CONTARELLI (Cointerel, Cointrel, Cointereau), Matteo (Matthieu)
Figlio di Hilaire Cointrel (o Cointerel o Cointereau) e di Yvonne Vivan, nacque nel 1519 in Francia, nell'Anjou, non è certo se a Sablé, a Suigné o, come è più probabile, a Morannes. Figlio di un fabbro, la sua educazione fu affidata a uno zio materno, canonico di S. Maurille a Angers, grazie al quale riuscì ad ottenere una borsa di studio per il collegio di Bueil. Non ancora ventenne si sarebbe recato in Italia in circostanze non del tutto chiare.
Secondo alcuni, infatti, questo viaggio avrebbe avuto lo scopo di softrarlo alle conseguenze di giovanili intemperanze; secondo altri, fu il risultato di un incontro fortuito con un nobile italiano, che avendone apprezzato la dottrina, decise di condurlo con sé. Giunto a Venezia, il giovane si sarebbe ammalato e sarebbe stato assistito da un parente di Ugo Boncompagni, il futuro Gregorio XIII. Una volta guarito, lo avrebbe seguito a Bologna come precettore dei suoi figlì e avrebbe avuto modo di frequentare lo Studio, acquistando quelle conoscenze del diritto civile e canonico che gli avrebbero consentito più tardi l'ascesa nella gerarchia ecelesiastica.
A Bologna il C. strinse, comunque, rapporti con Ugo Boncompagni allora docente di diritto, che lo prese sotto la sua protetione e lo introdusse presso Andrea de' Bovi con cui il C. si trasferì a Roma.
Ignota la data del suo arrivo a Roma ed incerte le prime tappe della sua carriera nell'amministrazione pontificia, che incomincia a delinearsi con qualche precisione solo sotto il pontificato di Paolo IV, che lo nominò segretario dei Brevi. Pio IV lo elevò all'ufficio di referendario utriusque Signaturae. Nel 1561 il C. fu incluso nel seguito di 250 persone - fra le quali anche il gesuita Lainez - che accompagnarono il cardinale di Ferrara Ippolito II d'Este, quale legato pontificio in Francia con il compito di premere sulla corte perché ordinasse ai vescovi riluttanti delle diocesi francesi di recarsi al concilio di Trento, di cercare di arginare il trionfo degli ugonotti e di trarre da parte cattolica il re di Navarra, Antonio di Borbone. Sebbene nulla si sappia del ruolo svolto dal C. nel corso di questa missione, protrattasi dal giugno del 1561 alla primavera del 1563 e svoltasi nel periodo cruciale dei colloquio di Poissy e della prima guerra di religione, l'ufficio di datario e di referendario che rivestiva e la concessione di "5 bocche" a suo servizio permettono di congetturare che svolgesse funzioni di una certa importanza.
Pio V lo riconfermò nel suo ufficio di referendario e lo affiancò al nipote Michele Bonelli, destinato legato a latere in Spagna per sollecitare gli aiuti di Filippo II per la guerra contro il Turco e risolvere questioni giurisdizionali concernenti i domini spagnoli in Italia.
La missione, iniziata il 30 giugno 1571, portò il legato e il suo seguito prima a Madrid, poi in Portogallo, dove il sovrano si dichiarò pronto ad entrare nella lega antiturca. Il legato proseguì, quindi, per la corte francese dove giunse nel febbraio del 1572, accolto assai freddamente da Carlo IX, che si rifiutò di aderire alla lega e si oppose alla pubblicazione dei decreti del concilio di Trento nel suo regno, mentre si mantenne fermo nella decisione di dare la figlia Margherita in sposa a Enrico di Borbone. Il 24 febbraio il Bonelli si vide costretto ad abbandonare la corte e a rientrare a Roma, ove giunse il 4 apr. 1572.
L'elezione al papato di Gregorio XIII Boncompagni, il 13 maggio del 1572, segna una svolta nella carrieradel C., che all'indomani di quell'elezione venne nominato datario. L'anno successivo rinuncerà all'ufficio di referendario e di chierico della Camera apostolica, mentre il 17 ott. 1574 gli verrà conferito un canonicato nella basilica di S. Pietro. Fin dai primi mesi del pontificato egli godette della piena fiducia del papa, il quale, come veniva riferito al granduca di Toscana già l'8 ag. 1572, "gli crede assai et vuolgli bene et per fuggir fastidij gli lascia la caricha di molte cose con intera libertà" (Törne, p. 112). Accanto a monsignor Frumento, a Bernardino Carniglia, al generale dei gesuiti Francesco Borgia, il C. era uno dei maggiori esponenti del partito della riforma e non poco contribuì a garantire una continuità agli ideali di riforma propugnati da Pio V.
La sua influenza su Gregorio XIII andò crescendo con gli anni: "Mons.r Contarello, qual'è datario... - si legge in una anonima relazione del 20 febbr. 1574 - è di molta riputazione et si è andato avanzando sempre nella gratia di N. S., quale li presta gran fede et ha opinione che sia sincero et libero huomo et intende benissimo il suo ufficio, et quando lui vuole ottiene et facilita ogni negotio, sicome li distrugge ancora se li oppone... Mons.r datario è tanto innanzi che si crede che l'abbia a far cardinale, con tutto che sia così riservato a farne, non ne havendo fatto in 22 mesi che è Papa, se non il nepote solo... Degli uffici mons. datario antepongono a tutti et poi il tesauricro, et chi avrà il favor di quelli potrà sperare di ottenere da S. S.tà ogni onesto favore et gratia et essere ben veduto et ascoltato volentieri". Tali considerazioni sul potere esercitato dal prelato francese non andavano disgiunte da severe critiche di aver nuociuto a molti "sotto pretesto di carità et di zelo" e di aver fatto "mutar natura et complessione" al pontefice (Pastor, IX, p. 872), che si appuntavano però più al partito della riforma visto nel suo insieme che singolarmente al Contarelli. Indiscussa, invece, sembra essere stata la sua competenza tecnico-giuridica e la sua "molta pratica nella professione delle espedizioni et del datariato, massimamente nelle materie gratiose" (ibid., p. 22), sicché una sua raccolta di tutte le dispense concesse da Gregorio XIII meritò gli elogi del cardinale d'Ossat.
Il 12 dic. 1581, in quella creazione di diciannove cardinali che tanto offese il Collegio cardinalizio per non essere stato consultato, Gregorio XIII elevò alla porpora il C., cui impose egli stesso la berretta e a cui verrà dato il 9 genn. 1584 il titolo di S. Stefano al Monte Celio. Gli verrà, inoltre, concesso l'ufficio di prefetto della segreteria dei Brevi. Sotto Sisto V mantenne l'ufficio di datario e fu a lui che il pontefice affidò la redazione della bolla papale che scomunicava Enrico di Navarra e lo dichiarava decaduto da ogni diritto alla successione, bolla che venne resa pubblica il 9 sett. 1585.
Poco dopo, il 28 nov. 1585, il C. morì a Roma e venne sepolto nella chiesa di S. Luigi dei Francesi. L'orazione funebre fu pronunciata dal padre gesuita F. Rémon che, oltre ad elogiarne l'integrità di vita e la dottrina, sottolineò la liberalità e la munificenza del Contarelli.
A queste sue ultime qualità è rimasta legata la sua fama, poiché il suo nome viene associato soprattutto all'omonima cappella nella chiesa nazionale francese di S. Luigi decorata dai famosi dipinti del Caravaggio. Verso la chiesa della sua nazione il C. dimostrò sempre grande liberalità, contribuendo alla costruzione della facciata ad opera di Domenico Fontana, completata probabilmente in vita del cardinale. Donò inoltre 10.000 scudi per la decorazione dell'altare maggiore per il quale ordinò a Girolamo Muziano una Assunta, ricordata anche da R. Borghini nel Riposo, ma che pare non fu mai collocata a S. Luigi. Nel 1565 inoltre, il C. aveva acquistato una delle dieci cappelle laterali, stipulando il 13 sett. 1565 un contratto con lo stesso Muziano, il quale s'impegnava per una somma di 300 scudi a terminare entro tre anni da quella data la decorazione della cappella che doveva comprendere due affreschi laterali raffiguranti il Martirio e la Vocazionedi s. Matteo, tre affreschi nella volta (Matteo che battezza il re e la regina d'Etiopia e due miracoli dell'apostolo) e la paia d'altare ad olio raffigurante l'Evangelista con l'angelo. Quali motivi impedirono al Muziano di mantenere il suo impegno non è noto; è invece certo che alla morte dei cardinale e ancora nel 1596, secondo una petizione della nazione francese della chiesa di S. Luigi a Clemente VIII, "la cappella di San Matteo in essa chiesa fondata, e dotata di scudi cento d'oro l'anno per doi capellani dalla bo: me: il Cardinale San Stefano, è stata più di XXV anni, et è ancora al presente serrata" (Hess, p. 191). Complesse vicende, legate alle contese intorno all'eredità del cardinale fra i parenti e l'erede universale ed esecutore testamentario, il romano Virgilio Crescenzi, avevano infatti ritardato l'esecuzione dei lavori nella cappella e costretto il pontefice a togliere nel 1597 ai Crescenzi l'amministrazione dei fondi lasciati dal C. e ad affidarli alla Fabbrica di S. Pietro. Prima di quella data il fiammingo Jacob Cobaert aveva ricevuto l'ordine (1587) di eseguire un gruppo marmoreo, che fu poi destinato alla chiesa della S. Trinità dei Pellegrini, e il Cavalier d'Arpino (1591) l'incarico di affrescare la volta. Solo nell'autunno del 1597 fu commesso a Michelangelo Merisi il famoso trittico che adorna la cappella.
La liberalità del porporato francese si estese anche ai gesuiti, di cui fu amico e protettore, sollecitando l'intervento di Gregorio XIII a favore del Collegio Romano e del Collegio Inglese di Roma. A Tivoli il C. fece costruire la chiesa di S. Sinferusa attigua al collegio dei gesuiti per la quale avrebbe versato una somma di 12.000 scudi. Inoltre, il 3 luglio 1584, acquistò il palazzo degli Alicorni a S. Pietro, che lasciò al nipote Francesco Cointrel.
Tuttavia, fu proprio questa liberalità, con le conseguenti contese fra gli credi, ad insospettire Sisto V, il quale a meno di un anno dalla morte del cardinale aprì un'inchiesta sulla sua gestione della Dataria. Infatti, anche se il C. possedeva alcuni benefici ecclesiastici, quali l'abbazia di Mont-St-Martin nella diocesi di Cambrail il priorato di Huillé-en-Anjou, ed aveva acquistato la terra d'Avrillé, le sostanze profuse in fabbriche mentre era in vita ed i cospicui lasciti (solo al completamento della cappella Contarelli erano stati destinati 8.000 scudi) potevano legittimamente sollevare sospetti di malversazioni, considerando, inoltre, le umili origini del porporato. Il papa deputò, quindi, una commissione che dopo "diligente inquisitione" trovò "tante simonie" che uno dei sostituti del datario, chiamato a comparire, si diede alla fuga "accusando se stesso et il già suo Patrone con tal fuga", come riferiva l'Avviso di Roma del 16 luglio 1586 (Bibl. Apost. Vat., Urb. lat. 1054, ff. 321v-322r). Un mese dopo, l'inchiesta procedeva ed andava scoprendo "materia molto aromatica", in cui sarebbero stati implicati numerosi ufficiali della Dataria e lo stesso papa Boncompagni, il quale, si sospettava, "in qualche parte... possi havere liavuto inditio delle ribalderie di questo oltramontano, et de suoi ministri" (ibid., f. 393r). Glieredi avrebbero tentato, inutilmente, una composizione, offrendo 30.000 scudi. A fine agosto si sarebbe accertato che un certo Domenico Atton si era impossessato dei proventi delle spedizioni di settanta monasteri in Francia, destinati da Gregorio XIII alla fabbrica di S. Luigi, cui erano stati, invece, devoluti solo 3.000 scudi. Sarebbe, inoltre, venuto alla luce che il C. aveva assegnato pensioni su benefici ecclesiastici spagnoli a persone inesistenti, facendole estinguere poco dopo e trattenendo per sé i proventi di tali estinzioni. L'inchiesta stava portando alla luce "materia" effettivamente troppo "aromatica" e, a quanto pare, Sisto V, per non deteriorare i suoi rapporti con la Francia, preferì insabbiarla.
Fonti e Bibl.: Bibl. Apost. Vaticana, Urb. lat, 1054, ff. 321v-322r, 393, 380r, 454r; Avvisi di Roma del 16 luglio, 20 ag., 30 ag., 17 sett. 1586; Arch. Segr. Vaticano, Divers. Camer. Arm. 29, t. 227, f. 266r; Arm. 42, t. 28, f. 104r; Arm. 42, t. 37, f. 484r; Arm. 44, t. 30, f. 20r; Archivio di Stato di Firenze, Urbino, cl. I, Div. G, filza CXXI, ff. 1282r, 1570r, 1571r, 1580r (quattro lettere al duca d'Urbino, Roma, 17 dic. 1583-18 maggio 1585); R. Borghini, al riposo, Firenze 1584, pp. 575-76; G. Ragazzoni, évêque de Bergame, nonce en France. Correspond. de sa nonciature 1583-1586, a cura di P. Blet, Rome-Paris 1962, pp. 47, 52, 92, 218, 231, 249, 257, 259, 271, 293, 340, 351; Corresp. du nonce en France A. Dandino (1578-1581), a cura di I. Cloulas, Rome-Paris 1970, pp. 588, 621; A. Ciaconius, Vitae et res gestae pontificum Romanorum et S. R. E. cardinalium, Romae 1677, IV, pp. 95-99; G. P. Maffei, Degli annali di Gregorio XIII Pontefice Massimo, Roma 1742, I, p. 19; II, p. 365; L. Cardella, Memorie stor. de' cardinali della Santa Romana Chiesa, V, Roma 1793, pp. 213 s.; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese... di Roma, III, Roma 1873, p. 28; Ch. Roulet, Un bienfaiteur de Saint-Louis. Le cardinal Cointerel. (1519-1585), in Annales de Saint-Louis-des-Français, IV (1899), pp. 53-70; P. O. v. Törne, Ptolomée Gallio cardinal de Côme, Paris 1907, p. 112; V. Pacifici, Ippolito II d'Este cardinale di Ferrara, Tivoli 1920, p. 430; A. Pernier, Il Palazzo degli Alicorni a S. Pietro, in Capitolium, IV (1928), pp. 198, 208; B. Katterbach, Referendarii utriusque Signaturae a Martino V ad Ciementem IX, Città del Vaticano 1931, pp. 127, 144, 161; G. Giovannoni, Giovanni Mangone architetto, in Palladio, III (1939), p. 11; A. Serafini, Le origini della Pontif. segreteria di Stato e la "Sapienti consilio" del b. Pio X, in Romana Curia a beato Pio X Sapienti consilio reformata, Romae 1951, p. 211; J. Hess, The chronology of the Contarelli Chapel, in The Burlington Magazine, XCIII (1951), pp. 186-201; J. Bousquet, Documents inédits sur Caravage. La date des rableaux de la chapelle Saint Matthieu à Saint-Louis-des-Franiçais, in La Revue des arts, III (1953), pp. 103-105; L. von Pastor, Storia dei Papi, IX, Roma 1955, pp. 22 s., 42 s., 54, 166 s., 180, 187, 274, 872, 902, 909 s., 923; X, ibid. 1955, p. 98; W. Friedlander, Caravaggio Studies, Princeton, N. J., 1955, pp. 101-116, 294-301; Bibliografia dell'Arch. Vaticano, III, Città del Vaticano 1965, p. 638; N. Marzola, Per la storia della Chiesa ferrarese nel secolo XVI (1497-1590), Torino 1976, p. 61; G. Moroni, Diz. di erudiz. storicoeccles., XVII, pp. 51 s.;G. Gulik-C. Eubel, Hierarchia catholica, III, Monasterii 1932, p. 47; Dict. de biographie française, IX, col. 161.