MATASUNTA
– Nacque verso il 518-520 a Ravenna. Discendeva dalla stirpe reale ostrogota degli Amali, unica figlia ed erede di Amalasunta. I suoi nonni materni erano quindi il re degli Ostrogoti Teodorico il Grande e la franca Audefleda, sorella del re merovingio Clodoveo. Il padre era il visigoto Eutarico Amalo (morto nel 522-523). Nel 526, alla morte di Teodorico, il fratello di M., Atalarico, gli succedette all’età di dieci anni, sotto la reggenza di Amalasunta; il suo regno fu però di breve durata, perché Atalarico morì prematuramente il 2 ott. 534. Amalasunta associò allora al trono il proprio cugino, Teodato (figlio di Amalafreda, sorella di Teodorico), che però dopo breve tempo relegò la regina in un’isola del lago di Bolsena dove fu uccisa per suo mandato nella primavera 535.
In seguito all’uccisione di Amalasunta, M. rimase, a quel che sembra, indisturbata a Ravenna, ma dopo la deposizione e l’uccisione di Teodato, nell’autunno del 536, si trovò a essere l’ultima Amala e pertanto l’unica portatrice di una significativa legittimità dinastica. Il nuovo re, Vitige, eletto dall’esercito goto nel novembre 536, non era un Amalo e non era nemmeno di stirpe nobile: cercò quindi di legittimare il suo potere, secondo la consuetudine amalo-gotica e anche romana, tramite un legame con M.; ripudiò quindi la sua prima moglie, con cui aveva avuto numerosi figli, e costrinse M. al matrimonio.
M. – che alla fine del 536 era al massimo diciottenne – avrebbe rifiutato il marito, che aveva il doppio dei suoi anni, non tanto per la differenza di età, quanto per le sue non elevate origini e soprattutto per il fatto di vedersi ridotta a oggetto della politica; nel tardo inverno 538, cioè nel vivo della guerra che Vitige dovette condurre contro Belisario, il generale inviato da Giustiniano I in Italia a combattere contro i Goti, prese contatti con un comandante militare imperiale per concludere – così corse voce – insieme con possibili trattative di pace, anche un nuovo matrimonio, questa volta romano. Quando Belisario circondò il re dei Goti a Ravenna, all’inizio del 540 il grande deposito di granaglie della città andò a fuoco; i Goti allora sospettarono della loro regina.
Dopo la capitolazione di Ravenna, nel maggio del 540, M. fu portata a Costantinopoli – insieme con Vitige, numerosi guerrieri goti e il tesoro reale –, dove Vitige morì nel 542. M. rimase vedova sino a quando poté concludere un matrimonio romano e adeguato al suo rango: nel 550 l’imperatore Giustiniano I la diede in moglie al proprio nipote, Germano, che aveva nominato comandante militare supremo in Italia.
Ancora una volta il matrimonio era frutto di un calcolo politico, dell’ipotesi cioè che i Goti non avrebbero combattuto contro la nipote di Teodorico il Grande e si sarebbero sottomessi al suo sposo. Anche i Romani occidentali che vivevano in esilio a Costantinopoli avrebbero riposto speranze in questo matrimonio e dovevano aspettarsi addirittura il risorgere dell’Impero d’Occidente, come sembra testimoniare il fatto che M. era patricia ordinaria certamente ad personam e non solo in quanto moglie di Germano: gli Amali erano sempre stati fedeli all’imperatore. Con il suo matrimonio M. aveva legato gli Amali goti con gli Anici romani e così sarebbe nata una nuova dinastia regnante romana. Germano però morì nell’estate del 550 e il disegno fallì. M. mise al mondo un figlio postumo, Germano, e pare non si fosse più sposata. In ogni caso le fonti tacciono sugli anni successivi.
Non sono noti il luogo e la data della sua morte.
Fonti e Bibl.: P. Lamma, Amalasunta, in Diz. biogr. degli Italiani, II, Roma 1960, p. 620; Id., Atalarico, ibid., IV, ibid. 1962, p. 497; H. Wolfram, Storia dei Goti, Roma 1985, pp. 34, 589 s., 597, 611 s. (con indicazione delle fonti e di ulteriore bibl.); J.R. Martindale - J. Morris, The prosopography of the later Roman Empire, III, 2, Cambridge 1992, pp. 851 s.; G. Wirth, M., in Lexikon des Mittelalters, VI, München-Zürich 1993, col. 375; S. Krautschick, Matasuntha, in Reallexikon der Germanischen Altertumskunde, XIX, Berlin 2001, pp. 432 s.