MARONEIA (Μαρώνεια)
Antica città sulle coste della Tracia, 30 km a SE dell'odierna Komotini. La zona è stata abitata continuativamente dal III millennio a.C. Durante il XIII-XII sec. a.C. genti della Tracia si stabilirono qui in cittadelle fortificate, nelle quali è stata rinvenuta la/loro caratteristica ceramica. La prima fonte scritta per M. è Omero, che la menziona come patria del sacerdote di Apollo Marone nell'episodio di Odisseo con il ciclope Polifemo (Hom. Od., IX, 197 ss.).
M. fu fondata nella prima metà del VII sec. a.C. da coloni di Chio con a capo Marone, figlio di Evanthes. Le fonti storiche non danno alcuna informazione circa i primi secoli di vita della nuova città. Non si conosce l'atteggiamento dei Traci verso l'insediamento dei Greci nella zona da loro controllata; tuttavia con il trascorrere del tempo si svilupparono rapporti amichevoli e forse si verificò anche il mescolarsi pacifico delle due genti. È ignota l'ubicazione del primo insediamento dei coloni di Chio. A E della città classica, sulla collina di Haghios Gheorghios, in una zona ripida (alt. m 461), è stata trovata un'acropoli con perimetro di 1330 m, che si attribuisce ai primi coloni. Il suo lato orientale ha mura poligonali databili al periodo precedente le guerre persiane, e la ceramica rinvenuta non esclude che alcune parti delle mura appartengano a un insediamento tracio fortificato del XIII-XII sec., a.C. Nell'isola di Chio, dalla quale erano partiti i coloni, le arti erano già fiorenti; dunque essi portavano con sé una tradizione iconografica già avanzata, che appare nelle monete coniate dalla città alla fine del VI sec. a.C., attestanti anche una già sviluppata vita economica. Nella scultura la stele sepolcrale di Atene-Komotini, scolpita su entrambi i lati, datata al 500 a.C., opera di un atelier di Chio, mostra la qualità della sua arte.
Erodoto, raccontando la spedizione dei Persiani sotto Serse, menziona M. come luogo attraversato dall'esercito (VII, 109). Evidentemente, la città come anche altre città greche della Tracia, fu sottomessa dai Persiani.
Anche M. faceva parte della lega creata dagli Ateniesi nel 478/477 e il contributo pagato attesta la sua grande prosperità economica alla metà del V sec. a.C. In questo periodo la città disponeva di una zecca che coniava non soltanto le sue monete, ma anche quelle del potente regno tracio degli Odrysai. Nel IV sec. a.C. la città raggiunse la sua massima prosperità. Gli scavi inizîati nel 1968 portano ogni anno nuovi elementi a testimonianza del fatto noto storicamente che M., Abdera e Ainos erano le tre città più importanti della Tracia. M. era protetta da solide mura con un perimetro di 10,4 km, di cui si conservano numerosi tratti e torri.
L'abitato non occupava tutta l'area fortificata: in caso di pericolo vi si rifugiavano la popolazione della campagna e anche le greggi. Le mura si conservano per un'altezza massima di 2 m, mentre lo spessore è di 2,30-3 m. Erano provviste di torri, rettangolari o semicircolari, a distanza più ravvicinata nelle zone di pianura, più facilmente attaccabili; finora non è stata individuata nessuna porta. Sulla cima di Haghios Athanasios (alt. m 678) si trova l'acropoli, mentre un recinto più piccolo, di cui si sono rinvenuti pochi e incerti resti, proteggeva forse la zona del porto. In questo dominano oggi i maestosi resti della fortificazione bizantina. Probabilmente nel IV sec. a.C., epoca della grande prosperità della città, fu creato un porto artificiale, per meglio proteggere la sua potente flotta da guerra e commerciale. Un pontile, di cui si conservano resti di età più tarda, dimostra la grandezza del porto. Intorno alla metà del IV sec. a.C. i Macedoni, con Filippo II, estendono i confini del loro dominio e nel 350 a.C. annettono anche M. al loro regno. Termina allora la circolazione di monete d'oro autonome, che era inizîata nella prima metà del IV sec. a.C., ma anche delle emissioni in argento, mentre viene permessa ora soltanto la coniazione di piccole monete bronzee per i bisogni interni della città. Una serie di 28 tetradrammi d'argento della prima metà del IV sec. a.C. è esposta nel Museo Numismatico di Atene.
Della città del IV e del III sec. a.C. sono stati scoperti finora il teatro, un santuario dedicato probabilmente a Dioniso e abitazioni. Del teatro si conservano tre file di sedili in calcare di età ellenistica, mentre è certa l'esistenza di dieci file divise in 9 settori radiali. È probabile l'esistenza anche di un diàzoma superiore, per cui complessivamente il teatro avrebbe contenuto oltre 2.500 spettatori. In età romana fu aggiunta una serie di balaustre per proteggere gli spettatori durante i combattimenti con animali selvatici. L'orchestra era in terra battuta. La scena di epoca romana, delle dimensioni di 23,50 x 6,30 m, si divideva in tre parti e aveva un piano superiore. Il proscenio, anch'esso di età romana, aveva una facciata con 12 entrate e decorazione con semicolonne. Della decorazione architettonica della scena si sono conservati piccole colonne e architravi. Restano anche alcuni seggi, ma non in situ. Il teatro fu usato fino all'età paleocristiana.
Se si eccettua un terrazzamento, i resti del santuario, che si suppone dedicato a Dioniso, sono scarsi. Un largo ττρόδομος (atrio), con cella e focolare o base di statua, e due aree complementari ai lati, costituiscono la forma di un tipico santuario provinciale del IV sec. a.C. Recentemente sono state scavate vicino al santuario anche altre aree sussidarie.
Una casa degli inizî del III sec. a.C. dà un'idea del livello di vita della città. La casa, di 450 m, era accessibile da un peristilio, o cortile lastricato, accanto al quale ne esiste un altro, egualmente pavimentato. Essa è composta di due piccole stanze, forse camere da letto, un bagno (?), una grande stanza con focolare centrale che dimostra la sua destinazione al culto, la parte riservata agli uomini con pavimento a mosaico con decorazione vegetale, e un'altra grande stanza in cui la quantità dei pesi da telaio indica l'esistenza di strumenti per la tessitura.
In età ellenistica M. cambia spesso sovrano, ma dopo la conquista della Grecia da parte dei Romani, la città, da tempo loro favorita, riacquista la sua libertà e conosce una nuova prosperità economica e commerciale.
Ne sono testimonianza i tetradrammi d'argento messi in circolazione poco dopo il 148 a.C. Un doppio arco monumentale con tre fornici su ciascun lato si suppone sia stato costruito in onore dell'imperatore Adriano quando visitò M. nel 124-125 d.C.
La vita della città continuò anche in età bizantina, quando divenne sede episcopale. Sul litorale si conservano tratti delle mura bizantine con torri, resti di una basilica paleocristiana, pavimento in mosaico della stessa epoca, fondamenta di una chiesa bizantina e di altri edifici.
In età medievale il pericolo dei pirati costrinse gli abitanti a ritirarsi nell'interno, dove fondarono il paese omonimo, dopo aver distrutto e interrato il porto allo scopo di non farvi trovare rifugio ai pirati.
I ritrovamenti provenienti da M. sono esposti nel museo di Komotinì e nella collezione archeologica della stessa cittadina.
Bibl.: Resoconti di scavo in Prakt, 1971 e ss. e Αρχαιολογικα, XIII, 1984, p. 44.
In generale: D. Lazarides, Μαρωνεια και Ορθαγορια (Ancient Greek Cities, 16), Atene 1972; E. Schönert-Geiss, Zur Geschichte Maroneias von den Anfängen bis zum 4. Jh. v.u.Z., in Klio, LXI, 1979, pp. 437-451; G. Karadedos, Entwurfsmasse eines klassisch-hellenistischen Wohnhauses in Maroneia, Thrazien, in Bauplanung und Bautheorie der Antike, Berlino 1984, pp. 208-214; D. Triantaphyllos, Συμμαχια Ρωμαιων και Μαρωνιτων, in Πρακτικα του Η' Διεθνους Συνεδριου Ελληνικης και Λατινικηης Επιγραφικης, Αθηνα 1982, I, Atene 1984, pp. 278-280; G. Karadedos, Υστεροκλασικο σπιτι στη Μαρωνεια Θρακης, in Egnatia, II, 1990, pp. 265-297; G. Lavas, G. Karadedos, Βιτρουβιανες εφαρμογες στο θεατρο και σε υστεροκλασικη κατοικια της Μαρωνειας, in Πολις και χωρα στην αρχαια Μακεδονια και Θρακη, Salonicco 1990, pp. 655-672; Ε. Pentazos, Το αρχαιο θεατρο στη Μαρωνεια, ibid., pp. 637-644; G. Lavas, G. Karadedos, Mauerwerk, Bodenbeläge und Anstricktechnik eines spätklassischen Hauses in Maroneia, Thrakien, in Bautechnik der Antike, Magonza 1991, pp. 140-147.