MATTEO da Gualdo Tadino
Pittore, nato verso il 1435, morto nel gennaio del 1507. Figlio di un Pietro di ser Bernardo, fu anche notaio, e notai e pittori furono anche un suo figlio e un suo nipote. La sua prima opera datata è il trittico di S. Margherita nella galleria di Gualdo (1462); nel 1468 affrescò la facciata e la parete d'altare dell'oratorio dei Pellegrini in Assisi; l'anno seguente la leggenda di S. Giuliano in S. Francesco a Gualdo. Del 1471 è un trittico della galleria di Gualdo; del 1475 un affresco con la Madonna fra S. Lucia e S. Ansano in S. Paolo di Assisi, del 1478 un altro trittico pure nella galleria di Gualdo. Nel 1484 eseguì gli affreschi di S. Maria della Scirca presso Sigillo, nel 1487 quelli dell'oratorio di S. Anna pure a Sigillo, e l'anno seguente la Maestà di Colle Aprico, ora nella galleria di Perugia. Queste le principali opere datate, le cui firme, o l'estrema facilità di riconoscerle anche per i profani, hanno certo contribuito alla notorietà di questo piccolo, ma attraente maestro, selvatico fiore dell'Appennino. L'eco delle grandi scuole non arriva fino ai suoi monti, neppure quella di Perugia. Conosce Siena attraverso Sano di Pietro che lavorò in Gualdo, ma le fuggevoli somiglianze con il Boccati e Girolamo di Giovanni da Camerino, con Ottaviano Nelli da Gubbio e con i folignati seguaci di Benozzo, le respirò per la vicinanza di quei luoghi, così come si somigliano quei paesaggi, senza studiata imitazione. Un carattere schiettamente personale, d'una gentilezza un po' montanara, anima tutta la sua larga e spesso affrettata produzione. Figure sottili male in equilibrio, visi oblunghi, occhietti rotondi, cranî protundenti in alto, figure sempre isolate anche quando non le divide con pilastrini o colonnette di trittici, cornetti di corallo ai Bambini, diademi di fiori agli angeli, murelli di mattone rosso nei fondi, da cui emergono esili alberelli: una cifra, ma spontanea. Per la festosità degli angeli e dei putti, per la grazia floreale del colorito, la sua migliore opera è sicuramente quella della parete d'altare dei Pellegrini in Assisi. Anche alla Scirca di Sigillo trovò note gaie di colore, e disegno meno scorretto che non nelle immagini affrescate nei casali e nelle chiesuole dei suoi monti.
Bibl.: G. Bernardini, M. di P. da G., in Augusta Perusia (II), 1907, pp. 49-54; U. Gnoli, M. da G., in Vita d'arte, III (1909), pp. 161-57; id., Pittori e miniatori nell'Umbria, Spoleto 1923 (con indice delle opere e larga bibl.); F. M. Perkins, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIV, Lipsia 1930 (con bibl.); R. Guerrieri, Storia civile ed ecclesiastica di G. T., Gubbio 1933, p. 623 segg. (con circa 150 documenti su M. da G.).