MAROCCO (XXII, p. 388; App. I, p. 825; II, 11, p. 269)
Il regno sceriffiano del M. (el-Magreb el-Aksa) è dal 1956 un membro indipendente delle N. U. Il suo potere legislativo è devoluto ad un'assemblea deliberante, composta da 74 membri, per ora non elettivi. Il governo è dal 1956 retto da un presidente e ad esso collaborano diversi ministri, tra cui quello dell'Hubus, cioè delle istituzioni e fondazioni religiose. Lo stato, la cui riunificazione è avvenuta per gradi (v. oltre), è costituito dall'ex M. Francese, oggi chiamato "zona Sud", dall'ex M. Spagnolo o "zona Nord", dalla ex zona intermazionale di Tangeri o "regione" o "zona di Tangeri" e dal M. del Sud o "zona di Tarfaya" (Capo Yuby). Questa riunificazione non è da considerarsi completa, poiché le rivendicazioni nazionali marocchine riguardano anche alcuni territorî sahariani (il Sahara Spagnolo e la Mauritania) e alcune "enclaves" spagnole che tuttora sussistono sul territorio attuale del M.: a sud la zona di Ifni e a nord i presidios di Ceuta e Melilla e di altre località minori.
L'unificazione economica non sarà così rapida. Essa si basa attualmente sull'unificazione monetaria (v. oltre), che peraltro ha determinato delle perturbazioni non indifferenti nella zona del Nord, che è rimasta sottosviluppata rispetto al resto del paese. La sola barriera interna che è rimasta è quella doganale che recinge la zona di Tangeri.
La maggior parte del M. s'apre largamente sull'Oceano Atlantico, su un fronte di circa 1000 km, ma il litorale roccioso e rettilineo, di difficile approdo, ha contribuito al suo isolamento. D'altro canto il sistema a pieghe dell'Atlante, di origine relativamente recente, lo isola sia nei rispetti del Sahara sia nei confronti del resto dell'Africa del Nord, anche se non è di ostacolo ai venti umidi dell'Atlantico che apportano le loro precipitazioni ben addentro nel paese, influenzandone le condizioni climatiche. Inoltre si deve notare che il Medio Atlante ha contribuito a spezzare l'unità geografica del M., poiché si interpone tra la regione orientale e quella occidentale. Il M. orientale comprende una regione d'altipiani, preclusa però ai venti umidi provenienti dall'Oceano Atlantico appunto dalla catena del Medio Atlante; qui la steppa s'inoltra molto a nord, per cui il Marocco orientale è una regione che ha scarso valore agricolo. Non mancano però i coloni, per lo più algerini, che vi hanno esteso la coltura dei cereali nella zona d'Oudjda e la vite e le colture irrigue nella piccola piana litorale di Tiffra. Ma la ricchezza di questa regione si basa sulle ricchezze minerarie: l'antracite di Djerada ed i vicini giacimenti di piombo, il manganese di Bou Arfa, che alimentano il traffico di una linea ferroviaria meridionale in misura di gran lunga maggiore rispetto alla lana che affluisce al mercato di Berguent e all'alfa. Questa linea d'interesse prevalentemente minerario, che è stata prolungata fino al porto algerino di Nemours, viene ad incrociarsi presso Oudjda con la linea ferroviaria longitudinale e la grande arteria stradale che collegano il Marocco all'Algeria. Il centro più importante della regione è Oudjda (85.500 ab.), la cui popolazione è di origine algerina.
Tra la regione orientale e quella occidentale delle piane e degli altipiani gravitanti sull'Atlantico s'estende la regione delle montagne (Anti-Atlante, Alto Atlante e Medio Atlante). L'Anti-Atlante deve alla vicinanza dell'oceano Atlantico il fatto di essere ancora sede, tra il Siroua e il mare, di popolazioni sedentarie: i Chleuh, che praticano qualche coltura irrigua, l'allevamento e ad occidente anche colture non irrigue. Essi sono però obbligati ad un'emigrazione sia stagionale sia permanente verso il M. Atlantico, la Tunisia e la Francia. Nell'Alto Atlante le popolazioni del settore occidentale, appartenenti al gruppo dei Chleuh, per le condizioni pluviometriche migliori si dedicano per lo più all'agricoltura (cereali e colture irrigue). La loro emigrazione è notevole, malgrado l'attività mineraria. Le popolazioni del settore orientale (i Braber), invece, sono rivolte alla pastorizia (transumanza in altitudine) piuttosto che all'agricoltura. Il Medio Atlante, rivolto verso l'oceano Atlantico, è quello che presenta le maggiori precipitazioni; queste rendono particolarmente ricchi i suoi pascoli e le sue foreste. Malgrado l'estensione delle colture nelle parti meno elevate, l'allevamento rimane tuttora la risorsa principale. Le tende sono numerose malgrado la varietà di tipi delle case rurali. L'insediamento e l'economia riflettono ancora in parte l'origine sahariana di certe tribù. Il Medio Atlante rimane ancora fortemente attaccato, nel cuore del M., alle sue forme tradizionali; esso è in genere contrario al fenomeno dell'emigrazione e rappresenta un elemento di continuo dissidio. La catena riffana, molto complessa nella sua struttura geomorfologica, è difficilmente transitabile, specie sul versante settentrionale. L'ovest, più umido, è abitato dai Djebala, che da tempo ormai sono arabizzati; l'est, più secco e più povero, è il paese dei Riffani, popolazione di berberofoni attivi, per i quali l'emigrazione rappresenta una necessità.
La regione più attiva è costituita però dalle piane e dagli altipiani del M. occidentale o meglio atlantico. Qui la circolazione è oltremodo agevole e quindi l'influenza esterna ha potuto espandersi senza incontrare ostacoli naturali. Infatti la popolazione è stata quasi completamente arabizzata: è qui che si è formato un "blocco arabo" accanto al "blocco berbero" della montagna. È in questa regione che si sono sviluppati i centri urbani, originati dalla circolazione e dagli scambî. La popolazione ha subìto gli effetti delle migrazioni, delle guerre e delle invasioni e di conseguenza non presenta alcuna omogeneità e coesione. È la sola regione del M. che abbia subìto una più o meno decisiva influenza francese, soprattutto sull'evoluzione agricola e sull'evoluzione della vita urbana. Essa può essere divisa in due unità geografiche. A nord il bacino del Sebu, che rappresenta la zona più ricca e vitale del Marocco. Le abbondanti precipitazioni hanno reso prospera l'agricoltura accanto all'allevamento, favorita dall'opera di colonizzazione nelle piane di Fez, Meknès e Gharb. Fez (179.000 ab.) è stata nel corso dei secoli oltre che il centro della vita araba, religiosa ed intellettuale di tutto il paese, anche la capitale economica del M. settentrionale. Meknès (140.000 ab.) rappresenta una sua recente rivale. Questa ricca zona manca ancora, malgrado la presenza di Kenitra (Port-Lyautey), d'un vero sbocco marittimo. L'altra unità geografica è costituita dalle piane e dai penepiani cristallini del sud. La zona a penepiano, compresa entro i 200 e i 600 m, non presenta molte precipitazioni, salvo che nella parte settentrionale,. ed è caratterizzata quindi da un clima a tendenza continentale, però beneficia delle acque discendenti dal Medio ed Alto Atlante. Le tribù, un tempo seminomadi, hanno tendenza oggi ad estendere le loro colture cerealicole a spese dei pascoli e quindi a diventare sedentarie. Lo sfruttamento dei giacimenti di fosfati di Khouribga e Louis-Gentil e lo sviluppo delle colture irrigue in relazione alla costruzione di grandi bacini di sbarramento sulle montagne contribuiscono ad una rapida evoluzione dell'economia e dei generi di vita del paese. L'antica città di Marrakech (215.312 ab.), la capitale del sud, rappresenta un grande mercato ove confluiscono le genti della montagna e del deserto. Le piane litorali, che si estendono a sud di Rabat, sono più favorite dall'umidità atmosferica che dalla piovosità non rilevante. Le colture non irrigue sono possibili un po' ovunque, ma specie presso i Chaouia ed i Doukhala, mentre divengono alquanto aleatorie presso gli Abda e i Chiadma. L'economia tradizionale è basata sulla coltura dei cereali invernali e primaverili (mais) e sull'allevamento ovino; minor importanza ha l'allevamento dei bovini. La colonizzazione ha particolarmente trasformata la piana dei Chaouia e il nord del paese dei Doukhala ed ha completamente mutato il paesaggio delle zone costiere, con il rapido sviluppo della coltura delle primizie. Lo sviluppo delle città costiere ha avuto del prodigioso; non tanto Rabat (156.209 ab.), quanto Casablanca (682.388 ab.), il grande emporio marittimo del paese. Più a sud Safi (56.000 ab.) è in fase di pieno sviluppo; Agadir (30.111 ab.) è andata completamente distrutta nello spaventoso terremoto del 1° marzo 1960.
Allo sviluppo economico del paese ha dato indubbiamente un notevole, o meglio decisivo, contributo l'elemento europeo.
Secondo l'ultimo censimento (1951-52) la popolazione europea nel Marocco era composta da 362.000 individui, di cui l'84% costituito da Francesi, il resto da Spagnoli, Italiani e Portoghesi. Oltre un terzo della popolazione europea è accentrato a Casablanca. Rispetto al primo censimento ufficiale (1936) si è avuto un aumento di ben 160.000 Europei. Considerevole è anche il numero degli Israeliti, distribuiti per lo più nei maggiori centri urbani. Se consideriamo anche il Marocco Spagnolo e Tangeri la popolazione europea del paese sale per il 1951-52 a 472.000 unità. Con la raggiunta indipendenza questo numero è notevolmente calato e si calcola di 150.000 unità all'inizio del 1959: si tratta per lo più di militari che sono rimpatriati con le rispettive famiglie, mentre nelle altre categorie professionali (commercianti, industriali e agricoltori) le partenze sono state meno numerose. Sono le piccole città che perdono la loro popolazione europea: Marrakech un quarto; meno, naturalmente, Casablanca, dove sono rimasti almeno 100.000 Europei.
La loro partenza è stata la causa principale della crisi industriale, che riguarda specialmente il settore metallurgico, quello chimico e tessile, mentre quello alimentare, per ovvie ragioni, è stato il meno colpito; i settori rivolti soprattutto all'esportazione sono invece progrediti. L'industria marocchina è diretta specialmente all'elaborazione dei prodotti agricoli e della pesca. Ha i suoi centri principali a Casablanca, Kenitra, Rabat, Fedala, Safi e Tetuán. Il maggior contributo all'esportazione è fornito dall'industria rivolta alla lavorazione dei prodotti della pesca. Importanti sono per l'industria molitoria (del grano e dell'orzo, i principali prodotti agricoli), gli oleifici e le raffinerie di zucchero, che però devono importare lo zucchero grezzo. L'industria tessile è rivolta a coprire il fabbisogno interno, così quella delle calzature. Grande importanza ha l'industria del cemento, legata com'è allo sviluppo edilizio del paese. La lavorazione artigianale dei tappeti e del cuoio ha un notevole peso nel quadro dell'economia marocchina, sia nei riguardi delle esportazioni sia nei riguardi dei turisti, che sono particolarmente attratti da questi prodotti.
È specialmente l'industria estrattiva, che ha segnato i maggiori progressi in questi ultimi anni; portando a 100 l'indice della produzione mineraria nel 1949, esso era già salito a 200 nel 1958; i minerali vengono in gran parte esportati. Lo sviluppo di questo settore della produzione riguarda specialmente i minerali di piombo, di zinco e di cobalto; anche la produzione dei fosfati ha segnato un aumento non indifferente (1958: 6,3 milioni di t). La produzione del ferro e del manganese si è mantenuta su di un notevole livello. Tra gli altri prodotti minerarî si notano l'antracite ed il petrolio, quest'ultimo in diminuzione. Esistono diversi progetti inerenti l'apertura di nuove miniere (di ferro e di potassa) e per la lavorazione dei minerali estratti in loco. Le ricerche sono rivolte all'individuazione di nuovi giacimenti di petrolio (vallata del Dra) e di giacimenti di uranio.
Ma è nel campo dell'agricoltura che l'azione del nuovo stato si è fatta sentire in modo più decisivo con l'"operation Labour"; si tratta di un'operazione riguardante la meccanizzazione agricola. Nel 1957-58 ben 162.000 ha sono stati lavorati dai trattori; nel 1958-59 sono saliti a 350.000 ha. Essa è stata applicata nelle piane delle colture ricche: progresso del frumento al posto dell'orzo, del lino e delle leguminose. La proprietà delle macchine passerà un po' alla volta in mano delle costituende cooperative agricole.
Lo sforzo del governo è rivolto anche al rimboschimento, opera questa che riguarda un aumento dell'area boscata di 75.000 ha. Sono state estese le foreste di eucalipto nel Gharb per fornire la materia prima all'industria della carta già esistente nel Marocco. Il govemo incoraggia poi la coltura del cotone (Tadla) e si proseguono gli esperimenti della coltura irrigua della barbabietola da zucchero. Si notano progressi sensibili nella produzione delle primizie (patate, pomodori, cipolle, carciofi e legumi, carote, navoni, cetrioli) e degli agrumi (aranci), le cui esportazioni sono notevolmente aumentate. Tra le primizie, la cui area coltivata per oltre il 25% è in mano degli Europei, predominano di gran lunga i pomodori, seguiti dalle patate. La frutticoltura invece è quasi esclusivamente una creazione della colonizzazione europea e riguarda soprattutto gli agrumi. Anche la viticoltura, per la produzione dell'uva da tavola e del vino, è in buona parte opera degli Europei. L'olivo invece è in mano dei Marocchini: nel paese esistono 13 milioni di piante. Una delle ricchezze del paese è poi costituita dall'allevamento (ovino e caprino).
In ultima analisi il paese tende ad aumentare le esportazioni e a limitare le importazioni non indispensabili alla sua attività economica. Il M. ha cercato nello stesso tempo di allargare il campo delle sue esportazioni verso i paesi del blocco orientale e dell'Africa Nera, sebbene gli scambî con la Francia siano ancora preponderanti: 50% delle importazioni e 60% delle esportazioni.
Finanze. - Le finanze pubbliche sono articolate in due bilanci annuali, quello ordinario e quello per lo sviluppo, di notevole interesse per i riflessi sulla situazione economica del paese. Per l'esercizio 1959 erano stanziate sul bilancio di sviluppo spese per 36,9 miliardi di franchi marocchini (14,3 assegnati per lavori pubblici, 1,8 per investimenti pubblici in progetti industriali, e il rimanente ripartito fra le telecomunicazioni e gli altri settori d'intervento), con un leggero aumento sulle spese stanziate sull'esercizio precedente (36,7 miliardi di franchi). Poiché le risorse interne sono insufficienti a finanziare il bilancio di sviluppo, erano previsti, sempre per il 1959, aiuti statunitensi per 40 milioni di dollari; nel 1957 e nel 1958 tali aiuti erano stati di 50 milioni di dollari. Sul bilancio ordinario amministrativo sono state stanziate spese per 140,9 miliardi di franchi, contro 132,8 nel 1958 e 110,8 nel 1957; quantunque non si disponga di dati di consuntivo, è da ritenere che il disavanzo sia stato piuttosto elevato. Il debito pubblico del Marocco risultava, al 1° gennaio 1958, così composto: debito diretto, 145,9 miliardi di franchi e 77,1 milioni di pesetas; debito garantito, 35,2 miliardi di franchi e 11,9 milioni di pesetas. Il debito degli enti locali era pari, alla stessa data, a 17,2 miliardi di franchi.
Con una serie di provvedimenti annunciati il 17 ottobre 1959, il governo marocchino ha affrontato le difficoltà economiche del paese, acuite nel 1959 dalla svalutazione del franco francese e della peseta spagnola. La parità del franco marocchino, rimasta fino a tale data sulla base di 420 per 1 dollaro, è stata portata a 506, con un taglio del 17%; conseguentemente, il cambio con il franco francese è passato da 0,85 a 1,025 franchi marocchini. Nello stesso tempo, sull'esempio di quanto attuato dalla Francia, è stata creata una nuova unità monetaria, denominata dirham, pari a 100 franchi mar., e col cambio di 1,025 rispetto al franco pesante (5,060 dirham = 1 dollaro U.S.A.).
Dal 1° luglio 1959 la Banca di stato del Marocco, controllata da capitali francesi, è stata sostituita, quale istituto di emissione marocchino, dalla Banca nazionale del Marocco, la quale, pur essendo indipendente, continua ad avere dei rapporti di cooperazione con la Banca di Francia. Si ricorda che, nonostante alcune temporanee limitazioni ai pagamenti con l'estero, il Marocco è rimasto nell'area valutaria francese.
Storia. - La lotta marocchina per il recupero della indipendenza e la riunificazione del paese è stata condotta nel decennio dopo la seconda guerra dal Partito dell'Istiqlāl, abilmente assecondato e in momenti decisivi capeggiato dal sultano, Moḥammed ibn Yūsuf (Maometto V). Questi fin dal 1947, in una memorabile visita a Tangeri, seppe riaffermare il diritto all'unità e all'autonomia del paese, e si attirò così l'ostilità della Francia, che dapprima (febbraio 1951) gli strappò una sconfessione dell'Istiqlāl, e poi (agosto 1953) lo depose e deportò nel Madagascar, innalzando al trono una sua docile creatura, il principe sceriffiano Ben ‛Arafa. Ma queste misure non valsero ad arrestare il movimento interno per l'indipendenza; e dopo aver tentato la maniera forte delle minacce e violenze, e quella più insidiosa dell'eccitare contro il sultano e l'Istiqlāl il particolarismo berbero (capeggiato questo dal pascià di Marrakech al-Glawi), la Francia si rassegnò anche per il Marocco all'inevitabile, e iniziò le trattative di liquidazione del Protettorato. Nel novembre 1955 Moḥammed ibn Yūsuf tornava trionfalmente sul trono dall'esilio, e il 2 marzo dell'anno successivo l'Impero sceriffiano riacquistava fisionomia di stato indipendente e sovrano. Abrogato in tale data il protettorato francese, il M. recuperava poco dopo (accordi di Madrid dell'aprile 1956) la zona spagnola, e nell'autunno dello stesso anno anche la sovranità su Tangeri, di cui cessava lo stato internazionale. Nel corso del biennio 1958-59, si compiva gradualmente lo sgombero militare dei due stati europei già protettori dal territorio marocchino.
Recuperata l'indipendenza ed unità, ammesso nella Lega Araba e fra le N. U., il nuovo Stato arabo dell'estremo Magreb ha dinnanzi un vasto programma di ammodernamento civile e di tecnico progresso, a cui si è accinta con entusiasmo la piccola élite che ha condotto la lotta di liberazione, e lo stesso sovrano, godente oggi all'interno e all'estero di assai alto prestigio. Un delicato problema è per il giovane stato quello della vicina Algeria, la cui lotta ancora in corso è accompagnata con fraterna solidarietà ma senza rompere del tutto i ponti con la Francia, verso cui anzi si è frequentemente parlato di offerte marocchine di buoni uffici e mediazione. Un altro punto controverso è dato dalle rivendicazioni già affacciate dal M. verso la Mauritania del sud, parte della superstite Africa Occidentale Francese. Ma più che a questo germinale imperialismo, gli sforzi dei nuovi capi politici (‛Allāl al-Fāsī, sidi Bekkāi, Balafreg, ecc.) vanno alla attrezzatura moderna del paese, ai serî problemi economici legati al venir meno della diretta tutela francese, alla diffusione della istruzione e della cultura (università di Rabat).
Bibl.: J. Célérier, Le Maroc, Parigi 1953; H. Mensching, Marokko. Die Landschaften im Maghreb, Heidelberg 1957; J. Despois, L'Afrique du Nord, 2ª ed., Parigi 1958; R. Feiland, Marokko, Bonn 1958; D. Noin, L'évolution économique du Maroc, in L'information géogr., 1959 (4).