che il possesso di una simile galleria, anche prescindendo dalla sua tematica, male si addicesse all'umiltà della condizione religiosa), a un principe romano, che è da identificare forse in un componente della famiglia Chigi.
Divenuto prete secolare, il C. si trasferì nello stesso 1773 a Venezia, dove elesse stabile dimora e dove poi sempre rimase, con la sola eccezione di poche assenze dovute a saltuari incarichi e di brevi seppur non infrequenti viaggi, intrapresi per l'incremento delle proprie raccolte.
A Venezia, nel periodo in cui si cedevano a condizioni vantaggiose per gli acquirenti grandi tesori e intere raccolte di ogni genere, affrancatosi da ogni altro impegno, considerevolmente dotato di beni di fortuna, sfruttando le molte relazioni che aveva in ogni luogo, il C. poté dedicare all'incremento delle proprie collezioni tutto il tempo disponibile e ogni migliore energia. Del suo dimorare a Venezia divenne sempre più soddisfatto: nel 1778 scriveva al Paciaudi: "sono in un mare in cui può pescarsi assai"; vent'anni dopo, in una lettera al Masnago, osservava che la città "è troppo bel paese per aver buoni incontri: i più lunghi viaggi non mi fruttano tanto quanto un mese o due di questo soggiorno" (cit. in Merolle, p. 18).
Nella sua casa veneziana di S. Beneto il C. riunì in gran copia e con scelta oculata antiche monete e medaglie (la cui collezione divenne presto assai più ricca di quella che aveva lasciato a Parma, e fu considerevolmente accresciuta con l'acquisto di molti pezzi che erano già appartenuti al duca di Modena), crocefissi, avori, bronzetti, vari oggetti di diverso antiquariato e pietre intagliate e cammei che continuamente scambiava per l'acquisizione di codici e di libri rari.
La raccolta di gran lunga più importante, alla quale è oggi quasi esclusivamente legata la memoria del C., è quella dei codici manoscritti e dei libri a stampa preziosi o rari che costituirono la sua biblioteca. Dopo che della personale biblioteca, come s'è detto, aveva dovuto lasciare a Parma un primo nucleo, il C. ne ricostituì una nuova a Venezia, destinata ad assumere rapidamente ben maggiori dimensioni e pregio: frutto di pazienti ricerche in Italia e all'estero, a Vienna, a Bruxelles, a Pietroburgo, a Costantinopoli e pressoché dappertutto (nel 1778 scriveva al De Rossi: "in mille luoghi ho amici interessati per me") e anche di fortunate combinazioni e di abili contrattazioni - come si ricava dalla maggior parte delle sue lettere - che lo tennero occupato, con alterne fasi di soddisfazione e di scoraggiamento (Merolle) ma con costante tenacia, per tutto il resto della sua esistenza. Dagli appunti del Morelli si apprende ch'essa era ricca di circa duemila libri a stampa di varia età e diverso pregio, per lo più ricoperti di legature pregiate, "libri d'erudizione, di filologia, di storia, spezialmente d'Italia, e simili, più per farne uso che per altro", di oltre quattromila codici manoscritti, la maggior parte dei secoli XIV e XV, dei quali moltissimi miniati di classici greci, latini e italiani, di opere orientali, di testi biblici e liturgici, e tutta una sezione di cronache, relazioni e miscellanee di documenti spettanti alla storia di Venezia, e della copiosissima collezione di circa tremila edizioni bibliche (Bibbie intere e singole parti, traduzioni, opere di interpreti e filologi) in quarantotto lingue, che doveva essere davvero quale il possessore si era augurato che divenisse, "degna di un sovrano". Nello stesso '78 aveva scritto da Venezia a G. B. De Rossi: "in 48 lingue si trova tutta o parte della Bibbia; orbene io voglio averla in tutte codeste lingue, e di ciascuna voglio tutte le più pregevoli edizioni, o per un titolo o per un altro; in questa raccolta voglio abbiano luogo tutte le Bibbie figurate, o sia la sacra scrittura tutta rappresentata in rami" (cit. in Merolle, p. 26). Il C. poneva tali sue raccolte, che formarono l'ammirazione di molti forestieri di passaggio per la città, a disposizione degli studiosi, ma fu sempre estraneo a lui ogni senso di vanteria, anche per evitare di suscitare o incrementare l'invidia di concorrenti. Fu in corrispondenza con i maggiori eruditi, raccoglitori bibliofili e bibliotecari del tempo, tra cui l'Affò, l'Assemani, il Bandini, il Benaglio, A. M. D'Elci, G. B. De Rossi, C. M. Masnago, A. Mazza, il Morelli, il Paciaudi, il Tiraboschi.
Nel 1798, chiamato a succedere all'Affò nella direzione della Biblioteca Palatina di Parma, il C. accettò l'incarico con riluttanza, ma già l'anno dopo chiese di esserne esonerato, rimanendo però come bibliotecario ad interim sino alla fine del 1803.
Morì a Treviso nel settembre del1805(Moschini), quasi certamente nei primi giorni del mese.
Nella preziosa biblioteca del C. confluì una parte rilevante della collezione di codici già appartenuti al senatore veneziano Iacopo Soranzo, in numero di oltre 1400: alcuni di questi sono studiati nell'art. di J. B. Mitchell, [Bernardo] Trevisan and Soranzo: some Canonici manuscripts from two Eighteenth-Century Venetian collections, in The Bodleian Library Record, VIII (1969), 3, pp. 125-35, mentre alcuni, già appartenuti al C., sono studiati nella Bibliotheca manuscripta graeca et latina di Iacopo Morelli (Bassano 1802).
Alla raccolta si riferiscono alcuni appunti di Iacopo Morelli, prefetto della Biblioteca di S. Marco, il cui originale è andato perduto, ma che ci sono stati conservati in una copia di mano del Cicogna (Venezia, Bibl. del Civico Museo Correr, ms. Cicogna 3018. XII), utilizzati di H. Wellesley nella sua prefazione al catalogo del Mortara, più oltre cit. V. anche: W. D. Macray, Annals of the Bodleian Library, Oxford 1890, pp. 299-301. Essa fu dispersa pochi anni dopo la morte del Canonici. I manoscritti, dei quali non fu mai compilato un catalogo, trasmigrarono quasi al completo, in due riprese, verso la Gran Bretagna; 1639 formano ora il fondo Canoniciano della Bodleian Library di Oxford, e sono elencati, i greci e i latini, nella terza parte dell'opera di H. Coxe, Catalogi codicum manuscriptorum Bibliothecae Bodleianae (Oxonii 1854) e gli italiani nella successiva opera di A. Mortara, Catalogo dei manoscritti italiani che sotto la denominazione di codici Canoniciani italici si conservano nella Biblioteca Bodleiana di Oxford (Oxonii 1864); dei rimanenti, dopo una prima dispersione, 829 passarono nella biblioteca del canonico Walter Sneyd, che andò all'asta nel 1903 (cfr. il Catalogue of a selected portion of the Library of valuable and choice illuminated and other manuscripts and rare early printed books... which will be sold by auction by Sotheby,Wilkinson & Hodge... on Wednesday,the 16th day of December 1903..., e Saibanti and Canonici manuscripts. A catalogue of a singulary rare collection of manuscripts... The whole... were brought to this country by the abbé Celotti and are sold by Mr. Sotheby... on Monday 26th of February 1821, London 1821, e ora: A. N. L. Munby, Connoisseurs and Medieval Miniatures 1750-1850, Oxford 1972, pp. 109-12), di quelli veneti sicuramente appartenuti al C., sei sono descritti nel censimento di C. Foligno, Codici di materia veneta nelle bibl. inglesi, in Nuovo Archivio veneto, n. s., X (1905), XV (1910). Alcuni altri, infine, tornarono più recentemente in Italia e in Germania, donde in gran parte partirono alla volta della Gran Bretagna e degli Stati Uniti; ventisette, ora conservati in biblioteche pubbliche fiorentine, ne identifica e descrive la Merolle (pp. 59-136).
I libri a stampa furono subito ceduti dagli eredi al libraio Adolfo Cesare; il loro elenco, con esclusione delle Bibbie e certamente incompleto, andrebbe recuperato all'interno del Catalogo di libri antichi e moderni di varie materie e in diverse lingue che trovansi vendibili in pochi esemplari nel negozio di Adolfo Cesare in Venezia (Venezia 1812).
Fonti e Bibl.: Scarni dati biografici, riportati nel ms. Canon. Ital. 302 della Bodleian Library di Oxford (cc. 51-54) e nei cataloghi triennali dell'Archivum Romanum Societatis Iesu (Ven. 58, 59, 60, 61 e 62), sono stati riuniti e studiati nel documentatissimo volume di I. Merolle, L'abate M. L. C. e la sua biblioteca, Roma-Firenze 1958, pp. 8-22 (con ampia bibl. alle pp. 6-8), e qui utilizzati.
Delle lettere autografe superstiti del C. la più parte è di carattere erudito e si riferisce alle raccolte. Oltre trecento si conservano a Modena nella Biblioteca Estense (Autografoteca Campori), ottantatré alla Palatina di Parma (ms. a L. 8. 14, ms. 431 nuovo catal. e Carteggi Affò,Cancellieri,De Rossi,Mazza,Paciaudi), sessantanove nella British Library (ms. Add. 26059), ventiquattro nella Civica di Bassano (Epist. Remondini 1525-1535 ed Epist. Trivellini 1995-2007), venticinque a Bologna, nella Biblioteca dell'Archiginnasio (Collez.Autogr. XIII 3918-3936; B. 162, 207; B. 201, 18-22) e tre in quella Universitaria (Ms. Ital. 1295 [2119]); altre si conservano nella Biblioteca Oliveriana di Pesaro (ms. 230), nella Universiteitsbibliotheek di Amsterdam (Raccolta Diederichs)e nell'Arch. Segreto Vaticano (Fondo Garampi), una delle quali (277) è pubblicata da G. Mercati, Per la storia dei manoscritti greci di Genova,di varie badie basiliane d'Italia e di Patmo, Città del Vaticano 1935, pp. 216 s. Notizie biobibliografiche sono inoltre in: G. A. Moschini, Della letter. venez. del sec. XVIII fino a' giorni nostri, II, Venezia 1806, pp. 71-73; G. Dandolo, La caduta della Repubblica di Venezia ed i suoi ultimi cinquant'anni…, Venezia 1855, pp. 226 ss.; F. Odorici, Mem. stor. d. Nazionale Biblioteca di Parma, parte III, in Atti e mem. della R. Deputaz. di st. patria per le provv. modenesi e parmensi, III (1865), pp. 397-404; C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, II, Bruxelles-Paris 1891, coll. 688 s.; C. Frati, Dizionario bio-bibliografico dei bibliotecari e bibliofili italiani dal sec. XIV al XIX…, Firenze 1933, pp. 134 ss.