MARNA (A. T., 32-33-34)
Fiume della Francia, affluente della Senna (v.); ha una lunghezza di 525 km. e scola un bacino di 13.700 kmq., costituito da regioni collinose e piane, bagnate da circa 730 mm. di pioggia all'anno. Ha origine, a 381 m. s. m., presso Langres e descrive, per raggiungere la Senna, un amplissimo arco con la convessità verso N. Dapprima la Marna attraversa, scorrendo verso NO., le côtes di calcare giurassico della parte orientale del bacino parigino. Fin presso Saint-Dizier la sua valle, accompagnata da colline, è verdeggiante e pittoresca. Il terreno calcareo assorbe, a monte di Chaumont, una parte delle acque della Marna e tutto il tributo del piccolo affluente Suize, ma poi esse ritornano alla superficie. La Marna attraversa quindi per breve tratto la Champagne umida, costituita dalle sabbie argillose impermeabili del Cretacico inferiore, e riceve, da destra, la Saulx, a sua volta ingrossata dall'Ornain (2390 kmq.), e, da sinistra, la Blaise. Segue un lungo tratto attraverso il terreno molto permeabile della Champagne Pouilleuse (creta del Cretacico superiore), in cui il fiume non riceve nessun affluente importante e scorre in una larghissima vallata soggetta a inondazioni, bagnando Vitry-le-François, Châlons e Épernay. Dopo Épemay, la Marna penetra nel centro del bacino parigino (côte e altipiano terziarî) e svolge i suoi meandri in una vallata meno ampia, piegando verso SO. In questo tratto riceve, a destra, l'Ourcq, a sinistra il Piccolo e il Grande Morin. Dopo aver bagnato Chateau-Thierry, Meaux, Nogent e Saint-Maur, la Marna confluisce nella Senna a Charenton, presso Parigi.
La larghezza della Marna è di 40-50 m. verso Saint-Dizier, 60-75 oltre Chalons. La pendenza del corso è debole, ma aumenta nel tratto inferiore: è di m. 0,18 per km. da Épernay a Meaux, di o,27 a valle. Il regime è pluviale di tipo oceanico con acque alte nella stagione fredda (massimo a gennaio-febbraio) e magra in estate. La portata media annuale è di 12,5 litri secondi per kmq. a Saint-Dizier, di 7,6 litri secondi per kmq. (un terzo del volume pluviale) a Charenton (104 mc.). Le più forti magre raggiungono i 12 mc. o0,75 litri secondi per kmq. Il corso inferiore è caratterizzato da piene prolungate (primo massimo improvviso dovuto al Grande Morin, il flusso principale proveniente dall'alta valle segue alcuni giorni dopo); nel gennaio 1910 si riscontrarono m. 5, 17 e 600 mc. a Saint-Dizier, m. 5,26 e 900 mc. a Chalifert, nel corso inferiore. La Marna è classificata come navigabile da Saint-Dizier alla confluenza nella Senna (361 km.), ma è navigata in pratica solo su un tratto di 181 km. da Épernay a Charenton. A monte di Épernay, il corso del fiume è fiancheggiato dal canale dalla Marna al Reno, di grande traffico; da Vitry verso la sorgente, dal canale, meno frequentato, dalla Marna alla Saona.
La battaglia della Marna. - Durante la battaglia delle frontiere (2224 agosto 1914) l'intero esercito francese era stato battuto e costretto alla ritirata, ma non aveva subito una disfatta. In Lorena anzi il Castelnau, comandante della 2ª armata, riprendendo (25-27 agosto) opportunamente l'offemsiva aveva ridotto i Tedeschi alla difesa. Anche al centro sulla Mosa i Francesi avevano tenuto bravamente testa ai Tedeschi, pur ripiegando in seguito alla situazione generale. Sulla destra tedesca la 1ª armata era riuscita a disperdere sulla Somme (28-30 agosto) la 6ª armata francese che il Joffre aveva colà riunito per tentare di arrestare l'avvolgimento della sua sinistra; allo stesso scopo il Joffre ordinò che la 5ª armata attaccasse la destra tedesca nella zona di Saint-Quentin (29-30 agosto). In conseguenza la 5ª armata francese (Lanrezac) con 13 divisioni attaccò di sorpresa la 2ª armata tedesca (von Bülow), forte di sole 8 divisioni, divise in due masse lontane tra di loro. Nonostante la sorpresa i Tedeschi contennero l'attacco sulla sinistra e lo rigettarono sulla loro destra, dove riuscirono a forzare l'Oise. I Francesi si poterono però ritirare indisturbati. Questa battaglia era un chiaro indice della situazione: i Francesi conservavano ancora un apprezzabile vigore offensivo, ma la superiorità morale dei Tedeschi era tale da consentire loro di resistere vittoriosamente anche ad attacchi di forze notevolmente superiori. Però il Comando supremo tedesco non si teneva a contatto con le truppe; esso era ridotto così a fidarsi dei rapporti delle armate; le quali, come avvertiva in quei giorni il von Kluck, comandante della 1ª armata, decantavano successi decisivi, ma nello stesso tempo non facevano che chiedere rinforzi. Il Comando supremo tedesco rinunciò a farsi un concetto preciso della situazione e continuò a ritenere l'avversario definitivamente battuto. Già in tale erronea convinzione il Moltke aveva tolto (25 agosto) dalla sua destra due corpi d'armata per inviarli nella Prussia Orientale, né la vittoria di Tannenberg (26-31 agosto) aveva modificato tale disposizione. Sembrò al Moltke che il contrordine significasse disordine, quasi che non fosse un inconveniente più grave il privarsi di ogni riserva; in tal modo venne a trovarsi con la destra debole nel momento decisivo. Inoltre le armate agivano, in pratica, senza che il Comando supremo ne coordinasse in tempo l'azione.
Il Joffre era stato, all'inizio della guerra, sorpreso dagli avvenimenti: egli aveva preso l'offensiva generale senza dare un centro di gravità alla sua operazione, eseguita in base a prescrizioni tattiche difettose che non tenevano conto della necessità di preparare preventivamente l'attacco con l'artiglieria. Tale manchevolezza era imputabile al Joffre stesso che in pace era stato l'arbitro dell'addestramento. Inoltre egli aveva sottovalutato la forza tedesca e quindi ritenuto improbabile l'accerchiamento largo per il Belgio. Tuttavia il Joffre non si smarrì; chiarita ormai la situazione, impartì disposizioni tattiche razionali, tolse forze dalla sua destra per rinforzare la sinistra e il centro, ove formò una nuova armata, la 9ª, per assicurare la continuità della fronte. L'insuccesso della 6ª armata sulla Somme non lo scoraggiò: il colpo d'arresto così mancato lo fece dare dalla 5ª e continuò a rinforzare la propria sinistra, l'ala cioè dove esisteva la possibilità di manovrare. A deficienze di comando rimediò affidando le armate a uomini di valore, come Foch e Franchet d'Espérey.
Riassumendo, mentre il Moltke, ignaro della situazione reale, adotta misure che indeboliscono l'ala decisiva e insegue senza manovrare, Joffre riesce a rimediare alle manchevolezze del primo schieramento e si ritira manovrando così da presentarsi alla battaglia nelle migliori condizioni.
In sostanza alla vigilia della Marna la situazione all'ala occidentale era assai peggiorata dal punto di vista strategico per i Tedesehi. Considerando le armate di manovra 1ª, 2ª e 3ª, queste erano penetrate nel Belgio con 16 corpi d'armata e ora erano ridotte: la 1ª a cinque corpi d'armata, la 2ª a quattro e la 3ª a tre: in totale 12 corpi d'armata, 24 divisioni. Inoltre numerosi distaccamenti grandi e piccoli erano stati lasciati a protezione delle linee di comunicazione a scapito della forza combattente. Da parte francese invece a rinforzo della 5ª armata (5 corpi d'armata). e degl'Inglesi (2 corpi d'armata) che originariamente erano contrapposti sulla sinistra dello schieramento alla massa della 1ª, 2ª e 3ª armate tedesche, si erano aggiunte sulla destra l'intera 9ª armata e l'ala occidentale della 4ªe sulla sinistra l'intera 6ª armata. La massa dei Tedeschi era diminuita di un terzo, quella dei Francesi raddoppiata, quindi sulla fronte decisiva non si avevano più come all'inizio una quindicina di divisioni francoinglesi contro 32 divisioni tedesche, ma a 24 divisioni i Franco-Inglesi ne opponevano circa 40. Rimaneva ai Tedeschi la superiorità morale.
Sul resto della fronte era avvenuto necessariamente l'inverso. Non solo il Moltke non aveva curato di rinforzare la sua destra a spese della sinistra, ma basti dire che masse di cavalleria erano tenute necessariamente inoperose su quest'ultima fronte anziché essere impiegate alla destra ove avrebbero avuto libertà di manovra: a osservare Verdun, occupata da una sola divisione francese, erano assegnati due interi corpi d'armata.
Di fronte alla realtà il piano di Schlieffen di circondare Parigi da ovest si era dimostrato inattuabile. Si diano pure alla destra tedesca tutti i corpi d'armata che le sono stati tolti, le si diano pure tutti i rinforzi che sarebbe stato possibile togliere dall'Alsazia-Lorena: mai l'esercito tedesco del 1914, che poteva disporre in Francia di una settantina di divisioni, sarebbe stato in grado di occupare, come voleva il piano di Schlieffen, la fronte Auxerre-ovest di Parigi-Compiègne-La Fère-Metz-Strasburgo: 700 chilometri in linea d'aria, trascurando l'Alsazia. Inoltre come avrebbe potuto manovrare la destra vincolata a Parigi? Dove avrebbero potuto svolgersi le sue comunicazioni? Non potendo circondare la piazza da ovest non restava che attaccarla direttamente da nord oppure continuare l'inseguimento sfilando davanti alla piazza. A quest'ultimo partito si attenne il von Kluck con l'approvazione del Comando supremo. Questo però aveva veduto tutto il pericolo della manovra e, mentre ordinava íl 2 settembre d'inseguire l'avversario verso sud-est per staccarlo da Parigi, disponeva che la 1ª armata assumesse la protezione del fianco destro, seguendo a scaglioni la 2ª armata. Il 4 anzi, in seguito a informazioni di concentramenti francesi contro la destra tedesca, il Moltke dispose che, mentre le due armate di sinistra, 6ª e 7ª, avrebbero continuato a tentare di forzare l'avversario fra Toul ed Épinal, la 5ª e la 4ªavrebbero dovuto proseguire l'offensiva per ricacciare i Francesi verso sud-est. Sulla destra tedesca invece la 2ª e la 1ª armata dovevano far fronte a Parigi. La 3ª armata marciando verso sud doveva stare tra i due gruppi per poter rinforzare quello che ne avesse bisogno.
Ma tutte queste disposizioni rimasero lettera morta. La 1ª armata (von Kluck) sebbene avesse sempre costituito l'ala marciante e avesse quindi avuto i percorsi più lunghi e più pericolosi, tuttavia era quella più avanzata nell'inseguimento. Per attuare le disposizioni del Comando supremo in data 2, il von Kluck, che aveva tanto corso, avrebbe dovuto arrestarsi per lasciare che le altre armate continuassero l'offensiva.
L'ordine del 4 parimenti trovava la 1ª armata molto più avanti della 2ª: avrebbe quindi dovuto retrocedere. In tutte e due le circostanze il von Kluck pensò di poter ghermire il nemico e di stornare la minaccia sul fianco con un'offensiva a fondo verso sud; continuò dunque l'inseguimento e passò la Marna e il grande Morin senza dar respiro alle truppe, lasciando a osservare Parigi soltanto il IV corpo d'armata di riserva ridotto a poco più di una divisione.
Il Gallieni intanto, governatore militare di Parigi, il 3 settembre si avvide della marcia di fianco dei Tedeschi e fece presente al Joffre la convenienza di attaccarli da Parigi con la 6ª armata (gen. Manoury). Il 4 l'offensiva fu decisa e le fu assicurato il concorso degl'Inglesi, che disponevano di tre corpi d'armata. Il Joffre ordinò che il 5 settembre le armate di estrema sinistra si gettassero contro la 1ª armata tedesca. La 6ª armata da Meaux avrebbe puntato su Château-Thierry: gl'Inglesi su Montmirail, la 5ª armata (Franchet d'Espérey) dalla fronte Courtaucon-Esternay-Sézanne doveva attaccare verso nord protetta sulla destra dalla 9ª armata (Foch). Le armate 4ª, 3ª, 2ª e 1ª dovevano far fronte al nemico per trattenerlo, il Joffre ricordava all'esercito: "ogni soldato deve comprendere che l'ora è decisiva ed essere pronto a morire sul posto anziché retrocedere". Il giorno 5 cominciò l'avanzata della 6ª armata francese a est di Parigi per mettersi in misura d'iniziare l'attacco il giorno 6: ma il generale tedesco von Gronau, comandante del IV corpo d'armata di riserva non avendo avuto notizie convincenti delle forze che si addensavano contro di lui, attaccò e riuscì a far svelare all'avversario le sue forze: parecchie divisioni e artiglierie pesanti. Di fronte a tale superiorità il von Gronau ripiegò sulla destra dell'Ourcq disponendovisi a difesa. Il comando della 1ª armata inviò in rinforzo il II corpo d'armata.
Il 6 al mattino cominciò l'offensiva francese: non solo il gruppo di sinistra (6ª armata, Inglesi, 5ª armata) ma anche la 9ª presero l'offensiva, in sostanza però non vi furono azioni rilevanti tranne che alla 1ª armata tedesca e specialmente all'estrema destra (IV corpo d'armata di riserva, II corpo d'armata) che fu attaccata dall'intera 6ª armata; il von Kluck decise di togliere dalla fronte sud un altro corpo d'armata, il IV, che poteva giungere al Linsingen (comandante il II corpo d'armata) solo il 7 mattino. Tuttavia la situazione alla sera era tale che il von Kluck la sera del 6 decise di puntare con tutte le forze contro la sinistra del Manoury: quindi anche il III e il IX corpo d'armata, che agivano a sud, risalirono verso nord per avvolgere la destra del Manoury: però i due corpi d'armata avevano due lunghissime tappe da percorrere prima di poter entrare in azione. Quindi durante le giornate del 7 e dell'8 la situazione dell'armata e dell'esercito fu assai critica, tanto più che fra la sinistra della 1ª armata, che combatteva ormai verso ovest, e la destra della 2ª armata, che agiva verso sud, si formava un vuoto di una quarantina di chilometri, nel quale i Tedeschi disponevano solo di quattro divisioni di cavalleria.
La decisione del von Kluck era logica: battendo la destra nemica anche il resto dell'esercito francese era minacciato d'avvolgimento. Si trattava però di tenere fermo sul resto della fronte, e specialmente alla 2ª armata, sino al successo della 1ª. Ma il Comando supremo non funzionava. Informato la sera del 6 dalla cattura di un ordine del giorno del Joffre che si trattava dell'offensiva generale franco-inglese, il Moltke si limitò a informarne le armate. Se il Moltke non aveva forze proprie avrebbe potuto toglierne alle armate meno impegnate, coordinare l'azione delle armate. Nulla invece di tutto questo: e la partita fu perduta essenzialmente per l'azione negativa del Comando supremo.
La 2ª armata tedesca, dopo la partenza verso il nord dei corpi di sinistra della 1ª, rimaneva col fianco destro scoperto. Data la decisione della 1ª armata, la 2ª avrebbe potuto accontentarsi di tener fermo, in attesa del successo della 1ª: il von Bülow invece all'attacco dei Francesi reagì proseguendo vigorosamente l'offensiva: chiamò a sé parte della 3ª armata, che invece di puntare a sud, dove non avrebbe trovato che scarse truppe, si scisse: rinforzò con un corpo d'armata circa la sinistra della 2ª armata, mentre con gli altri due corpi si unì alla 4ª. Tra i due gruppi della 3ª rimase un intervallo, Il von Bülow, non curando il pericolo che minacciava la sua destra, decise di prendere l'offensiva con la sinistra, e nonostante la difficoltà del terreno (paludi di Saint-Gond) inviò da quella parte l'unica divisione di riserva, lasciando che la cavalleria difendesse i passaggi della Marna nel vasto tratto rimasto privo di altre truppe. Ma anche qui alle due cavallerie della 2ª e della 1ª armata non si diede un comandante, sebbene fosse disponibile il von Einem, generale di cavalleria (comandante del VII corpo d'armata) rimasto senza impiego.
Il 6 il Manoury, pur senza conseguire successi decisivi, aveva però inesso in critiche condizioni le scarse forze tedesche a lui di fronte; gli lnglesi, lontani di una tappa, avevano avanzato lentamente: lo stesso si dica della sinistra della 5ª armata che non aveva nemico davanti a sé. L'estrema destra della 2ª armata tedesca aveva dovuto essere ripiegata alquanto di fronte alla superiorità dei Francesi. Su tutto il resto della fronte (destra della 5ª, 9ª, 4ª armata) l'attacco francese si era urtato nella solita decisa offensiva dei Tedeschi, che in complesso rigettarono quasi dappertutto i Francesi sulla difensiva. Ma qui si limitarono i successi dei Tedeschi: l'esercito francese, ammaestrato dalla dura lezione della battaglia delle frontiere, sapeva ormai valersi magistralmente della propria artiglieria che agiva in stretta connessione con la fanteria, riuscendo così ad arrestare l'avanzata dei Tedeschi prima che giungessero a stretto contatto. D'altra parte l'artiglieria sparava da posizioni coperte e le batterie dell'attacco, non sapendo con precisione dove fossero quelle della difesa, non ríuscivano a neutralizzarle. Risultava qui evidente che l'artiglieria non poteva risolvere, in guerra di movimento, il problema dell'attacco, mentre era in grado di sostenere con tutta efficacia la fanteria della difesa, arrestando l'attaccante.
Il 7 mattino le armate tedesche furono avvisate dal Moltke che, come risultava dall'ordine del Joffre, si trattava dell'attacco generale dei Franco-Inglesi. La battaglia continuò a svolgersi con lo stesso carattere di grave e poco fruttuoso sacrificio delle fanterie attaccanti. Manoury, ricevuti rinforzi, continuò nel suo attacco, ma con scarsi risultati, sebbene la 1ª armata non disponesse dei corpi d'armata III e IX tuttora in marcia.
Il corpo di cavalleria Sordet fece un'incursione nelle retrovie tedesche senza grande effetto. Nell'intervallo fra la 1ª e 2ª armata tedesche gli Inglesi e i Francesi, sebbene trattenuti solo da cavalleria appiedata, giunsero soltanto verso Montmirail e a cavallo del Grande Morin.
La sera del 7 la crisi della battaglia offensiva appariva evidente ai condottieri tedeschi: non era possibile attendere la vittoria dal sacrificio prolungato dalla propria fanteria. Il generali von Hausen (3ª armata) quindi volle trovare la soluzione in un attacco, dato poco prima dell'alba, per sottrarre la fanteria all'azione della artiglieria. In conseguenza tre divisioni, due del XII corpo d'armata di riserva (3ª armata) e una della guardia prussiana (2ª armata), poco prima dell'alba dell'8 si lanciarono senza preparazione di artiglieria all'assalto, sorprendendo e travolgendo le divisioni 28ª, 22ª, 60ª le quali, perduto un numero rilevante di prigionieri, di morti e di feriti, ripiegarono di una diecina di chilometri sino a Fère-Champenoise. Tuttavia il Foch, comandante l'armata che aveva ricevuto questo fiero colpo, non si perse d'animo e continuò a far fronte al nemico, e a guardare con una divisione di cavalleria l'intervallo di una quindicina di chilometri esistente alla sua destra tra la 9ª e la 4ª armata. Alla 4ª e alla 3ª armata gli attacchi della 4ª e 5ª armate tedesche misero in critica situazione i Francesi, tanto che il Joffre autorizzò il comandante della 3ª armata (Sarrail) a rinunciare al collegamento con Verdun: ma l'impiego di un corpo d'armata giunto il 7 in rinforzo dalla Lorena consentì al Sarrail di evitare tale doloroso sacrificio.
Il movimento verso nord del III e IX corpo d'armata della 1ª armata tedesca era stato ritenuto dal Joffre il principio di una ritirata tedesca, quindi egli aveva ordinato che la 5ª armata e gl'Inglesi avanzassero decisamente. La 5ª armata francese riuscì infatti a far ripiegare nuovamente la destra della 2ª armata e la cavalleria tedesca fu costretta a ripassare la Marna. Così gl'Inglesi venivano a frapporsi fra le due armate tedesche. Mentre però la 2ª armata nulla faceva per sostenere la propria cavalleria, il von Kluck disponeva il giorno 8 che la 5ª divisione del III corpo d'armata rinforzasse la sinistra dell'armata e che una brigata del IX corpo d'armata concorresse coi due corpi di cavalleria alla difesa della Marna per dare tempo alla massa aggirante (6ª divisione del III corpo d'armata, grosso del IX corpo d'armata, una brigata di riserva e una di Landwehr fatte accorrere dalle retrovie) di attaccare il 9 la sinistra del Manoury. Questi aveva ricevuto in rinforzo il IV corpo d'armata del quale l'8ª divisione ebbe il compito di operare sulla destra della 6ª armata in collegamento con gl'Inglesi: la 7ª divisione invece fu impiegata alla sinistra a rinforzare l'attacco contro il von Kluck: la fanteria di tale divisione fu trasportata sul luogo d'azione mediante 1300 autovetture da piazza. Tuttavia i Francesi non ottennero neppure il giorno 8 alcun apprezzabile risultato e si rese manifesto che lo spirito offensivo delle truppe del Manoury si era ormai esaurito, ciò che lasciava prevedere le migliori speranze per l'attacco tedesco dell'indomani, e già l'8 il Manoun aveva emanato disposizioni ai comandanti per il caso di ritirata.
Intanto, al Comando supremo tedesco a Luxembourg, il Moltke, lontano dalle armate, non aveva altri elementi di giudizio che le notizie in ritardo e la sua insufficiente conoscenza della truppa, dovuta al non avere egli quasi mai esercitato il comando di un reparto. La battaglia di SaintQuentin-Guise aveva dimostrato che l'armata francese più malmenata era stata in grado di fare dietro-front e di contrattaccare; il Moltke malgrado questo chiaro avvenimento si era lasciato sorprendere alla Marna. Ma Guise aveva dimostrato che la superiorità morale permetteva ai Tedeschi di far fronte a forze notevolmente superiori. Il Moltke non seppe fare entrare in calcolo tale preziosa superiorità morale: non vide che la situazione indubbiamente sfavorevole sulla carta e disperò del successo. Il Foch, con le truppe in fuga, seppe riportarle all'attacco; il Moltke, con la truppa tutta intesa all'attacco, non vide la salvezza che nel ripiegamento e mandò presso le armate il tenente colonnello Hentsch, senza istruzioni scritte, ma convinto, a torto o a ragione, di avere pieni poteri per ordinare la ritirata. È l'abdicazione completa da parte del Moltke.
Il mattino del 9 l'azione si riaccese: alle armate di sinistra, seguendo l'esempio del von Hausen, i Tedeschi ricorsero anche ad attacchi notturni che se fruttarono qualche vantaggio non portarono ad alcuna decisione.
All'ala decisiva si svolsero invece avvenimenti favorevoli ai Tedeschi: il XII corpo d'armata della 3ª e la sinistra della 2ª armata proseguendo nell'offensiva costrinsero le truppe del Foch a ripiegare su tutta la fronte. La destra della 2ª armata non fu nella giornata attaccata dai Francesi. La cavalleria invece non riuscì a impedire il passaggio della Marna da parte degl'Inglesi: Château-Thierry fu occupata dalla cavalleria francese. Di fronte a questa minaccia il von Kuhl ritirò la sua sinistra, che faceva fronte a sud-ovest, disponendola fronte a sud: la falla veniva così ristretta a una trentina di chilometri e ad ogni modo si guadagnava il tempo occorrente per ottenere il successo all'ala estrema. Qui infatti le truppe della sinistra del Manoury dopo essersi difese tenacemente dovettero cedere e verso sera iniziare la ritirata su Parigi. Ma se il valore delle truppe tedesche pareva far volgere complessivamente a loro vantaggio la sorte della battaglia, l'azione slegata dei comandi diede la vittoria ai Francesi.
Il tenente colonnello Hentsch discusse la sera dell'8 e il mattino del 9, la situazione col comando della 2ª armata. Non erano note la situazione reale né gl'intendimenti della 1ª armata, ma si riteneva che essa fosse in critiche condizioni. In questa persuasione si convenne che la 2ª armata avrebbe dovuto ritirarsi quando l'avversario fosse riuscito a passare in forza la Marna. Tale avvenimento si verificò nel mattino del 9, e il Bülow, senza conoscere la situazione reale della 1ª armata, né il notevole successo della propria sinistra, emanò l'ordine della ritirata che doveva avere inizio solo alle 13, forse nella speranza di potere contromandare l'ordine. Ma per fatalità giunse invece notizia dell'ordine del ripiegamento della sinistra della 1ª armata, che fu interpertato non come manovra tattica per fare fronte a sud, ma come una ritirata definitiva dell'intera armata. L'ordine di ritirata fu quindi mantenuto dal Bülow e la sinistra dell'armata fu arrestata nell'ora della vittoria. Ciò dimostra che per effetto del mancato collegamento fra la 1ª e la 2ª armata, fu impartito l'ordine di ritirata indipendentemente dall'azione del Hentsch presso la 1ª armata. Hentsch, giunto a quest'ultimo comando, riferì che la 2ª armata era ormai senza consistenza, e che il comando di essa aveva già dato l'ordine di ripiegamento, e a nome del Comando supremo ordinò, dichiarando di avere pieni poteri, la ritirata dell'armata. Il comando dell'armata aderì, sebbene Hentsch non avesse alcuna autorizzazione scritta circa i suoi poteri. In tale modo anche il successo della 1ª armata fu troncato e Joffre ebbe partita vinta. Quanto fossero state inopportune le decisioni dei due comandi d'armata, lo si deduce dal fatto che, quando l'indomani i Francesi si accorsero della ritirata avversaria, i comandi superiori, come fra altri ammette lo stesso Foch, trovarono difficoltà a decidere i generali dipendenti a passare decisamente all'attacco.
In ogni modo Joffre aveva dato all'avanzata tedesca un colpo d'arresto definitivo. La partita iniziata dai Tedeschi in condizioni sfavorevoli di forze e di situazione era stata salvata dal valore delle truppe, ma la mancata, anzi la dannosa azione del Comando supremo tedesco diede la vittoria al nemico, vittoria grande dal lato morale. La Francia si sentì salva, la Germania comprese che la speranza di guerra rapida era svanita.
Bibl.: Vedi guerra mondiale.