DOIX (Doiz, Dedoc, Doidoc), Martino Giovanni (Giovanni Martino)
Nacque ad Anversa il 7 giugno 1658 da Giovanni Duijts e da Elisabetta Mijbergts. Intorno al 1676 giunse in Italia: il cognome originario fu evidentemente latinizzato in Dedoc, Doidoc, poi Doiz e, dal 1766, in Doix, come risulta dalla firma di Francesco Maria (Nicaise, 1934, pp. 116 s.).
Anche se è definito "pittore" nei documenti, e se il suo girovagare inizialmente in aree non maiolicare induce a pensare che la sua discesa da Anversa fosse motivata dalla ricerca di lavoro in campo pittorico, il D., insieme con il figlio Francesco Maria, contribuì a rinnovare la ceramica metaurense e in particolare quella urbaniese degli albori del Settecento.
Non si sa dove il D. sia approdato né dove abbia risieduto fino al 1690. E certo, invece, che fu ad Ancona dal maggio 1690 al maggio 1692 e poi a Urbino dal giugno 1692 al maggio 1694. Dal giugno 1694 girovagò tra Urbania, Sant'Angelo in Vado e Urbino e poi si fermò definitivamente a Urbania nel settembre 1694, prima ospite dei maiolicari Savini, un'antica famiglia durantina che allo scadere del secolo XV si era insediata per quella professione ad Anversa, e poi in casa propria (Urbania, Arch. d. Curia vescov., Matrimonialia, b. 3, a. 1696). Oltre alla propria casa il D. prese in affitto dal Comune di Urbania una bottega, dove esercitò la sua arte di pittore, decoratore di maiolica e maestro, lavorando anche per la Comunità urbaniese (Urbania, Arch. com., b. 208, Bollettario spese comunali, reg. n. 53). Il 4 nov. 1696 sposò Felice Dadioli imparentandosi così con le famiglie maiolicare urbaniesi, Dadioli, Ripa, Scatena. Dal matrimonio ebbe vari figli, tra i quali Francesca Maria (15 settembre 1699) e Francesco Maria, nato a Urbino che, alla sua scuola, diventerà notissimo maiolicaro. Gli atti di Urbania lo ricordano come pittore nel 1712 (Urbania, Arch. d. Curia vesc., Ufficiatura Grani 1712, n. 2) e documentano il restauro dell'affresco con la Crocifissione nel santuario del Crocifisso di Battaglia a Urbania (E. Rossi, Notizie storiche dell'Immagine e della chiesa del Ss. Crocifisso di Battaglia, Urbania 1957, p. 24). A Urbino incontrò (1706) Francesco Antonio Grue di Castelli d'Abruzzo (G. Gennari, Una maiolica d'Urbino del dott. F. S. Grue, in Faenza, XXXVII [1951], pp. 2 s.), che dipingerà per lui, probabilmente nella bottega di Urbania, la grande anfora biansata S. Martino della coll. Leonardi, firmata e datata 1702 (Leonardi, 1987, tavv. 135as.). Le alte qualità pittoriche del D. sono documentate dal piatto istoriato con la Visione di Costantino e la battaglia di ponte Milvio contro Massenzio, eseguito a Urbania, firmato e datato 1722 (Bruxelles, Musée royal d'art et d'histoire).
Il 14 genn. 1723 il D. moriva in Urbania e veniva sepolto nella cattedrale, nella tomba di famiglia della moglie Felice Dadioli (Urbania, Arch. della Cattedrale, Reg. morti, 2, nn. 872, 1726).
Fonti e Bibl.: H. Nicaise, Iohannes Martinus de Duijts, anversois, et F. M. Doix décorateurs de majolique à Urbania, au XVIII siècle, in Faenza, XXII (1934), pp. 114-123, tavv. XVI-XVIII (con numerose inesattezze); C. Leonardi, La ceramica, in Il Picchio e il Gallo, a cura di S. Anselmi, Urbino 1982, pp. 98 s.; G. Gardelli, La Via Crucis in maiolica a Peglio: storia ed arte, Urbania 1986, p. 22; C. Leonardi, Maiolicari urbaniesi innovatori nel primo Settecento, Urbania 1986, pp. 57-67; Id., in Maioliche del '700 tra Urbania e Pesaro (catal.), Urbania 1987, pp. 13-16.