MASTIO (o maschio)
È la torre principale dei castelli durante il Medioevo e fino al sec. XVI. Ebbe funzione di ridotto centrale di tutta l'opera difensiva. In esso si ricoverava il castellano con i suoi più intimi, quando riteneva poco sicuro il resto della fortezza.
Il nome di mastio oggi è conservato per tradizione a opere belliche che un tempo erano cinte da altre ora sparite: così si suole dire Maschio Angioino al Castel Nuovo di Napoli; e per contrapposto nelle fortezze ove sono due le torri principali, in genere d'epoche differenti, si dà a una il nome di Maschio, all'altra quello di Femmina; così a Volterra.
I castelli dell'alto Medioevo assai spesso si riducevano al solo mastio e ad una cinta staccata merlata. Tali si possono ritenere i castelli di Roddi (Alba), di Baradello (Como), di Ripa d'Orcia (Siena), di Adrano (Sicilia). Col progredire dei secoli si ampliò il palazzo residenza del castellano e anche il mastio prese uno sviluppo più importante. Esso dominava torreggiante tutte le cinte, gl'ingressi del castello e tutte le posizioni di combattimento; e dal supremo suo terrazzo il castellano spaziava con lo sguardo su tutta la campagna, sulle strade che la percorrevano, sulle torri staccate, mentre su esso era issata la bandiera baronale, segno del dominio.
Come struttura architettonica il mastio faceva corpo a sé, con accessi difficili e separati da quelli del restante castello. Quantunque fosse unito al palazzo del castellano aveva scala propria, spesso segreta, corridoi con portelle di soccorso che comunicavano con posizioni ascose, e sovente gallerie sotterranee conducevano all'esterno delle mura. Francesco di Giorgio Martini (sec. XV) scriveva che il mastio doveva essere tale che "il castellano solo possa discacciare tutti gli altri, torre le vittuaglie e il bere, le stanze o stazioni, ed avere percorso segreto che da quei di dentro non possa essere impedito; e queste cose le possa fare ad ogni suo beneplacito; e a questo oggetto la mente e l'invenzione dell'architetto si deve sempre volgere nel comporre la torre maestra".
Nelle sue caratteristiche belliche il mastio non differiva dalle altre torri, salvo che per la sua maggiore altezza e per il rilevante spessore delle sue mura: esso era coronato da una merlatura con beccatelli, archetti, e caditoie, o gettarole. Nell'ultimo periodo del Medioevo, si aprirono nel suo parapetto supremo feritoie o troniere per piccole artiglierie (sagri, falconetti, ecc.). Il suo interno comprendeva più solai di legno o voltoni di muro che lo dividevano in varî piani, nei quali si passava dall'uno all'altro mediante scalette di legno o di muro, a rampanti rettilinei o anche a chiocciola. Quando i muri perimetrali lo consentivano, la scaletta si ricavava nel loro spessore. Generalmente i locali inferiori erano illuminati scarsamente mediante feritoie, e quelli superiori erano invece provvisti di finestre, con bertesche (imposte di tavoloni sostenute da un trave) che si abbassavano in tempo di lotta, e nelle quali era una feritoia per tirare con le balestre o con le spingarde.
Il mastio si costruiva a preferenza sul punto dominante del castello; perciò, nei terreni collinosi e montani, non ha un posto fisso rispetto al palazzo baronale e alle cinte merlate; spesso è al centro della fortezza, come a Vernante (Cuneo), Sirmione (Brescia), Malgrate (Massa), Castellammare (Palermo); in alcuni casi lo si riscontra in uno degli angoli più caratteristici del castello, come a Canossa (Reggio nell'Emilia), a Monasterolo (Cuneo), a Castel Tirolo (Merano), a Spoleto (Perugia), a S. Angelo del Gargano. Quando la posizione non fu imposta dal terreno, lo si costruì anche sul perimetro del castello come parte della cinta, e, più spesso, o presso o sopra l'ingresso principale del castello. Ad esempio è presso l'ingresso nei castelli di S. Genuario di Vercelli, di Monteveglio (Bologna), di Vincigliata (Firenze); è sopra nei castelli di Fontanellato (Parma), di Montacuto (Firenze).
Il mastio ebbe generalmente pianta rotonda o quadrata. Sono castelli che ancora oggi mostrano il loro imponente mastio rotondo: Cremolino (Alessandria), Vigolzone (Piacenza), Nepi (Viterbo), Santa Severa (presso Civitavecchia), Salemi (Trapani); mentre hanno pianta quadrata quelli di Fenis (Aosta), Roncano (Bergamo), Camminate (Forlì), Assisi (Perugia). Si hanno anche mastî a pianta poligonale: quello di Astura (presso Anzio), pentagonale, quello di Civita Castellana, ottagonale, quello di Civitavecchia a semiperimetro esagonale. Caratteristico il tipo a prora di nave del castello di Govone.
In alcuni castelli, o perché molto vasti, o perché le varie parti furono costruite in epoche differenti, si ebbero anche due mastî, così a Cannero (Novara), a Verrucola (Massa). Spesso, invece, il castello nella sua apparenza esterna sembra privo di mastio; così in Galliate (Novara), alle Quattro Torri (Siena) e in moltissimi castelli pugliesi. Ma in queste costruzioni una delle torri aveva struttura interna più resistente e funzionava da mastio.
Col sec. XVI il mastio mutò i suoi caratteri essenziali, quando le artiglierie col loro tiro di demolizione rovinavano facilmente le parti alte, queste opere dominanti scomparvero: come uno degli ultimi mastî delle fortezze italiane possiamo citare quello di Civitavecchia, disegnato da Sangallo il Giovane nello studio del Bramante, iniziato nel 1507, ultimato da Michelangelo nel 1535. Dopo di allora si chiamò mastio quel corpo di fabbrica di una fortezza, nel quale si apriva l'ingresso con ponte levatoio, e in cui ordinariamente fissava la residenza il comandante della fortezza. Molte fortezze dei successivi secoli non ebbero mastio.
V. tavv. CXXIII e CXXIV.