CALANDRINI, Matilde
Nata a Ginevra nel 1794 da una famiglia lucchese che nel XVI secolo era stata costretta all'esilio per aver aderito alla Riforma protestante, dopo aver trascorso la giovinezza nella città svizzera, si stabilì nel 1831 a Pisa per curare la salute malferma. La casa Foggi ove prese dimora, divenne presto, per sua iniziativa, un luogo d'incontro di intellettuali di diverse provenienze e un centro di vita religiosa.
La professione di fede evangelica della C. si era arricchita, durante l'esperienza ginevrina, dei fermenti del réveil e d'una larga apertura, d'ispirazione sociniana, alla tolleranza di tutte le fedi. Nel cenacolo pisano, infatti, alla lettura della Bibbia, ai programmi di diffusione popolare delle Scritture, alle pubbliche preghiere spontanee, alle discussioni in materia religiosa e morale prendevano parte non solo membri delle comunità riformate, rappresentati nella città dai residenti inglesi, ma anche cattolici dalla irrequieta religiosità (il più celebre dei quali fu Giuseppe Montanelli) ed esponenti della cultura laica.
L'altro interesse dominante della C. fu quello pedagogico e sociale. Per questo la sua opera si collega con il vasto movimento europeo per la creazione di asili d'infanzia e scuole lancasteriane e la diffusione della letteratura popolare. In Italia la C. divenne una delle figure più importanti di quella generazione che, compiendo un passo decisivo, abbandonò le generiche consuetudini letterarie per impegnarsi nei problemi della scuola e della istruzione popolare, in ispecie infantile. In un rapporto di polizia del 1833 si può leggere che, già in quell'anno, la C. aveva fondato a Pugnano, presso Pisa, nella villa del cavalier Francesco Roncioni, una scuola di mutuo insegnamento che presto, però, un intervento governativo avrebbe costretto alla chiusura. Seguì l'apertura dell'asilo di Firenze, per il quale si giovò sino al 1838 della collaborazione di Luigi Frassi, un vecchio liberale dell'età napoleonica, poi di quella di Lorenzo Ceramelli. Per meglio conoscere il funzionamento degli asili la C. entrò in corrispondenza con l'antesignano lombardo di quel movimento, il sacerdote Ferrante Aporti, ed ebbe con lui, nel corso degli anni, un fitto e prezioso carteggio. Importanti scambi di lettere ebbe anche col Lambruschini, col Vieusseux, col Mayer, tanto che può dirsi che quasi tutti i nomi della cultura toscana della prima metà del secolo furono legati a quello della C. o per rapporti epistolari costanti o per legami di collaborazione e amicizia. La C. promosse anche la penetrazione in Italia della più avanzata letteratura pedagogica europea, in ispecie di quella svizzera e francese.
Il successo del modello pisano, celebrato dal Lambruschini insieme con quello cremonese dell'Aporti, incoraggiò lo sviluppo in Toscana di altre iniziative analoghe. Nel 1835 l'asilo della C. contava centoventi alunni e già si articolava in un grado superiore, una scuola primaria vera e propria.
Il collegamento tra istruzione infantile ed elementare e lo sbocco della scuola nel mondo del lavoro grazie al collegamento con le società artigiane si rivelarono ben presto come le caratteristiche specifiche degli istituti della Calandrini. La metodologia, in queste scuole "per i figli dei poveri", era molto avanzata; si fondava sul mutuo insegnamento e si giovava di un personale specializzato, istruito dalla C. che fu "maestra delle maestre" in varie cittadine toscane. La C. accentuò quanto di pestalozziano era nel metodo dell'Aporti, e a chi rilegga i Canti per gli asili infantili che si usavano nelle sue scuole apparirà come ella abbia sottolineato in senso erasmiano la religiosità delle scuole aportiane. La sua esemplare tolleranza in materia di fede nell'esercizio dell'insegnamento fu elogiata da R. Lambruschini.
Da Pisa compì frequenti viaggi in altre città d'Italia. Nel 1836 fu a Roma, frequentò la principessa Borghese, visitò l'ospizio di S. Michele e altre opere di assistenza. Le sue lettere inedite la rivelano molto critica nei confronti delle devozioni popolari. Nel 1837 fu a Napoli, poi a Cremona ove visitò l'Aporti, quindi a Friburgo ove ebbe colloqui con un altro grande educatore, il padre francescano Giovanni Girard.
Quando una profonda ondata reazionaria, dopo una accesa e notissima polemica, colpì il movimento d'istruzione popolare e infantile in Italia, la C. ne fu una vittima illustre. L'11 luglio 1845 il vicario arcivescovile di Pisa, L. Della Fanteria, intimò la sospensione delle lezioni che la C. teneva nelle ore serali alle maestre degli asili, accusandola di turbare la coscienza religiosa delle insegnanti. La C. replicò con una fierissima lettera, affermando il proprio diritto alla libertà religiosa e denunciando contemporaneamente, come sopruso inaccettabile per la coscienza moderna, l'intervento delle autorità ecclesiastiche sul piano politico e amministrativo. Le pressioni per l'allontanamento della C. furono però tali che, durante una sua assenza, l'arcivescovato ottenne un decreto che le impediva di rientrare in Toscana.
Si rifugiò a Ginevra. Durante gli avvenimenti del 1848, nel settembre, il Lambruschini invocò la cancellazione del bando che "disonora la Toscana": la revoca del provvedimento si ebbe ad opera del ministero Montanelli-Guerrazzi, formato il 27 ottobre, ma non ebbe alcun esito pratico e la C. dovette rimanere in Svizzera. Scarse sono le notizie sugli ultimi anni della sua vita. A Ginevra le vicende della C. furono intrecciate a quelle della Associazione evangelica italiana e delle scuole elementari aperte nelle città per i figli degli esuli italiani. Dopo l'Unità tornò in Toscana. Una lettera inedita scritta da Pisa nel febbraio 1862 la rivela ancora intenta nella consueta opera di istruzione popolare e di assistenza.
Morì a Bessinge (Ginevra) il 12 febbraio del 1866.
Fonti e Bibl.: Lettere inedite della C. si conservano a Firenze, Biblioteca nazionale, Carteggio Vieusseux (102 lettere dal 1832 al 1834, cassetta 10; 174 lettere dal 1835 al 1862, cassettai 1); Ibid., Carteggio Lambruschini (8 lettere s. d., cassetta 4). Documenti biografici sitrovano negli Archives Tronchin, Chateau de Lavigny, Vaud; e a Ginevra, Bibl. publ. et universit., BL. ms. suppl.802: Rapports du sécrétaire, nei Rapporti del Segr. alle Assemblee generali delle famiglie italiane di Ginevra.Manca un adeguato studio biografico e critico sulla C.; si vedano, comunque: E. Codignola, Pedagogisti ed educatori, Milano 1939, advocem (a cui si rinvia per ulteriore bibliografia); G. Spini, Risorgimento e protestanti, Napoli 1956, pp. 73, 83 s., 156, 158, 176 ss., 180, 187 s., 191,193 s., 213, 264, 363.