MARRATI, Giuseppe, detto il conte d’Affligio (o Afflisio)
Nacque a Napoli il 16 marzo 1722 da Gaetano e da Teresa Mercato. Sulla sua vita si hanno poche informazioni, perlopiù desunte da uno schizzo autobiografico (Vita di G. Afflisio), in molti punti di dubbia attendibilità.
Dopo la morte dei genitori, nel 1736, il M. fu avviato alla carriera ecclesiastica dallo zio materno, un celebre avvocato napoletano. Al termine degli studi ginnasiali presso i gesuiti, il M. si diede alla carriera militare, momentaneamente interrotta da un sanguinoso duello che lo costrinse a lasciare Napoli intorno al 1742. Dedito al gioco d’azzardo e alle sfrenate frequentazioni femminili, girò diverse città (tra cui Milano, Torino, Venezia) in cerca di fortuna. Tra la fine del 1743 e l’inizio del 1744 si trasferì a Marsiglia e a Lione per tornare l’anno successivo in Italia, dove fu arrestato, probabilmente per bigamia o insolvenza, a Napoli. Dopo alcuni mesi di carcere e dopo aver fatto internare la moglie nel monastero di S. Antonio a Napoli, il M. si recò nel 1753 a Vienna, dove conobbe Vittoria Tesi e Giacomo Casanova, e proseguì per la Sassonia. Munitosi di lettere di raccomandazione del cardinale Alessandro Albani, il M. tornò nella capitale asburgica, dove fu introdotto alla corte di Maria Teresa d’Austria, che gli affidò un incarico nelle milizie austriache, probabilmente per intercessione del duca Albert von Sachsen-Teschen. Partì alla volta di Innsbruck, dove soggiornò tra il 1754 e il 1755 e imparò la lingua tedesca. Abbandonato momentaneamente l’esercito austriaco, dopo una permanenza a Napoli si recò, nel 1755, a Parigi e a Versailles, dove, giocando d’azzardo, riuscì a conquistare l’amicizia di personaggi influenti e a munirsi di lettere di raccomandazione per il conte Wenzel Anton von Kaunitz e il conte Rudolph Wenzel von Colloredo.
Divenuto tenente colonnello dell’esercito asburgico nel 1756, nella guerra contro la Prussia (la guerra dei Sette anni) riportò ferite e onorificenze militari. Tra il 1758 e il 1759 ebbe probabilmente una figlia a Vienna, rimasta ignota e della quale egli stesso dovette perdere le tracce. Dopo una breve parentesi napoletana, nel 1759 il M. fu di nuovo a Vienna, dove fece particolare fortuna ancora con il gioco d’azzardo. Incontrando sorti alterne e dopo aver rivisto, nel 1761 a Monaco di Baviera, Casanova, che peraltro lo definì «infame» (Vita…, p. 96), l’anno seguente era a Mannheim e successivamente a Venezia, ma dopo alcuni mesi, avendo subito notevolissime perdite al gioco, fu costretto a lasciare la città. Nel 1764 partecipò a Francoforte ai festeggiamenti per l’incoronazione dell’imperatore Giuseppe II. L’anno seguente gli fu affidata la direzione dei teatri reali in Polonia. Alla richiesta inoltrata a Vienna di essere sollevato dall’incarico, ricevette nel 1767 una promozione militare dall’imperatore, che gli affidò anche la gestione degli spettacoli musicali dei teatri viennesi. Il 16 maggio dello stesso anno il M. fu pertanto nominato impresario del Burgtheater e del Kärntnertortheater, secondo un accordo che prevedeva il versamento di una cauzione di 48.000 fiorini e l’assunzione degli oneri della gestione, a fronte, però, di un ampio margine di discrezionalità nella conduzione degli spettacoli. In realtà, nonostante alcune celebri esecuzioni e l’appoggio personale di Christopher Willibald Gluck, che durante la direzione del M. portò sulle scene Alceste, le stagioni non furono particolarmente fortunate e furono soggette ad aspre critiche.
Benché la competenza del M. nel settore dello spettacolo non dovesse essere particolarmente elevata, l’apertura nei confronti del teatro musicale di lingua e tradizione francese in un centro come Vienna, tradizionalmente refrattario a tale genere, anche se pilotata probabilmente da Ranieri de’ Calzabigi, Giacomo Durazzo e Gluck, appare particolarmente significativa. Importante in questo senso l’incarico di maître de ballet nei teatri imperiali conferito al coreografo francese Jean-Georges Noverre.
In soli tre anni di attività, il M. accumulò cospicui debiti e, dopo essere stato affiancato nella gestione prima al barone Bender e poi a Gluck, fu costretto a recedere dal prestigioso incarico nel 1770 in favore dell’ungherese conte Koháry, che si accollò parte dei debiti.
Il M. si recò nuovamente in Italia con il grado di generale e con una pensione di 627 fiorini annui, trovando momentaneamente dimora a Torino. Nel 1771 si recò in Portogallo e in Spagna, dove rimase per circa cinque anni. Tornato in Italia, fu arrestato per insolvenza a Napoli nel 1776. Una volta libero, si trasferì prima a Roma poi a Venezia, svolgendo attività illecite come falsario. Tornato da un avventuroso viaggio nei Paesi Bassi fu, nel 1778, arrestato e processato a Firenze insieme con i suoi complici. Dopo essere stato condannato ai lavori forzati, inoltrò una supplica al granduca Pietro Leopoldo – che aveva seguito personalmente il processo –, allegando un’autobiografia dettata a un compagno di carcere.
Nel 1779 la condanna fu commutata nel confino a Portoferraio nell’isola d’Elba, dove, dopo aver trascorso un periodo di degenza all’ospedale militare, morì il 23 giugno 1788.
La notorietà del M. è principalmente legata a una polemica con Leopold Mozart. Questi era riuscito, su invito dell’imperatore, a ottenere per il figlio Wolfgang, allora dodicenne, la commissione da parte del M. di un’opera (La finta semplice; KV 51 [46a]) con un compenso di 100 ducati. La realizzazione dell’opera incontrò l’ostilità dell’ambiente musicale viennese, alla quale pare non fosse estraneo Gluck. Si diffuse la voce che il lavoro fosse stato composto in realtà da Leopold, il quale, il 21 sett. 1768, esasperato dai continui rinvii denunciò il M. con una Species facti a Giuseppe II, accusandolo di non voler rispettare il contratto. Mozart padre si adoperò per dimostrare le capacità compositive del figlio, presentando un elenco dei lavori fino ad allora prodotti da Wolfgang. Fu incaricato di far luce sulla questione il direttore della musica di corte e da camera, conte Johann Wenzel Spork. A nulla valsero le proteste di Leopold Mozart: l’opera non fu mai rappresentata a Vienna. L’episodio, non ancora chiarito del tutto, evidenzia l’autonomia del M. nella gestione dei teatri, capace di opporsi anche ai desideri dell’imperatore.
Fonti e Bibl.: G. Casanova, Histoire de ma vie. Édition intégrale, I, Wiesbaden-Paris 1960, p. 307; III, Wiesbaden-Paris 1960, p. 114; VI, Wiesbaden-Paris 1962, p. 22; Mozart. Die Dokumente seines Lebens, a cura di O.E. Deutsch, Kassel-Salzburg 1961, pp. 71, 74-79; Mozart. Briefe und Aufzeichnungen, a cura di W.A. Bauer - O.E. Deutsch - J.H. Eibl, I, 1755-1776, Kassel-Salzburg, 1962, pp. 238, 279-283, 416; V, Kommentar, 1755-1799, Kassel-Salzburg 2006, pp. 200-202; Vita di G. Afflisio. Lebensgeschichte des G. Afflisio. Aus dem Nachlass von Bernhard Paumgartner, a cura di G. Croll - H. Wagner, Kassel-Salzburg 1977; L. Pancino, Iohann Adolf Hasse e Giammaria Ortes: lettere (1760-1783). Edizione e commento, Turnhout 1998, pp. 146 s., 209; Antonio Salieri. Dokumente seines Lebens…, a cura di R. Angermüller, I, Bad Honnef 2000, pp. 27 s., 38; G. Guglitz, G. Affligio, ein Hoftheaterdirektor als Galeerensträfling, in Das Wissen für alle, XI, Wien 1911, pp. 413 s., 433-435, 453 s.; R. Haas, Gluck und Durazzo im Burgtheater, Zürich-Wien-Leipzig 1925, ad ind.; G. Zechmeister, Die Wiener Theater nächst der Burg und nächst dem Kärntnerthor von 1747 bis 1776, Wien 1971, pp. 23, 44, 47, 59, 68, 70, 79-85, 89-92, 217, 223, 263, 276, 283 s., 296-298, 303, 306, 310, 345, 362, 387; H. Abert, Mozart, trad. it. a cura di P. Gallarati, I, Milano 1984, pp. 137-141; E. Grosseger, Gluck und d’Afflisio. Ein Beitrag zur Geschichte der Verpachtung des Burgtheaters, 1765/67-1770, Wien 1995; Musikgeschichte Österreichs, a cura di R. Flotzinger - G. Gruber, II, Wien 1995, p. 121; I.F. Edlen von Mosel, Über das Leben und die Werke des Anton Salieri, a cura di R. Angermüller, Bad Honnef 1999, pp. 26, 28, 48; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Appendice, p. 8 (s.v. Affligio, Giuseppe).