BORGO (de Burgo), Massinerio (Massinerius, Maxinerius, Maxenerius, Masnerius)
Apparteneva ad una delle più eminenti famiglie della città di Cremona, la quale - come si può desumere dal nome - risiedeva originariamente fuori dalle mura. Alcuni membri della famiglia che viveva secondo il diritto romano, sono ricordati già all'inizio del secolo XII nei documenti cittadini: a partire dal 1162 figurano fra i consoli di Cremona e dal 1191 molto di frequente come podestà di altre città. Il B. secondo la sua lapide sepolcrale nacque nel 1211, ma ignoriamo il nome dei genitori. Sembra che egli abbia avuto un'educazione cavalleresca.
Gli atteggiamenti politici del B. furono condizionati dall'aperto conflitto tra Cremona e la Lega lombarda capeggiata da Milano. Verosimilmente egli combattè contro Milano già nel 1237 con un contingente di cavalleria cremonese, che partecipò alla battaglia di Cortenuova nelle fila dell'esercito imperiale. È certo comunque che nel corso delle campagne lombarde il B. riuscì a conquistare una tale considerazione alla corte imperiale da indurre Federico II a nominarlo nel dicembre del 1240 podestà di Como, a protezione di una città che l'imperatore considerava "clavis introitus a Germania in Italiam". Nel febbraio del 1241 egli successe a Bertoldo di Hohenburg anche nella carica di capitano generale dei territori circostanti. Per fronteggiare la minaccia milanese in una città come Como, che solo nel 1239 aveva aperto le porte all'imperatore, il B. poteva contare soltanto sulle forze locali. Federico II infatti, impegnato nella lotta contro Faenza, non fu in grado di andare personalmente in suo aiuto, come gli era stato richiesto, e si limitò a inviargli semplici espressioni di incoraggiamento e di benevolenza. Nelle due cariche di podestà e di capitano generale il B. è ricordato ancora nell'agosto del 1241; fu sostituito però prima del febbraio del 1242. Nel 1243 amministrava come podestà imperiale la città di Lodi ugualmente minacciata da Milano. Nel gennaio del 1246 l'imperatore lo inviò come podestà a Parma, dove successe a Tebaldo Francesco, che era stato uno dei capi della congiura del 1246.
A Parma già nel 1245 le mene della fazione guelfa avevano indotto l'imperatore a ritornarvi precipitosamente da Torino e i suoi avversari ad abbandonare in conseguenza la città. Dopo la scoperta della congiura il legato imperiale, re Enzo, fece il suo ingresso a Parma alla testa di forze cremonesi e pavesi e punì i partigiani di Tebaldo Francesco e della Chiesa distruggendo le loro case e le loro torri. Anche il B. fu sospettato di essersi compromesso con i congiurati. Il 10 ag. 1246 Enzo lo destituì da podestà, lo fece arrestare e condurre in catene in Puglia alla corte imperiale, dove egli poté provare però la sua innocenza.
Già nel gennaio del 1248 compare di nuovo come podestà imperiale a Modena dove restò fino alla fine dell'anno. Il suo più importante compito di governo fu la difesa del territorio di Modena dagli attacchi bolognesi, ricominciati con rinnovato vigore dopo la sconfitta imperiale alle porte di Parma. Nel luglio del 1249 il Consiglio di Siena incluse il B. nella lista di candidati alla carica di podestà proposta all'imperatore per l'anno successivo, ma Federico si decise per un nobile piacentino. Il B. fu invece nominato nel 1250 podestà di Soncino, probabilmente come rappresentante di Boso da Dovaria, il quale era stato eletto nel 1248 per dieci anni podestà di questo piccolo comune del distretto di Cremona. Nell'agosto del 1250 combatté, a quanto pare distinguendosi, nell'esercito di fuorusciti cremonesi e parmigiani comandato da Uberto Pallavicino che sconfisse clamorosamente presso Vittoria (Grola), alla "mala Zobia", i guelfi parmensi, compensando in tal modo la precedente disfatta imperiale presso la stessa Vittoria. La tradizione secondo la quale il B. avrebbe conquistato il Carroccio parmense non è confortata però dalle testimonianze contemporanee. Durante la signoria di Uberto Pallavicino a Cremona il B., secondo la testimonianza della sua lapide sepolcrale, fu "confalonerius populi" per gli ultimi cinque anni della sua vita. Morì a Cremona il 23 genn. 1255 come "fidelis imperii et comunis Cremonae" e fu sepolto nella chiesa di S. Pietro al Po.
Fonti e Bibl.: Archivio Capitolare di Modena, Instr. Coll., I, c. 75;Archivio di Stato di Modena, Pergamene del mon. di San Geminiano, 4 ag. 1248, cod. O.II.11, cc. 30-34;Archivio di Stato di Siena, Com. Gen., 1, 1249, luglio 26;T. Vairani, Inscriptiones Cremonenses universae, I, Cremonae 1796, p. 81; Leges Municipales, II, in Historiae Patriae Monumenta, XVI, Augustae Taurinorum 1876, pp. 422 s., 428 s.; J. L. A. Huillard-Bréholles, Historia diplomatica Friderici secundi, V, 2, Parisiis 1859, pp. 1069-72, 1096 s., 1163 s.; VI, 1, ibid. 1861, pp. 460 s.; J. F. Böhmer, Regesta Imperii, V, a cura di J. Ficker e E. Winkelmann, Innsbruck 1881-1901, nn. 3157, 3183, 3224, 3576-77, 3580;C. Vignati, Codice diplomatico Laudense, II, 1, Milano 1883, p. 336 n. 336;L. Astegiano, Codex diplomaticus Cremonae, in Historiae Patriae Monumenta, s. 2, XXI-XXII, Augustae Taurinorum 1895-98, I, p. 281 n. 588, p. 293 n. 654(lapide sepolcrale), nota 1; II, p. 216 s.; Annales Parmenses, a cura di Ph. Jaffé, in Monumenta Germ. Hist.,Scriptores, XVIII, Hannoverae 1863, pp. 670 s.; Chronicon Parmense, a cura di G. Bonazzi, in Rerum Italicarum Scriptores, 2 ediz., IX, 9, p. 13; Chronicon Mutinense Iohannis de Bazano, a cura di T. Casini, ibid., XV, 4, pp. 26, 191 s.; F. Arisi, Cremona literata, I, Parma 1702, p. 114;I. Affò, Storia della città di Parma, III, Parma 1793, p. 172;G. Tiraboschi, Memorie storiche modenesi, II, Modena 1793, p. 69;V. Lancetti, Biografia cremonense..., II, Milano 1820, pp. 477 s.; H. Blasius, König Enzio, Breslau 1884, pp. 100 s.; [A. Timolati], Serie cronologica dei podestà di Lodi, in Arch. stor. per le città e comuni del circondario di Lodi, VI, 1886-87), pp. 122 s.; Governatori di Lodi,ibid., XII (1893), p. 24; G. Hanauer, Das Berufspodestat im dreizehnten Jahrhundert, in Mitteilungen des Instituts für österreichische Geschichtsforschung, XXIII (1902), p. 389; E. P. Vicini, I podestà di Modena (1165-1796), I, Roma 1913, pp. 86 s.; C. Campiche, Die Comunalverfassung von Como im 12. und 13.Jahrhundert, Zürich 1929, pp. 246 s.; M. Ohlig, Studien zum Beamtentum Friedrichs II. in Reichsitalien von 1237-1250, Frankfurt 1936, pp. 71, 74, 75, 86 s.; F. Bernini, Come si preparò la rovina di Federico II, in Riv. stor. ital., LX (1948), p. 235. Sulla famiglia Borgo come consoli in Cremona e podestà di altri Comuni, cfr. le opere ricordate di Astegiano, Cod. dipl., I-II (subvoce dal Borgo); Lancetti, II, pp. 373-78; Vicini, pp. 87 s. e A. Cavalcabò, Irettori di Cremona, in Boll. stor. cremonese, V (1935), pp. 10-12; s. 2, II (1937), pp. 43-45, 47, 49, 51 s.; III (1938), pp. 151, 156.