BASEGGIO, Massimino
Figlio naturale di Sante il Vecchio, nacque a Rovigo il 13 maggio 1737. Giovanissimo, si trasferì con il padre, che fu il suo primo maestro, a Ferrara, dove studiò anche con altri artisti, quali il pittore Giuseppe Facchinetti e l'architetto Antonio Foschini. Professò particolarmente la pittura di decorazione quale quadraturista e prospettico, ma fu anche pittore di figura e, di tanto in tanto, diede suggerimenti per architetture. Per la sua attività a Ferrara fu soprannominato "il Ferrarese", ma le sue più importanti opere sono a Rovigo. A Ferrara lavorò per le chiese di S. Maria dei Servi e di S. Agostino, ora chiuse al culto e semidistrutte. A Rovigo, attorno al 1770, eseguì importanti lavori (anche questi non più visibili) nella chiesa della Santissima Concezione: affrescò la facciata, il soffitto, l'arco trionfale, la cappella di Maria Vergine, quella del Crocifisso; per queste due cappelle diede anche i disegni per la costruzione degli altari, eseguiti in marmo di Carrara rispettivamente dal veneziano Domenico Fadiga e dal veronese Pietro Maderna, scultori al loro tempo stimati. Per la stessa chiesa ideò la statua lignea della Immacolata concezione, che fu poi scolpita dal fratello Giuseppe e dal B. dipinta a olio. Nel 1788 dipinse tutto l'interno, dai parapetti dei palchetti al soffitto, del Teatro Roncale, già Manfredini, ricostruito da suo nipote Sante il Giovane; eseguì anche due scenari, uno dei quali rappresentava una sala di casa romana adibita a tablino, con urne per le ceneri degli antenati; l'altro la camera di un palazzo. Nel convento di S. Bartolomeo affrescò la scala del chiostro, rappresentandovi l'Immacolata concezione entro una finta nicchia, ed ornò con medaglioni monocromati ed altre decorazioni sei porte del dormitorio; nella casa Manfredini dipinse ad affresco con ornamenti d'architettura un salotto. Nel duomo, o S. Sofia, di Lendinara, affrescò gli ornamenti del coro, presumibilmente attorno al 1795, quando G. Anselmi dipingeva la cupola e l'abside. Il Bartoli, suo contemporaneo, scriveva di lui: "Egli è pittore che sa molto bene intendere la forza del chiaroscuro, ha buon impasto di tinte con un accordo ammirabile, e la sua somma abilità d'imitare ogni sorta di marmi lo rende per questa parte singolarissimo".
Il B., a detta del Bartoli, rimase celibe; morì nel 1813.
Fonti e Bibl.: F. Bartoli, La pittura, scultura ed architettura della città di Rovigo, Venezia 1793, pp. 35, 36, 52, 54, 55, 157, 207, 267, 324; L. N. Cittadella, Documenti ed illustrazioni risguardanti la storia artistica ferrarese, Ferrara 1868, p. 100; A. Cappellini, Rovigo nella storia e nell'arte, Rovigo 1934, p. 157; E. Bénezit, Dict. ... des peintres, sculpteurs..., I, Paris 1948, p. 445; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, II, p. 594.