SCILLITANI, MARTIRI
. Gli Atti dei martiri scillitani, a noi pervenuti in duplice redazione, greca e latina, ma redatti originariamente in latino, sono il documento più antico attestante con sicurezza la diffusione del cristianesimo nell'Africa Romana. Il documento è d'indiscussa autenticità.
Gli Atti riferiscono che un gruppo di 12 cristiani proveniente da Scilli (località non identificata della Numidia): sette uomini (Sperato, Narzalo, Cittino, Veturio, Felice, Aquilino, Letanzio) e cinque donne (Donata, Vestia, Ianuaria, Generosa e Seconda), il 17 luglio 180, furono condotti a Cartagine davanti al proconsole Saturnino dell'Africa, per rispondere della loro fede cristiana. Alle domande, formulate con tono conciliante dal proconsole, Sperato risponde con grande fierezza: "ego imperium huius saeculi non cognosco". Saturnino offre agli imputati trenta giorni di tempo per riflettere: essi rifiutano. Viene emanata allora la sentenza con la quale i 12 imputati (probabilmente dei 12 nomi 6 furono aggiunti in un secondo momento e non dovettero far parte del gruppo dei martiri del 17 luglio) "ritu christiano se vivere confessos, quoniam oblata sibi facultate ad Romanorum morem redeundi obstinanter perseveraverunt, gladio animadverti placet". Va ricordato, come particolare del più alto interesse per lo studio della diffusione e dell'origine della traduzione latina del Nuovo Testamento, che, a domanda del proconsole, Sperato afferma di avere con sé "libri et epistulae Pauli viri iusti".
Il testo migliore edito da J. Armitage Robinson, nel fasc. 2 del vol. I dei Textes and studies, Cambridge 1891, e da G. Krüger, in R. Knopf, Ausgewählte Märtyrerakten, 3ª ed., Tubinga 1929, p. 28 segg. (con ampia bibliografia). Vedi inoltre, Pauly-Wissowa, Real-Encycl., I A, col. 819 segg.