FILOMARINO, Matteo
Figlio del "miles" Giacomo e di Mariotta Caracciolo, nacque a Napoli nel 1262, da famiglia di antiche origini, iscritta nel seggio nobile di Capuana.
Avviato probabilmente assai presto al sacerdozio, fu lungamente impegnato nell'insegnamento presso l'università di Napoli. I "rotuli" dei docenti dello Studio lo indicano, infatti, come "doctor legens" di "ius canonicum" fra il 1298 e il 1311 (Monti, L'età angioina, p. 79). Il ruolo svolto dal "clericus" F. nello Studio partenopeo doveva, però, andare ben al di là di quello del semplice "doctor legens". Nel 1299,infatti, "loco et vice cancellarii", egli conferiva il dottorato a Giovanni di Mastro Luca e, sempre nello stesso anno, il suo nome compare, insieme con quello di altri doctores dell'ateneo, nelle litterae relative al conferimento del dottorato napoletano a Iacopo Belvisi. Nel 1311 re Roberto gli affidava, "per absentiam Regni cancellarii", la direzione dell'ateneo napoletano, un incarico che il F. dovette conservare almeno fino al 1315. Nonostante l'impegno decennale presso la facoltà di diritto napoletana, della sua attività scientifico-esegetica non si conosce, almeno allo stato, nulla. Tale circostanza potrebbe, almeno in parte, trovare spiegazione nella quantità di incarichi che il giurista dovette ricoprire nel corso della sua esistenza e che lo portavano, spesso, lontano da Napoli.
Come molti doctores iuris, in special modo partonopei, il F., infatti, non sembrava orientato ad occuparsi esclusivamente dell'insegnamento, ma guardava con interesse alle molteplici possibilità offerte dallo svolgimento di incarichi nell'amministrazione regia. Così, parallelamente al suo impegno ora come docente ora come cancelliere dell'università, possiamo seguirne la carriera, probabilmente supportata e facilitata dal potente entourage familiare, di funzionario regio.
La sua presenza fra i giudici regi è documentata già alla fine del sec. XIII. Così, nel 1299 gli veniva rimessa, per la decisione, una causa di competenza della Gran Corte. Qualche anno più tardi, nel 1303, è attestato giudice d'appello della Gran Corte insieme con Capuano da Sessa, ufficio che mantenne almeno fino al 1309. Nello stesso anno veniva nominato luogotenente del protonotaro del Regno, nonché custode del sigillo regio. La fiducia regia lo portava a svolgere incarichi sempre più prestigiosi e delicati all'interno dell'amministrazione angioina. Già nel 1305 Carlo II lo aveva scelto, insieme con Guglielmo Híbrard, vicencancelliere del Regno, e con il cavaliere Thibaud di Maubusson, quale suo ambasciatore, affinché porgesse, a Bordeaux, le felicitazioni del sovrano a Bertrando di Goth, neoeletto pontefice col nome di Clemente V. Altrettanto importante appare la sua presenza, nel 1313, accanto a Carlo, primogenito di re Roberto, in procinto di recarsi in Puglia. Qualche anno più tardi, nel 1318, il F. era in Liguria, al fianco del sovrano chiamato dai Genovesi per sostenerli nella lotta contro i ghibellini.
La benevolenza della Corona nei confronti del fedele funzionario è ben attestata. Nel 1301, infatti, il F. fu creato rettore della chiesa di S. Salvatore di Capua. A questa si sarebbero aggiunte le rettorie di altre importanti chiese e cappelle napoletane (S. Maria di Manupello, S. Anello, S. Silvestro, Ss. Cosma e Damiano, S. Severino), che egli doveva mantenere fino alla morte. Nel 1304 Carlo II concedeva al F., indicato nel documento come "utriusque iuris professor" e "consiliarius", la "licentia extrahendi" dal porto di Castellammare di Stabia 300 salme di frumento, legumi ed orzo, "de fructibus beneficioruni suorum" (Arch. di Stato di Napoli, C. De Lellis, Notamenta ex registris Caroli II …, IV, 2, f. 24).
Tra il 1309 e il 1310 fu eletto, da una parte del capitolo, arcivescovo di Bari, ma l'elezione non fu confermata dal pontefice. Appare, inoltre, più di una coincidenza la circostanza che, proprio nel 1318, anno della missione ligure, fosse insignito della rettoria di S. Giovanni maggiore a Napoli e dei titoli di canonico della Chiesa di Siponto e di quella di Capua.
Nel biennio 1317-1318 lo troviamo esecutore di lettere beneficiali insieme con il canonista Niccolò Verticillo e con l'"utrioque iuris professor" Benvenuto da Morcone. Fra il 1318 ed il 1321 fu nuovamente impegnato come vicecancelliere del protonotaro del Regno e custode del regio sigillo, ufficio che doveva fruttargli la somma di 600 ducati annui, ma che il F. doveva lasciare due anni più tardi, quando già si prospettava un incarico molto prestigioso. Nel 1323, infatti, era chiamato al soglio arcivescovile della diocesi napoletana, resosi vacante tre anni prima per la scomparsa di Umberto d'Ormont.
Morì però, in quello stesso anno, prima di divenire arcivescovo.
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