BARBABIANCA, Matteo
Nacque da nobile famiglia a Capodistria nel 1532 circa. Arcidiacono della sua città natale e dottore in utroque iure, fu nominato da Pio V vescovo di Pola, il 28 apr. 1567. Toccò a lui di introdurre in questa diocesi l'applicazione dei decreti del concilio di Trento, dando l'avvio alla riforma dei costumi del clero e al rinnovamento dello spirito religioso.
Il vescovo di Verona Agostino Valier, visitatore apostolico della diocesi di Pola nel 1580, raccolse testimonianze concordi sul fervore di carità e sui costumi esemplari di lui. Conduceva vita modesta, quale si conveniva "ad un vescovo umile e santo"; era assiduo nelle pratiche religiose, nella predicazione e negli uffici propri del suo ministero; non concedeva benefici per denaro né a persone indegne, osservava scrupolosamente l'obbligo di residenza, e visitava ogni anno la diocesi e gli ospedali, controllando la correttezza delle amministrazioni, senza chiedere alcuna ricompensa. Inoltre prestò attenta opera al riordinamento dei benefici ecclesiastici, per porre rimedio al disordine giuridico, dovuto alla mancanza di documenti e alla negligenza dei beneficiati, che talvolta provocava deterioramento del patrimonio: a questo scopo emanò una costituzione che imponeva a tutti coloro che godevano di benefici ecclesiastici un accurato inventario di tutti i beni mobili e immobili, con una precisa descrizione delle proprietà terriere e dei loro confini.Numerose furono le iniziative con le quali il B. cercò di attuare nella sua diocesi la riforma tridentina. Particolari sforzi dedicò a sollevare il clero dalla sua abissale ignoranza, istituendo "conferenze" obbligatorie, sul tipo di quelle attuate da s. Carlo Borromeo, nelle quali venivano illustrate e discusse questioni di teologia dogmatica e morale. Quando, il 14 genn. 1580, il visitatore apostolico Agostino Valier propose l'istituzione d'un seminario, trovò nel B. pronto consenso ed efficace collaborazione: il seminario fu di fatto costituito ed entrò in funzione in breve tempo, ma sopravvisse poi pochi anni alla morte del B. e venne chiuso nel 1592.
Per applicare i canoni tridentini indisse sinodi diocesani: uno ad Albona nel 1576, un secondo due anni dopo. Un avvenimento di grande risonanza, che intervenne a dare rinnovato impulso alla sua opera riformatrice, fu certo la già citata visita apostolica del Valier, al cui fianco ripcrcorse tutta la diocesi, indagando e annotando tutto quanto riguardava la vita materiale e spirituale di ogni parrocchia: fuun nuovo fervore di iniziative, una revisione attenta delle condizioni morali e religiose del clero e dei fedeli. La sua intensa opera riformatrice fuprematuramente troncata dalla morte: colto dalla febbre mentre esercitava il suo ministero presso Pola, spirò il 3 nov. 1582.
Capodistria, con la quale aveva conservato i legami risalenti alla nascita e agli inizi della sua carriera sacerdotale (nel 1577 aveva consacrato in quella diocesi la chiesa dei SS. Nicola e Apollinare), gli dedicò un epitaffio, esaltante la sua lotta contro l'eresia e il suo zelo pastorale.
Fonti e Bibl.: F. Cornelius, Ecclesiae venetae, IX, Venezia 1749, p. 117; G. Cappelletti, Le chiese d'Italia, VIII, Venezia 1851, pp. 89 s.; F. Babudri, Elenchus episcoporum Polensium,Parenzo 1909, p. 59; C. Eubel, Hierarchia catholica..., III, Monasterii 1923, p. 276; M. Pavat, La rifornia tridentina del clero a Parenzo e a Pola,Roma 1960, pp. 92-94, 96, 100-102, 110, 126 s., 135, 140, 177, 195, 228, 241, 255; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VI, col. 573.