GRIFFONI, Matteo
Nacque a Bologna il 23 giugno 1351 da Guiduccio di Matteo, morto nel 1362, e da Zanna di Matteo "de Crescenciis", morta nel 1392. La sua era un'importante famiglia di antica tradizione cittadina, destinata ad accedere al patriziato urbano bolognese.
Il G. ebbe quattro mogli e oltre venti figli, scomparsi quasi tutti in minore età. Nel 1371 sposò una certa Franceschina di Giovanni che doveva essere già morta verso il 1380. Da questa data le informazioni sulla storia domestica del G. diventano più ricche e precise, poiché intorno a quegli anni egli intraprese la stesura di un libro di ricordanze da cui risulta che nel 1384 sposò Elena di Antonio Codecà; poco dopo la morte di quest'ultima, il 4 ott. 1402 si unì in matrimonio con Lucia di Giacomo Bianchetti; a breve distanza dalla scomparsa di Lucia, nel 1419, prese in moglie Cilla Zambeccari che lo abbandonò dopo meno di due anni di convivenza. Nelle sue note di storia domestica il G. segnò la data di nascita dei numerosi figli legittimi e di due illegittimi, tutti nati dopo il 1384 (mancano di conseguenza indicazioni dei figli che forse ebbe da Franceschina): di questi solamente due - Floriano e Ludovico - sopravvissero al padre.
A quanto pare, già nel 1366 il G. ricevette l'investitura notarile e di certo nel 1369 - quindi a soli 18 anni - ricoprì l'ufficio di notaio dei Memoriali (Arch. di Stato di Bologna, Ufficio dei memoriali, vol. 287, dove si sottoscrisse solo Matteo di Guido, ma il signum rivela che si tratta proprio del G.), incarico che ricoprì ancora negli anni 1377, 1381 e 1393, mentre, durante il 1382, fu notaio delle Provvisioni, delle Riformagioni e degli Anziani e Consoli. Nel 1385 il G. fece parte del Consiglio dei quattrocento: dopo questa data la sua presenza nelle istituzioni bolognesi non è più legata al solo ruolo di scrittore della documentazione - fatte salve due parentesi: nel 1392 notaio delle Riformagioni e nel 1393 notaio dei Memoriali (oltre all'incarico di sovrastante alla Camera degli atti, cioè di archivista del Comune di Bologna, ricoperto dal 1405) - ma a magistrature sempre più prestigiose. Da scrittore della documentazione il G. divenne magistrato e, grazie agli uffici ricoperti, si trovò sovente in primo piano nella vita pubblica bolognese. Tra il 1385 e il 1386 fu vicario a San Giovanni in Persiceto; nel 1389 fu per la prima volta degli Anziani (ricoprì questa carica anche durante gli anni 1394, 1401, 1402 e 1403); nel 1397 fu nominato podestà di Imola; nel 1398 fu nominato gonfaloniere di Giustizia; nel 1408 e nel 1412 fece parte del Consiglio privato del legato pontificio, cardinale Baldassarre Cossa (poi antipapa Giovanni XXIII); nel 1412 ricoprì l'incarico di difensore dell'Avere; fu riformatore dello statuto del Popolo nel 1416 e nel 1422 sindaco.
Dal 1391, anno in cui fu inviato a Padova e a Imola, il G. partecipò a numerose ambascerie: nel 1393 era a Perugia presso Bonifacio IX; nel 1399 a Firenze; nel 1411 a Ferrara dove entrò in contatto con gli Estensi dai quali fu nominato cittadino di Ferrara nel 1416.
Accanto all'attività negli uffici bolognesi il G. svolse anche la libera professione di notaio - si conservano due suoi quaderni di imbreviature per il 1371 e per il 1378, ma ancora nel 1399 era impegnato a rogare per i privati - e, nel 1387, ricoprì l'incarico di correttore della società dei notai, la principale magistratura dell'arte.
Va infine segnalato il legame del G. con le istituzioni ecclesiastiche di Bologna. In questo campo egli accostò all'attività di scrittore della documentazione - dal 1373 fu notaio della curia vescovile di Bologna, per cui rogava ancora nel 1378 - l'impegno ricoperto in qualità di patrono e benefattore di enti religiosi: i Griffoni erano patroni della chiesa di S. Nicolò di Villola e dell'ospedale di S. Bernardo; il G. venne nominato patrono delle chiese degli Apostoli di Lame, di S. Maria in Baratino e di S. Maria in Calmosco.
Il G. era legato anche al convento di S. Francesco della Pugliola di Bologna, dove fu sepolto dopo la morte sopravvenuta il 3 luglio 1426.
Le numerose informazioni sulla vita del G. che compaiono negli archivi bolognesi possono essere integrate ricorrendo a due testi composti dal G.; si tratta di opere dal carattere assai diverso: la prima - il Registro - è costituita da una raccolta di regesti di documenti intercalati da note di storia domestica; l'altra - il Memoriale - è una cronaca di Bologna dove, accanto a molte notizie sulle principali casate bolognesi, compaiono numerose informazioni sul G. e la sua famiglia.
Il Registro (Arch. di Stato di Bologna, Archivio Fantuzzi - Ceretoli, b. 160) non costituisce un codice vero e proprio, poiché i fascicoli che lo compongono non furono rilegati. Il dossier si apre con alcune carte scritte in momenti diversi in cui sono raccolte brevi note di storia bolognese, un rudimentale albero genealogico della famiglia Griffoni, una tavola pasquale e un elenco di libri venduti dal G. nel 1411 (edito dal Sorbelli a p. XVII della ristampa muratoriana del Memoriale). La struttura portante del Registro è costituita da una serie di regesti - conservati su carte sciolte numerate dallo stesso G. - che testimoniano l'attività economica del notaio: in questa sorta di cartulario domestico il G. inserì alcune notizie relative alla propria famiglia e qualche rara informazione sui principali avvenimenti pubblici bolognesi. Non è possibile individuare con precisione l'anno d'inizio della compilazione poiché le prime dieci carte - che accolgono già qualche nota autobiografica accanto a regesti relativi al periodo 1361-79 e attestano l'attività del G. dal 1363 - sono sciolte, mentre i fascicoli completi coprono gli anni dal 1380 al 1425. Tuttavia un dato rivela come il G. abbia tenuto questo cartulario nel corso di molti anni: quando, nel 1384, nacque Gaspare, il suo primo figlio, egli stese una lunga nota sulla quale ritornò l'anno dopo scrivendo vicino al nome la parola "primus": nel 1385 era infatti nato il suo secondogenito e nel ricordarlo il notaio aveva segnato vicino al nome la parola "secundus", scritta con lo stesso inchiostro dell'aggiunta alla rubrica del primogenito. Di conseguenza nel 1384 egli stava già prendendo le sue note e dalle caratteristiche dei fascicoli, in cui è possibile riconoscere continui interventi, sembra che vi lavorasse da un certo numero di anni, probabilmente dal 1380. Infine dai rimandi che si leggono in alcuni regesti risulta che il G. era solito tenere, accanto a questo cartulario, altri strumenti analoghi di uno dei quali sono rimaste alcune carte conservate insieme con quelle che costituiscono il Registro.
Mentre l'opera di registrazione di note di storia domestica e di contratti continuava, intorno al 1411 il G. compilò il Memoriale historicum de rebus Bononiensium (edito da L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., XVIII, Mediolani 1731, coll. 105-234 e poi da L. Frati, Prefazione di A. Sorbelli, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., XVIII, 2, Città di Castello 1902). Esaminando il codice autografo (Bologna, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, Mss., B.1250) si vede come sino a quella data il testo sia stato copiato in modo uniforme, senza aggiunte e con poche correzioni dedicate in primo luogo a una più precisa disposizione cronologica degli avvenimenti registrati, mentre dopo quell'anno i fascicoli del manoscritto hanno l'aspetto di aggiunte.
Poiché l'autografo è in parte mutilo, il Frati integrò il Memoriale ricorrendo alla testimonianza di Matteo Griffoni iuniore, riproponendo alcune note aggiunte all'autografo della Cronaca Villola che molto probabilmente erano state desunte dall'opera del G., e riproducendo una pagina della Villola vera e propria. Queste piccole integrazioni non modificano la struttura del Memoriale che si presenta come una sintesi delle vicende bolognesi introdotta da alcune brevi note di storia universale tratte dal Chronicon di Martino Polono. Dopo poche informazioni sul XII secolo, il Memoriale assume maggiore consistenza per il Duecento - soprattutto dagli anni Trenta - e riserva particolare rilievo al XIV secolo e al primo quarto del XV, mantenendo sempre la struttura annalistica e accogliendo numerose note di storia domestica relative alla famiglia Griffoni. Anche se in un'opera di questo taglio i dati a disposizione del cronista tendono a dilatare le sezioni dedicate agli anni più recenti, quando maggiore diventa la quantità delle informazioni, lungo tutto il corso del suo svolgimento il Memoriale mantiene una forma sintetica senza che la materia prenda mai la mano al cronista, il quale continuò a stendere solo brevi note, soffermandosi con maggiore larghezza di informazioni solo su avvenimenti di effettivo rilievo. L'opera sembra quindi compilata con il programmato intento di affidare alla scrittura solo la memoria di alcuni fatti, come se il cronista avesse inteso procedere a una selezione e non mirasse alla completezza.
Tra gli argomenti cui è riservato rilievo maggiore vanno annoverate le vicende relative alle casate bolognesi: il G. non intese scrivere una sorta di storia delle famiglie urbane sul tipo di quella composta dal padovano Giovanni da Nono, non si soffermò quindi su tentativi monografici né andò alla ricerca delle origini delle principali casate cittadine, ma, coerentemente con lo schema annalistico adottato, raccolse molte informazioni relative a numerosi singoli personaggi o a particolari avvenimenti di grande rilievo, quali la stipulazione delle paci che ponevano fine a scontri interni. Di conseguenza spesso nel Memoriale l'attenzione per la storia cittadina si è concretata nella stesura di brevi episodi centrati sulla figura di qualche esponente delle casate eminenti; inoltre l'attenzione alla storia delle principali famiglie aumenta quando cresce l'interesse rivolto alla storia interna della città, il quale a sua volta sale in coincidenza coi momenti in cui Bologna godette di una più larga autonomia politica.
Le vicende delle principali famiglie bolognesi sembrano mettere in ombra la storia delle istituzioni urbane. Pur essendo l'opera di un notaio lungamente partecipe alla vita politica di Bologna, il Memoriale non riporta alcuna notizia di dibattiti avvenuti nei Consigli cittadini poiché agli occhi del cronista erano altri i luoghi dello scontro politico, che si svolgeva nelle manifestazioni di piazza e nelle congiure dei palazzi aristocratici. Quando decise di riportare notizie sulle vicende istituzionali, il G. seppe essere preciso, come lo furono sempre in simili circostanze i notai-cronisti, ma al contrario dei suoi colleghi duecenteschi egli relegò tali interessi ai margini della narrazione. Anche la storia del notariato bolognese, che pochi anni dopo la stesura della cronaca del G. divenne oggetto di approfondite ricerche da parte di alcuni notai cittadini, è trascurata nel Memoriale dove, per esempio, non si menziona Rolandino Passeggeri che pure fu importante uomo pubblico nella Bologna della seconda metà del Duecento.
La stessa tradizione testuale del Memoriale allontana l'esperienza storiografica del G. dalle istituzioni di governo per inserirla nell'orbita della cultura storiografica e della tradizione documentaria propria del patriziato cittadino. Mentre scriveva il G. era l'archivista del Comune: ebbene, non solo tralasciò di ricorrere alle carte che gli erano affidate per trovare nuovi fatti da inserire nel Memoriale, ma nemmeno tentò di dare maggiore autorevolezza alla cronaca legandola alla credibilità che poteva derivare dall'ufficio ricoperto dall'autore. Pur essendo opera di un magistrato cittadino, il Memoriale rimase una scrittura interamente privata e come tale fu conservata dalla famiglia del G., dove trovò anche un continuatore nel Cinquecento.
Il medesimo taglio narrativo utilizzato per riportare la vicenda delle principali casate cittadine è riproposto nell'esposizione del passato familiare del cronista. Nel Memoriale il G. raccolse molte informazioni su un gran numero di Griffoni, risalendo a fatti del XII secolo, ma in quelle note egli non mirò a ricostruire la storia della propria casata: seppe far risaltare l'ormai consolidato prestigio di cui la sua famiglia godeva a Bologna da molti decenni, ma non provò a ordinare in un racconto elaborato la storia dei suoi antenati, né ritenne di ricorrere ai documenti della famiglia per ricostruire i legami di parentela tra i vari Griffoni che compaiono nello scritto.
L'ampio ambito cronologico di storia cittadina coperto in dettaglio dal Memoriale implica la disponibilità di cospicue fonti narrative. Dal confronto tra i testi si evince però che il G. non conobbe la cronaca di Bologna compilata nella seconda metà del Trecento da Pietro e Floriano Villola: di conseguenza, considerando l'esile tradizione di memorie storiografiche bolognesi conservate per il periodo precedente alla metà del Trecento, bisogna rassegnarsi ad ammettere che la sua fonte principale è perduta. Tuttavia proprio il raffronto tra il Memoriale e la Cronaca Villola rivela la presenza di una fonte comune dai tratti riconoscibili, utilizzata anche per integrare la Chronica circularis del modenese Bonifacio da Morano: si tratta di una ricostruzione del passato bolognese che dal XII secolo giungeva all'inizio del Trecento, probabilmente al 1315, anno in cui è possibile registrare nello scritto di Pietro Villola una netta frattura, indizio dell'interruzione della sua fonte di riferimento.
Resta ancora da stabilire l'eventuale dipendenza del Memoriale dalla perduta cronaca del notaio Giacomo Bianchetti. A suggerire la possibile derivazione di almeno una parte della cronaca del G. dallo scritto di Giacomo contribuiscono in primo luogo numerosi elementi della vita dei due notai: nel 1402 il G. aveva sposato Lucia, figlia del Bianchetti, e alla morte del suocero, nel 1405, ne aveva ereditato sia l'ufficio di archivista del Comune, sia i beni e l'archivio privato: è dunque lecito supporre che anche la cronaca del Bianchetti fosse giunta nelle mani del Griffoni. Certo egli non si presenta quale continuatore di Giacomo e probabilmente non si limitò a copiarne il testo ma lo rimaneggiò, come era solito rivisitare le note che dal Registro passarono al Memoriale. Un indizio di questo rapporto potrebbe essere costituito dalle numerose note dedicate al Bianchetti ospitate nel Memoriale, dove la sua figura ricevette un rilievo tale da essere seconda solo a quella del G. e di Giacomo Griffoni: né il suo ruolo nella vita pubblica bolognese, né il suo legame di parentela col G. sembrano giustificare un simile riguardo.
Il Memoriale è conservato da un solo codice medievale, tuttavia l'opera godette di una certa fortuna: nel Quattrocento la utilizzarono Giacomo Ronco e Raffaele Primaticci; inoltre, come la Cronaca Villola, confluì in una codificazione storiografica del passato bolognese che circolò in numerosi manoscritti alle soglie dell'Età moderna, la così detta Cronaca Rampona. I passaggi che portarono alla raccolta delle compilazioni del G. e dei Villola in un nuovo testo non sono ancora stati chiariti. Un momento intermedio sembra coincidere con l'opera del francescano Bartolomeo della Pugliola, una scrittura dalla tradizione testuale ingarbugliata che non si è conservata indipendentemente, ma giunge solo come sezione della Cronaca Rampona. In un passo della sua cronaca inserito alla fine della sezione dedicata al 1394, ma scritto dopo il 1405, Bartolomeo della Pugliola dichiarò di fondarsi sulla Cronaca Villola e sullo scritto del Bianchetti. Ciò indusse gli studiosi a ritenere che la parte rimanente fosse da considerare interamente opera originale di Bartolomeo, tuttavia dal confronto tra la cronaca del francescano e quella del G. risulta che dal 1395 al 1401 il Pugliola dipende integralmente dal G. e che il francescano continuò ad attingere saltuariamente al Memoriale fino al 1416. Il debito della Cronaca Pugliola nei confronti dello scritto del G. trova conferma qualora si ripercorra l'intera Pugliola - Rampona per verificare l'uso del Memoriale come fonte sia per il periodo posteriore alle pagine fondate sulla Villola - ovvero per gli anni dal 1381 al 1394 - sia per la sezione più antica. Un confronto sinottico che prenda in esame contemporaneamente la Cronaca Pugliola, l'opera dei Villola, sua fonte certa, e il Memoriale consente di individuare un costante anche se raro ricorso all'opera del G. lungo tutto l'arco dell'impegno storiografico tradizionalmente attribuito a Bartolomeo.
Bartolomeo morì tra il 1422 e il 1425, il G. nel 1426: resta da chiedersi quando il frate poté leggere l'opera del G. e se in effetti l'abbia veramente conosciuta magari poco dopo il 1416 (anno in cui ha termine la dipendenza della Cronaca Pugliola dal Memoriale) grazie agli stretti legami tra il G. e il convento di S. Francesco della Pugliola. Contro l'ipotesi di un debito diretto dello scritto di Bartolomeo dal Memoriale è stato postulato l'intervento di due compilatori appartenenti alla famiglia Ramponi. Secondo questa interpretazione l'opera originale del francescano - sebbene compilata all'inizio del XV secolo - sarebbe giunta solo al 1394; qualche anno dopo la cronaca sarebbe stata rimaneggiata e portata al 1432 da Pietro Ramponi (1385-1443), il quale avrebbe potuto disporre per il suo lavoro sia del Memoriale, sia della Villola; infine, nell'ultimo scorcio del Quattrocento, Ludovico Ramponi avrebbe ripreso le carte di Pietro, suo zio, per procedere alla stesura della sintesi nota come Cronaca Rampona.
Accanto al Memoriale e al Registro il G. compilò anche una breve raccolta di note che coprono gli anni dal 1274 al 1423, intitolate dal Sorbelli (che ne ha curato l'edizione in appendice alla ristampa muratoriana del Memoriale, pp. 113 s.) Compendio storico bolognese: si tratta di un gruppetto di annotazioni, ora conservate insieme al Registro, accomunate principalmente dal fatto di ricordare avvenimenti tristi, scritte in un limitato spazio di tempo quando il notaio era ormai vecchio e desunte dallo spoglio del Memoriale e del Registro. Esse riguardano alcune espulsioni di fazioni cittadine bolognesi, le instaurazioni di governi signorili (Pepoli, Visconti, legati pontifici e Bentivoglio), alcuni avvenimenti luttuosi della vita privata del G., numerose esecuzioni capitali e qualche pestilenza.
La produzione letteraria del G. comprende anche un certo numero di opere in versi sia in latino sia in volgare di argomento lirico (edite in A. Sorbelli, Poesie di Matteo Griffoni cronista bolognese tratte di su gli autografi, in Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, s. 3, XIX [1901], pp. 417-449, e in Epistolario di Pellegrino Zambeccari, a cura di L. Frati, Roma 1929, pp. 272 s.) in cui compaiono espressioni analoghe a quelle presenti in un intermezzo autobiografico di tono novellistico inserito nel Memoriale (pp. 19, 39-71).
Fonti e Bibl.: A. Sorbelli, Le croniche bolognesi del sec. XIV. Studio, Bologna 1900, passim; Arch. di Stato di Bologna, Gli uffici economici e finanziari del Comune dal XII al XV secolo, a cura di G. Orlandelli, Roma 1954, p. 26; Id., Riformagioni e provvigioni del Comune di Bologna dal 1248 al 1400, inventario a cura di B. Neppi, Roma 1961, pp. 249 s., 260 s., 291, 293, 316; G. Orlandelli, La supplica a Taddeo Pepoli, Bologna 1962, pp. 28 s.; Bianchetti, Giacomo, in Diz. biogr. degli Italiani, X, Roma 1968, p. 49; G. Ortalli, Notariato e storiografia in Bologna nei secoli XIII-XVI, in Notariato medievale bolognese, Roma 1977, II, pp. 165 s.; A. Vasina, G. M., in Repertorio della cronachistica emiliano-romagnola (secc. IX-XV), Roma 1991, pp. 145-148; Memoria urbis, I, Censimento delle cronache bolognesi del Medioevo e del Rinascimento, a cura di L. Quaquarelli, San Giovanni in Persiceto 1993, pp. 125-127; M. Zabbia, La memoria domestica nella cronachisticanotariledel Trecento, in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, LXXVIII (1998), pp. 134-138; Id., I notai e la cronachisticacittadina italiana nel Trecento, Roma 1999, pp. 145-171; Giovanni, Cronaca di Bologna (1443-1452), a cura di A. Antonelli - R. Pedrini, Bologna 2000, pp. 25-54; M. Zabbia, Bartolomeo della Pugliola, M. G. e Giacomo Bianchetti. Problemi di cronachistica bolognese fra Tre e Quattrocento, in Bull. dell'Istituto storico italiano per il Medio Evo, CII, (in corso di stampa); Rep. fontium hist. Medii Aevi, V, pp. 241 s.