MASCHERATA (fr. mascarade; sp. mascarada; ted. Maskerade; ingl. masquerade)
Accolta intenzionale di persone travestite, con o senza maschera; o festa in cui compaiono tali persone.
Il costume delle mascherate è universale, ma ne variano i modi e le ragioni. Presso i primitivi esse assumono gli aspetti più fantastici, e si accompagnano a danze e cerimonie magiche; ne sono una reminiscenza le mascherate che in diverse feste dell'anno, soprattutto a carattere agricolo, si usano ancora fra molti popoli civili. Aspetto di vere e proprie mascherate assumevano alcune celebri feste religiose dell'antichità, come il Purim degli Ebrei, le Dionisie dei Greci, i Saturnali e i Lupercali dei Romani, fino alle mascherate religiose germaniche di primavera.
I ricordi pagani ispirarono nel Medioevo quelle sacre rappresentazioni e feste religiose a base di travestimenti che suscitarono lo sdegno dei Padri della Chiesa e le severe sanzioni ecclesiastiche (fino a tre anni di penitenza per chi assistesse semplicemente a una mascherata) per gli eccessi in cui spesso degeneravano; specie la Festa dei pazzi, famosa più che altrove in Francia, che si celebrava intorno a Natale con evidente derivazione dai Saturnali, e che si prestò a irriverenti parodie religiose.
Col Rinascimento le mascherate assunsero un carattere secolare e non furono più che feste di popolo e trattenimenti di società: sotto forma di cortei, di carri, di balli, di vere e proprie pantomime divennero un elemento permanente nella vita delle città e vennero ad allietare non soltanto il carnevale ma parecchie celebrazioni pubbliche e private. I soggetti erano i più svariati e andavano da quelli allegorico-morali, di gusto ancora medievale, preferiti in alcune nazioni d'Europa, a quelli mitologici o tolti all'arte e alla storia greco-romana, di gusto più consono a quello del Rinascimento e preferiti in Italia (le Favole Troiane, Coriolano, ecc.), a quelli suggeriti dagli usi (tornei, costumi nazionali) o dai fatti del giorno, o dalla fantasia (animali, "omini salvatici", persino scheletri dentro le loro casse).
Oltre che a carnevale (v.), le mascherate cominciarono ad apparire a Venezia in svariate occasioni, come l'elezione del doge e il ricevimento di ospiti illustri, quando fantastici cortei seguivano il Bucintoro; o la celebrazione di vittorie (famosa rimase quella per la vittoria di Lepanto); o le "regate", belle feste marinaresche in cui le gaie brigate spenderecce dei "Compagni della Calza" profondevano eleganza di costumi e di addobbi e lusso di premî.
Le feste mascherate si propagarono rapidamente in tutta l'Europa, specialmente in Francia e in Inghilterra. Splendide dappertutto, ebbero però in Italia, nell'atmosfera gloriosa nel Rinascimento, un carattere più organico e artistico, sia per essere la scelta dei costumi e la decorazione dei carri e dei luoghi affidate ad artisti anche sommi, sia per la naturale abilità dei mascherati a sostenere la loro parte, sia per la familiarità che il popolo italiano aveva allora non soltanto, come altrove, con le tradizioni religiose, ma anche con le favole mitologiche e poetiche e con i racconti storici. Citeremo fra tutte la sontuosissima festa ideata da Leonardo per Lodovico il Moro in onore di Gian Galeazzo Sforza e Isabella (1490), in cui gruppi di maschere vestite alla foggia di varî paesi scendevano da carri rappresentanti i pianeti ad ossequiare la giovanissima coppia.
Le città, anche minori, e i principi gareggiavano in belle invenzioni e in magnificenza. Rimasero famosi per gusto e splendore - tanto che i Fiorentini venivano chiamati dappertutto come direttori di feste ("festaioli") - nonché per i riflessi che ebbero nella letteratura con i canti carnascialeschi, i "Trionfi" fiorentini, modellati su quelli di personaggi romani (il trionfo di Paolo Emilio fu il soggetto di una mascherata sotto Lorenzo il Magnifico). Erano cortei di carri artistici su cui allegre brigate fingevano allegorie, personaggi mitologici o gruppi di arti e mestieri, e animavano il carnevale, le feste pubbliche ed anche, come venne in uso dopo l'elezione di Leone X, cerimonie più serie quale l'offerta dei tributi da parte delle città soggette. Ritroviamo quest'uso a Milano fin dal sec. XIV per l'offerta annuale delle "porte" o quartieri della città alla Fabbrica del Duomo.
A Roma le mascherate rimasero più limitate al carnevale, il famoso "Carnevale sul Corso", e furono inaugurate da una di soggetto mitologico organizzata dal papa Paolo II, che vi assistette di persona e sborsò per essa ben 400 fiorini d'oro, dando un esempio di munificenza largamente imitato poi, soprattutto da Alessandro VI, con i suoi festini mascherati e i cortei che non mancarono nemmeno nell'anno giubilare 1500 (quando anzi Cesare Borgia fece rappresentare il trionfo di G. Cesare con evidente allusione a sé stesso), e da Giulio II, che celebrò l'apoteosi del suo pontificato con un corteo di carri cui contribuirono il Sangallo, Bramante, Raffaello e Michelangelo; finché Adriano VI pose un freno agli eccessi.
Le mascherate del resto decaddero dappertutto nel sec. XVII, meno sfarzoso e meno gaio: si limitarono al carnevale ed assunsero un carattere più popolaresco, talora con aspetto e significato assai discutibili, come le mascherate religiose di pellegrini viste al giubileo del 1600, o le "giudiate", mascherate offensive per gli ebrei, represse rapidamente da un "Bando sopra le maschere" (1668) di Clemente IX.
Particolarmente pittoreschi si conservarono al riguardo per molto tempo il carnevale di Venezia, che ancora nel Settecento veniva solennemente proclamato da un ufficiale grottescamente travestito, e che fu celebrato da Byron, e il carnevale di Roma celebrato da Goethe.
Verso la fine dell'800 acquistò fama, accanto al carnevale di Parigi, il Carnevalone di Milano, e artistiche mascherate vennero ancora organizzate qua e là, p. es. dai nobili a Torino e dagli artisti a Roma, tradizione questa inaugurata da Salvator Rosa.
La moda dei balletti di corte travestiti come spettacolo per gli invitati, moda che resistette più tenacemente alla corte francese, aveva dato origine fin dal Rinascimento al "ballo in maschera", libero o a soggetto, che soddisfaceva un certo gusto naturale per la novità e per il mistero e che, come forma di divertimento mondano, furoreggiò nel sec. XIX nei veglioni e nei trattenimenti privati, per poi decadere anch'esso col decadere del carnevale.
I cortei di carri che si fanno ancor oggi nei carnevali di Nizza, di Viareggio, ecc., o in alcune festività popolari, come quella di S. Giovanni a Roma, non sono più che il pallido ricordo di quelle mascherate "che segnavano la transizione dalla vita reale al mondo dell'arte".
Bibl.: Bastian, Über Masken und Maskereien, in Zeitschrift für Völkerpsychologie, XIV; J. Burckhardt, La civiltà del Rinascimento in Italia, Firenze 1899-1900. Interessanti particolari su mascherate, soprattutto nel Rinascimento, in F. Clementi, Il Carnevale Romano, Roma 1880; P. Molmenti, Storia di Venezia nella vita privata, Bergamo 1908; F. Malaguzzi-Valeri, La corte di Lodovico il Moro, I, Milano 1913.