MILESI, Marzio
MILESI (Milesi Sarazani), Marzio. – Nacque a Roma, da Antonio e da Clarice Sarazani, intorno al 1570 (la data si deduce dall’epitafio, dettato dallo stesso M. nel 1633, all’età di 63 anni). Alla morte dello zio materno Alessandro, nel 1617, il M. ne assunse il cognome accanto a quello paterno e da quel momento li usò congiuntamente. Primogenito, ebbe due fratelli, Camillo e Alessandro, e una sorella, Ottavia, monaca del monastero benedettino di S. Maria in Campo Marzio, che gli sopravvisse.
La famiglia, di origine dalmata, si era trasferita a Bergamo nel XIII secolo. Da lì verso la fine del Quattrocento si spostò a Roma, dove il palazzo di famiglia, detto «alla Maschera d’oro», tra via dei Coronari e il lungotevere Tordinona, fu uno dei più eleganti della Roma rinascimentale prima del sacco per le decorazioni a graffito e chiaroscuro della facciata, eseguite da Polidoro Caldara da Caravaggio su commissione del nonno del M., Giovanni Antonio. Questi fu caro a Leone X e Clemente VII, amico e corrispondente di Pietro Bembo, Matteo Giberti, Girolamo Aleandro senior e rappresentante in Curia dell’Ordine gerosolimitano. Morì nel 1563 e fu sepolto in S. Agostino. Il figlio adottivo Antonio fu elegante prosatore latino e amico intimo di Ascanio Condivi, il biografo di Michelangelo Buonarroti.
Il M. compì studi di diritto, laureandosi alla Sapienza. In data imprecisata sposò Flavia di Ottavio Tagliaferri, da cui non ebbe figli. Nel 1615 vendette a un certo Nicola Baccani il palazzo di famiglia per trasferirsi nel rione Pigna, nel palazzo Sarazani. La vita di M., solida ed economicamente tranquilla, fu dedicata interamente alle ricerche storiche e antiquarie. Cultore di archeologia cristiana, fu assai attivo nel trascrivere epigrafi e fonti manoscritte, nello studio di reperti, nel vaglio dei dati acquisiti e inediti in commentari latini. Una traccia di queste ricerche è la richiesta, tra il 1606 e il 1614, di una copia dell’attuale ms. Vat. lat. 1196 della Biblioteca apost. Vaticana contenente le Vitae et passiones sanctorum, nel quale il M. era interessato in particolare alla Constantiae virginis vita (c. 96r).
Non pubblicò alcuna delle sue opere, che si leggono in redazioni manoscritte, anche di molto posteriori, in diverse biblioteche italiane. Uno dei lavori più importanti del M. è lo studio che va sotto il titolo De basilica S. Agnetis via Nomentana (Napoli, Biblioteca nazionale, Branc., I.F.1), sebbene sia un’ampia rassegna sulle fabbriche cristiane delle origini a Roma. Contiene infatti Commentarii su parecchie altre chiese: S. Pancratii via Aurelia, S. Bibianae in Exquiliis, S. Sebastiani in Palatino, S. Laurentii in Fonte, S. Marcellini et Petri via Labicana. Una copia dell’opera fu spedita dal M. al cardinale Ludovico De Torres. Delle relazioni erudite del M. attesta anche una sua lettera in latino sulle antichità cristiane a Lorenzo Pignoria, trascritta nel XVIII secolo dal teatino Angelo Maria Peverati (Petrucci), mentre le Inscriptiones et monumenta Romae ex Marcii Milesii mss. conservate nella Biblioteca Ariostea di Ferrara (cl. I, n. 161), in copia dello stesso Peverati, sono state di recente attribuite a Pompeo Ugonio. Il vaticano Barb. lat. 1926, cc. 18-20, contiene il De obelisco extra Urbem via Labicana (sive de obelisco Barberino).
L’opera maggiore del M., l’edizione delle opere di papa Damaso I, approvata per l’imprimatur dallo Bzovio (il domenicano polacco Abraham Bzowski) nel 1631, fu pubblicata postuma da Federico Ubaldini con il titolo S. Damasi papae opera quae extant et vita ex codicibus mss. cum notis Martii Milesii Sarazanii, Romae 1638. Nella dedica a Urbano VIII Ubaldini riferisce la volontà del cardinale Francesco Barberini, del quale era stato segretario, che l’opera fosse pubblicata (ulteriori edizioni a Parigi 1672 e Roma nel 1754, con aggiunte altre questioni riguardanti Damaso).
Accanto alla produzione erudita, il M. fu anche poeta in latino e in lingua. Una raccolta De Tiberis inundationibus collectanea è conservata nel Fondo Parmense della Biblioteca Palatina di Parma (Mss. Parm., 296). Gli Inscriptiones et elogia (Biblioteca apost. Vaticana, Vat. lat., 7927, cc. 121-137) ci testimoniano invece il suo vivo interesse per le arti e i suoi rapporti con il mondo degli artisti attivi a Roma. I componimenti sono dedicati ad Annibale Carracci, Giovanni e Cherubino Alberti, Giovanni Laureti, Antiveduto Gramatica, il Cavalier d’Arpino (Giuseppe Cesari), Federico Zuccari. Il M. fu grande ammiratore di Michelangelo Merisi da Caravaggio, che non si stancò di elogiare nei propri versi volgari (pubblicati da G. Fulco): alcune poesie, giocando sul nome proprio coincidente, paragonano l’artista a Michelangelo Buonarroti. In particolare, un componimento sull’Amore vincitore è dedicato al marchese Vincenzo Giustiniani, che del dipinto caravaggesco era stato il committente. In un epitafio il M. dà anche la data di nascita di Caravaggio, il 1573, rivelatasi però errata con il ritrovamento dell’atto di battesimo che retrodata la nascita dell’artista all’ottobre 1571. L’amicizia tra il M., tranquillo borghese erudito presumibilmente dalle austere abitudini religiose, e l’artista dall’esistenza turbolenta lascia perplessi. I due erano legati dalla comune origine bergamasca, ma forse il M., oltre che amico, fu anche consigliere di Caravaggio nelle numerose questioni legali suscitate dalla sua condotta.
Il credito raggiunto dal M. come intenditore di arte è testimoniato da un suo sonetto sulla pittura incluso nell’Iconologia di Cesare Ripa (Siena 1613, p. 156). Poiché protettore di Ripa era il cardinale Anton Maria Salviati, del quale il M. compose l’orazione funebre, è probabile che i due si siano conosciuti nella cerchia del prelato. Intorno al 1626 il M. fu interpellato da Cassiano Dal Pozzo, che aveva intrapreso una fitta corrispondenza con gli eruditi del suo tempo per chiarire e studiare il significato delle Nozze Aldobrandini, dipinto romano rinvenuto nel 1601 nella villa Aldobrandini all’Esquilino. Il commento del M. al dipinto, fornito di un vasto corredo di riferimenti all’arte classica, si trova nel Vat. lat. 10486 (cc. 39-49) ed è stato pubblicato da B. Nogara. Dal Pozzo, peraltro, non aveva un grande opinione del M., che in una lettera giudica «buono antiquario, ma prolisso nelle sue dicerie» (Lumbroso, p. 160).
Tra le personalità con cui ebbe rapporti si ricordano anche Giovanni Battista Viviani, Pier Leone Casella, Francesco Gualdo e Gaspare Murtola. Accrebbe notevolmente la biblioteca di famiglia, che alla sua morte raggiungeva il ragguardevole numero di 1300 stampati, oltre a un numero imprecisato di manoscritti, di area per lo più letteraria e di trattatistica d’arte. A essa era annesso un cospicuo museo con reperti antichi e moderni. Esso raccoglieva iscrizioni, sarcofaghi, frammenti di bassorilievi e di metalli, busti in marmo, statuette, idoli egizi, medaglie antiche e moderne, sigilli e bolle dei pontefici, anelli, chiavi, marmi istoriati. Teodoro Ameyden testimonia di avere incontrato il M. nella nuova residenza di palazzo Sarazani, tra libri, manoscritti e anticaglie.
Il M. morì a Roma nel febbraio 1637, fu sepolto in S. Stefano del Cacco e lasciò i suoi codici alla chiesa di S. Silvestro al Quirinale dei padri teatini, tra i quali era il suo confessore Michele Ghislieri. A quest’ultimo lasciò le sue monete, le lapidi, gli oggetti antichi e tutti i libri che quello desiderava. Per il resto sua erede universale fu la moglie, cui lasciò anche una tenuta presso Rocca Priora.
Fonti e Bibl.: Savignano sul Rubicone, Biblioteca della Rubiconia Accademia dei Filopatridi, Mss., 59: Martii Milesii iur. cons. Monumenta ingenii aliquot; G. Lumbroso, Notizie sulla vita di Cassiano dal Pozzo, in Miscellanea di storia italiana, XV (1876), p. 160; G. Antonelli, Indice dei manoscritti della Civica Biblioteca di Ferrara. Parte prima, Ferrara 1884, p. 95 n. 161; B. Nogara, Le nozze Aldobrandini, i paesaggi con scene dell’Odissea, le altre pitture conservate nella Biblioteca Vaticana e nei Musei Pontifici, Milano 1907, pp. 30 s.; T. Ameyden, La storia delle famiglie romane, II, Roma, 1914, pp. 77 s.; A. Ferrua, Epigrammata Damasiana, Città del Vaticano 1942, pp. 39 s.; G. Mercati, Note per la storia di alcune biblioteche romane nel secoli XVI-XIX, Città del Vaticano 1952, pp. 128 s.; P. Petrucci, Amici del Caravaggio a Roma: M. M., in Studi romani. IV (1956), pp. 426-441; V. Martinelli, Un sonetto sulla pittura di M. M., in Arte lombarda. Studi in onore di Giusta Nicco Fasola, X (1965), pp. 260-264; G. Fulco, «Ammirate l’altissimo pittore!». Caravaggio nelle rime inedite di M. M., in Ricerche di storia dell’arte, 1980, n. 10, pp. 65-89; L. Spezzaferro, Il testamento di M. M.: tracce per un perduto Caravaggio. In un documento d’archivio e in una chiesa romana la memoria di un «San Sebastiano e san Rocco» lasciato in eredità ai teatini dall’erudito ammiratore del Merisi, ibid., pp. 90-99; G. Fusconi, La fortuna delle «Nozze Aldobrandini». Dall’Esquilino alla Biblioteca Vaticana, Città del Vaticano 1994, pp. 42-44, 47, 220; R. Papa, Caravaggio, Firenze 2002, p. 90; A. Andreoli, Pompeo Ugonio, Richard Krautheimer e le chiese di Roma, in Ecclesiae Urbis. Atti del Congresso internazionale di studi sulle chiese di Roma, Roma … 2002, Città del Vaticano 2002, pp. 41-56.
M. Ceresa