MASSA Marittima (A. T., 24-25-26)
Città della Maremma Toscana nella provincia di Grosseto e, dopo il capoluogo, il centro più cospicuo di tutta la regione. La città sorge su una altura che fa parte della cosiddetta catena Metallifera, a 12 km. a sud-ovest del Poggio di Montieri e a 18 km. dalla costa del Tirreno, nel punto in cui il Golfo di Follonica maggiormente s'inflette. Nella sua parte più elevata, dominata dall'antica rocca, l'altitudine della città raggiunge i 400 m. Massa Marittima, che fu l'antica capitale della Maremma, deve la sua passata floridezza alle miniere di rame che vi furono sfruttate sino dall'età etrusca e che nel medioevo acquistarono un'assai grande importanza. Decaduta per l'abbandono delle lavorazioni e per il diffondersi della malaria, si ridusse a un meschino centro di poche centinaia di abitanti. Ma le opere di bonifica, iniziate nel sec. XIX, e la ripresa dell'escavazione mineraria valsero a farla rifiorire. La popolazione del suo vasto comune, che si estendva sino al mare coprendo un'area di 469 kmq., da appena 1600 ab. nel sec. XVI, salì a 6756 nel 1833 e a 12.087 nel 1861. Dopo l'unificazione del regno lo sviluppo è stato sempre maggiore, onde al censimento del 1931 la popolazione del comune, la cui superficie si è ridotta a 404,12 kmq. per l'avvenuta formazione e distacco del nuovo comune di Follonica (v.), ascendeva a 14.673 ab. di cui oltre 6000 nel centro urbano. A parte l'importanza storico-artistica che deriva alla città dai suoi edifici e dalle sue raccolte, Massa Marittima è un importante centro minerario, onde è sede di una fiorente scuola speciale. Un tronco ferroviario di 18 km. congiunge Massa Marittima alla stazione di Follonica della linea Pisa-Roma.
Massa Marittima si divide in città alta o nuova e città bassa o vecchia, intersecata da antiche mura che si aprono con numerose porte decorate dallo stemma massetano o dalla balzana senese, murate nel corso dei secoli e quindi riaperte con nomi nuovi.
La prima cinta fu in parte abbattuta nel 1377 e rifatta di nuovo secondo la linea attuale. Doppie mura di travertino custodiscono la Fortezza costruita dai Senesi. La torre del Candeliere (oggi dell'Orologio), dietro Porta alle Silici, era parte dell'antica Fortezza dei Massetani la quale fu unita alla Fortezza dei Senesi mediante un ardito arco, lanciato a ponte, imponente e singolare, nel 1337 allorquando la libera repubblica, amica di Pisa, divenne preziosa vassalla di Siena. Esiste ancora la Palazzina della Zecca dove furono coniate attorno al 1317 monete con l'effigie di S. Cerbone.
Sulla Piazza del duomo si affacciano il Palazzo pretorio, costruito nella prima metà del 1200, massiccio, tutto in travertino, medievale per l'aspetto di rocca imprendibile e chiusa, aperto nei piani superiori da due belle file di bifore ancora romaniche, e il Palazzo comunale. Questo comprende varie parti: la torre del Bargello; una parte centrale poco più bassa, merlata e con le bifore in linea con quelle della torre; una terza parte bassa, più tardi rialzata, che si attacca alla chiusa Torre dei Biserno. La parte centrale è opera trecentesca di due maestri senesi, Stefano di Meo e Gualtiero di Sozzo.
Fin nei secoli che precedettero il 1000 esisteva a Massa Marittima una chiesa dedicata a S. Cerbone, il vescovo di origine africana vissuto intorno al sec. VII. La costruzione dell'odierna cattedrale è da porsi nella metà del '200, poiché nel 1225 si contrattava l'area; i fianchi della chiesa infatti conservano le linee e la decorazione architettonica pisana che seppe dare, come dice P. Toesca, nuova vita e bellezza all'imitazione di modelli classici. La stessa facciata che appartiene al periodo dell'ampliamento del duomo, cioè alla fine del '200, e che soltanto nell'ultimo coronamento è da attribuire a Giovanni Pisano, mantiene la sua decorazione tradizionale secondo l'arte di Buscheto, perché così si usò per tutto il sec. XIII. Il transetto è del 1341 e posteriori sono pure la cupola a mattoni e l'abside. L'interno è a tre navate con arcate sostenute su colonne monolitiche disuguali per altezza e per diametro, e corre lungo i fianchi all'esterno il partito di arcate cieche su colonne alte e sottili eguale a quello del primo piano della fronte. La decorazione scultorea dei capitelli nell'interno è dovuta a varie mani e a diversi periodi; non è da escludersi che quell'Enricus magister che lasciò scritto il proprio nome sia un settentrionale, se non addirittura un Campionese trasformato alla scuola pisana, come appartiene a un Lombardo, e cioè a Giroldo da Como, il fonte battesimale in travertino, di rilievo incerto e schiacciato. Tutto il portale invece, e specialmente il complesso architrave con storie della vita di S. Cerbone, rivela nel modellato sommario la maniera pittorica dugentesca pisana e ricorda le sincrone sculture delle chiese lucchesi.
L'arca di S. Cerbone che aveva per coronamento le statuette degli Apostoli - oggi rimosse - mirabili e raffinate, alcune quasi cesellate, è di Goro di Gregorio, figlio di un discepolo di Nicola Pisano, e fu eseguita nel 1324. La cappella delle reliquie contiene il reliquario di S. Cerbone a tempietto gotico (oreficeria senese del '400), un reliquiario a croce di scuola pisana e il reliquiario detto della Spina firmato da Goro di Ser Neroccio. Si trovano sparsi nelle pareti affreschi di scuola senese del '300 e '400, tra cui uno della maniera di Taddeo di Bartolo. Le vetrate dell'abside sono del 1300.
Oltre alla solida dugentesca Fonte senese ad archi ogivali, meritano studio l'ex chiesa di S. Pietro all'Orto con dipinti a fresco di un seguace dei Lorenzetti; la chiesa di S. Agostino a due piani, dalla bella abside gotica poligonale, dall'interno basso a una sola navata, con arconi trasversi a sesto acuto; l'ex convento e chiesa di S. Francesco, oggi seminario arcivescovile. Nel museo del Palazzo comunale, oggetti archeologici e ceramiche di Faenza e di Gubbio; vi si ammira anche la celebre ancona di Ambrogio Lorenzetti ricordata dal Vasari. (V. tav. CXXII).
Storia. - Prima alle dipendenze di Populonia, Massa Marittima divenne sede vescovile nell'835 o 842, quando Populonia fu completamente distrutta da pirati greci. Distrutta in parte anch'essa nel 935 dai Saraceni, risorse e poi divenne all'inizio del sec. XIII comune fiorente specialmente per le ricche miniere di rame e argento esistenti nel suo territorio. Prese parte viva alle lotte fra le varie città di Toscana prima e dopo la battaglia di Benevento, ora alleata con Siena, ora contro la potente città vicina che mirava a estendere largamente la sua influenza. Nella stessa città di Massa Marittima i due partiti di Città Nuova o senese, e di Città Vecchia o pisano, rappresentarono i due poli tra i quali oscillava la politica del comune. Assoggettata definitivamente da Siena, ne seguì le sorti fino al famoso assedio del 1554, dopo il quale ambedue le città caddero sotto il dominio mediceo. Nei secoli XVI e XVII Massa Marittima decadde, specialmente per la malaria, divenendo quasi del tutto spopolata. Solo col prosciugamento della palude di Scarlino fatto da Leopoldo II risorse a nuova vita.
Bibl.: L. Petrocchi, Massa Marittima, Firenze 1900; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, IV, Milano 1906, pp. 189, 190, 192, 362, 365, 367, 369; P. Toesca, Storia dell'arte italiana. Il Medioevo, Torino 1927, pp. 55, 575, 684, 786, 820, 707, 715; G. De Nicola, Arte inedita in Siena nel suo antico territorio, in Vita d'arte, IX, pp. 16, 21, 30, 54.