Astor, Mary
Nome d'arte di Lucille Langhanke, attrice cinematografica statunitense, nata a Quincy (Illinois) il 3 maggio 1906 e morta a Woodland Hills (California) il 25 settembre 1987. Impersonò, in ruoli quasi sempre di secondo piano, figure molto diverse: ma il suo posto nella storia del cinema è legato all'immagine dell'ambigua eppure affascinante bugiarda di The Maltese falcon (1941; Il mistero del falco) di John Huston, prototipo delle dark lady venute successivamente.Ancora adolescente, lavorò a partire dal 1920 in alcuni film di serie B: notata da John Barrymore, attraverso il legame che ebbe con lui, riuscì a ottenere i primi ruoli di rilievo in Beau Brummel (1924) di Harry Beaumont e Don Juan (1926; Don Giovanni e Lucrezia Borgia) di Alan Crosland. La successiva rottura con Barrymore danneggiò la sua carriera: dovette così limitarsi a banali film avventurosi di ambientazione esotica, in genere nei ruoli di fanciulla casta e perseguitata cui sembravano destinarla i lineamenti delicati e la bellezza classica. Superato, sia pure con difficoltà, lo scoglio del passaggio al sonoro, fu proprio la voce, educata e ben impostata, a renderle più agevole la costruzione di una nuova figura, quella della signora elegante, raffinata ma fredda, che la A. portò in opere finalmente di qualità come Red dust (1932; Lo schiaffo) di Victor Fleming, The Kennel murder case (1933; Il pugnale cinese) di Michael Curtiz, The world changes (1933; Il mondo cambia) di Mervyn LeRoy. Nel 1936, mentre stava girando Dodsworth (Infedeltà) di William Wyler, fu pubblicato sui giornali il suo diario intimo, che comprometteva vari esponenti di Hollywood; lo scandalo fu enorme, ma dopo un periodo di crisi la pubblicità così ottenuta le fu addirittura di giovamento, aiutandola, l'anno dopo, a ottenere delle parti in film importanti come The prisoner of Zenda (Il prigioniero di Zenda) di John Cromwell e The hurricane (Uragano) di John Ford. All'inizio degli anni Quaranta decise per un'evoluzione del proprio personaggio, interpretando parti di donne nevrotiche e dissimulatrici in The great lie (1941; La grande menzogna) di Edmund Goulding, che nel 1942 le procurò l'Oscar come miglior attrice non protagonista, e soprattutto in The Maltese falcon che fissò i caratteri ancor oggi canonici della dark lady: una donna astuta e manipolatrice, che tuttavia mente e inganna più per insicurezza e fragilità che per vera malvagità. Questo promettente tentativo di una maggiore maturità artistica fu però bloccato sul nascere dalla cautela dei produttori, che la costrinsero in ruoli di madre saggia e protettiva di giovani attrici in ascesa: Judy Garland in Meet me in St. Louis (1944; Incontriamoci a Saint Louis) di Vincente Minnelli, Elizabeth Taylor in Cynthia (1947) di Robert Z. Leonard, Esther Williams in Fiesta (1947; La matadora) di Richard Thorpe, June Allyson in Little wom-en (1949; Piccole donne) di LeRoy. Frustrata nelle sue ambizioni, naufragò nell'alcolismo, e nel 1951 tentò addirittura il suicidio. Solo nel 1956 fu in grado di ritornare sullo schermo, con il fallimentare A kiss before dying (Giovani senza domani) di Gerd Oswald; i film successivi furono dello stesso livello, tranne quello con cui chiuse la sua carriera, Hush… hush, sweet Charlotte (1964; Piano… piano dolce Carlotta), il thriller psicologico di Robert Aldrich in cui diede un'ultima grande prova nel drammatico ruolo di una moglie tradita.
C. Higham, Meeting Mary Astor, in "Sight and sound", 1964; L. Anderson, Mary Astor, in "Sight and sound", 1990; J. Bangley, Mary Astor: the cameo girl, in "Films of the golden age", 1996, 7.