ARRIGHI, Matteo
Figlio di Iacopo, nacque a Firenze poco prima della metà del sec. XIV. Appartenente alla cerchia dominante cittadina, fu priore (1374) e due volte gonfaloniere di giustizia. In seguito ai tumulti sorti a Firenze nel turbinoso 1378 e nei quali Gregorio di Pagnozzo Cardinali, già della potente famiglia Tomaquinci, ebbe mozza la cesta, l'A. venne condannato al pagamento di una rilevantissima multa (2000 fiorini d'oro), o all'esilio per sei anni in caso di mancato pagamento. Nel 1380 fu bandito da Firenze. Fu dopo la fine del predominio delle Arti minori (1382) che l'A., come appartenente al ceto della incipiente oligarchia, esplicò una grande attività politica. In quello stesso anno 1382 fece parte della Balìa e fu membro della commissione squittinante nello scrutinio generale; nell'ottobre del 1384 fu dell'ufficio dei Dieci di Balìa, allora creato per la prima volta per risolvere i casi di Arezzo. Nel 1395 fu capitano della Compagnia di S. Maria del Bigallo, mentre nel 1393 era stato scrivano dell'introito della Camera del Comune.
Non meno importanti erano i suoi incarichi esterni: nel 1378 era stato inviato a complimentare per la sua elezione il nuovo pontefice Urbano VI; nel 1389, con Filippo Adimari, Cristoforo Spini e Filippo Corsini, fu inviato ambasciatore in Francia; invece che per mare, come avevano fatto gli altri colleghi, l'A. volle andare per terra, ma fu fatto prigioniero dal marchese Lazzero del Carretto e non fu, rilasciato se non dopo aver pagato una grossa taglia per il suo riscatto.
L'A. morì a Firenze ai primi del secolo XV.
Fonti.: Arch. di Stato di Firenze, Priorista fiorentino Mariani, IV,c. 491; Tratte 78, cc. 96, 146 v; Memorie storiche di Naddo di ser Nepo dall'anno 1374 all'anno 1398, in Delizie degli eruditi toscani, XVIII, Firenze 1784, p. 113; Cronica fiorentina di Marchionne di Coppo Stefani, a cura di N. Rodolico, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XXX, I, pp. 288, 312, 324, 339, 370, 405, 429.