BOTZARIS, Markos (Μάρκος Μπότραρις)
Uno dei capi più eroici della insurrezlone greca per l'indipendenza. Nacque intorno al 1788 in Suli, villaggio di armatoli nell'Albania meridionale, da una famiglia d'origine albanese-valacca nella quale era tradizionale il valore guerriero nella lotta contro i Turchi. Da ragazzo assistette alla rovina di Suli espugnata, dopo un'aspra guerra (1789-1803), dal pascià di Giannina, Alì di Tebelen, perdendovi il padre, Kisto, che ne era stato, insieme con Zavella, uno dei più validi difensori. Marco, coi superstiti armatoli, si rifugiò nelle isole ionie arruolandosi nel reggimento albanese formatovi dai Francesi. Quivi nel 1815 sposò una giovane greca, Criseide, che gli fu compagna devota e lo seguì nella sua vita avventurosa. S'iscrisse nell'associazione patriottica, detta ‛Σταιρία ϕιλική, costituitasi in quel tempo col programma della liberazione dal giogo ottomano, non solo dei Greci ma anche di tutti i cristiani dell'impero turco". Scoppiata, nel 1820, la guerra fra Alì di Tebelen e la Porta, B. con molti dei suoi compagni, sbarcò in Epiro e s'accordò con Alì, che ora si atteggiava a difensore dei cristiani e a liberatore dell'Albania e della Grecia. Piccolo di persona, agilissimo, temprato a tutte le fatiche e alle imboscate della guerra di bande, generoso, spoglio d'ambizione, egli divenne uno dei capi più popolari e temuti nella guerra contro i Turchi. Si distinse specialmente nei combattimenti di Regniasa e di Placa, dove con un pugno di armatoli sulioti sconfisse due pascià turchi. Morto nel 1822 Alì di Tebelen, cadute in potere degli Ottomani Giannina. Arta e Suli, B. coi suoi si diresse a Missolungi, che l'anno dopo fu investita dalle armate turche. Per essere libero dei suoi movimenti, si separò allora dalla moglie e dai figli che fece imbarcare per Ancona. Quando dall'Epiro minacciava di scendere un nuovo esercito turco, comandato da Mustafà pascià di Scutari, B. uscito dalla città nella notte del 22 agosto insieme con alcune centinaia di compagni, piombò col pugnale alla mano in mezzo al campo nemico a Carpeniza. Sorpresi dall'assalto, ignari se gli assalitori fossero pochi o molti, atterriti dalle urla, i Turchi fuggirono uccidendosi, nella confusione, a vicenda. Grande fu la strage, ma Marco Botzaris "l'aquila dei Sulioti" nella mischia cadde colpito alla fronte e morì accanto al fratello. La sua memoria fu esaltata nei canti popolari come quella di un puro eroe.
Bibl.: J. Philemon, Δοκίμιον ἱστορικὸν περὶ τῆς Ελληνικῆς ἐπαναστασεως, atene 1859; W. A. Philipps, The war of Greek Independence, 1821 to 1833, Londra-New York 1897.