FELICIANI, Matteo
Figlio di Angelo, nacque a Perugia intorno al 1370. Giureconsulto di fama, esercitò la sua lunga carriera professionale esclusivamente nella città natale. Dopo essersi in un primo tempo interessato di studi filosofici approdò alle discipline giuridiche, diventando allievo e, per un breve periodo, collega di Baldo degli Ubaldi (m. 1400).
Nel febbraio del 1394, insieme con Giovanni, suo fratello, contribuì con la somma di 20 fiorini a una prestanza straordinaria imposta dal Comune di Perugia. Nel documento relativo il F. viene definito "dominus": è quindi probabile che fosse allora già stato chiamato ad insegnare diritto canonico presso lo Studium perugino, in quel periodo all'apice del suo prestigio culturale. In quel medesimo tomo di tempo iniziò per il F. un'attiva partecipazione alla vita pubblica cittadina; a partire dal 1395 il suo nome ricorre infatti spesso negli atti cittadini, in corrispondenza delle cariche che egli fu chiamato a ricoprire - consultor dei Massari, conservatore della Moneta, capitano di Parte guelfa, giudice del Comune. Nel 1396 la città di Perugia, dominata dal condottiero-signore Biordo Michelotti, fu chiamata ad affrontare un ulteriore onere finanziario per sostenere la guerra contro Gian Galeazzo Visconti. Il F. sottoscrisse in quell'occasione la cessione parziale dello stipendio, concordata con gli altri docenti dell'università, per contribuire alle spese affrontate dalla città.
Dopo la morte di Biordo Michelotti, ucciso a tradimento dal cognato Francesco de' Guidalotti (marzo 1398), il F. fu nominato, insieme con Baldino di Ceccolo de' Beccuti, ambasciatore presso il papa, a Roma; lì fu raggiunto, nel giugno dello stesso anno, da Onofrio Bartolini, un altro illustre giurista perugino. Alla corte del papa Bonifacio IX il F. ed i suoi colleghi avviarono trattative di pace, in vista di un rientro di Perugia sotto la sovranità pontificia. Gli esiti dell'ambasceria non furono particolarmente fruttuosi: Perugia, due anni dopo, nel 1400, fu in-fatti costretta ad accettare la signoria di Gian Galeazzo Visconti, che otteneva in tal modo la massima espansione dei propri domini.
Nell'ottobre del 1398 il F. era già ritornato in patria: fu infatti nominato giudice del Comune di Perugia per un periodo di sei mesi. Riconfermato nell'insegnamento di diritto canonico presso la locale università, nel mese di ottobre dell'anno successivo, insieme con Pietro degli Ubaldi e Onofrio Bartolini, fu tra i procuratori nominati dal Collegio dei giuristi per concordare con le autorità municipali ed i savi dello Studium gli stipendi dei docenti.
Nel gennaio del 1401 fu di nuovo nominato giudice del Comune, carica che ricoprì ancora nell'ottobre del 1403, del 1407 e nell'aprile del 1410. Nel 1404 fu confermato come docente presso l'università: gli fu affidata infatti per un periodo di due anni la lettura del Liber sextus e delle Clementinae con un salario di 100 fiorini. La carriera e la posizione accademica del F. proseguirono continuamente, senza battute d'arresto: anche in seguito, nel 1415, fu riconfermato, per i successivi due anni, alla lettura de mane delle Decretali, con un salario complessivo di 105 fiorini, portato poi, nel 1421, a 125.
I nuovi equilibri istituzionali venutisi a creare in Perugia nel secondo e terzo decennio del sec. XV, dopo il regno di Ladislao (1386-1414) e durante l'avventura politica di Braccio di Montone (14161424), videro il F. sempre presente ed attivo nella vita pubblica cittadina. Capitano di Parte guelfa nell'ottobre del 1423, fu in seguito giudice del Comune nell'aprile del 1425, consultor dei Massari del Comune nel gennaio del 1426, e di nuovo giudice del Comune nell'aprile del 1429. Nello stesso tempo il F. fu impegnato nella revisione degli statuti del Collegio dei dottori. La nuova normativa fu sottoscritta dai professori dello Studium nel febbraio del 1427: nel documento relativo il F. figura come priore del Collegio, ai vertici, quindi, dei mondo accademico.
Negli anni successivi ricoprì ancora importanti cariche pubbliche: conservatore della Moneta nel febbraio del 1430, giudice nell'aprile del 1435 e nell'ottobre del 1436, consultor nel febbraio del 1437 e nel giugno del 1439. Nonostante l'età avanzata, il F. proseguì la sua attività universitaria. Nel 1438, quando tra i suoi colleghi che lo superavano in fama ed onorari figuravano giuristi quali Giovanni Petrucci di Montesperello e Ivo Coppoli, sappiamo che il F. insegnava ancora, con uno stipendio di 80 fiorini, anche se non sappiamo quale cattedra reggesse.
Generalmente ricordato come autorevole epigono della tradizione bartolista, il F. insegnò principalmente diritto canonico. La sua produzione consiliare attesta comunque una profonda conoscenza della materia civilistica. Numerosi suoi consilia, a noi pervenuti in raccolte manoscritte, ancora inedite, attestano in particolare la sua competenza in materia di diritto successorio. I legami che unirono il F. a Baldo degli Ubaldi sono attestati dalle sottoscrizioni da lui apposte a diversi consilia del suo maestro. Segnaliamo, fra questi ultimi, il consilium contenuto in un foglio di guardia del manoscritto Vat. lat. 2289 della Biblioteca apost. Vaticana. Il testo, sottoscritto anche da Pietro degli Ubaldi e da Onofrio Bartolini, contiene parere favorevole all'esercizio di commerci e di traffici da parte degli ebrei perugini nei giorni di festa. Esso rientra quindi in quella vasta ed articolata riflessione del pensiero giuridico, di cui fu maestra l'università perugina nel Trecento, improntato a una sostanziale indulgenza nei riguardi della realtà ebraica nel suo complesso, ed a cui lo stesso F. non rimase estraneo, stando al tenore della sottoscrizione.
Nel settembre del 1444 il F. dettò il suo testamento, disponendo tra l'altro, che il suo corpo fosse sepolto nella chiesa di S. Fiorenzo a porta Sole, il quartiere d'origine. A favore del convento dei francescani di Monte Ripido legò il suo fondo di libri di diritto canonico. In quell'anno egli non figurava più tra gli stipendiati dello Studium: il suo insegnamento fu rilevato, poco tempo dopo, da Iacopo Ranieri.
Non conosciamo l'anno esatto della morte del F., che ad ogni modo deve porsi tra il 20 ag. 1445, quando egli fu nominato giudice del Comune, e il 1452, quando, in un atto rogato in quell'anno, sua moglie si qualifica come sua vedova.
Il F. aveva sposato, ignoriamo quando, una Contessa di Fidanzino da cui probabilmente non ebbe figli.
Fonti e Bibl.:Archivio di Stato di Perugia, Annali decemvirali, a. 1394, c. 21v; a. 1396, cc. 119 s.; a. 1398, cc. 36v, 67v; a. 1399, cc. 152 s.; a. 1409, c. 41v; a. 1415, c. 61; Ibid., Conservatori della Moneta, n. 34, c. 18v; n. 35, c. 5v; n. 37, c. 9v; n. 54, c. 5; n. 57, c. 12v; n. 73, c. 9; n. 74, c. 9v; Ibid., Offici, n. 4, cc. 86v, 95v; n. 5, cc. 11v, 14v, 21v, 43, 54v; n. 6, cc. 8, 29v, 56, 85, 91, 97; n. 7, cc. 30, 40, 46v, 68, 74v; n. 8, cc. 14, 18, 30, 33v, 46, 52, 59v; n. 9, c. 16; Ibid., Notai, Teobaldo di Paolo Balduccio, Testamenti 1440-1445, cc. 105v-107; Th. Diplovatatii Liber de claris iuris consultis, pars posterior, a cura di F. Schulz - H. Kantorowicz - G. Rabotti, in Studia Gratiana, X (1968), pp. 300, 367; P. Pellini, Dell'historia di Perugia. Parte seconda, Venezia 1664, p. 99; A. oldoini, Athenaeum Augustanum, Perusiae 1678, pp. 242 s.; V. Bini, Mem. istor. della perugina Università degli studi e dei suoi professori, I, 2, Perugia 1816, p. 280; G. B. Vermiglioli, Biografia degli scrittori perugini, II, 1, Perugia 1829, pp. 116 s.; P. E. Vigneaux, Notice sur trois manuscripts inédits de la Vaticane (Vat. lat. 8067-8069), in Mélanges d'archéol. et d'hist. de l'Ecole française de Rome, II (1882), pp. 318, 333; O. Scalvanti, Notizie e documenti sulla vita di Baldo, Angelo e Pietro degli Ubaldi, in L'opera di Baldo, a cura dell'Università di Perugia, Perugia 1901, pp. 356-359; Id., Alcune "Riformanze" inedite della facoltà giuridica nell'ateneo perugino, in Annali della Facoltà di giurisprudenza dell'Università degli studi di Perugia, s. 3, I (1903), pp. 237 ss.; Codices Urbinates Latini recensuit Comimus Stornaiolo, III, Codices 1001-1778, Romae 1921, p. 168; E. Besta, Fonti, in Storia dei diritto ital., a cura di P. del Giudice, I, 2, Milano 1925, p. 882; G. Ermini, Storia dell'Università di Perugia, Bologna 1947, p. 439; L. Bonazzi, Storia di Perugia dalle origini al 1860, I, Città di Castello 1959, p. 474; U. Nicolini, S. Giovanni da Capestrano studente e giudice a Perugia (1411-1414). in Arch. franc. histor., LIII (1960), pp. 49, 62, 66; A. Campitelli-F. Liotta, Notizia del manoscritto Vat. lat. 8069, in Annali di storia del diritto italiano, V-VI (1961-1962), p. 399; H. M. Goldbrunner, Die Ubergabe Perugias an Giangaleazzo Visconti, in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, XLII-XLIII (1963), p. 237; A. Campitelli, Ilcodice Vat. lat. 8068, in Annali di storia del diritto, XIV-XVII (1970-1973), p. 254; G. Dolezalek, Verzeichnis der Handschrifien zum Römischen Recht bis 1600, III, Frankfurt am Main 1972, ad vocem Felicianus, Philitianus, de Philitianis; D. Quaglioni, "Inter Iudeos et Christianos commertia sunt permissa". "Questione ebraica" e usura in Baldo degli Ubaldi (c. 1327-1400), in Aspetti e problemi della presenza ebraica nell'Italia centro-settentrionale (secc. XIV e XV), Roma 1983, pp. 295 ss., ried. in Id., "CivilisSapientia". Dottrine giuridiche e dottrine politiche fra medioevo ed età moderna, Rimini 1989, pp. 187, 232 s.