RINALDI, Massimo
RINALDI, Massimo. – Nacque a Roma il 21 febbraio 1929 da Giulio e da Alessandra Latini, discendente da un’antica famiglia di Collalto Sabino (Rieti).
Si laureò nel 1953 in ingegneria elettrotecnica presso l’Università La Sapienza di Roma. Nel 1955 sposò Eliana d’Agata, con la quale ebbe quattro figli: Paolo, Claudia, Stefano e Fabio. Dopo un breve periodo come assistente alla cattedra di misure elettriche presso lo stesso ateneo, venne assunto alla Hasler AG, passando poi alla Selenia industrie elettroniche associate s.p.a.
Nel 1959 fondò a Roma la Transimatic s.p.a., avviando in uno stabilimento a Pomezia (Roma) la produzione di calcolatrici elettroniche e sistemi contabili. Lo sviluppo iniziale della produzione fu sostenuto da finanziamenti concessi dalla Cassa del Mezzogiorno, ma si rese ben presto necessario individuare un partner industriale che permettesse di consolidare la posizione della nuova azienda in un settore dominato a livello nazionale da grandi aziende italiane come la Olivetti e da multinazionali quali la IBM. Nel 1963 cedette il controllo azionario della Transimatic alla Edison, rimanendo tuttavia direttore della Ricerca e sviluppo dell’azienda, che contestualmente modificò la propria ragione sociale in Industria macchine elettroniche s.p.a. (IME).
È proprio con il marchio IME che nel corso degli anni Sessanta furono commercializzate le calcolatrici elettroniche progettate da Rinaldi, fra cui la rivoluzionaria IME 84, presentata nel 1964 alla fiera campionaria di Milano, la prima calcolatrice completamente a transistor al mondo. Con l’uso di questa tecnologia Rinaldi era riuscito a ottenere un prodotto veloce, affidabile e preciso: la IME 84 incontrò subito un buon successo commerciale sui mercati d’esportazione, in particolare in Germania e negli Stati Uniti, dove era più sviluppata la domanda di macchine per il calcolo scientifico, mentre il prezzo elevato le impedì di sottrarre alle calcolatrici a tecnologia meccanica quote significative sul mercato nazionale. Nel corso della seconda metà degli anni Sessanta Rinaldi puntò a estendere la gamma di prodotto, progettando una serie di calcolatrici più semplici e abbordabili con i modelli IME 120, IME 121 e IME 122, che sfruttavano la nuova tecnologia dei circuiti integrati.
Lasciò la IME nel 1969 per fondare, insieme all’imprenditore romano Franco Pesci, una nuova azienda, la Industria sistemi elettronici s.p.a. (INSEL), specializzata nella progettazione e produzione di computer.
Si trattava di una scelta imprenditoriale coraggiosa, soprattutto perché significava entrare in un settore che proprio negli anni Sessanta aveva iniziato a conoscere una progressiva concentrazione di mercato a livello internazionale. La struttura produttiva italiana vedeva l’importante presenza della Olivetti, fortemente orientata ai mercati internazionali, che spaziava dalla produzione di sistemi per la raccolta e l’elaborazione di dati contabili e gestionali fino a veri e propri calcolatori programmabili, mentre un ruolo non trascurabile era ricoperto dalla Montedel, nata nel 1969 dalla fusione fra la IME e la Laden, entrambe controllate dal gruppo Montedison.
Il principale ostacolo incontrato da Rinaldi nell’avviare la nuova iniziativa fu rappresentato dalle dimensioni ancora ristrette del mercato: nel 1968 risultavano installati in Italia appena 1176 computer, la metà dei quali presso aziende industriali, e solo il 10% presso la pubblica amministrazione; ancora nel 1971 il parco macchine italiano equivaleva al 31% circa di quello tedesco, al 36% di quello giapponese e al 42% di quello francese. La diffusione dell’utilizzo dei sistemi informatici in Italia era stata fortemente rallentata dalla mancanza di politiche e strumenti di intervento pubblico analoghi a quelli predisposti in altri Paesi, senza contare poi le difficoltà nel costruire una cultura aziendale dell’utilizzo degli strumenti informatici, in particolare dei grandi mainframe.
L’intuizione, che poi risulterà vincente, di Rinaldi consisteva nello sfruttamento delle potenzialità offerte dalla progressiva miniaturizzazione dei computer. A partire dall’inizio degli anni Settanta la INSEL cominciò a commercializzare la serie di minicomputer Mael (dalle iniziali dei nomi di Rinaldi e della moglie), incontrando subito un discreto successo commerciale. Nel 1978, dopo poco meno di un decennio di attività, la Mael (nome adottato dalla INSEL a partire dal 1975) poteva vantare oltre 4300 sistemi installati, di cui il 78% in sedici Paesi stranieri, per un valore superiore ai 65 miliardi di lire, mentre l’anno successivo il fatturato toccò i 30 miliardi di lire.
Alla progettazione e produzione di minicomputer l’impresa affiancò nel corso degli anni Settanta anche quella di altre applicazioni elettroniche: nel 1975 iniziarono le forniture di sistemi informatici per la gestione dei versamenti in conto corrente negli uffici postali, mentre nel 1980 vennero realizzati i primi sistemi informatici per l’emissione di biglietti ferroviari, che furono installati negli anni successivi nella maggior parte delle stazioni italiane.
Alla fine del 1981, grazie ancora a un progetto realizzato direttamente da Rinaldi, la Mael vinse l’appalto per l’automazione del gioco del Totocalcio. Nel gennaio del 1982 il 70% del pacchetto azionario della società venne ceduto alla Olivetti e Rinaldi assunse le cariche di presidente e amministratore delegato. Nel corso degli anni Ottanta la Mael abbandonò la produzione di computer e si concentrò sulla fornitura di sistemi informatici specializzati. L’ultimo progetto seguito personalmente da Rinaldi fu la realizzazione del sistema per l’automazione del gioco del Lotto, installato in oltre 35.000 terminali a partire dal 1988.
Dimessosi dalla Mael nello stesso anno, Rinaldi costituì una nuova azienda, la Quattrostelle srl, che sviluppò negli anni successivi numerosi progetti di elettronica dedicata in campo sanitario e per la gestione del traffico.
Morì a Roma il 16 agosto 2009.
Fonti e Bibl.: Per un profilo storico dell’industria elettronica italiana si veda M. Zane, Storia e memoria del personal computer. Il caso italiano. Dai mainframe ai PC, Milano 2008, pp. 63-65. Per alcuni cenni sulla parabola imprenditoriale di Rinaldi: Io do l’azienda a te, tu dai una lira a me. Le vicende dell’IME, in L’Espresso, 24 luglio 1977, pp. 60 s.; La Mael computer nel settore della informatica distribuita, in Alta frequenza, XLVIII (1979), p. 567.