SANGIORGIO, Martino
da. – Membro della nobile famiglia dei Sangiorgio da Rivarolo Canavese (Torino), nacque con buona probabilità negli anni Venti del Trecento.
Da Sangiorgio compì i primi studi probabilmente nelle scuole della provincia religiosa francescana di Genova, che comprendeva anche il Piemonte; ma ben poco si sa della sua attività negli anni Quaranta e Cinquanta. Tra il 1358 circa e il 1365, dunque già in età relativamente matura, studiò a Oxford e spiegò come baccelliere il libro delle Sentenze di Pietro Lombardo, testo fondamentale per le scuole minoritiche.
Nella seconda metà del Trecento era ormai una prassi frequente per i frati che seguivano studi di alto livello frequentare gli studia generalia al di fuori della loro provincia d’origine. Non tutti i frati, però, seguivano le lezioni negli studia connessi con le sedi universitarie o completavano tale percorso. A causa dello scisma d’Occidente, la sede universitaria internazionale per i frati minori italiani, legati all’obbedienza romana, era Oxford.
Tuttavia, come il contemporaneo frate Goffredo di Wighton, suo compagno di studi, Martino da Sangiorgio non riuscì a ottenere il magistero a causa dei contrasti esistenti tra lo Studio di Oxford e gli Ordini mendicanti. Per questo motivo chiese al pontefice di essere nominato magister bullatus, ossia di divenire maestro di teologia senza aver concluso gli studi universitari grazie a un apposito esame. Il 7 maggio 1365 papa Urbano V, su richiesta dell’interessato, incaricò il ministro generale dei minori, frate Marco da Viterbo, di esaminarlo assieme ad altri quattro maestri per conferirgli il magistero (Bullarium franciscanum, VI, a cura di C. Eubel, 1902, pp. 388 s., n. 943).
Divenuto magister theologiae, il 23 dicembre 1366 Martino a sua volta fu incaricato di esaminare nel Capitolo generale di Assisi frate Alberto di Marbach, ministro provinciale della Germania superiore, all’epoca già cinquantenne (p. 408, n. 1001).
Non si possiedono notizie sulla sua attività di insegnamento negli anni successivi. Ricoprì certamente alcuni incarichi di governo all’interno dell’Ordine dei minori. Non pare fondata tuttavia la notizia che lo indica come ministro della provincia religiosa della Marca anconitana dal 1368 al 1378. Da Sangiorgio ricoprì, invece, la carica di ministro della sua provincia d’origine. Infatti viene identificato con quel maestro Martino, ministro della provincia di Genova, che il 23 febbraio 1378 esaminò a Pavia per il magistero frate Guglielmo de Advocatis (R. Maiocchi, Codice diplomatico, 1905, p. 51, n. 82; Cenci, 1964, p. 95). Pare che Martino sia rimasto ministro provinciale fino alla sua elezione come ministro generale dell’ordine (Cenci, 1964, p. 95).
Il 10 luglio 1383, giorno in cui morì il ministro generale frate Pietro da Canzano, Martino da Sangiorgio fu costituito vicario generale dell’ordine da papa Urbano VI e, durante il capitolo generale che si tenne a Padova in occasione della Pentecoste del 1384, il 28 maggio fu eletto ministro generale (ibid.).
Per la spaccatura dovuta allo scisma d’Occidente, che provocò tensioni e divisioni anche all’interno dell’Ordine, i ministri generali dei frati minori erano due, uno di obbedienza romana e uno di obbedienza avignonese. Da Sangiorgio fu il terzo ministro di obbedienza romana, dopo Ludovico da Venezia e Pietro da Canzano. Il suo antagonista avignonese era frate Angelo da Spoleto, in carica dal 1379 al 1391, che nel 1385 convocò a sua volta un capitolo generale a Ginevra.
Da Sangiorgio ebbe relazioni con Bonifacio Lupi, marchese di Soragna, personaggio di spicco nel panorama politico dell’Italia centrosettentrionale dell’epoca. Infatti il frate, durante il suo generalato, intervenne nelle decisioni relative alla cappella di S. Giacomo, costruita dal marchese nella basilica di S. Antonio di Padova. Oltre all’atto del 4 giugno 1384, in cui Martino, durante il capitolo generale di Padova, approvò le convenzioni precedenti (Cenci, 1964, pp. 104-108, n. 3), il 20 agosto 1385, sempre a Padova, il ministro generale, in una lettera indirizzata al marchese, gli concesse di nominare o cambiare uno o due frati minori a servizio della sua cappella (Cenci, 1964, p. 108, n. 4).
Fra gli aspetti salienti della sua attività, va segnalato il favore verso lo sviluppo dell’Osservanza e l’operato di frate Paoluccio da Foligno, figura di riferimento del neonato movimento, con l’intervento e l’appoggio del cardinale Pileo di Prata (L. Wadding, Annales Minorum, 1932, pp. 65-67).
Da Sangiorgio morì nel 1387 presso il convento di Castelnuovo, nella custodia di Pavia, e lì fu sepolto (p. 69).
Il suo successore fu Enrico Alfieri, proveniente a sua volta dalla provincia di Genova, che durante il suo lungo generalato continuò a favorire l’Osservanza.
Fonti e Bibl.: F. Annibali, Manuale de’ frati Minori, Roma 1776, p. 183; Bullarium franciscanum, VI, a cura di C. Eubel, Romae 1902, pp. 388 s., 408, nn. 943, 1001; R. Maiocchi, Codice diplomatico dell’Università di Pavia, I, 1361-1400, Pavia 1905, p. 51, n. 82; Compendium Chronicarum fratrum Minorum scriptum a patre Mariano de Florentia, in Archivum Franciscanum Historicum, III (1910), pp. 308, 701; H. Lippens, Une nouvelle recension du Catalogus generalium ministrorum ordinis fr. Min., ibid., XV (1922), p. 348; L. Wadding, Annales Minorum, IX, Ad Claras Aquas 1932, pp. 64-67, 69-71, 75.
A.B. Emden, A biographical register of the University of Oxford to A.D. 1500, III, Oxford 1959, p. 1640; C. Cenci, Bonifacio Lupi di Soragna e i frati Minori, in Archivum Franciscanum Historicum, LVII (1964), pp. 90, 93-95, 104-109; A. Casini, La provincia di Genova dei frati Minori dalle origini ai nostri giorni, Chiavari 1985, p. 146.