BISSARO, Matteo
Di nobile famiglia vicentina, nato probabilmente negli ultimi anni del sec. XIV, il B. fu oratore e giureconsulto assai apprezzato, e forse anche poeta, se l'Alberti poté affermare che fu "ornato di oratoria e di Poesia".
Nel 1425 fu chiamato a far parte della commissione nominata dal Consiglio generale della città per la riforma degli statuti. Fu legato da salda amicizia con l'umanista Francesco Barbaro, per la cui elezione a podestà di Vicenza (1425) compose un'orazione. Esercitò l'attività legale con molta oculatezza, meritando notevoli riconoscimenti e ampi elogi, la cui eco è presente, per quanto un poco amplificata, negli epitaffi che per lui furono dettati e che possono leggersi alla carta 31r del codice Vat. Lat. 3141.
Il 1º ott. 1451 fu delegato a incontrare il vescovo Pietro Barbo, il futuro Paolo II, in occasione di una sua visita a Vicenza, e a offrirgli, giusta un'antica cerimonia, un cavallo (Cronica ad memoriam temporis preteriti..., in A. G. di Santa Maria, p. CIV). Nel 1457 fu incaricato di rappresentare la sua città a Venezia presso il neoeletto doge Pasquale Malipiero, davanti al quale pronunciò una solenne orazione in cui erano tracciate la storia della potenza veneta, quella della nobile famiglia del doge e quella delle relazioni politiche tra Venezia e gli altri potentati della penisola. L'orazione suscitò i massimi consensi: il perugino Angelo Astreo dettò un epigramma laudativo in cui paragona il B. a Catone e a Cicerone (Vat. Lat. 3141, c. 1v, ripetuto a c. 10r); altri giudicò che "nihil... ornatius, limatius tersiusque fieri potuit; nemo ferme est qui Livii genus dicendi melius teneat, aptius exprimat ipso Bissario" (ibid., c. 11r: lettera di Aurelio Marco, segretario ducale e notaio imperiale, all'umanista Niccolò Sagundino; anche nell'Ottob. lat. 1732 e carta 3r del codice A 11 della Bibl. civica di Bergamo). Come oratore ufficiale del Comune vicentino, il B. fu nuovamente a Venezia il 12 genn. 1463, presso il nuovo doge Cristoforo Moro.
Il B. morì il 28 ott. 1466.
All'umanista Ognibene Bonisoli da Lonigo dovette appartenere, con ogni probabilità, il codice di 31 carte (la prima e l'ultima membranacee) della Biblioteca Apostolica Vaticana (Vat. Lat. 3141) recante il titolo Quedam opuscula prestantissimi viri dni Matthei Bissarii: infatti, uno dei sei epitaffi riportati alla c. 31r, quello che ci fa conoscere anche la data di morte del B., è sottoscritto dal Bonisoli, del quale sono ivi trascritte anche due orazioni (cc. 25-29r). Del B. si leggono: l'orazione latina per il doge Malipiero (2r-10r); un'orazione in volgare (13r-16v), elogiativa di Francesco Sforza capitano della lega veneta, e databile al 1442-43 (l'intestazione latina è posteriore; ambedue le orazioni si trovano anche in un codice, già di S. Lorenzo a Vicenza, ora alla Biblioteca Bertoliana, n. 488); un'orazione latina per le nozze a Padova di Giovanni di Giacomo Thiene con Giovanna di Antonio degli Obizzi (1440?; cc. 21r-25v); e una lettera in latino del B. al padre, senza data. Oltre a una nell'epistolario del Barbaro, sue lettere si trovano in diverse biblioteche d'Italia (p. O. Kristeller,Iter italicum, I, London-Leiden 1963, pp. 19, 35; II, ibid. 1967, pp. 245, 253); e molti sono i manoscritti delle sue orazioni (ibid., II, pp. 6, 238 s., 258, 295, 298, 302, 304, 369, 378, 406, 586). Le orazioni, contrariamente a quanto aveva affermato il Pagliarini, sono tuttora inedite.
Bibl.: L. Alberti,Descrittione di tutta Italia…, Bologna 1550, p. 473; G. B. Pagliarini,Croniche di Vicenza, Vicenza 1663, p. 247; A. M. Quirini,Diatriba praeliminaris, Brixiae 1741, p. CCVI; Id.,Francisci Barbari et aliorum ad ipsum epistolae, Brixiae 1743, App., pp. 93 ss. (epp. XCVII, XCVIII); G. M. Mazzuchelli,Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, p. 1282; A. G. di Santa Maria,Biblioteca e storia di quei scrittori così della città come del territorio di Vicenza…, II, Vicenza 1772, pp. CIII-CXIII.