SANTASOFIA, Marsilio
– Nacque a Padova, intorno al 1338, dal medico Niccolò Santasofia. Fu fratello minore del monarcha medicine Giovanni, e di Fiordiligi, moglie del giurista Niccolò Lorenzi.
Sposò ventenne in prime nozze Caterina del fu Niccolò Ovetari da Cittadella (di «famiglia vicina agli ambienti degli alti uffici podestarili», Pesenti, 2003, p. 127), dalla quale ebbe Guglielmo e Girolamo, entrambi medici, e Margherita, moglie di Giacomo di Luigi di Pagano Paradisi; in seconde nozze, almeno dal 1375, sposò Nobile di Donato Baialardi, dalla quale ebbe Nobile, moglie di Gian Galeazzo Dondi Dall’Orologio; in terze nozze, almeno dal 1382, sposò Chiara di Alberto Della Lana (Gloria, 1888, p. 162, n. 1543), dalla quale ebbe Daniele, medico, Giovanni e Fiordiligi, moglie di Pietro Zabarella.
La famiglia si affermò, a partire dal capostipite Niccolò, per la sua dedizione alla medicina (insegnamento accademico, produzione scientifica, pratica medica), favorita dall’importanza che la disciplina andò acquistando nello Studio di Padova a partire dall’ultimo trentennio del XIII secolo.
Non si possiedono notizie sulla sua formazione di base, verosimilmente avvenuta nelle scuole locali di grammatica. La sua prima attestazione nei documenti padovani sinora nota risale al 18 giugno 1358, dove è attestato in contrada Parenzo nella casa del fratello, che in quella occasione funse da vicepadre di Marsilio perché questi ricevesse la dote della prima moglie: lì visse insieme a Giovanni, o comunque a lui vicino, per molti anni. Titolato come «phisicus» già il 24 ottobre 1365 (Pesenti, 2003, p. 65), risulta, il 15 settembre 1367, laureato e aggregato al Collegio dei dottori medici e artisti.
Una tra le prime opere note di Marsilio è un consulto medico a favore dell’aristocratico udinese Federico Savorgnan, dal quale, il 24 gennaio 1369, ricevette come ricompensa «una pesante cintura d’argento dorato» (ibid., p. 106).
Il 29 giugno 1370 fu promotore insieme al fratello Giovanni: è la prima attestazione di colleganza accademica tra i due. Il 15 ottobre 1371, ancora con Giovanni, ricevette la riconferma di un feudo dal vescovo Elias Beaufort, come compenso per le cure prestategli; il 17 giugno 1374 è attestato come priore del Collegio.
Nell’anno accademico 1375-76, lesse forse la prima fen e due summae della seconda del I libro del Canone (De pulsu e De urinis). Il 1376-77 fu il primo anno documentato di insegnamento padovano: nel 1377 uno tra i suoi allievi più cari, Paul Rieter da Norimberga, fu «recollector» (ibid., p. 111) dei primi commenti di Marsilio, dedicati a tre testi dell’Articella (Tegni di Galeno, Pronostica e De regimine acutorum di Ippocrate), che nel XIV secolo costituivano le materie di un anno di corso universitario anche a Bologna e a Perugia; seguirono i commenti agli Aphorismi di Ippocrate (testo che, con i tre sopra citati, forma la cosiddetta Articella completa) e quelli al I libro del Canone di Avicenna; quest’ultimo fu oggetto del suo insegnamento a Padova nell’anno accademico 1378-79. L’amicizia con Giovanni Conversini da Ravenna, giunto a Padova nel 1380, ospite in casa di Marsilio, il quale curò anche il figlio Israele nel 1381, rafforzò i legami con gli ambienti carraresi stretti già dal padre Niccolò. Fu promotore a partire dal 1375, e unico per la laurea in arti e medicina di Rieter il 21 aprile 1384 (Rieter è attestato come docente agli inizi dell’anno accademico 1385-86).
Tra il 1385 e il 1387 fu promotore con il fratello Giovanni, probabilmente da questi imposto nel ruolo, a ben ventidue tra esami privati e pubblici dottorati, tra i quali anche la licenza in arti congiunta, il 25 aprile 1386, di tre dei figli di Giovanni: Galeazzo, Francesco e Bartolomeo; il primo e il terzo conseguirono la laurea in medicina il 18 gennaio 1390 assieme a Guglielmo, figlio di Marsilio. In questo ruolo fu affiancato da Rieter e Biagio Pelacani da Parma. I rapporti professionali e amicali con Pelacani acuirono in Marsilio l’interesse per la filosofia naturale, sia a Padova tra il 1386 e il 1387 (quando egli, il fratello Giovanni e Pelacani furono con frequenza compresenti nelle promozioni), sia durante il soggiorno fiorentino, sia soprattutto nei due soggiorni pavesi. È attestato con regolarità nei capitoli della fraglia dei medici (corporazione di mestiere cittadina) dal 1382 al 1386, e per l’ultima volta il 14 aprile 1387; ne assunse la carica semestrale di massaro quando il fratello Giovanni venne eletto gastaldo della stessa il 20 febbraio 1386.
La peregrinatio academica di Marsilio iniziò con il passaggio a Siena tra la fine del 1387 e gli inizi del 1388 quando il Consiglio generale del Comune finanziò lautamente lo Studio per la chiamata di docenti celebri. Il 10 giugno 1388 accettò la condotta annuale a Firenze per l’anno accademico 1389-90, quando lo Studio ricercò docenti celebri e si servì di Coluccio Salutati, con il quale Marsilio ebbe rapporti amicali. Nessuna testimonianza conferma il ritorno a Padova auspicato nel gennaio 1389 dal nuovo signore della città Gian Galeazzo Visconti «pro reformatione Studii patavini» (Pesenti, 2003, p. 237). Passato invece a Firenze nel maggio del 1389, così come testimonia Il paradiso degli Alberti di Giovanni Gherardi da Prato, fu incaricato della lettura di medicina ordinaria con un salario di 340 fiorini d’oro, il più alto fra tutti quelli dello Studio, con la possibilità di iniziare più tardi le sue lezioni: fu qui che intrattenne i primissimi rapporti con personaggi legati ai Visconti, senza divenire un loro alleato politico.
Lasciò Firenze probabilmente nel tardo autunno del 1389 per recarsi, su invito di Visconti, a Pavia, dove soggiornò fino all’agosto del 1392. Suo incarico principale fu probabilmente quello di archiatra di Gian Galeazzo, succedendo a Giovanni Dondi Dall’Orologio: risulta attestato nello Studio per la prima volta il 5 febbraio 1390, dove insegnò quasi certamente dagli inizi dell’anno accademico 1389-90, ma non risulta testimoniato nei rotuli di quest’anno né da quelli del 1391-92.
Lasciata la città prima del settembre del 1392, tornò a Padova, dove riprese sia la docenza nell’anno accademico 1392-93, sia l’incarico di medico personale della curia e del vescovo, dal quale fu reinvestito del feudo familiare, e di Francesco Novello e dei suoi figli. Il 18 aprile 1393 acquistò una casa detta La Ca dal lion in contrada del Castello; nello stesso anno operò anche a Venezia, come già fece il padre, quando venne colpita da un’epidemia pestilenziale.
Quello di Marsilio si configurò come un itinerario squisitamente accademico e determinato dalla sua fama: non appare fondata l’accusa mossagli da Bernardino Scardeone (Pesenti, 2003, p. 220) di tradimento politico dei Carraresi e di appoggio filovisconteo, in una fase di forte opposizione tra le due parti.
Dopo il maggio del 1393 ritornò a Firenze, insegnando medicina ordinaria de mane sino al 1396 con un salario di 500 fiorini; il 23 agosto 1396 venne nominato membro onorario dell’Arte della lana. Il 4 ottobre fu nuovamente a Pavia, sia come archiatra di Gian Galeazzo, della sua famiglia, della corte e di importanti personaggi legati al ducato, sia come docente extra rotulum; commentò, prima del 1401, la prima fen del IV libro del Canone sulle febbri.
Furono due gli episodi che videro Marsilio come rappresentante del duca: il breve soggiorno a Buda, presso la corte del re Sigismondo di Lussemburgo, prima dell’insegnamento di medicina teorica a Piacenza nell’ottobre del 1399, dove lo Studio di Pavia venne spostato per la peste (contro la quale operò) e dove percepì un salario annuale superiore ai 600 fiorini; il progetto di una disputa in arti e medicina a Parigi, patrocinato da Visconti ma rimasto incompiuto per la sua morte (3 settembre 1402). Cessata così la protezione ducale e concluso nella primavera del 1404 l’insegnamento pavese, ritornò a Padova, dove risulta attestato il 26 maggio e dove ancora solidi erano i suoi legami, compresi quelli con la fraglia dei medici, della quale rimase membro.
Marsilio fu poi a Bologna, dove insegnò dalla fine del 1404 sulla cattedra di medicina ordinaria de mane sino alla morte, avvenuta probabilmente poco dopo aver dettato il suo testamento il 31 gennaio 1405. Volle essere seppellito presso la chiesa del convento di S. Francesco a Bologna, dove tuttora si conserva il suo epitaffio.
Consacrato come monarcha medicinae – riconoscimento della sua eminenza per la produzione esegetica, per gli apporti alle dottrine terapeutiche e farmacologiche nel solco della tradizione familiare, per l’insegnamento bolognese –, Marsilio contribuì al prestigio della medicina universitaria padovana. La circolazione delle sue opere, trascritte almeno fino all’ottavo decennio del XV secolo, estese la sua fama negli Studia italici e d’Oltralpe, soprattutto quelli trecenteschi di area tedesca (Praga, Vienna, Erfurt) che per primi le adottarono.
Fu principalmente autore di Commenti ai testi principali delle lezioni ordinarie di medicina (sopra citati); per le lezioni straordinarie, il più importante fu il Commentum in librum nonum Almansoris di Rhasis (attestato anche nella forma di Recollecte nell’inventario di libri di Cristoforo Barzizza del 1449). A stampa furono pubblicati il commento alle particulae III e VII degli Aphorismi, che integrò quello di Giacomo Della Torre da Forlì (Padova, circa 1477); quello a tutta la quarta fen del I libro del Canone, che completò quello di Ugo Benzi (Pavia, 1478-1484); quello alla prima fen del IV libro del Canone (una dissertazione sulla cura delle febbri, con ricette), che conobbe ampia fortuna e tradizione (Lione, 1507). Modesta fu la produzione di Consilia: tra questi, quello collettivo per Paola Bianca e il Consilio per generare fiole. Scrisse anche trattati: il Metodus de regimine sanitatis in tempore pestilentiali, il De digestivis et evacuativis humorum, il De clisteribus; infine, Quaestiones e Recepte.
Fonti e Bibl.: A. Gloria, Monumenti della Università di Padova (1318-1405), II, Padova 1888, p. 162, n. 1543; T. Pesenti, Peregrinatio academica e monarchae medicinae: studenti attorno ai Santasofia, in Studenti, università, città nella storia padovana. Atti del Convegno, Padova... 1998, a cura di F. Piovan - L. Sitran Rea, Trieste 2001, p. 117-125; Ead., M. S. tra corti e università. La carriera di un «monarcha medicinae» del Trecento, Treviso 2003 (si rimanda a quest’opera per documenti di archivio, manoscritti, edizioni a stampa e bibliografia retrospettiva relativi a Marsilio, agli altri medici della famiglia, al contesto storico-scientifico nel quale vissero); G. Ongaro, La medicina durante la signoria dei Carraresi, in Padova carrarese, a cura di O. Longo, Padova 2005, pp. 185-202; T. Pesenti, I classici nei commenti all’Articella, in I classici e l’Università umanistica. Atti del Convegno di Pavia... 2001, a cura di L. Gargan - M.P. Mussini Sacchi, Messina 2006, pp. 89-112; Ead.,“Patavi autem duo”. Il secondo medico padovano del Petrarca, in Petrarca e la medicina. Atti del Convegno di Capo d’Orlando... 2003, a cura di M. Berté - V. Fera - T. Pesenti, Messina 2006, pp. 229-245; Ead., Libri di medicina tra Padova, Bologna e Montpellier nel secolo XIV, in Les élites lettrées au Moyen Âge. Modèles et circulation des savoirs en Méditerranée occidentale (XIIe-XVe siècles). Actes des séminaires du CHREMMO réunis par P. Gilli, Montpellier 2008, pp. 135-153; Da signori feudali a patrizi. I Fontaniva tra Medioevo e Rinascimento, a cura di E. Martellozzo Forin, Fontaniva 2010, ad indicem.