CAMPIGLI, Massimo
Pittore, nato il 4 luglio 1895 a Berlino; vissuto dal 1907 al 1915 a Milano; combattente nella guerra mondiale. Dipinge dal 1919, quando fu inviato come giornalista a Parigi, dove vive. Autodidatta. Ha esposto a Roma, a Parigi, Milano, New York, ecc. Sue opere nelle gallerie pubbliche di Milano, Amsterdam, Stoccolma, ecc. L'arte del C. nasce e vive nel decadentismo e simbolismo contemporanei, in quell'ordine di idee e reazioni sentimentali contro il naturalismo che ebbero a Parigi il loro centro principale nei primi anni del'900 e Picasso per corifeo. Estetica dei primitivi, ingenuità saputissima, come quella che è tutta immersa in un intellettualismo dove si scoprono i riflessi delle più disparate esperienze artistiche. Un gusto nutrito di succhi archeologici, etruschi, egiziani, barbarici; un'arte intesa come giuoco dell'immaginazione. Nel quale giuoco tuttavia il C. afferma un suo squisito senso del colore e dell'arabesco, e crea incastri geometrici e capricciosi racconti e decorazioni di sapore tra erudito ed evocativo. Delle sue opere ricordiamo: Le cucitrici (1925; Mosca, Museo d'arte occidentale); Gli zingari (1928); L'Emporio (1929); La passeggiata delle educande (1930); Autoritratto (1930; Parigi, coll. Berger); La veranda (1931); Le barche, Le pettinatrici, Nozze, Le spose dei marinai.
Decorò nel 1913 una parete del salone della Triennale di Milano; altra sua decorazione è a Ginevra, nel palazzo della Società delle nazioni.
Bibl.: M. C., Milano 1931 (con bibl.); E. Cecchi, in Circoli, aprile 1935, pp. 204-205.