SERAO, Matilde Caterina
– Nacque a Patrasso il 28 febbraio del 1856 dal giornalista ˗ all’epoca segretario al Consolato inglese ˗ Francesco Saverio, espatriato nel 1848 per sfuggire alle persecuzioni della polizia borbonica, e da Paolina Borrely dei principi Scanavy, nativa di Costantinopoli. Alla caduta dei Borboni, la famiglia tornò in patria: madre e figlia soggiornarono a Ventaroli, paese di origine di Francesco, prima di ricongiungersi con lui a Napoli, dove vissero in ristrettezze economiche.
Dopo una formazione in buona parte da autodidatta, condotta sotto la guida materna, dal 1871 Serao iniziò a frequentare la Scuola Normale Femminile Pimentel Fonseca. Il 26 maggio 1872 si convertì dalla fede ortodossa, nella quale era stata battezzata, al cattolicesimo. Dopo il conseguimento nel 1874 del diploma, iniziò a lavorare come ausiliaria ai Telegrafi di Stato, ma nel luglio 1877 abbandonò l’impiego per dedicarsi all’attività letteraria e giornalistica a cui era stata avviata dal padre. Dall’ottobre 1876 iniziò a collaborare con il «Giornale di Napoli», passato nello stesso mese dalla direzione di Federigo Verdinois a quella di Enrico Melia; il 1° luglio 1879 divenne responsabile della pagina letteraria. Dal gennaio 1878 aveva iniziato a scrivere anche sul quotidiano letterario Il Novelliere, fondato da Alfredo Monaco: nell’aprile vi pubblicò, con lo pseudonimo di Tuffolina, la novella lunga Opale.
Dopo avere letto questa prima prosa, Rocco De Zerbi la ingaggiò come collaboratrice del Piccolo. Serao iniziò così una intensa attività, fatta anche di contributi saltuari per altre testate, che favorì la conoscenza della sua firma oltre i confini cittadini: scrisse per l’Illustrazione italiana dei Fratelli Treves di Milano, per i periodici romani Fanfulla e Fanfulla della Domenica, diretti da Ferdinando Martini, per il torinese Il Risorgimento e poi per la Gazzetta letteraria e La Gazzetta piemontese, guidate da Vittorio Bersezio. Frattanto si erano andate consolidando le relazioni con alcuni componenti dell’alta borghesia napoletana, intrecciate grazie ai contatti paterni, in particolare con la famiglia Mariani, e attraverso di essa con l’avvocato Gaetano Bonavenia. Conobbe e divenne amica di Eleonora Duse, all’epoca ingaggiata dalla compagnia stabile del Teatro dei Fiorentini.
Nel 1879 uscì, edito da Perussia e Quadrio, il suo primo libro, in cui erano raccolte, sotto il titolo Dal vero, 33 prose in forma di novelle, bozzetti, cronache, soggetti d’occasione già in ampia parte pubblicate in rivista, e caratterizzate da un gusto verista del tutto personale. Nel 1881 lo stesso editore ristamperà alcune di queste novelle con il titolo Raccolta minima, e una loro parte, con l’aggiunta di una decina di altre prose, sarà ripubblicata nel 1883 con titolo Pagina azzurra; seguiranno altre nuove edizioni, fino a quella del 1914 per la popolare Biblioteca Amena che riunì in due libri tutte le novelle.
Agli inizi degli anni Ottanta, Serao conquistò l’ammirazione e il sostegno dell’entourage del Corriere del Mattino, e in particolare di Martino Cafiero, che la introdusse al romano Capitan Fracassa, fondato nel maggio 1880, con un prestito del banchiere Moisè Bianchi, da Gennaro Minervini, Giuseppe Turco, Federico Napoli e Luigi Arnaldo Vassallo: dal giugno, iniziò a collaborarvi con differenti pseudonimi, di cui il più noto resta Chiquita, ereditato da Ernesto Mezzabotta. Nel gennaio 1882, dopo il successo del primo romanzo Cuore infermo (sulla Gazzetta Piemontese nel 1880, poi in volume: Casanova 1881) e della raccolta Le leggende napoletane (1881), e grazie alla rapida carriera giornalistica (in breve tempo divenne redattrice fissa), si trasferì a Roma insieme al padre. Qui entrò in contatto con la baronessa Francesca Magliani (moglie di Agostino, Ministro delle Finanze), Laura Acton Minghetti, Eddy Sonnino De Renzi, Gegè Primoli (nipote dell’imperatrice Eugenia e della principessa Matilde); conobbe Giosuè Carducci, Carlo Cecconi, Giuseppe Giacosa e Giovanni Verga, e iniziò a frequentare Gabriele d’Annunzio, che l’accolse a Francavilla nel circolo michettiano, ed Edoardo Scarfoglio, con un cui strinse ben presto un proficuo legame affettivo e professionale. Incrementò rapidamente la produzione giornalistica e letteraria pubblicando sulla Cronaca Bizantina di Angelo Sommaruga, su La Domenica Letteraria e il Giornale per i bambini diretti da Martini, su La Rassegna di Michele Torraca e su Il Pungolo della Domenica di Leone Fortis; inoltre, strinse un vincolo duraturo con la Nuova Antologia di Francesco Protonotari.
Durante gli anni romani furono pubblicate anche le opere che decretarono la fama di Serao. Nel 1883 uscì Fantasia (Torino, Casanova): storia di una amicizia femminile compromessa da un’irrefrenabile passione distruttiva che induce Lucia a sottrarre il marito all’ingenua e fiduciosa Caterina. Il romanzo, accolto dalle recensioni lusinghiere di Francesco Torraca ed Enrico Nencioni, e dalla stroncatura riservatale da Scarfoglio ne Il libro di Don Chisciotte, confermò l’interesse della scrittrice per una narrativa attenta alle dinamiche psicologiche dei personaggi, studiate attraverso l’osservazione e la memoria personale. Seguirono nelle stesso anno Piccole anime (Roma, Sommaruga) e sulla Domenica Letteraria, La virtù di Checchina (poi in volume l’anno successivo: Catania, Giannotta), piccolo capolavoro di realismo che pure prende l’abbrivio da uno spunto letterario riconducibile a Une belle journée di Henry Céard. Nel 1884, sul Capitan Fracassa, uscirono Il ventre di Napoli (poi nello stesso anno: Milano, Treves) - denuncia dello sventramento di Napoli voluto dal ministro Agostino Depretis e dell’illusoria macchinazione del risanamento - e, sulla Nuova Antologia, Telegrafi dello Stato che, insieme a Scuola normale femminile, Per Monaca (Nuova Antologia, 1885), Non più (Fanfulla della Domenica, 1885) e Nella lava confluirono ne Il romanzo della fanciulla (Milano, Treves), dov’è anche messo a frutto il ricordo degli anni di studio alla Scuola Normale e di lavoro ai Telegrafi con una ricomposizione a chiave dei personaggi, tra cui primeggia l’allusione alle moltiplicate personificazioni non prive di autoironia di Caterina. Nello stesso anno uscì La Conquista di Roma (Firenze, Valecchi) e, sulla Nuova Antologia, Vita e avventure di Riccardo Joanna, un romanzo-saggio sulle grandezze e decadenze della vita di giornalista.
Il 28 febbraio 1885 in Campidoglio, e poi il giorno seguente con rito religioso a Santa Maria del Popolo, sposò Edoardo Scarfoglio: ebbero quattro figli (Antonio nel 1886, Carlo e Paolo nel 1887 e Michele nel 1888). Insieme fondarono nel 1885 Il Corriere di Roma, poi rinominato dall’11 novembre 1886 Il Corriere di Roma illustrato. Sotto la direzione di Scarfoglio, la Serao intervenne con articoli principalmente rivolti alla moda e al costume, inaugurando con la firma gibus (varietà di cappello a cilindro fornito di molle a scatto che permettevano di appiattirlo per un più agile trasporto) la rubrica Api, mosconi e vespe. Il giornale ebbe difficoltà organizzative ed economiche, e non fallì solo grazie all’intervento del banchiere livornese Matteo Schilizzi, che, risolvendone la situazione debitoria, diede la possibilità ai coniugi di proseguire la loro attività giornalistica con il Corriere di Napoli.
Il ritorno a Napoli coincise con una partecipazione sempre più impegnativa sulle pagine del quotidiano, che determinò il consolidarsi della fama della Serao come giornalista pronta a usare i mezzi espressivi più adatti a suscitare la benevolenza del pubblico femminile, dalla cronaca alla critica letteraria all’articolo di costume, solleticando l’aspirazione borghese verso l’attraente futilità dell’aristocrazia. A questo gusto regolato sulle richieste dei lettori appaiono cautamente modellate anche le prose pubblicate in questi anni sulla Nuova Antologia. Accanto ai vivi affreschi di ambientazione napoletana, declinati nell’intimità pietosa di Terno secco (1887) o nel cronachismo di Trenta per cento (1888) o nell’oppressivo interno borghese di O Giovannino o la morte (1888), poi confluiti nel volume All’erta sentinella (Milano 1889), vi comparvero novelle sviluppate intorno a una «passione conveniente»: La grande fiamma (1889), Sogno di una notte d’estate (1890), Tramontando il sole (1893), poi riproposte nel volume Le amanti (1894). Sulla stessa linea scrisse il romanzo di ampio e immediato successo Addio amore (uscito su Il Corriere di Napoli nel 1889, poi in volume a Napoli per Giannini), su cui ritornò nel 1893 narrando in Castigo il seguito della vicenda, e ottenendone analogo successo tanto che le due opere furono insieme destinate a una trasposizione cinematografica con la regia di Gianni Franciolini nel 1942. All’inizio del 1889 era stato anche pubblicato, su Il Corriere di Napoli, quello che viene considerato dalla critica il romanzo di più grande ambizione della Serao, Il paese di Cuccagna (poi in volume per Treves nel 1891).
I rapporti tra Scarfoglio e Schilizzi si erano andati intanto logorando fino al punto di una definitiva rottura, che spingerà i coniugi a fondare in autonomia una nuova testata: Il Mattino (il primo numero uscì il 16 marzo 1892), con la direzione di Scarfoglio e la gerenza di Federico Liviera Zuliani. Il quotidiano sarebbe ben presto diventato il più diffuso del Mezzogiorno, oltre che uno dei più importanti d’Italia, grazie soprattutto a illustri collaboratori (quali Giosuè Carducci, Ferdinando Martini, Gabriele d’Annunzio, Francesco Saverio Nitti, Giuseppe Giacosa, Enrico Panzacchi, Raffaele De Cesare, Rocco De Zerbi), a inviati e corrispondenti dall’estero e a una rete di giovani redattori: da Ferdinando Russo, capocronista, a Giulio Fioretti, cronista giudiziario; alla critica teatrale, drammatica, letteraria e d’arte si dedicarono Federigo Verdinois, Roberto Bracco, Vittorio Pica, Corrado Ricci; per la vita politico-parlamentare e le cronache romane vi scrissero Riccardo De Albertis, Luigi Mercatelli e Andrea Cantalupi; di economia si occupò Lorenzo Zammarano.
Serao vi compose articoli di vario genere, assumendo le vesti di Giuliano Sorel e cercando di muoversi con prudenza tra le linee del direttore e le convinzioni personali. Vi riprese la nota rubrica Api, mosconi e vespe, che, a seguito dell’azione giudiziaria intentatale da Schilizzi per appropriazione indebita del titolo, fu costretta a modificare dal dicembre del 1896 in Mosconi. Nonostante il successo indiscusso dello spazio riservatole sul quotidiano, la scrittrice avvertì presto la necessità di creare un foglio dedicato al dibattito culturale e letterario secondo un modello che rispondeva a due precedenti napoletani ˗ il Corriere del Mattino letterario di Verdinois (1887) e La Domenica (1866-67) di Mastriani ˗, ma soprattutto alla fortunata appendice autonoma del Fanfulla della Domenica. Il 1° luglio 1894 diede vita, valendosi dell’aiuto operativo del padre Francesco, all’inserto domenicale del Mattino-Supplemento, che uscì con cadenze regolari fino al 22 dicembre 1895. Fu destinato principalmente a informazioni e dibattiti di natura letteraria, favorendo la diffusione di racconti d’appendice italiani e stranieri, ma accolse pure interventi su argomenti di attualità, temi scientifici, rubriche e resoconti di moda e costume.
Sul numero dell’8 luglio 1894 Serao pubblicò l’articolo I cavalieri dello Spirito, con cui registrava ˗ quale reazione all’«asprezza di un naturalismo male inteso» ˗ la nascita di un movimento spirituale nell’arte e nella letteratura idealmente capeggiato da Antonio Fogazzaro, di cui aveva seguito favorevolmente gli esordi, e riferibile a una più ampia schiera di scrittori francesi quali Paul Bourget, Pierre Loti, Jean Richepin e Maurice Barrès. Sullo slancio di questa nuova attitudine spirituale e decadente la scrittrice aveva compiuto nel maggio del 1893 un viaggio in Terrasanta, di cui pubblicherà una serie di ricordi a partire dal 12 agosto 1894 sul Mattino-Supplemento (in volume nel 1898 con titolo Nel paese di Gesù. Ricordi di un viaggio in Palestina).
Sulla base di questa nuova tendenza teorica, ma in accordo con le vicende che erano parte viva della storia cittadina e della sua cronaca recente, elaborò i romanzi La Ballerina (1899) ˗ in cui la tematica amorosa ritorna riletta attraverso la misera esistenza di una danzatrice di terza fila, svelata nella sua umile interiorità di donna inadeguata all’esistenza ˗ e Suor Giovanna della Croce, pubblicato da Treves nel 1901, definito dall’autrice, nella lettera dedicatoria, «un libro dell’animo», offerto a Bourget, «amico e maestro», e composto in funzione di una programmatica rinuncia ai temi dell’eterna storia dell’amore. Narra la storia di una demonacazione forzata a causa della soppressione dei monasteri decisa dai governi post-unitari: la religiosa, al secolo Luisa Bevilacqua, deve abbandonare il convento di clausura dove ha trascorso quarant’anni della sua vita tentando inutilmente di inserirsi nella vita sociale, senza riuscirvi, fino a ridursi a vivere in un pubblico dormitorio.
Si era intanto consolidata la notorietà della scrittrice all’estero attraverso le numerose traduzioni delle sue opere, soprattutto in francese; mentre si rafforzava il legame con l’attività giornalistica su «Il Mattino», la cui diffusione cresceva, malgrado i sequestri e le censure dovuti alle intemperanze di Scarfoglio, apertamente schieratosi contro il quarto governo di Antonio Rudinì (e contro il prefetto Giannetto Casavola) in occasione della repressioni popolari del maggio 1898, che gli valsero la condanna a cui sfuggì con l’espatrio in Svizzera. Fece ritorno a Napoli solo quando per iniziativa di Luigi Pelloux vennero amnistiate le condanne inflitte ai giornalisti durante il precedente governo.
Nel 1900 la Commissione di inchiesta su Napoli, presieduta da Luigi Saredo, accusò Scarfoglio di collusione con la giunta comunale e colpì la stessa Matilde, sospettata di aver ottenuto un prestito in cambio di favori legati alla pubblica amministrazione. L’inchiesta si sarebbe conclusa con l’assoluzione dei due coniugi, che intanto decisero la loro separazione, legalmente sancita nel marzo 1902 dal tribunale di Napoli. Con la liquidazione ottenuta da Scarfoglio, Serao fondò il 27 aprile 1902 la rivista letteraria La Settimana, una testata modellata sull’esempio della Revue Hebdomadaire, che si propose di offrire a basso costo, per un pubblico ampio, un panorama della vita intellettuale, dalle arti alle lettere e alle scienze, poco presenti sui quotidiani. Le sue pubblicazioni si conclusero il 27 febbraio 1904, con l’annuncio dell’imminente pubblicazione di una nuova testata, che iniziò a uscire il mese seguente: il quotidiano Il Giorno, di cui Serao assunse il ruolo di collaboratrice sotto la direzione prima di Riccardo De Albertis, poi di Ettore Moschino e quindi dell’avvocato Giuseppe Natale (che morì nel 1926), a cui si era legata sentimentalmente. Dal loro rapporto nacque una figlia, Eleonora.
Probabilmente anche su sollecitazione dell’amica Duse, Serao si avvicinò al teatro - a cui si era interessata come critica fin dalla fine degli anni Settanta, e con ambizioni d’arte almeno dall’autunno del 1884 col progetto di trasposizione drammatica di Fantasia -, accogliendo la proposta di mettere in scena la riduzione teatrale del romanzo Dopo il perdono. Romanzo di amore (apparso prima sulla Nuova Antologia nel corso del 1906 e, nello stesso anno, in volume nelle edizioni della rivista); il dramma fu presentato senza successo al pubblico parigino al Théâtre Réjane il 19 novembre 1907, e in italiano al Teatro dei Fiorentini a Napoli il 5 febbraio 1908. Alla fine del 1911 fu Ernesto Murolo a lavorare alla messa in scena di O Giovannino o la morte, che verrà presentato con mediocre successo al Teatro Nazionale di Roma il 13 novembre 1912. Dalla novella verrà tratta anche una versione cinematografica nel 1920, e nuovamente nel 1942, con il titolo Via delle cinque lune, per la regia di Luigi Chiarini.
La Serao continuò a scrivere romanzi di grande ambizione fino a tarda età: pur conservando la centralità dei temi amorosi e adulterini, con Il delitto di Via Chiatamone (1908) e La mano tagliata (1912) sperimentò alcuni meccanismi del racconto gotico. Ai primi anni del Novecento risale anche l’intenzione di lavorare intorno a un ciclo di romanzi ‘sulle illusioni umane’, per una critica dei valori borghesi (la famiglia, l’amore, la religione); di questo ciclo avrebbe dovuto far parte L’ebrezza, il servaggio e la morte, che Serao inviò a Georges Herelle nel 1913, senza successo perché rimase inedito. In questa prospettiva si indirizzò anche l’ultimo romanzo della Serao, Mors tua (1926), nel quale erano rifiutati gli accenti di rassegnata accettazione cristiana che avevano percorso le pagine di Parla una donna. Diario femminile di guerra. Maggio 1915-marzo 1916, e ricusati i toni inneggianti al conflitto che avevano percorso le pagine di Evviva la guerra – Primavera italica (1912). Il romanzo non fu gradito da Benito Mussolini e questo contribuì a far sfumare la possibilità, affacciatasi fin dalla fine del 1921, del premio Nobel.
Morì improvvisamente nella sua casa napoletana di via Riviera di Chiaia il 25 luglio 1927.
Opere. Per le riedizioni moderne delle opere di Serao: Romanzo della fanciulla (a cura di F. Bruni, 1985); Vita e avventura di Riccardo Joanna (a cura di R. Giglio, 1992); La Conquista di Roma (a cura di W. De Nunzio Schilardi, 1997); Opale (a cura di C. De Caprio, 1999); Dal vero (a cura di P. Bianchi, 2000); San Gennaro nella leggenda e nella vita (a cura di W. De Nunzio Schilardi); Il ventre di Napoli (a cura di P. Bianchi, 2002); Racconti napoletani (a cura di P. Sabbatino - R. Abbate, 2002); Il Paese di Cuccagna (a cura di C. De Caprio, 2004); Leggende napoletane (a cura di M. Izzo, 2005); Fantasia (a cura di A. D’Ascenzo, 2006); L’anima semplice: suor Giovanna della Croce (a cura di C. Borrelli, 2005; a cura di R. Casapullo, 2006); L' infedele (a cura di P. Bianchi, 2009); Saper vivere. Norme di buona creanza (a cura di B. Benvenuto, 2012).
Fonti e Bibl.: Per un profilo biografico di M. S.: A. Banti, M. S., Torino 1965, G. Infusino, M. S.: vita opere testimonianza, Napoli 1977; A. Sarcina, La signora del Mattino, Capri 1995; A. Ghirelli, Donna Matilde, Venezia 1995; E. Rasy, Ritratti di signora, Milano 1995; M. Prisco, M. S., Roma 1995; D. Trotta, La via della penna e dell'ago: M. S. tra giornalismo e letteratura: con antologia di scritti rari e immagini, Napoli 2008; L. Rocco Carbone, Cara Matilde: la S., la scrittura e la vita Napoli 2008; N. Verdile, M. S. ’A Signora, Lucca 2017. Per un orientamento generale e una ricognizione bibliografica complessiva: E. Caccia, M. S., in Letteratura italiana. I minori, IV, Milano 1969, pp. 3227-3256; G. Martin-Gistucci, L’oeuvre romanesque de M. S., Grenoble 1973; G. Buzzi, Invito alla lettura di M. S., Milano 1981; A. Palermo, Le due narrative di M. S., in Id., Da Mastriani a Viviani, Napoli 1987, pp. 33-65; F. Bruni, Sondaggi su lingua e tecnica narrativa del verismo, in Cultura meridionale e letteratura italiana, Napoli 1986, pp. 476-85; V. Pascale, Sulla prosa narrativa di M. S. con un contributo bibliografico (1877-1890), Napoli 1989; T. Scappaticci, Introduzione a S., Roma-Bari 1995; C.M. Fiorentino, Eros, scrittura, politica. Gabriele D'Annunzio e M. S. nella Roma umbertina (1881-1900), Roma 2019. Restano rimandi obbligati, seppure lontani: F. Verdinois, M. S., in Id., Profili letterari napoletani di Picche, Napoli 1881, pp. 145-151; H. James, M. S., in North American Review, marzo 1901, pp. 367-380; L. Spitzer, M. S. (Eine Charakteristik), in Germanisch-Romanische Monatsschriften, VI (1914), pp. 573-584; B. Croce, Note sulla letteratura italiana nella seconda metà del secolo XIX. V. Matilde Serao, in La Critica, 1903, n. 1, pp. 321-351, poi in Id., La letteratura della nuova Italia. Saggi critici, III, Roma-Bari 1943, pp. 33-73; U. Ojetti, Alla scoperta dei letterati (1946), a cura di P. Pancrazi, Firenze 1967, pp. 272-283.