BOSSI, Materno
Fratello minore di Lodovico e di Agostino, nipote di Antonio Giuseppe, nacque il 18 luglio 1737 a Porto Ceresio sul lago di Lugano e fu anche lui stuccatore.
Secondo lo Scharold, apprese il mestiere attorno al 1755, a Würzburg, dallo zio Antonio Giuseppe. Essendosi già nel 1757 indebolite le facoltà mentali di quest'ultimo, Agostino, anch'egli stuccatore, deve aver preso con sé il fratello Materno (Müller); ma mancano prove documentarie certe della presenza del B. a Würzburg prima del 1764. Nei conti dei lavori per la residenza il nome del B. compare per la prima volta il 21 ag. 1767 e solo nel 1768 egli ebbe la sua prima commissione fuori di Würzburg: la decorazione della chiesa parrocchiale di Fuchsstadt. D'altra parte è accertato che il B. assistette il fratello Lodovico nella decorazione del piccolo castello di Monrepos presso Ludwigsburg nel 1763-64 e che doveva proseguirne l'opera quando Lodovico, nell'aprile 1764, si recò a Würzburg. Da quando, fra la fine del 1764 e l'inizio del 1765, furono interrotti i lavori a Monrepos, sino all'agosto 1767 nulla si sa dell'attività del Bossi. Si ha però motivo di ritenere che, tramite Lodovico, si sia recato a Würzburg dove, tre anni dopo la partenza di Lodovico da quella città, cioè nel 1769, venne nominato stuccatore di corte e dove rimase fino alla morte.
Nel 1771 il B. sposò la figlia del pasticciere di corte di Würzburg che gli portò in dote una casa (Theaterstrasse 20) ed altre due case furono acquistate da lui nel 1781 e nel 1784. Nel 1778 ebbe il titolo di Kammerdiener, nel 1786 una sua lite con gli imbianchini di Würzburg venne risolta dal principe vescovo in suo favore. Solo nel dicembre 1793 ottenne la cittadinanza di Würzburg, dove morì il 17 ag. 1802.
Furono collaboratori del B., tra gli altri, il fratello di lui Agostino e i fratelli Antonio, Giuseppe e Ignazio Petrolli.
L'opera che più d'ogni altra impegnò l'attività del B. fu senz'altro la decorazione della residenza di Würzburg, dove si devono a lui, fra l'altro, la sala da tè (1767), la stanza verde d'angolo (1769), la sala del teatro (1770), il salone dei principi con l'anticamera (1771), il lampadario dello scalone e il pulpito della chiesa di corte (1774), gli ambienti dell'ala "Ingelheim" (1776). Opere del B. per la corte sono ancora la Sala bianca e la sala del biliardo nella residenza di Bamberga, la grotta della cascata presso il castello Seehof (1770), il padiglione dei tigli (1771), la grotta e la cascata nel giardino di corte a Veitshöchheim (1773), arredamenti nel castello di Aub (1773), due altari e il pulpito nella chiesa del castello di Werneck (circa 1777 e 1791), stucchi nel padiglione delle terme di Bad Bocklet (1788) e infine alcuni ambienti nel palazzo degli ambasciatori a Würzburg (1780 e 1794).
Più numerose ancora furono le commissioni ecclesiastiche del B.: la chiesa parrocchiale di Fuchsstadt (1768), la chiesa dei gesuiti di Würzburg (1772-73 e 1796-97), le parrocchiali di Kissingen (1774) e di Gaukönigshofen (1776), la chiesa del convento di Ebrach (1776-87 e 1791), l'altare votivo della chiesa dei pellegrini a Dettelbach (1778-79), le chiese del convento di Heidenfeld (1783 e 1795) e del convento di Triefenstein (1785), il palazzo Walderdorff a Eichstätt (1785 circa), la parrocchiale di Zellingen (1786), la chiesa di S. Stefano a Würzburg (1788; con J. G. Winterstein), il tabernacolo nella chiesa dei gesuiti a Bamberga (1792), il pulpito della parrocchiale di Kitzingen (1793-94), la Parrocchiale di Kirchheim (1790-96). Il B. lavorò molto anche per committenti privati: nel palazzo Adelmann a Ellwangen in epoca imprecisata; nella casa "zu den drei Köpfen" a Würzburg (1778 circa); sala capitolare del castello dei cavalieri teutonici a Mergentheim (1781 circa); nel castello di Amerdingen (1784-88); a Würzburg, casa in Obere Johannitergasse 8 (1787 circa), chiesa dello Juliusspital (1789), casa in Theaterstrasse 22 e casa Rannenberg (1790 circa); palazzo Guttenberg a Bamberga (1792 circa).
Giustamente il B. è stato ritenuto il massimo rappresentante della decorazione Luigi XVI in Franconia: le sue creazioni nella Residenza di Würzburg e nella chiesa del convento di Ebrach sono generalmente conosciute, anche in lontane regioni, come tipiche opere d'arte assai rappresentative di quell'epoca. Partendo dal rococò, il B. apre la strada verso il Luigi XVI, ma non è stato ancora chiarito se e in quale misura su tale suo processo evolutivo abbiano influito lo zio Antonio Giuseppe, il fratello Lodovico, o altri ancora. Sino a verso il 1775 il B. segue uno stile di transizione tra rococò e Luigi XVI, finché nel 1776, nelle sale dell'Ingelheimer Trakt della Residenza di Würzburg, adotta con piena decisione un sontuoso stile Luigi XVI (che Müller chiama "reicher Stil"). Alla morte (1779) di Adam Friedrich von Seinsheim che amava lo sfarzo, successe come principe vescovo Franz Ludwig von Erthal, uomo semplice, avverso alla fastosa vita di corte, sostenitore di un classicismo austero. Fu inevitabile un progressivo smorzarsi del "reicher Stil" del B.: nella decorazione della chiesa dello Juliusspital a Würzburg, del 1789, "la tendenza al classicismo è spinta all'estremo, e ciò in una epoca generalmente ancora ben lontana dal rigore razionale dello stile neo-classico" (Müller, p. 103).
Fonti eBibl.: R. Müller, M. B.,ein fränkischer Stuckator, tesi di laurea, Würzburg 1920; Würzburg, Biblioteca Universitaria: C. G. Scharold, Materialien zur fränkisch-Würzburger Kunstgeschichte;ms., f. 141; A. Niedermayer, Kunstgeschichte der Stadt Würzburg, Würzburg und Frankfurt a. M. 1860, pp. 330, 355, 364; J. Jaeger, Die Klosterkirche zu Ebrach, Würzburg 1903, pp. 46 s., 78 ss.; J. Braun, Die Kirchenbauten der deutschen Jesuiten, Freiburg 1. Br. 1910, pp. 323 s.; H. Klaiber, Das Hoch- und Deutschmeisterschloss zu Mergentheim, in Münchner Jahrbuch für bildende Kunst, VII (1912), p. 26; C. Hertz, Balthasar Neumanns Schlossanlage zu Werneck, Berlin 1918, p. 27; Führer durch das Fränkische Luitpold-Museum in Würzburg, Würzburg 1922, p. 136; R. Hoffmann, Bayerische Altarbaukunst, München 1923, pp. XXXV, 288 s.; R. Sedlmaier-R. Pfister, Die Fürstbischöfliche Residenz zu Würzburg, München 1923, pp. 131 s., 134 s., 137 s. nota 187, 276, 416, 422, 424, 426, 432, 435, 438-440, 442, 447, 451-457; G. Hirsch, Johann Georg Winterstein 1743-1806. Ein fränkischer Bildhauer des XVIII. Jahrh.s, Strassburg 1927, pp. 8, 19, 44, 50, 52, 60, 74-76, 97, 104; J. Wirth, Die Abtei Ebrach, Gerolzhofen 1928, pp. 123-125; A. Feulner, Skulptur und Malerei des 18. Jahrh.s in Deutschland, Wildpark-Potsdam 1929, p. 103; L. Mangold, Stuckatoren und Stuckarbeiten in Ellwangen mit besonderer Berücksichtigung des Melchior Paulus, Stuttgart 1938, pp. 127 s.;Steinmüller, Die Kanzel im Bistum Würzburg, Würzburg 1940, p. 86; H. Mayer, Bamberger Residenzen, München 1951, p. 111; Id., Die Kunst des Bamberger Umlandes, Bamberg 1952, pp. 54, 258, 332 n.; H. Kreisel, Der Rokokogarten zu Veitshöchheim, München 1953, pp. 35, 55, 63 s., 69 n.; Das Juliusspital Würzburg..., Würzburg 1953, pp. 94 s.; H. Mayer, Bamberg als Kunststadt, Bamberg 1955, pp. 122, 131, 301; M. Kämpf, Das fürstbischöfliche Schloss Seehof..., Bamberg 1956, p. 140; K. Sitzmann, Künstler und Kunsthandwerker in Ostfranken, Kulmbach 1957, p. 65; H. Schnell, Wallfahrtskirche Dettelbach am Main, München-Zürich 1958, pp. 5, 8; E. Eichhorn, Vom Anteil "welscher" Künstler an der Barockkunst Frankens, in Erlanger Bausteine zur fränkischen Heimatforschung, VI (1959), pp. 133, 136, 140 s., 150; H. A. Klaiber, Der Württembergische Oberbaudirektor Philippe de La Guêpière, Stuttgart 1959, pp. 42, 91 s.; J. D. Stumpf, Die Tätigkeit M. B.s im Kloster Ebrach, in Bericht des historischen Vereins für die Pflege und Geschichte des ehem. Fürstbistums Bamberg, LXXXIII (1959-60), pp. 215-218; H. Reuther, Die Kirchenbauten B. Neumanns, Berlin 1960, pp. 97, 102, 106, 109; J. Hotz, Kissinger Kunstbrevier, Lichtenfels-Kronach 1961, pp. 16 s.; W. Tunk, Veitshöchheim Schloss und Garten (guida ufficiale), München 1962, pp. 20-22, 40, 70 s., 73; T. Neuhofer, Eichstätt, München 1962, p. 49; R. Schmidt, Schloss Monrepos bei Ludwigsburg, Berlin 1965, p. 10; E. Bachmann-W. Tunk, Neue Residenz Bamberg (guida), München 1965, pp. 20, 47, 48 s.; K. Treutwein Unterfranken, Nürnberg 1967, pp. 130, 133, 171, 206, 211, 270, 275, 307, 336 s., 343, 372, 381, 413; H. P. Trenschel, Die kirchlichen Werke des Würzburger Hofbildhauers Johann Peter Wagner, Würzburg 1968, pp. 5, 15, 64, 81, 95, 131, 167, 169, 187 s., 190-193, 200 s., 214, 216-218, 223, 232, 256, 258, 262, 296, 299, 336-338, 370-373, 462, 478, 484, 491; si vedano inoltre i vari volumi dei Kunstdenkmäler von Unterfranken und Aschaffenburg,... von Mittelfranken,... von Schwaben, che interessano le varie località.