GALDI, Matteo Angelo
Pubblicista, agitatore, diplomatico, nato a Coperchia (Salerno) il 5 ottobre 1765, morto a Napoli il 31 ottobre 1821. Entrato Ferdinando IV nelle vie della reazione, il G., già monarchico riformista, partecipò alla congiura del 1794 e fu proscritto. Riparò in Francia, conobbe Bonaparte a Tolone ed entrò nell'esercito destinato all'Italia. Il G. si fermò in Piemonte per sollevare Alba; e il 27 aprile 1796 vi inaugurò il primo esperimento di governo costituzionale, quale segretario di Villehard, agente francese per vigilare sugl'interessi annessionisti del Direttorio. Nominato giudice criminale e civile di quella provincia, il G. fu arrestato, su domanda del re di Sardegna, per la parte avuta nei moti di Alba; libero di lì a poco, nel luglio diresse a Milano le Effemeridi repubblicane, partecipò al concorso sul miglior governo da dare all'Italia e nell'ottobre lanciò un proclama di guerra alla "prima legione italiana", formata dalla Giunta Cisalpina di difesa generale.
In questi ed altri scritti del 1796 il G. vagheggia un'Italia una, alleata, non vassalla, di Francia, e fulcro dell'equilibrio europeo; un'Italia marittima, che dai porti mediterranei combatterà contro il monopolio commerciale inglese e spingerà le sue navi a colonizzare l'Africa superiore. Il G. predice un grande avvenire al porto di Suez; ed esorta gl'Italiani a meditare su ciò. Discute anche gli aspetti sociali del problema politico e crede che una democrazia italiana debba curare anche una più equa ripartizione della proprietà. Nel suo entusiasmo, pensa di poter essere "il legislatore d'Italia", da rigenerare con l'educazione delle masse. Membro della Società di pubblica istruzione, poi anima del Comitato di educazione e del Circolo costituzionale, istituì il Giornale dei patriotti d'Italia (20 gennaio 1797). La visione larga del problema italiano gli suggerisce una specie di Santa Alleanza fra le nazioni libere, sì di America come di Europa, con un arbitrato internazionale a scopo di difesa e di pace.
Per l'intemperanza con cui agitava le sue idee, il G. fu allontanato nel febbraio del 1799 dalla Lombardia con la carica di agente diplomatico della Cisalpina presso la Repubblica Batava; ma anche in questo suo nuovo ufficio al diplomatico sopravvisse il pubblicista. Dispensato a sua domanda dall'ufficio (1808) e tornato in Italia, si fermò a Milano per pubblicare due opere preparate durante la legazione: Saggio sul commercio d'Olanda e Quadro politico delle
Rivoluzioni delle Provincie unite. L'anno seguente, nel settembre, rivedeva Napoli, sotto il Murat. La vita pubblica lo riprese mentre, nel raccoglimento della famiglia (nel 1797 aveva sposato a Milano Giulia Salvadori), attendeva a tracciar alcune linee di una riforma scolastica (Pensieri sull'istruzione, 1809). Membro della commissione di statistica, poi intendente della provincia di Molise, fu preposto (1812) alla direzione generale dell'istruzione pubblica, a cui egli diede un ordinamento rimasto quasi intatto fino al 1860.
Il G. vede nella scuola estesa a tutte le classi del popolo, con testi uniformi approvati dal governo, la formatrice delle virtù politiche; vuole esercizî fisici, musica, lingue orientali nelle università, in vista delle relazioni col Levante; pensa a scuole speciali di legislazione per la magistratura, di nautica per la marina, di agraria, di industria, d'arti e mestieri; difende il patrimonio artistico della nazione; disciplina le scuole private.
Tornati i Borboni, mantenne la carica. Sorto in Napoli il Parlamento dopo la rivoluzione carbonara, ebbe il mandato legislativo 1° settembre 1820) e fu eletto presidente dell'assemblea.
Bibl.: Atti del Real Istituto di Incoraggiamento alle scienze naturali di Napoli, V (1834), pp. 343-347; Giornale degli Eruditi e Curiosi, II, Padova 1884, nn. 51, 52, 54, 55, 59, 60 (polemica D'Ancona-Massaroli circa il luogo di nascita di M. G.); V. Fontanarosa, Il parlamento nazionale napoletano per gli anni 1820 e 1821, Roma 1900; C. Zottoli, Di due esimii cittadini napoletani, Salerno 1904; E. Rota, Melchiorre Gioia o Matteo G.?, in Boll. stor. piacentino, V (1910); S. Pivano, Albori costituzionali d'Italia, Torino 1913; A. Pingaud, Les hommes d'État de la République Italienne (1802-1805), Parigi 1914; A. Zazo, in Archivio stor. della Provincia di Salerno, III; M. Orza, L'educazione nazionale nel pensiero di M. A. Galdi (Studi in onore di M. Schipa, 1926); id., La vita e le opere di M. A. G. con appendice di lettere dipl., Napoli s. a.