BENIAMO (Beniami), Massimiano
Nacque a Codogno (Milano) nel 1522. Entrato a Crema nell'Ordine dei francescani conventuali, si addottorò in teologia a Padova. Fu predicatore di buona fama, apprezzato anche da s. Carlo Borromeo, al quale pare dovesse la nomina a provinciale di Bologna. Nel 1559 fu nominato inquisitore del S. Uffizio e prestò la sua opera prima ad Adria, poi a Padova. Nel 1561 fu incaricato di tenere ai padri dei concilio tridentino la predica della seconda domenica di Avvento.
L'orazione dei B., pronunziata anteriormente all'apertura ufficiale dei lavori dell'ultima sessione (Oratio F. Massimiani B. Cremensis ordinis conventualium S. Francisci, in secunda Dominica Adventus Domini MDLXI, Ripae 1562), è interessante per i riferimenti ad alcune questioni dottrinali discusse dal concilio, in particolare quella riguardante il problema della giustificazione mediante le opere e la fede. Pare che la partecipazione del B. ai lavori conciliari non andasse oltre questo episodio, a meno che egli non sia da identificare con il "Maximilianus" (che potrebbe essere corruzione di "Maximianus") iscritto nell'agenda dei teologi che dovevano partecipare nel 1562 alla discussione sul sacramento matrimoniale.
La permanenza del B. a Padova in veste di inquisitore si protrasse sino al 1585. Il suo compito era particolarmente impegnativo poiché l'università padovana, tradizionale centro di insegnamenti e discussioni di dubbia ortodossia, minacciava di aprirsi pericolosamente, anche per la presenza di numerosi studenti stranieri, a influenze ereticali. La difesa dell'ortodossia era resa ancor più difficile dalla tendenza della Repubblica veneta a restringere, o quanto meno a controllare, l'azione della autorità religiosa in questo campo. Comunque il B. doveva limitarsi a segnalare i casi di presunta eresia, raccogliendo prove e testimonianze per i processi che si svolgevano di regola a Venezia: a lui si dovette pertanto l'istruzione di processi contro eretici padovani, accusati in genere di simpatia per le idee luterane e di diffusione di libri proibiti.
Nel 1585 il B. fu nominato da Sisto V vescovo di Chioggia. Qui ebbe qualche iniziale difficoltà con il clero locale e con la popolazione, sotterraneamente sostenuti dalle autorità venete, quando egli tentò, previa autorizzazione romana, di ridurre il numero dei canonicati così da aumentare le rendite dei beneficiari superstiti.
L'insuccesso di questa impopolare iniziativa convinse il B. a mantenersi per il futuro nei limiti che la Repubblica consentiva al ministero religioso, rinunziando ad ogni iniziativa sul terreno giurisdizionale.
Il governo del B. della diocesi fu così privo di quei contrasti con le autorità civili che tanto spesso caratterizzano l'attività dei vescovi nel periodo postridentino, un governo così tranquillo che un modesto episodio come la sua partecipazione, nel 1589, su invito della Repubblica, alle operazioni di recupero della testa di s. Massimo, trafugata dalla chiesa veneziana di S. Canciano, assume il rilievo di avvenimento saliente nei tre lustri della sua residenza a Chioggia.
Nel maggio del 1589 il B. compì la visita "ad limina" così come aveva disposto Sisto V nel 1585. L'età avanzata lo fece mancare a questo dovere nei trienni successivi, ma egli ebbe modo di provare il suo zelo pastorale con la convocazione di tre sinodi, l'11 sett. 1588, il 20 apr. 1595 e l'8 nov. 1599, nonché con l'istituzione di una congregazione dei casi di coscienza, organo consultivo ad uso dei confessori, e con una assidua cura per l'insegnamento della dottrina cristiana ai fanciulli.
Morì il 10 marzo 1601.
Fonti e Bibl..: Per i processi agli eretici padovani, ai quali il B. fu direttamente o indirettamente interessato, si vedano nella serie Santo Uffizio all'Archivio di Stato di Venezia le buste 14, 17, 19-22, 24, 25, 32, 33, 36, 45, 46, 51. Per i tre sinodi diocesanì e per le relazioni si vedano gli atti della Cancelleria episcopale di Chioggia e precisamente: Sin. 11 sett. 1588 (XV, 131), Sin. 20 apr. 1595 (XXIII, 28 e XXXI, 50), Sin. 8 nov. 1599 (XXVI, 176 parziale); Relazioni: XVI, 97, e XXXV, 53.
Sul B. si veda: F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, V, Venetiis 1720, col. 1356; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, p. 849; G. Vianelli, Nuova serie de' vescovi di Malamocco e di Chioggia, II, Venezia 1790, pp. 196-215 (riporta anche alcune lettere del B.); G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, X, Venezia 1854, pp. 386 s.; L. Wadding, Scriptores Ordinis Minorum, Romae 1906, p. 173; G. Gulik-C. Eubel, Hierarchia catholica, III, Monasterii 1910, p. 186; G. Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad Script. trium Ordinum s. Francisci..., II, Romae 1921, p. 244; J. Abate, Series Episcoporum ex Ordine Fratrum Minorum Conventualium assumptorum ab anno 1541 ad annum 1930, in Miscell. francescana, n. 5., XXXI, 3 (1931), V. 109.