MARMONT, Auguste-Frédéric-Louis Viesse di, duca di Ragusa
Maresciallo di Francia. Nato a Châtillon-sur-Seine il 20 luglio 1774, morto a Venezia il 22 luglio 1852. Fu uno dei migliori artiglieri dell'epoca. Ammirato e amato da Napoleone fin dall'assedio di Tolone dove lo conobbe, nel 1795 M. era capitano nell'armata del Reno; nel 1796, per la campagna d'Italia, Napoleone lo fece proprio aiutante generale di campo. Si distinse a Lodi, Castiglione e San Giorgio di Mantova; e nel 1797 batté a Loreto le truppe del generale pontificio Colli. Durante la campagna d' Egitto fu promosso generale di brigata d'artiglieria e difese Alessandria contro forze preponderanti. Sostenne Bonaparte il 18 brumaio e ne ebbe in premio un seggio al Consiglio di stato. Successivamente si distinse a Marengo, dove manovrò con prontezza e perizia e con buon successo le poche artiglierie disponibili. Quale comandante delle truppe dislocate in Olanda le condusse, nel 1805, oltre il Reno fino in Austria; e, conclusa la pace di Presburgo, ebbe l'incarico di recarsi in Stiria e Dalmazia, dove (31 ottobre 1807) batté i Russo-Montenegrini a Castelnuovo e dove rimase fino al 1809 in qualità di governatore delle provincie illiriche. In quell'anno fu creato duca di Ragusa e (dopo la vittoria di Znaim sugli Austriaci) maresciallo di Francia. Nel 1811 sostituì Massena nel comando delle truppe nella penisola iberica, ma neppure a lui fu dato di ottenere successi decisivi. Nel 1813 comandò il 6° corpo d'armata in Germania e la sua abilità rifulse successivamente a Lutzen, Bautzen, Dresda. Fu ferito a Lipsia e combatté eroicamente a Schoenfeld. Nel 1814 compì prodigi d'ogni sorta fin sotto le mura di Parigi, ma, come Mortier, dovette trattare col nemico, enormemente a lui superiore per uomini e per mezzi. In quel momento il M., avviluppato nelle reti dei realisti, anziché osare il tutto, entrò in trattative coi nemici e abbandonò ad essi la linea fortificata dell'Essonne, dando così l'estremo colpo alle ultime speranze di Napoleone. Non si può però escludere ch'egli avesse la buona intenzione di salvare la corona al re di Roma. Luigi XVIII gli confermò i gradi e gli uffici napoleonici e lo nominò pari di Francia e comandante militare della casa reale. L'anatema lanciatogli da Napoleone, che lo dichiarò traditore della patrìa, nocque al suo prestigio, il quale tramontò definitivamente quando nel 1830 dovette difendere le ordinanze reazionarie di Carlo X.
Ritiratosi in volontario esilio, si recò all'estero (Austria, Turchia, Veneto, ecc.) e pubblicò opere notevoli: voyage en Hongrie, en Transylvanie, dam la Russie méridionale, en Crimée, Syrie, Palestine et en Égypte (Parigi 1837). Nei suoi Mémoires du duc de Raguse de 1792 à 1841 (Parigi 1856-57) cercò di giustificare la propria defezione da Napoleone. Scrisse anche un Esprit des institutions militaires (ivi 1845).