GIOANNETTI, Marsilio
Nacque a Mirandola, nel Modenese, il 17 febbr. 1616, figlio del conte Marsilio, un nobile bolognese al servizio della famiglia ducale Pico e della principessa Violante Papazzoni di Canossa. Il G. fu educato dallo zio materno, Fabio Papazzoni, segretario del duca di Mirandola Alessandro (I) Pico, e dalla duchessa Laura d'Este che lo inviò, ancora giovanissimo, alla corte del padre, il duca di Modena Cesare, perché fosse iniziato alla carriera militare.
Il G. restò a Modena come cadetto e poi come ufficiale estense fino al 1636, quando le sue origini bolognesi lo resero sospetto al duca Francesco I (Cesare era morto alla fine del 1628) che, impegnato in vani tentativi per tornare in possesso di Ferrara, diffidava di chiunque provenisse dallo Stato della Chiesa.
In effetti il G., appena uscito dal Ducato di Modena, passò subito nell'esercito papale con il grado di capitano nella guarnigione del forte Urbano, a Castelfranco nell'Emilia. In realtà desiderava militare al soldo dei Gonzaga di Mantova; già da bambino, tramite i propri parenti, era stato presentato al duca Ferdinando e, successivamente, aveva avuto occasione di conoscere Vincenzo II e Carlo I Gonzaga Nevers. Non essendo riuscito a farsi assoldare da loro, cominciò a militare tra i pontifici.
All'inizio del 1644 compì una breve missione a Firenze, probabilmente per prendere accordi con il granduca Ferdinando de' Medici, per conto del papa Urbano VIII, in vista delle trattative che condussero alla pace di Venezia (31 marzo 1644). Tornò da Firenze senza rilevanti risultati politici, ma con una raccomandazione di Ferdinando per entrare al servizio di Carlo II Gonzaga Nevers, disposto ad accoglierlo dal 1646, anche in seguito ai suggerimenti del suo cortigiano e futuro segretario di Stato Francesco Bulgarini. Tuttavia Innocenzo X non gli permise di congedarsi prima della definitiva conclusione della questione di Castro, nel 1649.
A Mantova il G., oltre ad assumere il grado di capitano generale nell'esercito gonzaghesco, avrebbe rivestito l'importante ruolo di consigliere politico-militare del duca cercando, inascoltato, di persuadere il Gonzaga a mantenersi risolutamente alleato dell'Impero, e di rinforzare i suoi confini da quel lato, tra Revere e Governolo, e nel Monferrato occidentale, tra San Raffaele e Cimena, per difendersi dai Franco-Piemontesi.
Le testimonianze su tale attività del G. sono così scarse, come pure l'entità delle fortificazioni da lui fatte erigere (dei terrapieni a Revere e a San Raffaele), da far ritenere che egli sia stato più un abile cortigiano che uno stratega, uniformandosi così ai gusti di Carlo II, più interessato alle avventure galanti che alle questioni politico-militari.
Quando, nel 1651, si recò a Vienna con la qualifica di segretario particolare del duca, fu infatti soltanto per accompagnare, insieme con un seguito numeroso, Eleonora Gonzaga, sorella di Carlo II, che si sposava con l'imperatore Ferdinando III d'Asburgo.
Un anno dopo il G. prese parte alla spedizione ispano-mantovana per la liberazione di Casale, occupata da anni da un presidio francese, nel piccolo esercito comandato da Camillo Gonzaga. Ma il ritiro dei Francesi avvenne in maniera incruenta, il 22 ottobre, come il resto di quella campagna militare, condotta per acquisire benemerenze presso gli Imperiali senza troppo provocare i Francesi. Continuando in tale condotta, nel 1655 il G. si recò a Parigi, in veste non ufficiale, al seguito di Carlo II. Il viaggio ebbe per il duca forma privata e rilievo solo per la liquidazione a basso prezzo dei ducati (Nevers e Rethel) gonzagheschi in Francia.
Finalmente, il 19 marzo 1656, quasi contemporaneamente alla nomina di Carlo II a comandante supremo delle armi cesaree e vicario imperiale in Italia, arrivò anche per il G. un'elevazione di grado con il conferimento del marchesato di San Raffaele nel Monferrato. Il titolo aveva valore più onorifico che effettivo, simile a numerose altre investiture concesse dal Gonzaga, di solito in cambio di cospicue somme di denaro.
La reazione francese, con la ripresa della guerra nel Monferrato e nella pianura padana (1656), indusse il Gonzaga a dichiararsi neutrale e il G., che si era stabilito nelle sue nuove terre, provò invano a sostenere la pressione dei Francesi nel Monferrato finché Carlo II non gli ordinò la resa nel 1657. Deposte le armi, il G. conservò la titolarità del marchesato di San Raffaele senza la giurisdizione militare.
Nel 1658, si recò a Bologna, la città dove risiedeva il ramo principale della sua famiglia, probabilmente per controllare lo stato di alcune sue proprietà immobiliari. Qui, però, fu contagiato dalla peste e, il 18 agosto dello stesso anno, morì.
Il G. è sepolto a Bologna, nella chiesa di S. Domenico, che ospita le altre tombe della famiglia. In età giovanile aveva sposato la ferrarese Bartolomea Zannimoro Bonlei-Bouillon, ultima erede di un casato discendente da Goffredo di Buglione, dalla quale però non ebbe figli. Di conseguenza, alla sua morte, il marchesato di San Raffaele tornò alla Corona ducale; i Gioannetti riuscirono a conservare solo il titolo marchionale.
Fonti e Bibl.: G. Fornasini, Sette secoli di storia della nobile famiglia de' Gioannetti, 1226-1936, Bologna 1936, pp. 33, 35 s., 155 s.; G. Gioannetti Mola, Il marchese M. G. di San Raffaele stratega del secolo XVII nel palazzo ducale di Revere e nel Monferrato, con la storia del palazzo ducale di Revere, Ostiglia 1958; P.S. Dolfi, Cronologia delle famiglie nobili di Bologna, Bologna 1670, pp. 274 s. (s.v. Cospi, con errore); V. Spreti, Enc. storico-nobiliare italiana, App. II, p. 143.