MARQUARDO di Randeck
MARQUARDO di Randeck. – Nacque intorno al 1300 da Heinrich di Randeck e da Spet di Tumnau, in una famiglia nobile al servizio dei duchi di Teck in Svevia.
Ricevette la prima educazione nella scuola del duomo di Augusta, seguendo una tradizione familiare. Studiò diritto canonico a Bologna dal 1317, e nel 1322 fu eletto procuratore della natio germanica. Nel 1324, conseguita la licenza e forse anche il dottorato in diritto canonico, tornò ad Augusta dove insegnò nella scuola del duomo. Dal 1328 fu parroco di Möhringen e di Langweid (Baden); verso il 1331 ricevette il suddiaconato.
Nel 1335 fece parte della delegazione che l’imperatore Ludovico IV il Bavaro inviò ad Avignone, presso il neoeletto papa Benedetto XII, per trattare l’assoluzione dalla scomunica e riconciliare Papato e Impero. M. compì sette missioni diplomatiche per cercare un accordo tra imperatore e papa, nella veste prima di consigliere, poi di diplomatico e di oratore.
Rimangono tre discorsi (Glasschröder, 1895) che, per le argomentazioni teologiche e giuridiche e per l’eleganza linguistica, hanno un posto di rilievo tra i testi di canonistica del secolo XIV. I suoi tentativi di riconciliare Ludovico con la Curia non ottennero, però, l’annullamento della scomunica. Nel 1344 M. fu per l’ultima volta procuratore imperiale di Ludovico il Bavaro, di cui abbandonò poi il partito e lasciò del tutto il servizio. Poco dopo la morte di Ludovico (11 ott. 1347) M. operò per la prima volta pubblicamente per il nuovo rex Romanorum, Carlo IV di Lussemburgo, che rappresentava il partito opposto. Per lui effettuò una missione diplomatica presso la Curia di Avignone per negoziare l’annullamento della scomunica a città, vescovi e borghesi che si erano schierati per il partito del Bavaro.
Per la sua esperienza pluriennale e la disponibilità nel cambiar partito, M. si presentava come l’ideale mediatore fra Carlo IV e il Papato. Il suo compito era soprattutto quello di trattare le condizioni per l’annullamento della scomunica inflitta a persone o a istituzioni dell’Impero.
Nelle vesti di ambasciatore di Ludovico, M. era stato nominato dal papa prevosto del duomo di Bamberga. Il capitolo del duomo lo scelse come vescovo, ma il papa nominò invece Friedrich von Hohenlohe. Il 30 maggio 1348 M. fu nominato vescovo di Augusta.
M. riuscì a consolidare il suo nuovo ruolo vincendo l’opposizione della nobiltà e della borghesia di Augusta nonché del vescovo in carica, Heinrich von Schönegg, deposto dal papa per il suo legame con Ludovico. Nonostante la sua attività ad Augusta, M. fu spesso come consigliere politico alla corte di Carlo IV, che lo accompagnò nel 1354 nel suo viaggio in Italia.
M. si fermò a Pisa nel ruolo di comandante generale per la Tuscia, mentre Carlo raggiungeva Roma per l’incoronazione imperiale. Dopo aver soffocato una rivolta antimperiale, M. fu per un anno vicario generale d’Italia con residenza a Pisa e a Lucca. In tale veste fu incaricato di far eseguire il proclama imperiale contro i fratelli Bernabò e Galeazzo Visconti. Nel corso delle trattative diplomatiche preliminari ci fu uno scambio di invettive tra M. e Francesco Petrarca, al servizio dei Visconti. Fatto prigioniero con 600 cavalieri nel corso di un combattimento nei pressi di Casorate al Ticino, M. riuscì a tornare nella sua diocesi solo dopo sei mesi.
Carlo IV tentò di far promuovere M. arcivescovo di Salisburgo nel 1365, ma il papa, Urbano V, gli preferì il candidato asburgico Pilgrim von Pucheim; in compenso, il 23 ag. 1365 lo elevò al ruolo di patriarca di Aquileia. Dopo aver reso visita all’imperatore Carlo IV, M. raggiunse Udine nella notte di Natale del 1365 e il 12 febbr. 1366 convocò il Parlamentum Foroiulii a San Vito al Tagliamento, come richiesto dal suo ruolo di sovrano temporale del patriarcato. La questione più urgente era costituita dalle perdite territoriali causate dalla politica espansionistica di Rodolfo IV di Asburgo. Con l’aiuto e il sostegno del Parlamento e la protezione dell’Impero e del Papato, M. riuscì a riportare dalla propria parte alcuni casati nobiliari – costretti in precedenza a schierarsi con gli Asburgo (Strassoldo, Spilimbergo, Duino, Ragogna ecc.) – e a recuperare parte dei territori persi. La campagna militare condotta dal vicarius in temporalibus e vicedominus Francesco di Savorgnan, alla guida dell’esercito patriarcale, non riuscì invece a riconquistare al Friuli i territori sottratti dagli Asburgo.
Nei 15 anni del suo patriarcato, M. si dedicò alla ricostruzione della basilica di Aquileia, parzialmente distrutta dal terremoto del 1348, impiegando 9000 fiorini per sostituire i pilastri della parte centrale del transetto e costruire una nuova copertura; a questo scopo chiamò anche artigiani che lavoravano al duomo di Augusta.
Per impulso di M. furono compilate le Constitutiones Patriae Foroiulii, dette anche Constitutiones Marquardi, che definivano le consuetudini vigenti nel patriarcato. L’8 nov. 1366, a Sacile, il Parlamento approvò la parte principale della raccolta. Non tutte le consuetudini erano condivise da Marquardo: un esempio è la norma per cui mogli e figlie erano escluse dall’eredità in caso di successione ab intestato: la norma, di origine longobarda, era da M. considerata contraria al diritto naturale e al diritto divino, e riuscì ad abrogarla nel 1373 superando la resistenza del Parlamento friulano. M. inoltre difese il patriarcato dai tentativi di ingerenza di Urbano V.
Nel 1368 M. fu di nuovo al servizio di Carlo IV, che ospitò quando questi fece tappa a Udine nel suo secondo viaggio verso Roma; fu poi al suo seguito nelle manovre militari in Italia centrale e nella veste di capitanus generalis, conquistò in Tuscia città e postazioni fiorentine. M. si fermò fino al 1369 a Pisa, dove erano al suo comando le truppe imperiali, pisane e lucchesi.
Difficoltà politiche nel patriarcato resero tuttavia necessario il suo ritorno. In occasione della guerra (1372-73) tra Venezia e Francesco il Vecchio da Carrara, signore di Padova, M. rimase neutrale. Nella guerra di Chioggia si schierò poi con l’alleanza antiveneziana.
Alleato di Genova, Padova e Ungheria, poté realizzare le sue aspirazioni di dominio sulle città istriane e incorporò di nuovo nella Lega del patriarcato anche Trieste, Capodistria, Umago, Rovigno e altre città. Tuttavia il patriarcato incontrò difficoltà nel tenere un proprio esercito e nel mantenere il sostegno della flotta genovese di stanza nell’Adriatico. Questi oneri provocarono tensione con il Parlamento, soprattutto con le città di Udine e Cividale. L’imprevista vittoria di Venezia contro le soverchianti forze alleate nemiche annullò i molti sforzi del patriarcato. Le città istriane furono di nuovo perse e nella pace di Torino del 24 ag. 1381 fu riconosciuto alla Chiesa di Aquileia il solo dominio di Trieste.
Il 12 dic. 1377 Gregorio XI comunicò al re di Francia Carlo V l’intenzione di creare M. cardinale, ma la morte del papa (tra il 26 e il 27 marzo 1378) pose fine a questo progetto.
M. morì il 3 genn. 1381 a Soffumbergo di Faedis e da lì fu traslato ad Aquileia; fu l’ultimo patriarca a essere sepolto nella basilica.
Un’eredità liturgica di M. è la «Messa dello spadone», cerimonia unica nel suo genere, durante la quale un diacono canta il Vangelo del giorno, reggendo in alto una spada. Nella basilica di Aquileia questo tipo di messa fu celebrata nel giorno di Natale fino al secolo XVIII, mentre a Cividale si celebra ancora oggi nel giorno dell’Epifania, usando una spada su cui è inciso il nome di M. e la data del suo ingresso a Cividale (6 luglio 1366). Benché la spada possa non essere originale, la cerimonia rinvia direttamente a M., che la attinse a sua volta dalla corte imperiale. La prima testimonianza di questa celebrazione mostra la combinazione della liturgia con la politica: si tratta di eventi significativi, verificatisi durante il Natale del 1347 a Basilea. Dopo la morte di Ludovico il Bavaro molte città, tra cui Basilea, erano ancora sotto scomunica; per ottenerne l’annullamento i cittadini dovevano dichiarare eretici Ludovico il Bavaro e i suo figli. Tale dichiarazione era però inaccettabile per una città, come Basilea, schierata con i Wittelsbach. D’altra parte sotto scomunica non si potevano celebrare le messe di Natale, tanto attese dalla popolazione. Con la mediazione di M. si trovò una soluzione: i rappresentanti di Basilea accettarono la formula papale per l’annullamento della scomunica e M., plenipotenziario del papa, annullò quindi la scomunica. In compenso Carlo IV, eletto re ma non ancora consacrato imperatore, venne riconosciuto e accolto nella città come nuovo sovrano. Il giorno di Natale Carlo entrò nella città e da quel momento si poté nuovamente celebrare la messa dopo due anni di sospensione; Carlo, con il suo seguito, prese attivamente parte alla celebrazione della messa nel duomo e, con la spada in mano, lesse il Vangelo di Natale nonostante tale lettura fosse riservata ai chierici. Grazie alle sue conoscenze bibliche o per suggerimento dei suoi consiglieri, tra cui M., il sovrano scelse il momento della messa, quello in cui si legge il testo di Luca 2.1 sulla nascita di Gesù, che era successiva a un decreto dell’imperatore Augusto, mostrando in tal modo come il potere secolare precedeva Gesù Cristo e di conseguenza la Chiesa. Da allora, nell’Impero la lettura del Vangelo di Natale da parte del sovrano con la spada in mano divenne una tradizione, e durò fino alla Riforma. In Friuli la lettura con la spada si trova dopo il patriarcato di Marquardo.
Fonti e Bibl.: Constitutiones Patriae Foriiulii deliberate a generali Parlamento, a cura di V. Joppi, Udine 1900; F.X. Glasschröder, Markwart von R.-Bischof von Augsburg und Patriarch von Aquileia, in Zeitschrift des Historischen Vereins für Schwaben und Neuburg, XV (1888), pp. 1-88; XXII (1895), pp. 97-160; L. Zanutto, Carlo IV di Lussemburgo e Francesco Petrarca a Udine nel 1368, Udine 1904; Parlamento friulano, a cura di P.S. Leicht, I, Bologna 1917, ad ind.; G. Wunder, Marquard von R., in Lebensbilder aus Schwaben und Franken, VII (1960), pp. 1-17; H.-O. Schwöbel, Der diplomatische Kampf zwischen Ludwig dem Bayern und der römischen Kurie…, München 1973; F. Cusin, Il confine orientale d’Italia nella politica europea del XIV e XV secolo, Trieste 1977; P. Paschini, Storia del Friuli, Udine 1990, ad ind.; G. Kreuzer, Marquard von R., in Lexikon des Mittelalters, VI, München-Zürich 1993, coll. 321 s.; R. Pauler, La signoria dell’imperatore: Pisa e l’Impero al tempo di Carlo IV (1354-1369), Pisa 1995, ad ind.; M. Feo, Francesco Petrarca e la contesa epistolare tra Markward e i Visconti, in Filologia umanistica per Gianvito Resta, a cura di V. Fea - G. Ferrau, Padova 1997, I, pp. 621-692; G. Schwedler, R. (di) M., in Il Nuovo Liruti, I, Il Medio Evo, Udine 2006, pp. 718-725 (con ulteriori informazioni).