FESTA, Matilde
Nacque a Roma il 14 marzo 1890 da Pietro e da Cristina Forcella. Trasferitasi con la famiglia al Cairo, dove risiedette a lungo, compì i suoi primi studi di pittura presso Paolo Forcella, pittore orientalista e direttore della scuola di belle arti del Cairo.
Tornata in Italia, esordì sulla scena romana nel 1913, esponendo alcuni dipinti e disegni, assieme con la pittrice M. Bodtker, presso i locali del Lyceum di palazzo Theodoli, sede del circolo femminile; la mostra ricevette la visita della regina Margherita (Secessione romana, 1987, p. 32). Nello stesso anno, sempre al Lyceum, partecipò all'Esposizione artistica femminile. Nel frattempo stabilì contatti con alcuni tra i giovani artisti che diedero vita nel 1913 alla fronda della Secessione romana, in contrasto con il tradizionalismo della Società amatori e cultori. A questo periodo risale infatti l'amicizia con F. Ferrazzi, che, sempre nel 1913, la precedette al concorso per il pensionato artistico per la pittura: pur giungendo seconda, la F. ricevette la segnalazione della critica per il suo saggio, considerato tra i migliori della competizione. Il Ferrazzi la ritrasse l'anno seguente in un dipinto, poi entrato nella collezione Signorelli di Roma, e ancora nel 1920 con accanto la figlioletta Sofia (cfr. C. L. Ragghianti-J. Recupero, Ferruccio Ferrazzi, Roma 1974, tav. 23, p. 89; cfr. anche B. Mantura-M. Quesada, F. Ferrazzi..., Roma 1989, tav. 2), che la F. aveva avuto dal matrimonio del 1914 con l'architetto Marcello Piacentini, conosciuto nell'ambiente della Secessione romana. Sempre nel 1914 prese parte a Roma alla seconda mostra della Secessione, dove espose La parrucca verde e un Paesaggio (catal., pp. 23, 59).
Il 1915 fu per la F. un anno denso di eventi e di riconoscimenti. Dopo aver preso parte in gennaio ad una esposizione dell'Associazione artistica internazionale destinata ad una raccolta di fondi a favore dei terremotati di Avezzano, in febbraio partì alla volta degli Stati Uniti assieme con il marito, impegnato a seguire la costruzione del padiglione italiano da lui progettato alla Panama-Pacific International. Exposition di San Francisco.
Per il padiglione la F. eseguì le pitture delle lunette del portico: vi raffigurò episodi delle crociate in uno stile neoquattrocentesco, coerente con la scelta linguistica operata nell'architettura ma incongruo rispetto al suo stile personale, che, a questa data, risulta invece orientato verso un cauto aggiornamento delle ricerche pittoriche postimpressioniste. Improntate ad un sintetismo di marca Nabis appaiono invece alcune opere, dedicate alla vita del Cairo, riprodotte in un articolo dedicatole dallo scultore E. Ximenes (in Emporium, XLI, [1915], 242, pp. 233-236).
Sempre nel 1915 partecipò, per l'ultima volta, alla mostra (terza) della Secessione romana con diversi ritratti e con Primavera (catal., pp. 21 s.); l'anno dopo espose alla mostra d'arte pro Croce Rossa allestita nei locali del Lyceum. Nel giugno del 1918 prese parte, con alcuni pastelli e un arazzo, alla mostra d'arte giovanile che si tenne alla casina del Pincio.
Organizzata da M. Piacentini e C. Tridenti, la mostra si poneva in continuità con la Secessione romana: vi parteciparono infatti, tra gli altri, oltre alla F., A. Selva, F. Ferrazzi, C. Socrate, G. Marino, P. Bertoletti, C. E. Oppo, A. Spadini, L. Cecchi Pieraccini, Deiva De Angelis e Pasquarosa. Questi artisti formavano uno schieramento non univoco, ma caratterizzato dalla comune volontà di ricercare un'alternativa sia alla lezione francese, sia alle tendenze dell'avanguardia espresse dalla mostra d'arte indipendente che si teneva negli stessi giorni alla galleria dell'Epoca.
Nel 1918 a Roma si inaugurò anche il cinema teatro Corso di M. Piacentini, alla cui decorazione la F. aveva partecipato, assieme con gli scultori A. Dazzi e A. Biagini, eseguendo, per il vestibolo, un pannello decorativo in stoffa connotato da cadenze lineari di intonazione proto decò (C. Tridenti, Il nuovo cinemateatro in piazza S. Lorenzo in Lucina a Roma, in Vita d'arte, XVII[1918], p. 46). È la prima realizzazione di rilievo della F. nel campo delle arti decorative, in un momento in cui veniva sottolineata l'importanza del legame tra architettura, decorazione e arti applicate. Nel 1921 partecipò, assieme con lo scultore G. Gronchi, alla decorazione del cinema teatro Savoia di Firenze, progettato da M. Piacentini e finito di costruire nel 1922, per il quale realizzò un pannello murale in stoffa, stilisticamente vicino a quello del cinema Corso di Roma, e ancor oggi in loco. Nel 1922 espose alla Primaverile fiorentina alcune opere di soggetto esotico ispirate alla vita del Cairo e un pannello di stoffa (cfr. catal., p. 178). Nel 1923 prese parte alla prima Mostra internazionale di arti decorative di Monza (catal., p. 100) con alcuni cuscini, esposti in una stanza da gioco per bambini progettata dal pittore U. Ortona, dove si trovavano, tra l'altro, alcuni giocattoli disegnati da D. Cambellotti e G. Prini.
A partire dal 1928 fino al 1936 la F. partecipò regolarmente alla Biennale di Venezia con una produzione che testimonia una particolare attenzione alla tecnica dell'affresco: nel 1928 presentò un'Annunciazione, che coniuga plasticismo novecentesco e cadenze lineari ancora art nouveau (cfr. catal., ill. 113); nel 1930 (catal., 2ª ediz.) espose un Ritratto e una Primavera;due anni dopo Leda e Danzatrice; nel 1934 un Ritratto femminile, sempre ad affresco, e nel 1936 - accanto alle tele Lago di Nemi, Ritratto di mio fratello, Ritratto di bambina e Colli Albani - espose l'affresco Studio di ritratto, ossia il ritratto di G. Bottai, che venne acquistato per la Galleria d'arte moderna di Milano (cfr. Musei e gallerie di Milano, L.Caramel-C. Pirovano, Galleria d'arte moderna. Opere del Novecento, Milano 1974, pp. 53 s., ill. 910).
Nel 1929 partecipò con due affreschi alla prima mostra del Sindacato laziale fascista di belle arti (catal., p. 23); alla edizione successiva, nel 1930 (catal., p. 23), ne espose uno di intonazione novecentesca, datato 1923, che ripropose, col titolo Composizione, alla V Triennale di Milano del 1933 (catal., p. 409).
A Milano l'opera fu presentata nella sezione pittura murale, coordinata da M. Sironi, accanto ad altre di F. Depero, E. Prampolini, G. Mucchi, R. De Grada, in un clima di polemica nei confronti del razionalismo architettonico che tendeva ad escludere il concorso della pittura murale alla definizione dello spazio, da un lato, e di rivendicazione del legame con la tradizione contro gli svolazzi fioreali che l'avevano in passato inquinata, dall'altro.
Sempre nel 1930 la F. partecipò a Roma alla prima Mostra nazionale dell'animale nell'arte e l'anno seguente, nell'ambito della Settimana italiana in Atene, espose Pastore greco nel settore delle arti figurative. Nello stesso anno presentò anche un frammento di affresco di tema storico, il Ratto delle sabine (catal., p. 107), alla prima Quadriennale romana, rassegna alla quale prese parte anche nel 1935 con gli affreschi Studio di figura - criticato dal Callari (1935) - e Giocatori di tamburelli, che venne riproposto l'anno successivo a Budapest all'Esposizione di arte contemporanea italiana. Nel 1939 prese parte ancora una volta alla Quadriennale di Roma con quattro tele ispirate al paesaggio egiziano (cfr. catal., p. 147).
In seguito ad una malattia piuttosto grave del marito, nel 1940 la F. lasciò la villa della Camilluccia, dove abitava e lavorava dal 1932, e si trasferì con la famiglia in un albergo a piazza del Popolo. Da questo momento cala il silenzio sul suo percorso artistico e umano.
Morì a Roma il 17 marzo 1957.
Come la maggior parte delle artiste contemporanee la F. è stata pressoché ignorata dalla critica. La sua produzione pittorica degli anni Venti e Trenta, quasi interamente sconosciuta, non permette di stabilire se la presenza alle principali esposizioni nazionali e, soprattutto, internazionali - nel 1936 venne chiamata a rappresentare l'Italia a Budapest accanto a De Chirico, Carrà, Severini e Sironi, tra gli altri -sia dipesa dalla qualità delle sue opere oppure se sia stata favorita dal fatto che la F. era la moglie del più autorevole architetto di regime.
Fonti e Bibl.: Oltre ai cataloghi delle mostre citate nel testo, cfr. F. Callari, II Quadriennale d'arte nazionale. Studio critico, Roma 1935, pp. 20, 38; Secessione romana. 1913-1916 (catal.), a cura di R. Bossaglia-M. Quesada-P. Spadini, Roma 1987, pp. 20, 32, 38,41; Ferruccio Ferrazzi dal 1916 al 1946 (catal.), a cura di B. Mantura-M. Quesada, Roma 1989, pp. 14, 94, 103;F. R. Morelli, in La pittura in Italia. Il Novecento/1 1900-1945, Milano 1991, II, p. 886;M. Lupano, Marcello Piacentini, Bari 1991, p. 182; Pasquarosa (catal.), a cura di M. Quesada, Pavia 1995, p. 11;H. Vollmer, Künstlerlexikon des XX. Jahrhunderts, III, p. 584.