MARSALA (A. T., 27-28-29)
Importante città della provincia di Trapani, dalla quale dista circa 32 km. Si stende in piano sull'estremo angolo occidentale della Sicilia, in cui trovasi la punta bassa e rocciosa del Lilibeo (oggi Capo Boeo). La città moderna ha un circuito di circa 6 km. e mostra qua e là gli avanzi delle mura dell'antica Lilibeo, che ne occupava il luogo. Non pare che vi sia stata interruzione di continuità, come per altre dell'isola, tra la città antica e la moderna. Come nell'antichità, così nel Medioevo qui fu il porto della Sicilia occidentale più attivo per le comunicazioni con l'Africa. Sicché quel centro fu emporio commerciale in ogni tempo. Il vecchio porto, una volta assai importante, era a N. dell'abitato; ma fu ostruito al principio dell'età moderna, come si afferma, per ordine dell'imperatore Carlo V, affinché fosse impedito l'accesso ai pirati della Barberia; e da quel tempo la prosperità marinara di Marsala passò a Trapani. La città allora contava circa 8000 abitanti. Fu lento il progresso demografico in seguito fino al sec. XVIII, tanto che alla metà di esso Marsala saliva a poco più di 15.000 anime (nel 1748, ab. 15.329). Il nuovo porto, a S. dell'abitato, relativamente ampio e assai attivo ora, è legato, per il suo sviluppo, al rinnovamento economico della città, dovuto principalmente al sorgere dell'industria vinicola (v. appresso). Il molo, già isolato nel mare (fu costruito allora per l'esportazione del vino), poi ampliato e congiunto alla terra a cura del comune e dello stato, diede origine al porto modemo.
Oltre all'industria vinicola, altre se ne possono ricordare, come la fabbricazione delle paste alimentari e dei laterizî.
Marsala ha varie strade d'aspetto decoroso e un bel viale alberato, che da Porta Nuova conduce al mare. Il centro della città è nella piazza Umberto, dov'è il duomo. Notevoli anche il museo civico, con l'annessa biblioteca, e il giardino pubblico, che offre, come la rinomata rotonda sul mare, una vista incantevole sulla parte costiera della Sicilia occidentale, e segnatamente sulle basse e vicine isole dello Stagnone e sulle Egadi più lontane.
Nel territorio del comune, molto esteso (kmq. 257,98), è assai importante la coltura della vite; ma quella dei cereali e degli ortaggi ha anche notevole diffusione. In un secolo la popolazione si è più che raddoppiata; infatti, mentre era di 23.388 nel 1831, risultò di 57.151 ab. nel 1931 (dei quali ¾ nel centro).
Monumenti. - Il duomo, rifatto, con facciata barocca incompiuta, ha nell'interno, tra l'altro, la statua di S. Francesco di A. Gagini (1516) e otto arazzi fiamminghi, del sec. XVI, con episodî della guerra di Tito contro i Giudei. Nella chiesa del Carmine, del '500 notevoli il sepolcro di A. Grignano, morto nel 1475, attribuito a D. Gagini, e la Madonna col Bambino, attribuita a F. Laurana.
Per la storia delle arti figurative sono di grande interesse gli affreschi, pure scialbati, di S. Maria della Grotta, basilichetta dal campanile archiacuto in stile romanico siculo. La Vergine col Bambino e i santi disposti secondo l'iconografia bizantina vanno accostati a quelli di Paternò e di Randazzo.
Storia. - La città sorge sul luogo dell'antica Lilibeo (Λιλύβαιον, Lilybaeum), costruita dai Cartaginesi dopo che Mozia fu distrutta da Dionisio I (397-6 a. C.). Lilibeo fu poderosamente fortificata: fu circondata da mura e torri; un'ampia fossa che da un'estremità all'altra toccava il mare la rendeva inaccessibile per terra; i bassifondi insidiosi del suo "porto cieco" richiedevano dai marinai precisa conoscenza dei fondali e abilità di manovra. Lilibeo formò per i Cartaginesi la chiave della Sicilia. Essa rimase inespugnabile: resistette a Dionisio I nel 368-7, a Pirro nel 276. I Romani, durante la prima guerra punica, l'assediarono nel 250, e vi si travagliarono intorno sino al termine della guerra, senza riuscire a impadronirsene; l'ebbero in conseguenza della pace. Al principio della seconda guerra punica, i Cartaginesi fecero il tentativo di occuparla di sorpresa, ma senza successo. Lilibeo anzi servì di punto di partenza delle operazioni dei Romani contro Cartagine e della spedizione di Scipione (204). Quando la Sicilia fu in possesso di Sesto Pompeo nella guerra contro Ottaviano (42-36 a. C.), L. Plinio fece costruire a Lilibeo una porta e delle torri.
Lilibeo fu nell'età romana una cospicua piazza commerciale. Era sede di uno dei due questori che risiedevano in Sicilia, e di un numero considerevole di negozianti romani. Ma l'elemento d'origine punica continuava a formare, certo insieme con elementi indigeni, il fondo della popolazione. Vi si parlava un greco abbastanza imbarbarito. La divinità principalmente adorata era Apollo. I Lilibetani godevano di un notevole benessere, come mostrano le opere d'arte che Verre ebbe modo di togliere ai cittadini, e gli attuali avanzi di costruzioni e di mosaici. Lilibeo ricevette forse una colonia romana. Coniò monete di bronzo, fra le quali una con una misteriosa testa muliebre chiusa in un triangolo.
Dopo la fine del dominio romano, l'antica città decadde; vi rimasero alquante vestigia col nome di Boeo. Gli Arabi, riconoscendo i vantaggi del grandioso porto e della maggiore vicinanza all'Africa, la ricostruirono nel sito dove ora si trova, e le diedero il nuovo nome di Marsà ‛Alī, porto di Alì, come si ha da Edrisi. Pare che abbia sofferto nella conquista normanna, e che Ruggiero conte l'abbia restaurata: divenne in breve piena di case, mercati, e magazzini, e formò un emporio. Da Marsala nel 1123 Ruggiero II mosse con numerosa armata contro la città di Mahdia in Africa. Vicino a Marsala, nella valle della Falconaria, avvenne nel 1300 l'aspra battaglia contro gli Angioini, nella quale fu preso prigioniero il principe Filippo di Taranto. Per rimeritare i Marsalesi della loro fedeltà nella guerra, il re Federico II aragonese nel 1315 li esentò in perpetuo dalla regia sovvenzione. Il re Martino nel 1404 approvò per Marsala varie consuetudini giuridiche. Nei secoli XV e XVI la città prosperava, rendendosi insigne per edifici e istituti; e dalla fine del sec. XVIII in poi sorse fiorente per commerci vinicoli. Fu danneggiata spesso da incursioni di Turchi e di pirati; perciò nel 1575 il porto fu colmato. A Marsala sbarcò, l'11 maggio 1860, Garibaldi coi Mille.
Bibl.: A. Di Girolamo, Sull'origine ed antichità di Lilibeo, Palermo 1856; M. Amari, Storia dei Musulmani in Sicilia, Firenze 1858-73, III; S. Struppa, Alcuni diplomi della città di Marsala, in Nuove Effemeridi siciliane, IV, Palermo 1876; G. Di Marzo, I Gagini e la scultura in Sicilia, ivi 1883; A. Briguglia, Notizie e studi sul porto di Marsala, ivi 1889; S. Romano, Sulla battaglia della Falconaria, in Arch. stor. sic., XXV, Palermo 1900; S. Struppa, Consuetudini di Marsala, in Doc. Soc. sic. stor. patr., ivi 1901; A. Alagna-Spanò, Lilibeo, Mozia, Marsala. Storia-guida, Marsala 1902; G. M. Columba, I porti dell'Italia insulare nell'antichità, Roma 1906, p. 260 segg.; G. De Mayo, La crociera borbonica dinanzi Marsala nel 1860, in Memorie storiche militari, IX, p. 168 segg.; J. Schubrig, in Philologos, XXIV, p. 65 segg.; E. Ziegler, in Pauly-Wissowa, Real-Enc., XIII; A. Sorrentino, Da Erice a Lilibeo, Bergamo 1928.
Il vino marsala. - È uno dei vini di lusso più importanti d'Italia, e ormai noto in tutto il mondo. L'origine dell'industria del vino marsala risale alla seconda metà del sec. XVIII, allorché un inglese, John Woodhouse, si recò in Sicilia per ragioni del suo commercio, e, conosciuti i tipi locali di vini, concepì l'idea di lavorarli con sistemi analoghi a quelli usati da Spagnoli e Portoghesi per i loro vini liquorosi, già fin d'allora molto ricercati sul mercato inglese. La prima spedizione in Inghilterra di vino da Marsala si ebbe nel 1773, e il favore che esso ben presto incontrò fu tale che la stessa flotta inglese del Mediterraneo comandata dall'ammiraglio lord Nelson ebbe ordini d'approvvigionarsi di detto vino. Allo stabilimento Woodhouse (che fu il primo a sorgere in Marsala e che esiste tuttora) altro ne seguì (1806), per opera pure dell'inglese B. Ingham, e più tardi (1832) sorse, per iniziativa di V. Florio, il primo grandioso stabilimento italiano, ancora oggi uno dei più notevoli d'Europa.
Il vino marsala viene preparato con il prodotto dei vigneti della Sicilia occidentale, in cui predominano i vitigni Catarratto, Inzolia, Grillo, Damaschino. Le uve, molto ricche di zucchero, vengono vinificate in bianco dagli stessi proprietarî viticoltori, che ne ottengono i cosiddetti vini grezzi, molto alcoolici (15° a 17° e più d'alcool), i quali poi passano agli stabilimenti industriali, dove vengono lavorati con metodi caratteristici. Tipica è la "concia" del marsala, che consiste nell'aggiungere ai grezzi varî ingredienti, che sono: il sifone, o mosto reso infermentescibile da una forte aggiunta di alcool (circa il 20%); il cotto, o mosto concentrato a fuoco diretto, fino a portarlo a circa 340 Bé; e finalmente l'alcool etilico, di cui s'aggiungono quantitativi variabili a seconda dei tipi che si vogliono produrre. Oltre alla concia, sono pratiche generalmente usate nella fabbricazione del marsala: le chiarificazioni, fatte per lo più con sangue di bue; la refrigerazione, ottenuta con appositi impianti frigoriferi; il riscaldamento, fatto mediante gli enotermi o pastorizzatori. Inoltre, per conservare costanti i varî tipi, si ricorre largamente alla pratica del "taglio" fra vini di varie annate, dei quali gli stabilimenti più importanti hanno sempre notevoli riserve.
I caratteri e la composizione chimica del marsala variano a seconda delle marche o tipi: caratteri comuni sono il colore giallo ambrato, il profumo speciale, che lascia avvertire la presenza del mosto cotto, come pure il sapore amarognolo tipico, caldo, pieno. Varia da tipo a tipo specialmente il contenuto in alcool e in zucchero: l'alcool oscilla fra circa 15,5% e 21% (e anche più); lo zucchero fra 2 e 13%; l'acidità totale fra o,4 e o,7%; le ceneri fra 0,3 e 0,4.
Le marche più alcooliche sono quelle destinate a paesi nordici, specialmente anglosassoni (v'è anzi una marca chiamata Inghilterra); meno alcoolica e molto dolce è la marca Garibaldi (così chiamata perché piacque in modo speciale a Garibaldi allorché sbarcò a Marsala). Alcune marche si distinguono con sigle da parole inglesi: ad es., S. O. M. (Superior old Marsala); L. P. (London particular); O. P. (Old particular), ecc.
Il marsala si commercia, tanto in Italia quanto all'estero, o in bottiglie caratteristiche, a collo rigonfio, o in barili speciali di 4 ettolitri, detti pipe, e relative frazioni fino al sedicesimo di pipa.