BAKUNIN, Marussia
Nacque il 2 febbr. 1873 a Krasnojarsk (Siberia), terzogenita del noto agitatore e filosofo russo Michail e di Antossia Kwratovoska, figlia di un deportato politico polacco. Alla morte del padre, avvenuta a Berna nel 1876, la famiglia, composta dalla madre e dai figli Carlo, Sofia e Marussia, si stabilì a Napoli.
Qui la B. compì i suoi studi. All'università venne attratta dagli studi di chimica organica, e dalla ricerca scientifica, che iniziò sotto la guida di Agostino Oglialoro, di cui doveva in seguito divenire moglie e collaboratrice. Frequentò i laboratori dell'università e fin dal 1890, molto prima di conseguire la laurea, fu nominata preparatore dell'istituto chimico, diretto dall'Oglialoro. Si laureò in chimica pura con un brillante ed esteso lavoro nel campo della isomeria geometrica.
Dopo alcuni anni trascorsi come incaricata di chimica applicata, venne nominata titolare della cattedra di chimica tecnologica organica nella Scuola superiore d'ingegneria dell'università di Napoli, e nel 1940 titolare della cattedra di chimica organica della facoltà di scienze della stessa università, ruolo tenuto fino al 1947, quando raggiunse i limiti di età. Continuò tuttavia a frequentare attivamente l'istituto chimico fin quasi alla morte, avvenuta a Napoli il 17 apr. 1960.
Il primo lavoro scientifico della B. sugli acidi meta- e paranitrofenilcinnamici e sopra alcuni loro derivati porta la data del 1895 (Sugli acidifenilnitrocinnamici e sui loro isomeristereometrici, in Gazzetta chimica italiana, XXV [1895], pp. 137-189) e va giudicato in relazione al fatto che appena in quegli anni la stereochimica, ad opera soprattutto di J. Wislicenius e di J. H. van't Hoff, muoveva i primi passi: la B. portava un notevole contributo ai progressi di quella parte della chimica.
Le successive ricerche della B. sugli indoni, ampie e approfondite, sono in qualche modo correlate ai primi lavori sulla isomeria geometrica degli acidi nitrocinnamici e ossicinnamici.
Il problema della sicura assegnazione di una struttura "allo" oppure "ordinaria" agli isomeri geometrici poteva trovare una soluzione verificando la loro capacità a dare indoni per ciclizzazione. La B. elaborò un metodo che, utilizzando l'anidride fosforica dispersa in un solvente inerte, realizzava la ciclizzazione (disidratazione) senza che essa fosse accompagnata dalla trasformazione di uno stereoisomero nell'altro. Contemporaneamente la B. riuscì anche a chiarire il meccanismo della disidratazione a indoni degli acidi cinnamici sostituiti, dimostrando che essa decorre attraverso la formazione di anidridi che furono anche isolate. Anche delle anidridi essa mostrò come le "allo" si trasformano facilmente in indoni e come le "ordinarie" si trasformano molto più difficilmente e previa isomerizzazione nelle prime. La struttura dei numerosi indoni sintetizzati fu rigorosamente dimostrata attraverso l'isolamento e l'identificazione dei prodotti di demolizione con ozono secondo una tecnica da poco introdotta in quegli anni.
Gli studi a carattere generale sull'azione condensante dell'anidride fosforica in seno a un solvente inerte risultarono non privi di interesse perché permettevano di sostituire la drastica tecnica della fusione delle sostanze reagenti con quella dell'utilizzo di un solvente, con conseguente controllo della temperatura ottimale di reazione. La B., utilizzando questa nuova tecnica, sintetizzò diversi eteri, esteri (Sulla eterificazione di acidi con fenoli, in Gazzetta chimica italiana, XXXII [1902], pp. 178-185), anidridi, indoni; il metodo venne applicato dall'industria in Inghilterra per preparare l'aspirina.
Un'altra sintesi di non secondaria importanza ideata dalla B. è quella che riguarda le condensazioni, in presenza di metalli e dei loro cloruri in fase omogenea, fra alogenuri aromatici e fenoli o ammine. Con questo metodo furono preparate con rendimenti elevati sostanze già note o altre nuove, come il β-benzilnaftolo, la benzilresorcina, la benzilpirocatechina; nel caso della reazione fra cloruro di benzile e paraamminofenolo fu osservata solo formazione di derivati all'azoto.
La B. lavorò anche nel campo degli eterociclici indolici, al tempo una chimica molto interessante ma avara di risultati: si cimentò con la sintesi del nucleo indolico, che ottenne mediante riscaldamento con idrossido di bario degli ortonitrofenilderivati degli acidi della serie etilenica.
La B. condusse inoltre numerose indagini di natura fotochimica che applicò agli acidi cinnamici in un periodo in cui la fotochimica si andava sviluppando in Italia grazie ai lavori di G. Ciamician e dei suoi collaboratori. Ella, mediante irradiazione con luce ultravioletta, riuscì a trasformare alcuni stereoisomeri "ordinari" in "alloisomeri" energeticamente più attivi e a ottenere la dimerizzazione dell'ortonitrofenilindone rosso nel corrispondente truxone incolore.
Importanti devono altresì essere considerati gli studi della B. sulla reazione di Perkin che, come è noto, consiste nella reazione fra un'aldeide aromatica e un sale di un acido organico in presenza di un'anidride, con l'ottenimento di acidi α-, β-insaturi.
Non esistendo la tecnica isotopica applicata oggi, si era sviluppata in quei tempi un'intensa polemica scientifica, durata circa cinquanta anni, sulla questione se fosse il sale oppure l'anidride ad iniziare la catena di reazioni con l'aldeide. Attraverso accurate indagini, la B. dimostrò che, nelle condizioni in cui ha luogo la condensazione di Perkin, si stabiliscono delle reazioni di scambio e di equilibrio tra le anidridi e i sali di acidi differenti, di modo che tutta la questione controversa venne ricondotta a una semplice questione di reattività di due diverse anidridi, contemporaneamente presenti, verso una stessa aldeide. La B. riconobbe anche che la reazione è sempre favorita dalla presenza di sali, in accordo con quanto oggi noto sulla capacità di questi a promuovere la ionizzazione delle anidridi (Meccanismo della reazione del Perkin, in Gazzetta chimica italiana, XLVI [1916], pp. 77-103, con G. Fisceman; Sul meccanismo della sintesi di Perkin-Oglialoro, in Rend. della Accad. di scienze fisiche e matematiche di Napoli, s.4, II [1932], pp. 20-22).
Studiò anche le melanine, che ancora oggi costituiscono una classe di pigmenti naturali di grande interesse sia per la loro struttura chimica sia per la loro funzione biologica. Il contributo portato in quell'epoca alla conoscenza dei pigmenti melanici è di rilievo se si considera che la B., utilizzando i soli metodi chimici disponibili, riuscì a isolare da un melanoma due diversi pigmenti di diverso aspetto e colore e a prepararne i sali di argento e di ammonio; da notare che solo di recente si è giunti alla conclusione che le melanine naturali si presentano molto spesso come miscele di due diversi tipi di pigmento chiamati eumelanine e feomelanine (Contributo alla conoscenza dei pigmenti melanici, in Rend. della R. Accad. di scienze fisiche e matematiche di Napoli, s. 3, X [1904], pp. 222-240, con G. Dragotti).
La B. svolse anche argomenti diversi oltre quelli ricordati, come lo studio chimico e biologico della picrotossina, della morfina e della stricnina, sostanze le cui strutture chimiche potettero essere definite dopo che vennero scoperti, in tempi recenti, nuovi metodi fisici di indagine.
Anche se la produzione scientifica della B. è, come si direbbe oggi, tipica della chimica di base, tuttavia essa sviluppò anche diversi argomenti di chimica applicata. Fra questi ricorderemo l'indagine analitica condotta sulle acque della valle di Pompei e gli studi sugli scisti bituminosi di Giffoni Valle Piano e della Sicilia. Come è noto, dagli scisti bituminosi si ottengono diversi interessanti prodotti e fra questi una frazione che dopo distillazione e solfonazione è conosciuta col nome di "ittiolo" ed è ancora oggi impiegata come antinfiammatorio per uso locale.
Oltre che per l'attività scientifica la B. va ricordata anche per la sua attività didattica, la forte personalità, la vasta cultura e le qualità umane: per molti anni fu l'animatrice dell'ambiente chimico napoletano e il suo salotto, sempre aperto ai migliori esponenti del mondo culturale, divenne una istituzione.
Ottenne importanti riconoscimenti accademici. Fu socio corrispondente dell'Accademia dei Lincei, socio ordinario dell'Accademia Pontaniana, della Reale Accademia delle scienze fisiche e matematiche di Napoli, della Società dei naturalisti e della Scuola di incoraggiamento. Dell'Accademia Pontaniana fu primo presidente quando essa fu ricostituita dopo la guerra; fu anche presidente dell'Accademia delle scienze fisiche e naturali nel 1932 e di nuovo nel 1952.
Bibl.: Un elenco delle pubblicazioni scientifiche della B. si trova in G. D'Erasmo, Due secoli di attività scientifica della Reale Accademia delle scienze fisiche e matematiche di Napoli, in Rend. della R. Accad. di scienze fisiche e matematiche di Napoli, s. 4, IX (1938-39), suppl., Napoli 1940, pp. 1 s., e in R. A. Nicolaus, M. B., Commemorazione, in Rendiconti della Accademia di scienze fisiche e matematiche della Società nazionale di scienze, lettere ed arti in Napoli, s. 4, XXVIII (1961), pp. 15-21. Un breve necrologio fu pubblicato da questo stesso autore in La Chimica e l'industria, XLII (1960), pp. 677 s.