COLLOREDO, Marzio
Appartenente ad antica famiglia friulana, nacque da Giovan Battista e da Genoveffa Della Torre nel novembre del 1530. Nel 1549, a Venezia, al culmine di annose contese faziose con la famiglia dei Savorgnan il padre fu ucciso da sicari e il C. lo vendicò ferendo a morte in duello Antonio di Bernardino Savorgnan. Bandito in conseguenza di ciò dal territorio veneto - così come Niccolò e Federico Savorgnan, coinvolti nell'assassinio di Giovan Battista -, il C., dopo un breve periodo a Gorizia, passo in Toscana, entrando al servizio militare di Cosimo I. Negli anni intorno al 1560, col grado di capitano, fu in Lombardia, con le milizie toscane inviate a sostegno di Ottavio Farnese.
In questi stessi anni il C. e i due Savorgnan continuavano a scambiarsi accuse e cartelli di sfida. Il 10 maggio 1563 il C. sfidava Niccolò Savorgnan a risolvere la contesa tra le loro famiglie "in steccato chiuso, con una spada per uno, in camiscia, con condizione anche di poi ne segua perpetua pace" (Degani, p. 120). Dopo molte polemiche e controproposte, e una lunga ricerca di un luogo per lo scontro, resa difficile dalla proibizione dei duelli sancita dal concilio di Trento, si arrivò infine alle armi, dieci cavalieri per parte, il 15 giugno 1564, presso Savona. Ma neanche le dichiarazioni reciproche di soddisfazione rese davanti a un notaio, dopo lo scontro, e le molte ferite riportate dai contendenti posero fine alla vertenza: polemiche e nuovi cartelli di sfida continuarono a succedersi ancora per alcuni anni.
Nell'estate del 1565 il C. aveva preso parte alla fortunata spedizione, comandata dal viceré di Sicilia don Garcia di Toledo, in soccorso di Malta attaccata dalla flotta turca. L'anno seguente si arruolò nell'esercito imperiale che combatteva i Turchi in Ungheria. Dopo l'armistizio del 1567, seguito alla morte di Solimano II, fece ritorno in Italia.
Il 25apr. 1567, a Gradisca, il C. si aggregò al seguito di Carlo d'Austria, che si recava in Spagna per persuadere Filippo II ad attenuare le persecuzioni contro i protestanti delle Fiandre. In Spagna rimase fino al 1587 distinguendosi in diverse imprese militari. Agli ordini di don Giovanni d'Austria, nel 1570, combatté contro i moriscos a Granada, e nel 1573 partecipò all'impresa di Tunisi. Ritiratosi dalla vita militare con una pensione assegnatagli da Filippo II, continuò a servire Carlo d'Austria che, nel 1587, lo inviò in Toscana, come ambasciatore, presso Ferdinando I. Entrato quindi al servizio della corte medicea, il 15 giugno del 1590 il C. fu nominato governatore di Siena.
La città, da trentacinque anni sotto il dominio fiorentino, era in grave decadenza economica avvilita dalla politica finanziaria e doganale dei granduchi, volta a favorire Firenze. Alla fine del sec. XVI, tuttavia, il governo granducale era divenuto consapevole della necessità di attuare alcune iniziative volte a risollevare le sorti di Siena. Il C. si impegnò subito nel tentativo di rendere operanti in breve tempo disposizioni che impedissero l'ulteriore degradazione dell'economia senese. Egli non ignorava che il raccolto di quell'anno 1590sarebbe stato particolarmente scarso anche a causa delle avverse condizioni climatiche. Consigliava quindi di prendere sollecite "provvidenze" a favore dei faccendieri, che altrimenti si sarebbero dati al contrabbando dei grani. Come soluzione di emergenza suggeriva di eliminare il calmiere e di comprare il grano a prezzi di mercato, impedendone così l'esportazione clandestina. Sotto il governo del C., Siena otteneva anche che fosse ripristinata la vendita delle lane nei mercati maremmani e la libera importazione del bestiame.
Nel gennaio 1591. il C., ammalato, in una lettera al granduca chiedeva di essere sospeso dal suo incarico. Come ultima grazia implorava la protezione dei Medici sulla sua casa. Domandava, inoltre, che dopo la sua morte fosse concesso al fratello Camillo di tornare in Friuli per regolare gli affari di famiglia.
Una lettera di Camillo del febbraio del 1591 annunziava la morte del C., avvenuta a Siena il 4 dello stesso mese. La salma, per desiderio del C., veniva traslata in Friuli.
Fonti e Bibl.: Firenze, Bibl. naz., Mss. Passerini, 187; Arch. di Stato di Firenze, Mediceo del Principato, 1983, alle date 6, 16, 19, 20, 21, 24, 27, 28 giugno, e 8 luglio 1590; 1884, cc. 6, 8, 12, 17, 20, 24, 27, 31, 34, 36, 49, 58, 60, 61, 70; Ibid., Strozziane, serie I, II, c. 12 (lett. del C. a Bellisario Vinta, 5 genn. 1587); G. Gigli, Diario sanese, Lucca 1723, II, p. 652; G. Valentinelli, Bibliogr. del Friuli, Venezia 1861, p. 180; G. B. di Crollalanza, Mem. storico-genealog. della stirpe... dei Colloredo, Pisa 1875, passim; P. Antonini, I baroni di Waldsee, i visconti di Mels e isignori ... di Colloredo, Firenze 1877, pp. 91, 112 ss.; Id. Cornelio Frangipane di Castello, giureconsulto, oratore e poeta del sec. XVI, in Arch. stor. ital., s. 4, IX (1882), p. 328; E. Degani, I partiti in Friuli nel 1500e la storia di un famoso duello, Udine 1900, pp. 117 ss.; P. S. Leicht, M. C. governatore di Siena, in Mem. storiche forogiuliesi, IV (1908), pp. 34 ss.; G. Marchetti, Il Friuli uomini e tempi, Udine 1945, p. 749.