OMERITI, MARTIRI
. Le tradizioni storiche circa una strage di cristiani nell'Arabia meridionale nel sec. VI d. C. sono conservate sia in varie letterature dell'Oriente (greca bizantina, siriaca, araba, armena, etiopica), sia nelle pie tradizioni locali etiopiche. Le vittime di questa strage sono indicate alcune volte col nome di "Martiri Omeriti" (in quanto che Homeritae, 'Ομηρῖται è trascrizione di Ḥimyar; v. ḥimyariti), altre volte con il nome di "Martiri di Naǵrān" (dal nome della città dove il fatto avvenne; v. naǵrān). Infine nel martirologio della Chiesa cattolica queste vittime sono indicate come Arethas et socii (dal nome recato da uno dei martiri: al-Ḥārith o Ḥārithah).
Le varie fonti dànno versioni molto differenti dei particolari avvenimenti e gli stessi nomi dei protagonisti spesso non coincidono. I fatti possono, tuttavia, essere - genericamente - così riassunti. Un sovrano abissino, Kālēb Ella Aṣbeḥa, re di Aksum, invia una spedizione dalla costa eritrea verso l'opposta sponda del Mar Rosso dove, nello Yemen, il re Dhū Nuwās (chiamato in alcune fonti Masrūq) si appoggia ai pagani e agli Ebrei contro le comunità cristiane che si vengono formando in quel territorio. La spedizione abissina, ai cui preparativi assiste in Adulis lo scrittore greco Cosma Indicopleuste (il quale ce ne ha lasciato memoria nella sua Topografia Cristiana), ha un buon successo; e guarnigioni abissine sono stabilite in alcuni centri dello Yemen. Ciò avviene durante l'impero (a Costantinopoli) di Giustino I (518-527 d. C.). Successivamente il re arabo Dhū Nuwās riprende la lotta, distrugge le isolate guarnigioni abissine, e per reazione, inizia una fierissima persecuzione contro le comunità cristiane. Tale persecuzione culmina con il massacro della popolazione cristiana di Naǵrān dopo l'occupazione di questa regione da parte degli Yemeniti pagani e giudei.
Questa sollevazione degli Yemeniti provoca un secondo intervento militare del sovrano abissino, che è appoggiato in tale sua impresa da Costantinopoli. Kālēb Ella Aṣbeḥa sbarca ancora nello Yemen, batte i pagani e i giudei; e stabilisce sul trono arabo un principe yemenita, Sum-Yafa‛, come suo vassallo, lasciando nello Yemen forti reparti di truppe. Tale vittoria abissina, come ci attesta un'iscrizione sud-arabica, avvenne nel 525 d. C.
A questi avvenimenti si riferiscono:
a) nella letteratura siriaca: il "Libro dei Ḥimyariti", i cui frammenti furono scoperti nel 1920 dall'orientalista svedese A. Moberg in un manoscritto unico datato dal 932 d. C. Il libro, opera di un ecclesiastico siro, che attingeva dalla viva voce di informatori contemporanei, ha molta importanza storica. Da esso dipendono: la nota preliminare all'inno di Giovanni Psaltes (del sec. VI) tradotto dal greco in siriaco nel successivo sec. VII; probabilmente la lettera di Simeone di Bēth Arshām (della cui autenticità oggi non si dubita più, almeno nel senso che la lettera sia una composizione pia concordante nei dati storici col Libro dei Ḥimyariti). Un'"epistola" di Giacomo di Sarūǵ "ai confessori eletti di Naǵrān" (dei primi anni del sec. VI) ha solo valore letterario, e non contiene dati storici. Notizie, dipendenti dalla "Lettera di Simeone di Bēth Arshām", si trovano in altre opere storiche siriache. Una versione indipendente è invece accolta (nel sec. IX d. C.) negli annali di Dionisio di Tell Maḥrē (dalla storia per noi perduta di Giovanni da Efeso) ed essa è analoga a quella ricevuta dagli annalisti bizantini;
b) nella letteratura greca bizantina. Alla spedizione degli Abissini in Arabia accennano: Procopio nel suo De Bello Persico, dando però come causa della guerra non già il martirio dei Ḥimyariti ma gli eccessivi balzelli imposti ai cristiani dello Yemen; Giovanni Malala e Teofane, invece, seguono la versione di Giovanni da Efeso riportando la guerra alle vessazioni del re giudeo dello Yemen contro i mercanti provenienti dall'impero romano (per quanto Teofane conosca anche il martirio di al-Ḥārith). Del viaggio di Cosma Indicopleuste si è già detto sopra;
c) nella letteratura greca ecclesiastica e nella latina cristiana. Abbiamo il testo greco (e un frammento di una versione latina del sec. IX) degli "Atti del santo Areta", comunemente citati come Martyrium Arethae, fonte di grande importanza;
d) nella letteratura etiopica. Gli "Atti dei Martiri di Naǵrān" sono la traduzione etiopica (derivata però non direttamente dall'originale greco ma da una precedente traduzione araba) del Martyrium Arethae. L'opera risale, secondo il Conti Rossini ad epoca anteriore al sec. XV, mentre I. Guidi la ascrive al rifiorire della letteratura etiopica sotto il regno del negus Zar‛a Ya‛qob (1434-68);
e) nella letteratura armena. Una traduzione del Martyrium Arethae fatta direttamente dal greco in armeno è ancora inedita;
f) nella letteratura araba. La narrazione degli avvenimenti connessi con il massacro di Naǵrān è negli Annali di Ṭabarī (ed. De Goeje, s. 1ª, pp. 917-30) e nella Sīrah di Ibn Hishām (ed. Wüstenfeld, pp. 20-26). Secondo gli storici musulmani il massacro dei cristiani di Naǵrān è dovuto al re giudeo dello Yemen, Dhū Nuwās, le cui sanguinose gesta provocano poi una non meno crudele invasione abissina in Arabia. Della traduzione araba del cristiano Martyrium Arethae si è fatto cenno sopra.
La tradizione dei Martiri Omeriti ha non solo interesse per la storia dei rapporti fra Abissinia e Arabia ma anche perché è un tipico esempio di diffusione nelle letterature dell'Oriente di un racconto, che diventa qua e là tema di composizioni a scopo letterario o a fini di pietà.
La commemorazione dei Martiri Omeriti (Arethas et socii) è fissata dalla chiesa cattolica il 24 ottobre. Quasi tutte le altre chiese cristiane hanno accettato tale commemorazione, fissandola in varie date: la chiesa siro-maronita il 24 ottobre; la chiesa etiopica il 26 hedār, mentre il sinassario armeno la ha sotto la data dell'11 Sahmi (= 20 ottobre), i menologi giacobiti il 31 dicembre, e il vecchio calendario gerosolimitano (conservatoci in due manoscritti georgiani) il 4 ottobre.
Bibl.: Oltre le fonti citate nel testo: C. Conti Rossini, Storia d'Etiopia, I, Roma 1928; A. Moberg, The book of the Himyarites, Lund 1924; Cosmas Indicopleustes, Christian Topography, ed. Winstedt, Cambridge 1909; I. Guidi, La lettera di Simeone di Beth Arsam sopra i martiri Omeriti, in Atti R. Acc. Lincei, sc. mor., VII (1881); id., Breve storia della letteratura etiopica, Roma 1932; F. M. Esteves Pereira, Historia dos Martyres de Nagran, Lisbona 1895.