FERRABOSCO (Ferabosco, Forabosco, Feraboschi), Martino
Originario di Capolago (Codelago, Lugano; cfr. Beltrami, 1926; Donati, 1939) e non di Napoli come si è detto (Gori Gandellini, 1811), si formò nell'ambito artistico ticinese e fu attivo a Roma tra il secondo e il terzo decennio del XVII secolo.
Iniziò la sua attività come stuccatore, scultore e restauratore di statue antiche e, se lo si identifica con il maestro "Martino scalpellino", lavorò a Roma fin dal 1608 (Orbaan, 1919). In seguito, nelle fonti ufficiali, come ad esempio nel documento del 1613 citato da Hibbard (1971) e nella notazione del Liber mortuorum di S. Pietro, al F. è data la qualifica di "fontanaro del palazzo apostolico" ovvero di architetto papale preposto alle fontane (Hibbard), mentre invece le testimonianze dei contemporanei lo ricordano quale ideatore di numerosi progetti architettonici ed urbanistici solo in parte realizzati (Baglione, 1642; Orbaan, 1920).
La decorazione a stucco della volta della cappella Paolina nel palazzo del Quirinale è documentata tra l'aprile 1616 e il febbraio 1617.
Il grande soffitto a botte consiste di una trama in stucco in cui si intrecciano losanghe con putti, motivi a girandola, rosette, nastri svolazzanti, festoni carichi di frutta e fiori, temi zoomorfi e naturalistici; negli sguinci delle finestre sono raffigurate alcune fra le principali fabbriche del pontificato di Paolo V (cfr. LaureatiTrezzani, 1993).
La decorazione della volta fu l'unica opera realizzata, insieme con la cantoria e gli ornamenti scultorei della porta d'ingresso, nella vasta cappella avvicinabile alla Sistina per le analoghe dimensioni. Essa costò in totale oltre 16.000 scudi, somma considerevole che dimostra la grande fortuna di questo genere decorativo (Mufioz, 1911; Briganti, 1962). Il F. ricevette per il lavoro e per la fornitura del materiale 6.667,90 scudi e risulta aver avuto numerosi aiuti, tra cui le fonti citano Annibale Durante e Agabito Visconte, doratori degli stucchi, Marcantonio Pio e Lorenzo Tagliaferro, battiloro; responsabile dell'impresa fu Carlo Maderno (Hibbard, 1971).
La cappella Paolina al Quirinale fu un modello per le successive decorazioni in stucco, tra cui i soffitti delle cappelle del coro e del Ss. Sacramento a S. Pietro.
Nel 1619 il F. realizzò la riedizione della pianta dell'antica basilica di S. Pietro di T. Alfarano e, per Giacomo Grimaldi, la ricostruzione della pianta illustrante il progetto di B. Rossellino (Beltrami, 1926; Carpiceci, 1983). Sotto Fegida di mons. G. B. Costaguti nel 1620 ricevette l'incarico da Paolo V di incidere piante e prospetti della vecchia e della nuova basilica, cui intendeva aggiungere alcune tavole riproducenti i suoi progetti in un testo commentato da C. F. Gianfattori. Il lavoro tuttavia fu lasciato incompiuto per la sopraggiunta morte del F. (1623) e fu pubblicato in forma definitiva solo nel 1684 (Roma) da mons. G. B. Costaguti jr. nipote, con il titolo Architettura della basilica di S. Pietro in Vaticano ...
Tra i diversi interventi proposti dal F. per l'esterno e l'interno della basilica di S. Pietro alcuni sono connessi all'operato di Carlo Maderno, come, ad esempio, le due diverse versioni dei campanili ai lati della facciata, raffigurate entrambe in una tavola del Bonanni insieme con l'opera del Maderno (Bonanni, 1696) e, all'interno della basilica, il progetto della Confessione citato anche da C. Fontana (1694). Oltre alla sede del conclave e del coro nel libro del F. viene illustrato il baldacchino da collocarsi sopra l'altare dei Ss. Apostoli. Il F. "aveva proposto a Paolo V di riutilizzare per il ciborio tutte le colonne vitinee dell'antica pergula, componendo con queste una ingegnosa transenna a forte sviluppo orizzontale, che, con la sua sagoma massiccia, avrebbe ostruito lo spazio della cupola michelangiolesca" (Portoghesi, 1966, p. 85). In una nota dell'edizione del 1684 si accenna a una possibile derivazione del baldacchino berniniano dal disegno del K; essa si limita tuttavia al motivo formale delle colonne tortili ed al coronamento con il Cristo reggistendardo presente nella prima fase progettuale di G. L. Bernini (Muñoz, 1911). Il F. aveva anche proposto una sistemazione del sito circostante la basilica comprendente un colonnato porticato esterno da edificare intorno alla parte absidale della chiesa ed una soluzione trapezoidale della piazza (Beltrami, 1926). R da rilevare come la sagoma trapezoidale della piazza, coronata alle estremità da due torri monumentali che flingevano da ingresso, dovesse probabilmente accentuare l'aspetto di "palazzo" della facciata basilicale secondo la tipologia prevalente nell'architettura dell'epoca: idea quest'ultima che sarà ripresa inizialmente dal Bernini (Thoenes, 1963; Roca De Amicis, 1984).
Tra il 1616 e il 1618, in collaborazione con Giovanni Vasanzio, il F. attese alla sistemazione dell'ingresso principale dei palazzi vaticani sul lato destro della basilica.
L'opera, resa necessaria in seguito alla realizzazione della facciatà del Mademo, si articolava in un corridoio-galleria e comprendeva nell'estremità orientale un avancorpo con portale sormontato da un orologio e da una torre campanaria (Bonanni, 1696; Egger, 1929; Hibbard, 1971); l'architettura venne demolita quarant'anni dopo per edificare l'attuale colonnato (Egger, 1929).
Tra l'aprile 1617 e il dicembre 1620 sono registrati pagamenti che documentano diversi interventi di manutenzione e restauro delle fontane e dei giardini del Vaticano ed altre mansioni svolte nel palazzo apostolico e nel rione di Borgo; nel 1620 il F. si occupò della pavimentazione dei giardini del palazzo del Quirinale (Orbaan, 1920). Il 5 genn. 1619 ricevette la somma di 140 scudi per "lavori di musaico, stucchi e oro fatti fare in cima la fontana di Cleopatra in testa al corridore longo del palazzo Vaticano" e il 17 marzo 1620 venne pagato 230 scudi per due statue da collocare nella fontana ai piedi della scala "che dal Palazzo Vaticano si cala nel Giardino di Belvedere" (Orbaan, 1920, pp. 328, 340 s.); nel 1621 si cita "M. F. fontaniero" per un modesto compenso prima di 12 e poi di 48 scudi (ibid., pp. 350, 360).
Tra le fontane che si attribuiscono al disegno del F. sono la fontana dello Scoglio o dell'Aquila nei giardini vaticani, eseguita con la collaborazione del Vasanzio e databile al 1611-12; la fontana delle Torri o del Sacramento e quella della Galera (D'Onofrio, 1977, Delfini Filippi, 1989). A probabile che il F. contribuisse anche al disegno delle fontane dei giardini del palazzo del Quirinale, realizzate negli anni 1610-12, ad es. la "fons Draconis", la "fons Aquilae" nella parte alta del giardino, la "fons Dataria" e la "fons ad Publicum" disposte nei viali minori (La Roma dei Longhi, 1982).
Il F. morì a Roma il 3 ag. 1623 e venne sepolto nella chiesa di S. Marta in Vaticano.
Fonti e Bibl.: G. Baglione, Vite de' pittori, Roma 1642, p. 96; C. Fontana, Templum Vaticanum, Roma 1694, p. 405;F. Bonanni, Numismata summorum pontificum Templi Vaticani fabricam..., Roma 1696, pp.104, 123 s., 130, 147, 174 ss., 185 e tavv. 45-46, 51, 63, 79-86;G. Gori Gandellini, Notizie istor. degli intagliatori, IX, Siena 1811, p. 297; A. Bertolotti, Artisti subalpini in Roma nei secoli XV, XVI, XVII, Mantova 1884, pp. 201 s.; C. Gurlitt, Geschichte des Barockstiles in Italien, Stuttgart 1887, pp. 66, 339, 352, 413; H.Egger, Architektonische Handzeichnungen alter Meister, Wien s. d. [1910], I, pp. 10 s., tavv. 21-23; A. Muñoz, M. F. architetto. Il baldacchino di S. Pietro. Gli stucchi del Quirinale, in Vita d'arte, VII (1911), pp. 83-103 (con bibl. precedente); J. A. F. Orbaan, Der Abbruch Alt-Sankt Peters, 1605-1615, in Jahrbuch der Kröniglich Preuszischen Kunstsammiungen, XXXIX (1919), pp. 68, 95, 97, 135;Id., Documenti sul Barocco in Roma, Roma 1920, I-II, ad Indicem;G. Beltrami, M. F. architetto, in L'Arte, XXIX (1926), pp. 23-37 (con bibl. precedente); H. Egger, Der Uhrturm Paulus V, in Mededeelingen van het Nederlandsch Historisch Instituut te Rome, IX (1929), pp. 92-99; D. Frey, Berninis Entwürfe für die Glockentürme von St. Peter in Rom, in Jahrb. der Kunsth. Sammlungen (Wien), XII (1938), pp. 220 ss., figg. 243-45; U. Donati, Vagabondaggi. Contributi alla storiografia artistica ticinese, I, Bellinzona 1939, pp. 323-326, fig. 31;Id., Artisti ticinesi a Roma, Bellinzona 1942, pp. 405-408, figg. 334-337 (con bibl. precedente); G. Briganti, Ilpalazzo del Quirinale, Roma 1962, pp. 33, 73 n. 77, tavv. 14 s.; C. Thoenes, Studien zur Geschichte des Petersplatzes, in Zeitschrift für Kunsigeschichte, XXVI (1963), pp. 117-119, figg. 17-19; P. Portoghesi, Roma barocca. Storia di una città architettonica, Roma 1966, ad Indicem;D. Redig de Campos, I palazzi vaticani, Bologna 1967, ad Indicem;C. D'Onofrio, Roma nel Seicento, Firenze 1969, p. 331;H. Hibbard, Carlo Maderno and Roman architecture, 1580-1630, London 1971, ad Indicem;G. Grimaldi, Descriz. della basilica antica di S. Pietro in Vaticano, a cura di R. Niggl, Città del Vaticano 1972, ad Indicem;R. Wittkower, Arte e archit. in Italia 1600-1750, Torino 1972, ad Indicem;C. D'Onofrio, Acque e fontane di Roma, Roma 1977, ad Indicem;M. Birindelli, Piazza S. Pietro, Bari 1981, ad Indicem; La Roma dei Longhi. Papi e architetti tra manierismo e barocco (catal.), a cura di M. Fagiolo, Roma 1982, ad Indicem; Il palazzo del Quirinale, a cura di F. Borsi-C. Briganti-M. Del Piazzo-V. Gorresio, Roma 1982, pp. 83, 85; A. C. Carpiceci, La fabbrica di S. Pietro. Venti secoli di storia e progetti, Città del Vaticano-Firenze 1983, pp. 264-267; A. Rocca De Amicis, Studi su: Città e architettura nella Roma di Paolo V Borghese, in Boll. del Centro di studi per la storia dell'architettura, XXXI (1984), pp. 40, 42 n. 42, 65 s., 88 s., fig. 60-61; S. Pressouyre, Nicolas Cordier, Roma 1984, II, pp. 386 s., fig. 94; G. Delfini Filippi, Guide del Vaticano. S. Pietro, I, Roma 1989, pp. 37 s.; L. Laureati-L. Trezzani, Ilpatrimonio artistico del Quirinale. Pittura antica..., II, Roma 1993, pp. 58-74; V. Ciancio, Un itinerario dedicato a M. F., artista ticinese, in Alma Roma, XXXV (1994), pp. 43-56; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 394 (con bibI . precedente); Diz. encicl. di architettura e urbanistica, II, p. 322.