Mezzovillani, Matteo de'
Notaio bolognese (sec. XIV). Poco sappiamo della sua vita: discendente di nobile famiglia, estintasi nel '600, nacque da Mondolino, del quale ci è noto solo che nel 1297 era stato mandato in esilio a lesi e nel 1315 forse aveva combattuto in favore dei Fiorentini; un suo antenato, Enrico, condusse importanti ambascerie e fra il 1283 e il 1316 fece parte ben sette volte del consiglio degli Anziani.
Dati biografici sicuri del M. sono che sin dal 12 maggio 1316 entrò nel novero dei notai bolognesi, che il 23 settembre dell'anno successivo fu denunziato per porto abusivo di coltello, che l'11 dicembre 1321 si trovava certamente a Bologna come notaio rogante e che era già morto il 3 maggio 1347, poiché in tale giorno fece testamento in Bologna la sua vedova Agnese di Bernabò Gozzadini.
Probabilmente dopo il 1321 dovette lasciare Bologna, come si può dedurre dal fatto che il 17 dicembre di tale anno nominò suo procuratore in questa città il notaio Gerardo di Buonpietro, e dovette scegliere come sua dimora il Veneto, ove già suo zio paterno e tutore, Francesco, era stato eletto podestà di Treviso nel 1316 e un altro bolognese, Mino Beccadelli, aveva tenuto la stessa carica nel 1320. Ebbe in questa nuova residenza possibilità di corrispondere e forse di conoscere il poeta veneto Giovanni Quirini, al quale indirizzò un sonetto di risposta, in cui proclamava la più alta venerazione per D. " gran toscano " contro le critiche di Cecco d'Ascoli. La sua presenza nel Veneto ci viene anche attestata nel poema Leandreide, il cui autore, forse il veneziano Giangirolamo Natali, parla del M. unitamente ad altri due insigni dantisti bolognesi, Iacopo della Lana e Bernardo Scannabecchi (c. VII, terz. 17). In questo canto è introdotto D. a parlare degli ultimi rimatori volgari del sec. XIV, come infatti suona lo stesso titolo latino: " Dantes nominat auctores ultimos vulgaresque doctores ". L'esclusione, in questa terzina, dell'altro notaro dantista Graziolo de' Bambaglioli dal novero degl'insigni Bolognesi dell'epoca ci fa pensare che il Natali dovette avere notizia dei tre autori ricordati dai Veneti che ebbero modo d'incontrarli nella loro regione, ove giammai dovette recarsi il Bambaglioli.
Bibl. - S. Morpurgo, Rime inedite di Giovanni Quirini e Antonio da Tempo, in " Arch. Stor. per Trieste ed il Trentino " I (1881) 142 ss.; ID., D.A. e le nuove rime di Giovanni Quirini, in " Bull. " I (1894) 134 ss.; V. Lazzarini, Rimatori veneziani del sec. XIV, Padova 1887; G. Livi, Cultori di D. in Bologna nei secoli XIII e XIV, in " Nuova Antol. " CXXIII (1906) 443-456; L. Frati, Rimatori bolognesi del Trecento, Bologna 1915; G. Livi, D., suoi primi cultori, sua gente in Bologna, ibid. 1918; ID., D. e Bologna, ibid. 1921; M. Barbi e V. Pernicone, Sulla corrispondenza poetica fra D. e Giovanni Quirini, in " Studi d. " XXV (1940) 81 ss.; G. Fasoli, Bologna, D. e i commentatori antichi, in D. e Bologna nei tempi di D., Bologna 1967, 251-263.