GARIOFALO, Matteo di (Matthaeus de Gariofalo, Matthaeus Amalphitanus)
Figlio di Urso de Gariofalo, la cui data di morte è anteriore al 1177, nacque tra il 1170 e il 1175. Apparteneva a una famiglia di mercanti amalfitani, sulla quale si hanno notizie a partire dal X secolo e i cui discendenti nel tardo XIII secolo si occuperanno ancora di commercio di frumento con la Sicilia. Di generazione in generazione i membri della famiglia Gariofalo furono canonici del capitolo del duomo della città; all'inizio del XIII secolo ottennero per eredità della fondatrice Anna Pagusille i diritti di patronato sul monastero di S. Elena.
La prima notizia sul G. risale al 1201 allorché è menzionato nel seguito dell'arcivescovo di Amalfi, Dionisio, in occasione della consegna di una chiesa, edificata da Urso Castellomata, al monastero femminile di S. Lorenzo; già all'epoca, in qualità di arcidiacono, il G. ricopriva una posizione di primo piano in seno al capitolo. Dopo la morte di Dionisio, nell'autunno 1202, fu a capo della delegazione di sei membri che presentò a papa Innocenzo III una lista di tre nomi per la successione nell'arcivescovato; il pontefice non la approvò, sebbene vi fossero inclusi i nomi del cardinale Pietro Capuano e di Pantaleone arcivescovo di Conza. Per intercessione del cardinale i delegati ottennero di nuovo la facoltà elettiva e ancora in Curia a Roma elessero Matteo Costantini, arcidiacono di Chieti, confermato arcivescovo da Innocenzo III il 15 nov. 1202.
Grazie a questa missione il G. conobbe personalmente il pontefice, il quale gli conferì, nel 1203, l'incarico di giudice delegato per esaminare, insieme con Lorenzo, vescovo di Minori, una denuncia dell'abate Pietro di Cava contro il clero cavese nel Cilento. La controversia - che riguardava le imposte al cui pagamento erano tenuti i chierici - poté essere risolta con un compromesso, grazie alla mediazione compiuta dai due giudici.
Con tutto il clero della diocesi amalfitana, il G. partecipò, nel maggio 1208, alla cerimonia svoltasi in occasione dell'esposizione e deposizione nella cripta della cattedrale di Amalfi delle ossa dell'apostolo Andrea, sottratte dalla chiesa degli Apostoli a Bisanzio e traslate ad Amalfi dal cardinale Pietro Capuano di ritorno dalla legazione in Oriente. Nell'ottobre dello stesso anno sottoscrisse il documento del cardinale sulla ripartizione delle offerte derivanti dal pellegrinaggio alle reliquie. Era al fianco del cardinale nel 1212 quando questi trasformò la chiesa di S. Pietro de Tozzulo in canonicato (dal quale si diramò il priorato cistercense di S. Pietro di Canonica) e quando confermò in qualità di testimone l'atto di fondazione dell'ospedale dei poveri istituito dal cardinale.
Alla luce di questa particolare vicinanza al cardinale Pietro Capuano è molto probabile che il G. negli anni immediatamente successivi alla morte del prelato (1214), intorno o poco dopo il 1216, abbia composto una relazione sopra la traslazione delle reliquie di s. Andrea, che servì a dare immediato sostegno letterario e presto anche liturgico a una nuova tradizione ecclesiastica.
I suoi ricordi come testimone oculare e le notizie che egli poteva raccogliere soltanto facendo parte dell'entourage del cardinale conferiscono concretezza e fascino alla Translatio che, redatta in uno stile scorrevole, unisce all'esaltazione delle reliquie del santo l'innalzamento del rango spirituale della chiesa amalfitana, creando altresì un monumento letterario all'azione del cardinale Capuano in favore della sua città natale. La festa per la traslazione delle reliquie di s. Andrea fu regolamentata nel 1281, con uno statuto, dall'arcivescovo Filippo Augustariccio (1266-93) e acquistò con la "festa degli albori", introdotta in quell'occasione, un nuovo carattere. Lo stesso arcivescovo fece anche redigere una nuova versione della Translatio, nella quale, come sembra, alcuni elementi coevi alla prima redazione furono rimossi, mentre furono aggiunti miracoli posteriori e la notizia che le reliquie erano introvabili quando Onorio III ne aveva richiesto una particola.
Secondo le ricerche di W. Maleczek (1974) la Translatio (edita da A. du Saussay nel 1656) contiene una redazione del primo terzo del XIII secolo ancora riconducibile al G., mentre il testo stampato da P. Riant (1879) e P. Pirri (1941) rappresenta la versione rielaborata per ordine dell'arcivescovo Filippo. Entrambe le redazioni appartengono comunque al XIII secolo, dato che non riportano né le innovazioni introdotte dallo statuto del 1281 né il miracolo della manna, tramandato solo a partire dal 1304. Solo la seconda redazione cita come autore l'arcidiacono Matteo Amalfitano e, dato che entrambi i testi sono databili al secolo XIII, non si può trattare che dell'unico arcidiacono di tale nome documentato nel Duecento: appunto il Gariofalo. Non è dunque da accogliere quanto sostenuto da M. Camera (I, p. 329 n. 5) e da P. Riant (p. CIV) sull'identificazione dell'autore della Translatio in un arcidiacono Matteo d'Alagno, vescovo di Castellammare di Stabia, così come a maggior ragione non ha fondamento l'ipotesi del Pirri (p. 140) che attribuisce l'opera ad Andrea d'Alagno arcivescovo di Amalfi dal 1295 al 1330.
Sotto Onorio III gli incarichi del G. come giudice delegato aumentarono. Nel 1217-18 si occupò di una denuncia contro il vescovo di Capaccio, Gilberto, già esaminata in precedenza dall'arcivescovo Niccolò di Salerno. Quando il pontefice seppe che l'arcivescovo Giovanni Capuano di Amalfi aveva fatto eleggere nella chiesa di S. Vito a Positano un abate inadeguato al suo ufficio, inviò sul posto il G. per procedere a una nuova elezione. Nel luglio 1219, insieme con il vescovo di Scala, Constantino "de Flicto", risolse a favore di Salerno il conflitto da lungo tempo pendente circa l'appartenenza di Serino alla diocesi di Avellino o a quella di Salerno, dopo che l'arcivescovo di quest'ultima aveva ricusato per parzialità la mediazione di Ruggero da Benevento. Nel luglio 1220 Onorio III incaricò di nuovo il G. e il vescovo Costantino del contenzioso sollevato dai reclami del maestro giustiziere di Puglia e Terra di Lavoro, Giacomo di San Severino conte di Avellino, contro le richieste di tributi da parte dell'arcivescovo Niccolò di Salerno per le cappelle dei suoi castelli di S. Severino e S. Giorgio. Nell'agosto 1225 il G., ancora arcidiacono di Amalfi, trasferì i suoi diritti patronali sul monastero di S. Elena al parente Matteo di Giovanni di Mansone di Gariofalo.
Nel settembre 1225 Onorio III nominò nuovi vescovi per diverse Chiese del Regno vacanti da anni e alla diocesi di Aversa venne destinato l'arcidiacono di Amalfi che fu subito ordinato. L'imperatore Federico II rispose con il veto, cosicché il nuovo vescovo alla fine del maggio 1226 si trovava ancora in Curia e si manteneva con le entrate provenienti da Amalfi.
Per primo l'Ughelli (I, col. 489) identificò nel vescovo Giovanni Lamberti (la cui presenza ad Aversa è accertata tra il 1229 e il 1235) l'arcidiacono di Amalfi ordinato vescovo di Aversa. L'ipotesi, generalmente accreditata dalla letteratura critica fino a oggi, è però smentita non solo dalla presenza del G., nell'agosto 1225, come arcidiacono di Amalfi, ma anche dal ricordo di "bone memorie… achidiacono Amalfitano in episcopum Aversanum assumpto" in una lettera di Gregorio IX del gennaio 1233 (Reg. Vat., 16, c. 66). Il vescovo di Aversa creato nel 1225 era perciò il Gariofalo.
Il G. lasciò la Curia per la sua sede vescovile probabilmente nel settembre 1226. Vi morì dopo un breve episcopato prima dell'anno 1229, senza lasciare tracce dirette nella memoria della diocesi.
La Translatio corporis s. Andree apostoli de Constantinopulo in Amalfiam nella redazione riferibile al G. è pubblicata in A. du Saussay, Andreas frater Simonis Petri seu De gloria s. Andreae apostoli libri XII…, Parisiis 1656, pp. 663-672; una versione rielaborata negli ultimi decenni del secolo XIII in P. Riant, Exuviae sacrae Constantinopolitanae, 1, Genève 1877, pp. CIV-CVI, 165-178; e in P. Pirri, Il duomo di Amalfi e il chiostro del Paradiso, Roma 1941, pp. 140-148; per la tradizione manoscritta, cfr. W. Maleczek, Ein Kardinalprotektor im Kreuzherrenorden um 1213-1214?, in Zeitschrift der Savigny-Stiftung zur Rechtsgeschichte, Kan. Abt., LX (1974), pp. 369-372.
Fonti e Bibl.: Cava dei Tirreni, Badia di Cava, Armadio Magno, M.5 (1203 agosto); Salerno, Arch. diocesano, Arca II, nn. 115, 116 (1219 febbraio e luglio); Minori, Basilica di S. Trofimena, Cod. Misc. Reginna Minori Trionfante, pt. III, c. 28 (1225 ag. 25); Arch. segr. Vaticano, Reg. Vat., 9, c. 141; 10, c. 18; 13, cc. 83, 129; 16, c. 66; Ryccardus de S. Germano, Chronica, a cura di C.A. Garufi, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., VII, 2, pp. 122, 127, 138; Mon. Germ. Hist., Epistolae saec. XIII e regestis pontificum Romanorum, I, a cura di C. Rodenberg, Berolini 1883, pp. 204 s.; Regesta Honorii III pape, a cura di P. Pressutti, I-II, Roma 1888-95, nn. 111, 697, 1651, 1854, 4393 (datato erroneamente al 1223), 5655, 5960; Les registres de Grégoire IX (1227-1241), a cura di L. Auvray, Paris 1890-95, n. 1024; Codice diplomatico salernitano, a cura di C. Carucci, I, Subiaco 1931, pp. 114-117 n. 48; Codice diplomatico amalfitano, a cura di R. Filangieri, II, Napoli 1951, pp. 2 s. n. 249, 7 n. 254; A. Balducci, L'Archivio diocesano di Salerno, I, Salerno 1959, p. 38; Il Codice Perris. Cartulario Amalfitano sec. X-XV, a cura di J. Mazzoleni - R. Orefice, II, Amalfi 1986, pp. 407 s. n. 207, 411 s. n. 209; Die Register Innocenz' III., V, 5. Pontifikatsjahr (1202-1203), a cura di O. Hageneder, Wien 1993, n. 105; F. Ughelli - N. Coleti, Italia sacra…, I, Venetiis 1717, coll. 489 s.; VII, ibid. 1721, coll. 206-209, 216-218, 234, 329 s.; F. Pansa, Istoria dell'antica Repubblica d'Amalfi, II, Napoli 1724, pp. 36 s.; M. Camera, Memorie storico-diplomatiche dell'antica città e Ducato di Amalfi, 1, Salerno 1876, pp. 390-392; II, ibid. 1881, pp. 244 s.; Annotazioni, pp. XV s., LI-LIII; N. Kamp, Kirche und Monarchie im staufischen Königreich Sizilien…, I, 1, München 1973, pp. 346-348; W. Maleczek, Petrus Capuanus. Kardinal, Legat am vierten Kreuzzug, Theologe († 1214), Wien 1988, pp. 214-216, 224 s.; Bibliotheca hagiographica Latina, I, p. 72 n. 434, Suppl., p. 56 n. 434.