(o Ndebele) Denominazione che tende oggi a essere usata per indicare la popolazione della parte occidentale dello Zimbabwe, ma che si riferisce piuttosto a un’entità politica. Da una particolare carica attribuita al comandante del gruppo originario, il termine infatti si estese a designare il regno creato dai suoi discendenti integrando diverse popolazioni in un complesso sistema politico e sociale. La nascita dello Stato m. si deve all’azione di un re-guerriero che, prima prigioniero di guerra e poi comandante dell’esercito zulu controllato da Shaka, fuggì da quest’ultimo intraprendendo una lunga migrazione (1848); ne derivò una divisione in tre classi rigidamente differenziate ed endogamiche: Zausi, discendenti del nucleo originario; Enhla, gruppi aggregatisi nel corso della migrazione; Holi, genti aggregatesi solo dopo la costituzione del regno. L’economia era basata sull’agricoltura, sulla pastorizia, sulle attività belliche; a partire dalla prima metà del 20° sec., tuttavia, un numero sempre maggiore di uomini m. trovò lavoro nelle città, o nelle diverse piantagioni di tipo industriale. Matabeleland Regione dello Zimbabwe (129.197 km2 con 1.356.238 ab. nel 2002), nell’Africa meridionale, divisa nelle due province del Matabeleland North (capol. Hwange) e del Matabeleland South (capol. Bulawayo). Consta di un altopiano ondulato (1400-1500 m), posto tra il Limpopo e lo Zambesi. L’agricoltura, l’allevamento e l’estrazione di oro costituiscono la principale fonte economica.
Lo sfruttamento dei giacimenti auriferi ebbe inizio, da parte dei coloni europei, nel 1890; una rivolta indigena fu definitivamente domata dopo quattro anni di combattimenti (1893-97).