matching
Processo attraverso il quale avviene la formazione di relazioni durature mutuamente benefiche in presenza di frizioni che impediscono incontri immediati. La più importante applicazione riguarda il mercato del lavoro (➔ lavoro, mercato del), in cui si analizza l’incontro tra un’impresa e un lavoratore, che imparano a capire se le loro caratteristiche si possono combinare in modo produttivo, dando vita a un posto di lavoro. Alla luce di ciò, le parti contrattano sequenzialmente il salario e decidono di volta in volta se mantenere in vita il rapporto lavorativo o procedere a una separazione.
Il modello di riferimento è quello del job m., che considera in che modo imprese e lavoratori eterogenei, prima di impegnarsi in una relazione lavorativa di lungo periodo, investono tempo e risorse nella ricerca della controparte migliore. Tale modello rappresenta una evoluzione dei modelli di job search (➔ lavoro, teoria della ricerca di), in cui, differentemente da questi ultimi nei quali si studia il comportamento del singolo individuo in cerca di occupazione, si prende in esame l’interazione tra diversi soggetti alla ricerca della controparte. In base al modello di job m., la dinamica occupazionale sarebbe il risultato dell’attività di apertura e copertura di nuovi posti di lavoro delle imprese e dell’attività di ricerca di occupazione da parte dei lavoratori. Il risultato del match tra impresa e lavoratore è un posto di lavoro ‘coperto’ (job). Il processo di incontro non si realizza istantaneamente a causa dell’esistenza di frizioni, dovute, per es., ad asimmetrie informative (➔ asimmetria informativa), distanze geografiche o mismatch formativi. Questi ultimi fanno riferimento al mancato allineamento, dovuto a fenomeni quali la rigidità dell’offerta o il cambiamento tecnologico, fra la domanda di competenze espressa dalle aziende e l’offerta da parte dei lavoratori. Una implicazione del modello di job m. è che il salario tende a crescere con l’anzianità lavorativa e che la probabilità di separazione tra impresa e lavoratore diminuisce con il perdurare della relazione lavorativa. Ciò dipende dal fatto che le due parti non conoscono il reale valore del m. nel momento in cui esso inizia, ma, con il trascorrere del tempo, si verifica un processo di apprendimento circa la sua qualità, in conseguenza del quale solo i match soddisfacenti sono tenuti in vita. Il turn over (➔), quindi, è un meccanismo utilizzato dai mercati del lavoro per ottenere una più efficiente allocazione (➔) delle risorse.
Elemento chiave dei modelli di m. è la funzione di m. (una sorta di funzione di produzione), che descrive la formazione di posti di lavoro (match) in relazione al numero di disoccupati e di posti vacanti. I modelli di job m. forniscono una spiegazione al fenomeno della disoccupazione frizionale (➔ disoccupazione p), dovuta al fatto che sia i lavoratori sia le imprese necessitano di tempo per incontrarsi ed elaborare informazioni sul valore del match. I modelli di job m. hanno trovato applicazione in molti contesti che prevedono la formazione di relazioni di lungo periodo, quali il matrimonio o l’allocazione di prestiti dagli intermediari finanziari alle imprese.
È la tecnica statistica utilizzata per valutare gli effetti di trattamento nei casi in cui non è possibile assegnare in maniera casuale il trattamento. In molti casi si prendono campioni casuali di una popolazione per determinare l’effetto di ‘qualcosa’: per es. la capacità di una nuova medicina di curare una malattia. In tale analisi il campione è diviso in 2 gruppi. A uno è data la nuova medicina, cioè il trattamento, e questo campione si chiama ‘dei trattati’; l’altro ‘dei controllati’. L’idea del m. è quella di trovare per ogni individuo nel gruppo ‘dei trattati’ un individuo simile nel gruppo ‘dei controllati’. Guardando alla differenza in media nel risultato dell’esperimento (nell’esempio guardando all’effetto sulla salute dei pazienti) tra le unità scelte come simili nel processo di m., si possono valutare gli effetti del trattamento.